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CERAMICA ATTICA A FIGURE ROSSE
La ceramica a figure rosse si pone in diretta continuità con quella a figure nere come conseguenza della
scelta di rendere i soggetti figurati protagonisti assoluti. A partire dall’ultimo quarto del VI secolo fino alla
metà del V si afferma la pittura vascolare a figure rosse.
La tecnica a figure nere si basava essenzialmente sulla campitura piena di silhouettes tracciate a pennello,
dettagliate con la linea graffita ed eventualmente con l’aggiunta di colore. Quali vantaggi offre la tecnica a
figure rosse: In primo luogo le potenzialità espressive del pennello sono ben superiori rispetto allo stilo
metallico: è più duttile, la ‘vernice’ è diluibile, è più facile tracciare linee curve. Per queste ragioni, dopo la
prima fase di sperimentazione, si impone largamente la tecnica a risparmio a figure rosse. L’argilla attica
molto ricca di ferro, assume un colore molto intenso. Con la cottura le parti nere prendono lucentezza.
Attorno al 530 a.C. si assiste a una vera e propria rivoluzione artistica. Presso la bottega del vasaio
ANDOKIDES, vivissima per sperimentazione tecnica, si iniziano a realizzare figure mediante risparmio della
superfice contornata campendo invece il fondo e realizzando a pennello i dettagli interni della figura.
Le prime sperimentazioni sono su vasi detti “bilingui” per la doppia tecnica impiegata: da un lato decorati
con la consolidata tecnica a figure nere, dall’altro dipinti a figure rosse.
Vantaggi delle figure rosse: rivela potenzialità espressive superiori alla tecnica tradizionale. La linea con un
pennello è molto più duttile rispetto all’incisione con a punta metallica. Si rendono meglio le linee curve e i
panneggi. Da metà del VI secolo si avrà solo la tecnica a figure rosse.
ANFORA BILINGUE DEL PITTORE DI ANDOKIDES
lo stesso soggetto, “Eracle a banchetto con la dea protettrice Atena,” è ripreso su entrambi i lati ma con
tecniche diverse.
I pittori che, dopo la fase sperimentale, lavorano nell’ultimo ventennio del VI secolo sono detti
GENERAZIONE DEI PIONIERI. Sono molti, ma tra tutti è importante ricordare Euphronios, Euthymides (suo
grande rivale), Oltos, Kleophrades, il Pittore di Berlino e il Pittore dei Niobidi
CRATERE DI EUPHRONIOS I
fine VI sec. (Louvre), “Lotta di Eracle e Anteo”. Si riconferma la scelta di decorare il
lato del vaso con un’unica scena ‘monumentale’: i due protagonisti sono avvinghiati
nella lotta, offrendo all’artista uno spunto per descrivere l’anatomia delle figure. Con
la linea a vernice definisce accuratamente la muscolatura, sfruttando la duttilità del
pennello per creare linee di diverso spessore e colore. Il nero dell’acconciatura di
Eracle contrasta simbolicamente con la capigliatura scomposta, ambrata, quasi rossa del gigante. Grazie al
pennello inoltre sono evidenziate le diverse espressioni. Il gigante ha il viso contorto con la bocca aperta.
CRATERE DI EUPHRONIOS II
fine VI sec. (Roma), Oggi restituito, è stato oggetto di un’aspra contesa tra lo Stato
Italiano e il Metropolitan Museum in quanto acquisito per vie illecite da
quest’ultimo. È importante in quanto testimonianza di esportazioni dall’attica
verso il ricco mercato etrusco.
“Morte di Sarpedonte”. È raffigurato un episodio dell’Iliade, la morte di
Sarpedonte, eroe troiano figlio di Zeus ucciso da Patroclo. Ypnos e Thanatos (il
sonno e la morte) e Hermes sono inviati dal re degli dei a recuperare il corpo e
condurre il guerriero agli inferi. La composizione è meditatissima, efficace res, due uomini in armi fanno da
cornice alla scena e rimandano alla battaglia; i due demoni chini chiudono virtualmente un arco sulla linea
orizzontale del corpo dell’eroe che a sua volta è bilanciata da quella verticale di Hermes stante.
Arricchimenti cromatici, come il sangue dalle ferite.
ANFORA DI EUTHYMIDES
fine VI secolo. Euthymides è il grande rivale di Euphronios. Su quest’anfora troviamo infatti questa
iscrizione che esprime apertamente il senso di competizione che
doveva regnare tra le due botteghe: “come non mai Euphronios”.
Si vanta di aver realizzato qualcosa di più bello dell’altro vasaio.
Euthymides introduce lo SCORCIO (nel particolare di un piede),
grande innovazione grafica sicuramente mutuata dalla grande
pittura. Da un lato abbiamo Ettore che si arma aiutato da Priamo e
Ecuba, al centro, visto frontalmente ha un arto di profilo e l’altro di
prospetto con le linee oblique della caviglia che si raccordano alle
dita dei piedi per risolvere l’articolazione dei piani.
Laltro lato rappresenta una scena decisamente più leggera con un gruppo di giovani che
danzano: questa volta è la linea della schiena a fare da strumento per lo scorcio. La linea
verrà presto adottata anche da Euphronios.
KYLIX DI OLTOS
Oltos predilige vasi più piccoli e soggetti più lievi e una decorazione
raffinata dai toni meno drammatici. Il soggetto qui è “L’Olimpo a
banchetto.”
Il linea di massima si può notare una certa specializzazione nella tipologia
di vasi: Euthymides e Euphronios preferiscono le grandi superfici di
crateri e anfore mentre Oltos opta per le più piccole ma difficili pareti
esterne di coppe e kylix.
La SECONDA GENERAZIONE di ceramografi che adotta la tecnica a figure rosse continua lungo il percorso
già individuato dai ‘pionieri’ nel corso del primo quarto del V secolo. Si parla della produzione vascolare del
V secolo, l’ultima fase dell’età arcaica.
PITTORE DI KLEOPHRADES. Grande maestro ceramografo, rivolge la sua attenzione allo
studio del movimento, dell’anatomia e del paesaggio che realizza con tecniche
innovative tanto per la resa dell’anatomia che per il panneggio.
ANFORA DEL CORTEGGIO DIONISIACO DI KLEOPHRADES
La scena occupa l’ampia superfice della grande anfora con un soggetto leggero: Dioniso
sotto un pergolato da cui pendono grappoli d’uva assiste alla danza convulsa delle
menadi e dei satiri. Il movimento sfrenato è dato tanto dalla testa portata all’indietro
quanto dalla fitta caduta delle pieghe del panneggio che si apre lasciando intravedere
l’anatomia delle gambe. Linee spesse e corpose descrivono l’imation mentre sono
sottili per il leggero chitone con vernice molto più diluita. Figure espressive.
HYDRIA DELLA CADUTA DI TROIA (Museo di Napoli)
Si compone in tante scene. La scena è dipinta sulla spalle e parte del ventre: il
soggetto in questo caso è la tragica caduta di Troia. Si tratta di tanti momenti del
giorno della conquista che si susseguono convulsamente gli uni agli altri:
Cassandra aggrappata al Palladio è presa per i capelli da Aiace: è simbolicamente
nuda a indicare la violenza che andrà a subire. Dietro di lei due donne si
strappano i capelli in segno di lutto e disperazione. Proseguendo nella
drammatica narrazione incontriamo l’assassinio di Priamo con il corpo del nipote
sulle ginocchia presso il luogo sacro: è lo stesso gesto sacrilego già dipinto dal
Pittore di Lydos.
La composizione è sapiente, gestualità, sovrapposizioni, scorci e movimento
animano una scena estremamente complessa. Anche in questo caso è da
supporre una derivazione dalle soluzioni della grande pittura contemporanea.
IL PITTORE DI BERLINO
Il nome deriva dal museo in cui è conservata l’anfora che per prima si è potuta ricondurre alla sua mano. È
una personalità molto diversa da Kleophrades e diversi sono i suoi interessi: alla grandi composizioni con
movimento predilige singole figure statuarie, monumentali, una sola figura che viene enfatizzata dalla
vernice nera che campisce quasi l’intera superficie del vaso.
La singola figura è ulteriormente enfatizzata dalla campitura nera quasi integrale della superfice del vaso
con scarsissimi elementi decorativi. Motivi decorativi esilissimi.
ANFORA DI BERLINO
Tre figure si sovrappongono su tre distinti piani: un satiro, un cerbiatto e il dio Hermes (si riconosce per il
copricapo). Tutta l’attenzione di concentra sulla realizzazione statuaria.
CRATERE DI PARIGI
Una sola figura, Ganimede. L’anatomia è dettagliatissima e la tensione dei muscoli è ben percepibile.
Lo stile e i soggetti riflettono le richieste della committenza, ma anche il gusto dell’artigiano/artista. Si
spiega così la diffusione del tema dell’Ilio Persis in vista della minaccia persiana che da lì a poco sconvolgerà
il mondo greco. La costruzione della figura umana, la definizione dell’anatomia e la sovrapposizione degli
oggetti sono l’interesse predominante.
La produzione ceramica a figure rosse continua nel V secolo durante lo STILE SEVERO.
Fino a questo momento mancano fonti che riguardino la pittura. La prima notizia ci giunge da Pausania (il
solito del II d.C.) che descrive l’opera di Polignoto di Taso, pittore su tavola che, a detta degli antichi
contemporanei, per primo aveva saputo tradurre l’indole e l’emozione dei personaggi raffigurati. Avrebbe,
inoltre, introdotto espedienti compositivi per definire la collocazione dei personaggi nello spazio. Pur non
essendoci pervenuto niente della pittura dell’epoca, possiamo intuirne le innovazioni e il progresso
attraverso la pittura vascolare che vi si ispira.
ARCHITETTURA E SCULTURA ARCHITETTONICA ALLA FINE DELL’ETÀ ARCAICA
FRONTONI DEL TEMPIO DI APHAIA A EGINA
I frontoni del tempio di Aphaia a Egina sono considerati pietre miliari della scultura architettonica. Il
tempio, dedicato ad Aphaia – divinità locale assimilata ad Atena – sostituisce un edificio più antico e
modesto. Notevole per la ricca decorazione scultorea dei due frontoni di cui quello ovest è più vecchio di
qualche decina di anni rispetto a quello est (probabilmente andato distrutto e ricostruito in data di poco
successiva).
FRONTONE OVEST
510-500 a.C. La scena rappresentata è una battaglia tra Greci e Troiani
durante la Guerra di Troia, probabilmente avente come protagonista
Aiace, eroe eginate. Al centro la dea Atena fa da asse della
composizione. Accanto alla divinità, raffigurata in scala leggermente
più grande, sono simmetricamente collocati i gruppi di combattenti in
piedi, inginocchiati e infine i caduti a riempire gli spazi più ristretti del
triangolo frontonale creando un movimento che va dal centro verso le
estremità. Atena-Aphaia, stante, rigida e in armi, assiste immobile alla
battaglia ma non vi partecipa.
ARCIERE TROIANO
L’abbigliamento identifica questo personaggio come troiano: porta una veste che lo
copre fino alle caviglie, l’elmo, la corazza, arco e