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La concezione della morte nell'antico Egitto: ideologia e metodo
La credenza di una vita dopo la morte ha da sempre caratterizzato tutte le religioni del mondo; poche culture nell'antichità hanno riflettuto in modo così approfondito sul mistero della morte come l'hanno fatto gli egizi: questo popolo era convinto che la vita terrena fosse solo un momento di una vita eterna in cui la morte rappresentava la soglia da sorpassare.
Tra gli studiosi che si sono occupati del mondo funerario si è scelto di analizzare i contributi di Jan Assmann e Salima Ikram. Entrambi si sono occupati degli aspetti legati all'aldilà egiziano ma da due differenti punti di vista. Assmann indaga la morte sotto l'aspetto antropologico, sviscerando i significati che si trovano dietro i testi, i riti e le immagini, indagando a fondo il pensiero di questo popolo riguardo la morte. Ikram, d'altro canto, si occupa della morte da un punto di vista archeologico e archeometrico, utilizzando metodi scientifici per studiare le pratiche funerarie e le tombe egizie.
di vista materiale, analizzando in modo particolare mummie, Death and Salvation in Ancient Egypt tombe e corredi. Alla luce di ciò verranno presi in esame due lavori in particolare di questi studiosi, Death and Burial in Ancient Egypt di Assmann (2014) e di Ikram (2003). JAN ASSMANN – Morte e Salvezza nell'Antico Egitto L'egittologo e antropologo tedesco nei suoi numerosi lavori si occupa del concetto e ricerca di Dio e della morte in quanto tema culturale, Death and Salvation in Ancient Egypt analizzando l'impatto che la morte ha nella società egiziana. In Death and Burial in Ancient Egypt, Assmann analizza tutti gli aspetti della morte che hanno un impatto nella vita del singolo e come questa morte si inserisce nel concetto universale della società egizia attraverso la creazione di miti, simboli e rituali. Nell'introduzione al suo lavoro, Assmann esamina la concezione della morte nell'essere umano. L'uomo condivide con piante e animali il destino ciclico di nascitaÈ morte, eppure l'uomo possiede la conoscenza collocandosi dunque ad un piano superiore rispetto ad animali e piante; l'essere umano è però mortale ed è consapevole della sua caducità: ciò lo distingue dagli dei che non solo sono immortali ma possiedono anche la conoscenza totale dell'universo. Assmann definisce la morte come la comprensione della mortalità da parte dell'essere umano, che pone tutti sullo stesso livello, ma in ciò che riguarda l'attitudine verso la morte evidenzia ampie e diverse differenze culturali e individuali.
Presso gli egizi vi è la credenza di un aldilà come vita immortale in cui ognuno può risorgere dalla sua condizione di mortalità. La morte per gli antichi egizi era la fine della vita, ovvero qualcosa che non era "in vita", e proprio questa suggestione alla morte permeava la vita dell'antico egizio, il quale investiva in tombe, rituali,
Corredi per continuare a vivere oltre la morte, sentita come un momento di passaggio. Un elemento importante ed efficace per la continuazione della vita oltre la morte è l'aspetto sociale, l'integrazione sociale dell'antico egizio nel mondo che lo circonda, di cui il KA e il nome fanno parte, e che sono effettivamente quegli elementi dell'anima che continuano a comunicare con la società: il KA che viene nutrito e vestito attraverso le offerte che i vivi fanno ai morti, e il nome che, essendo scritto, viene ricordato per l'eternità e permette la sopravvivenza della persona nell'oltretomba.
Death as Dismemberment
Nel primo capitolo, viene presentato molto brevemente il mito di Osiride che serve come introduzione alla questione dello smembramento del corpo. Tale immagine deriva dal fatto che il corpo nell'antico Egitto è visto come una molteplicità di elementi che si uniscono tramite il sangue in un'unità vivente.
Se il cuore viene considerato sede dell'anima, gli organi invece non ricoprono alcuna funzione spirituale: per questo, alla fine del processo di mummificazione, stomaco, polmoni, fegato e intestino vengono conservati nei vasi canopi, mentre il cuore viene riposizionato nel corpo del defunto, protetto da amuleti.
L'imbalsamazione è condizione necessaria per porre rimedio allo smembramento e alla decomposizione del corpo che avviene nel momento in cui il cuore è "stanco", una connessione simbolica che avviene attraverso i riti e le formule magiche. Durante il procedimento dell'imbalsamazione, tutto ciò che può danneggiare il corpo, ovvero liquidi e organi, viene rimosso dal corpo; le poche raffigurazioni del rituale di mummificazione esistenti, rappresentano il defunto su un bacino sul cui corpo viene versata dall'acqua purificatrice. Il nome di questo bacile è Sj "lago", parola utilizzata molto spesso negli
incantesimi: "attraversare il lago" si riferisce al passare oltre in modo sicuro, e "trasfigurato" al diventare uno spirito ancestrale trasfigurato, entrambi momenti dell'imbalsamazione, fisico uno, spirituale l'altro. Dopodi ciò inizia la fase di disseccazione del corpo, che dura quaranta giorni; il cadavere viene poi sottoposto alla mummificazione, cosparso di unguenti, bendato, protetto da amuleti. La mummia non è semplicemente un cadavere, ma un'immagine del dio Osiride e una forma simbolica della persona defunta, che è ora visibile e preservata dalla decomposizione, dalla morte. Le formule magiche recitate durante la "trasfigurazione" servono a far riunire le membra del corpo che erano prima state sottoposte allo "smembramento": così il defunto ha di nuovo i suoi occhi per vedere, la bocca per parlare, il cuore per riavere la coscienza di sé, le gambe per
camminare.
Death as Social Isolation
Nel secondo capitolo, Assmann affronta la questione del defunto come elemento della società alla quale appartiene. Così come le membra del corpo per essere "vive" sono connesse tra loro tramite il sangue, anche la persona necessita delle connessioni sociali per vivere nel mondo, ogni individuo ha bisogno di una guida. Sia nella "sfera fisica" che nella "sfera sociale" il principio della connettività serve per dare e mantenere la vita: gli antichi egizi non temevano solo la morte fisica, ma anche quella sociale; la trasformazione del defunto in spirito ancestrale trasfigurato toccava tanto la sfera fisica quanto quella sociale. Per appartenere alla società, e soprattutto per restare vivi attraverso il ricordo, è necessario che si sia corretti, giusti: l'avarizia, l'egoismo sono banditi dalla memoria, "l'avaro non ha tomba". In sintesi, la vita non è
altro che l'abilità a vivere, e la si acquisisce solo nell'abilità a vivere con gli altri attraverso le componenti giuste e virtuose indispensabili per sviluppare la competenza a vivere nella società.
Death as Enemy
Il tema del terzo capitolo, riguarda la morte nel suo aspetto morale. Assmann, tenendo come riferimento il mito di Osiride, descrive l'immagine di morte attraverso tre stadi: nel primo, la morte come nemico riguarda la ricerca del corpo, il ritrovamento e la reintegrazione di tutte le connessioni fisiche; nel secondo l'isolamento sociale, ovvero il ripristino della persona e delle connessioni sociali; nel terzo, la contesa legale per l'eredità di Osiride, il trono d'Egitto. La morte terrena, mai vista dall'antico egizio come naturale o giusta, è un nemico (Seth) che viene sconfitto, che deve essere sconfitto, e il defunto (Osiride) viene reintegrato come individuo e in quanto individuo inserito nella società.
La morte (Seth) è allo stesso tempo percepita come parte dell'ordine cosmico: se ne Il mito di Osiride essa è negativa, nel viaggio del dio-sole RA nella Duat, l'aldilà, essa affianca Ra per sconfiggere, eliminare, uccidere Apophis, il gigantesco serpente che ogni notte tenta di ingoiare il dio-Sole. Se Apophis assassinasse RA, il Sole non sorgerebbe più la mattina, maat non regnerebbe più ma esisterebbe solo il caos. La morte qui è condizione necessaria per il mantenimento dell'ordine cosmico. Per sconfiggere la morte sono dunque necessari tre elementi: a. il ripristino delle connessioni fisiche; b. il riconoscimento del defunto come parte della società; c. il confronto tra la vittima (il defunto) e l'assassino (la morte). Questo confronto, che in epoca più antica viene fatto a posteriori, è successivamente sviluppato nel "giudizio del defunto", una giustificazione fatta dal defunto davanti.Al tribunale degli dei prima di essere giudicato. Il "giudizio del defunto" avviene nella Sala delle Due Maat, al cospetto di un tribunale di quarantadue giudici, detto Tribunale di Osiride. Qui, il cuore del defunto viene pesato su una bilancia sul cui piatto opposto vi è la piuma simbolo della dea Maat, e vi resta durante tutto il corso della recitazione della "Confessione negativa". Se il cuore è trovato puro, ovvero ha lo stesso peso della piuma, il defunto può continuare il suo viaggio nell'aldilà per rinascere; diversamente il cuore viene ingoiato dalla divoratrice Ammit: solo chi è puro può entrare nel regno di Osiride. Assmann ritiene che il Libro dei Morti non sia semplicemente una raccolta di formule magiche che fanno parte del "corredo" funerario del viaggio nell'aldilà, ma che siano anche delle linee guida per una condotta retta in vita, una preparazione a quello che poi sarebbe.
avvenuto nella Sala delle Due Maat.Death as Dissociation: The Person of the Deceased and Its Constituent Elements
Nel quarto capitolo, Assmann analizza le componenti dellapersona, fondamentali per il processo di rinascita. Queste componenti non riguardano solo il corpo e/o l'anima, ma anche la sfera sociale, come l'onore, il rango. La "morte come distacco" concerne il defunto in tutti i diversi aspetti che lo compongono, e sembra quasi essere unaspetto obbligato per la rinascita poiché ognuna di queste parti prende la sua strada quando la persona muore, ma restano comunque connesse tra di loro in quanto costituenti di un'unità unica. Assmann passa poi a spiegare ognuna di queste componenti. Il BA, raffigurato come un uccello con testa umana, è l'elemento che si muove tra l'aldilà, la terra, il regno di Osiride, nei Campi di Iaru, sulla Barca Solare. La separazione tra il BA, che ascende al cielo, e il cadavere, che
viaggia nell'aldilà, è uno dei passaggi fondamentali nel rito di trasfigurazione e riguarda la trasformazione del defunto in uno spirito ancestrale trasfigurato. BA e XA (il cadavere), appartenendo alle sfere oltremondane (cielo e oltretomba), condividono l'esperienza cosmica con il dio-Sole: il Sole è concepito come un BA che di giorno.