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Il manifesto come medium artistico

Il manifesto è particolarmente attraente perché viene utilizzato dal potere politico ed economico -> l’artista

attraverso il manifesto critica la società. Nel manifesto i messaggi sociali si contrappongono ai messaggi

commerciali per lanciare comunicazioni sociali e culturali.

“Untitled” di Felix Gonzalez-Torres, 1991 (MoMA, NY)

Manifesto che reca una foto in bianco e nero per tutta la città: foto

in cui compare un letto con ancora le impronte di chi vi ha dormito

-> viene reso pubblico un universo privato.

L’artista aveva appena perso il compagno (piano personale) morto

di HIV (piano sociale).

Non rappresenta solo una memoria dell’artista, ma fa riferimento

agli omosessuali e alle loro peripezie.

“Affichages sauvages” di Daniel Buren, 1968

L’artista copre abusivamente le pubblicità in alcune città, da Parigi

a New York, con manifesti a strisce verticali bianche e blu.

“Senza Titolo” di Guerrilla Girls, 1985-90

Collettivo femminista che utilizza il manifesto in molti casi per denunciare il sessismo nel mondo dell’arte.

“Anno bianco” di Michelangelo Pistoletto, 1989 (Torino)

L’artista per un anno intero occupa uno spazio pubblicitario con

un manifesto bianco con la scritta “anno bianco”, sottraendo

quindi spazio alla pubblicità.

“Salviamo la luna” di Gerz (MUFOCO, Cinisello Balsamo)

L’opera consiste in 2734 ritratti di cittadini del

Comune di Cinisello Balsamo che hanno preso parte al

grande progetto di arte pubblica per salvare il museo

Mufoco. Queste foto danno vita ad un manifesto.

Ogni foto viene ingrandita e data alle persone per

manifestare -> monumento ai cittadini.

Finita la manifestazione ogni persona ha avuto in

cambio un ritratto ma non proprio, di qualcun altro.

“Questions, questions” di Alfredo Jaar, 2008-2009 (Milano)

Committenti dell’opera sono HangarBicocca e

spazio Oberdan. Vengono creati manifesti con 15

domande che interrogano i passanti (anche delle

borse di tela con sopra le domande), le risposte

non ci sono, però le domande facevano riflettere.

Jaar aveva già utilizzato gli spazi della pubblicità in

modo particolare con “Esto no es America”, opere

d’arte temporanee per schermi a NY: una critica al

fatto che si chiama America solo una parte, ovvero

gli USA e non l’America Latina: discorso sociale.

Street art

La street art parte già dagli anni 80 con Basquiat e Haring -> muri come oggetti di protesta per criticare l’odio

razziale, la violenza e la guerra.

Anche Banksy utilizza i muri della città in modo critico, operando in città come Londra e Parigi, ma realizzando

anche opere eccezionali nella striscia di Gaza, come il muro in Israele “vandalizzato” rappresentando un

segno di pace -> apertura che fa male quando ci si rende conto che la realtà è peggio del sogno.

- una bambina con palloncini realizzata con uno stencil;

- due belle poltrone in un salotto e una finestra che mostra un paesaggio di montagna, e non la sofferenza;

- un bambino reale che dall’altra parte vede disegnato un bambino in vacanza che gioca con la sabbia;

- un gattino che gioca con un gomitolo di ferraglie, postandola di Instagram, dove i gattini e i cagnolini

sono le foto che vengono visualizzate di più -> per parlare dei morti utilizza lo strumento della dolcezza

della tenerezza del gattino, perché sicuramente lo si vedrà. Tutto in chiave ironica.

Nel 2015 realizza un documentario sulla striscia di Gaza come fosse una nuova destinazione turistica ->

utilizzo dell’arte come strategia e dispositivo di conoscenza.

Nelle città rappresenta:

- blackblock che invece che lanciare armi, lancia un bouquet di fiori;

- bambina bruciata dalla guerra del Vietnam, tenuta per mano dall’omino di McDonald e da Topolino.

Public art

Espressione che proviene da una forma di commissione pubblica diffusa negli Stati Uniti e Inghilterra,

differente dalla europea continentale e soprattutto italiana della scultura urbana.

Riunisce pratiche eterogenee, rendendo tale definizione funzionale solo ad indicare le esperienze che si

situano nella città.

Dal site-specific al contest-specific

Land art (site-specific) -> indaga la relazione con il luogo, dando attenzione alle sue caratteristiche fisiche.

Dagli anni ’80 non basta più il contesto inteso in senso geografico, formale -> ma la relazione si cerca anche

con il contesto inteso come spazio storico, sociale, antropologico e politico in cui l’opera agisce.

L’opera lavora sul luogo come spazio che ha qualità: fisiche, immateriali e campo di relazioni = spazio

relazionale, che solleva interrogativi sul ruolo dell’artista, la funzione dell’arte e la definizione del pubblico.

New Genre Public Art

Prende avvio un nuovo modo di operare dove gli artisti dialogano con le comunità locali, ne ascoltano le

esigenze, le domande e le impiegano nello sviluppo di progetti partecipativi -> l’artista si pone all’ascolto.

 L’artista Suzanne Lacy, negli anni ’90, conia il termine con un seminario e il seguente libro “Mapping

the terrain: New Genre Public Art”:

- arte interessata al sociale

- che riflette sulla natura del luogo pubblico

- insistendo sulla dimensione partecipativa dell’opera,

- che si riferisce a una comunità specifica.

Tali pratiche si avvalgono di metodologie partecipative e collaborative sviluppate a vari livelli dove la

comunità non è più pubblico rispetto all’opera, ma diventa soggetto attivo e quindi parte dell’opera

-> ciò rende consapevole l’artista sullo spazio.

Esempio. “Culture in Action”, 1991-1993 di Mary Jane Jacob con l’intento di rompere

con il precedente modello di arte pubblica: 8 artisti che avviano forme di relazioni e

cooperazione con specifiche comunità di persone nella creazione delle loro opere ->

processo di relazione è inteso come una componente dell’opera.

 In Italia Enrico Crispolti, 1977, discute una serie di progetti che coinvolgono l’artista, il territorio e il

luogo di lavoro, spostandosi dai luoghi istituzionali a quelli della vita quotidiana -> trasformazione

dell’operatività dell’artista come creatore individuale di oggetti, in un “operatore estetico”,

stimolatore della creatività collettiva.

Esempio. “Ambiente come sociale”, padiglione Italia della 37° Biennale di Venezia,

1976: mappatura delle azioni urbane in Italia accumunate dalla riflessione

sull’autorità tradizionale, il superamento dell’oggetto e la relazione con il fruitore.

Anni 90: attraverso libri e mostre, si riflette sugli interventi che si basano sullo spostamento di attenzione

dall’oggetto ai processi “relazionali”, come con la mostra “Forme di relazione” curata da Roberto Pinto, 1993.

 Nicholas Bourriaud conia il termine “Esthétique relationnelle”: arte in cui, attraverso dispositivi

diversi, il pubblico partecipa alla costruzione e alla definizione dell’opera, trasformando l’oggetto

artistico in un rapporto. L’artista opera nella sfera relazionale -> l’opera è la relazione che si crea.

 “Nuovi committenti”: programma di produzione di opere d’arte per lo spazio pubblico

commissionate direttamente dai cittadini per i loro luoghi di vita o di lavoro. I nuovi committenti

sono i cittadini, la comunità stessa.

È un progetto volto a creare arte pubblica che favorisca l’integrazione sociale, migliori la qualità degli

spazi urbani e interpreti la comunità.

Programma promosso in Italia nel 2001 dalla Fondazione Olivetti, ma nato in Francia: si tratta di un

programma di rigenerazione urbana applicato nel quartiere Mirafiori Nord di Torino, simbolo di una

città cresciuta intorno al modello produttivo fordista e in cerca di nuove identità.

Opere:

“Totipotent Architecture” di Lucy Orta, 2003-2007

Committenti: studenti di due licei del quartiere.

L’artista realizza una scultura abitabile che va a tracciare

le caratteristiche di ciò che volevano gli studenti, essa è

situata nel nuovo parco pubblico di fronte allo

stabilimento Fiat.

Struttura con una copertura con tubolari in acciaio e un

basamento che rimanda alla forma organica della

cellula sul quale sono stati inseriti i calchi dei copri di

alcuni studenti che invitano il pubblico ad assumere

determinate posizioni che predispongono alla relazione.

“Multiplayer” di Stefano Arienti, 2004-2008

Committenti: ragazzi che vivono in un complesso d’edilizia

pubblica.

Un campo da gioco che rappresentati dei draghi/dinosauri, uno

spazio accessibile a tutti dove poter giocare a palla senza

disturbare gli abitanti.

“Nichelino Base Alpha” di Martino Gamper, 2011-2013 (Vicino a Torino)

Progetto nato dalla riflessione sull’abitabilità degli spazi pubblici da

parte delle nuove generazioni. Attraverso incontri e laboratori con

un gruppo di ragazzi residenti nel quartiere Castello di Nichelino, il

designer realizza arredi allo scopo di conferire carattere identitario

agli spazi di socialità -> vengono utilizzate le segnaletiche in disuso

per creare delle sculture.

“Immaginare Corviale” Osservatorio Nomade su iniziativa del gruppo Stalker, 2004-2005 (Roma)

I residenti chiedono di dare una nuova immagine al loro compresso

abitativo, lungo oltre 1km e abitato da 6000 persone.

Il progetto ha preso la forma di un laboratorio multi-disciplinare

permanente sullo spazio urbano nel quale convergono le pratiche di

progettazione partecipata e la produzione multimediale e artistica.

Interventi di questo tipo portano la popolazione a parlare in modo

positivo dello spazio in cui vive.

Piattaforme di lavoro, individuate dal dialogo coi residenti:

- esperienza reale e soggettiva del luogo -> gli abitanti conoscono il complesso abitativo e la sua storia;

- immagine -> ricerca di punti positivi sui quali lavorare;

- immaginario del luogo e la sua memoria -> mappatura dell’edificio mostrandone le micro-trasformazioni.

Il gruppo Stalker è una rete di ricerca creativa costituita da artisti, architetti, video-maker e ricercatori di

diverse discipline, che realizza progetti territoriali attraverso approcci sperimentali basati sull’ascolto, la

progettazione e sulle pratiche attivate dall’interazione creativa con il territorio, con gli abitanti e la memoria

collettiva.

“Permesso di soggiorno” di Alessandro Nassiri Tabibzadeh, 2005 (Viterbo)

Opera realizzata per Cantieri d’Arte a Viterbo: un recupero in

senso culturale, spirituale e f

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
45 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher KatiKey_96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Arte e architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Guerisoli Francesca.