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FITOLITI SONO CORPUSCOLI DI SILICE PRESENTI NELLE CELLULE VEGETALI ASSORBITI DAL TERRENO MENTRE LE

.

CUTICOLE SONO MEMBRANE PROTETTIVE CHE RIVESTONO LE FOGLIE 2

Il materiale campionato deve essere protetto e conservato in maniera tale da poter effettuare analisi,

spesso microscopiche, approfondite. Per ogni tipologia di fossile si cerca quindi di adottare la giusta

modalità di campionamento, al fine di evitare che si deteriori. La flottazione ad esempio, cioè la

separazione dei resti da terreno e da altri sedimenti attraverso l’utilizzo di acqua, è una tecnica che

può danneggiare materiale proveniente da un ambiente arido.

Generalmente la flottazione si accompagna al setacciamento (che può anche avvenire a secco).

Facendo passare il materiale in setacci con maglie sempre più piccole è possibile separare i resti

vegetali a seconda delle dimensioni (tramite deposito o galleggiamento).

Anche i carotaggi (campionamento in verticale) possono avvenire in acqua o a secco. Quando però

non è possibile utilizzare sonde vengono scavate trincee e si procede con il campionamento a parete

(sulle sezioni di scavo).

I dati ottenuti dalle indagini archeobotaniche sono, come già detto, solitamente organizzati in

grafici, tabelle, diagrammi. In questo modo è infatti possibile esporre i risultati in maniera

sistematica e facilitarne la lettura.

2. Il legno e il carbone

e antracologia in contesti antichi mirano alla ricostruzione dell’ambiente dal punto di

Xilologia

vista della vegetazione arborea.

La maggior parte dei reperti fossili di questo tipo raccolti durante gli scavi archeologici sono

carboni recuperati in prossimità di forni o focolari. Una volta carbonizzato infatti il legno non è più

soggetto al decadimento per attacco batterico. Quello non carbonizzato invece ha bisogno di un

(molto secco oppure ricoperto d’acqua)

ambiente anaerobico per potersi conservare. Bisogna tener

presente però che comunque il legno immerso in acqua subisce un deterioramento della cellulosa e

della lignina.

I frammenti vengono spezzati per studiarne le sezioni (trasversale, cioè perpendicolare all’asse

all’asse maggiore, all’asse maggiore e passante per

maggiore, tangente, parallela e radiale, parallela

il centro) e analizzati al microscopio.

2.1. Siti palafitticoli dell’Italia Settentrionale

La dendrocronologia è un metodo di datazione del legno a partire dagli anelli di accrescimento che

Gli anelli diventano più sottili con l’avanzare del tempo e il loro

gli alberi producono annualmente.

spessore viene influenzato dalla presenza o meno di precipitazioni (in abbondanza di piogge si

hanno anelli più spessi). Il ciclo di crescita degli alberi inoltre è caratterizzato da tre periodi, di cui i

primi due si presentano nello stesso anno solare: attività notevole, attività rallentata, riposo assoluto.

Dato che quindi per l’applicazione delle analisi dendrocronologiche deve essere marcata la

differenza stagionale, per ricorrere ad esse è necessario essere in presenza di alberi non tropicali e di

pali ben conservati.

I risultati degli studi sugli anelli di accrescimento permettono la costruzione di curve

dendrocronologiche a partire dal presente andando indietro nel tempo. Nel momento in cui si hanno

a disposizione sequenze complete (come accade attualmente ad esempio per la quercia) è possibile

confrontarle con il legno conservato in contesto archeologico.

Le curve dendrocronologiche aiutano anche a calibrare quelle analisi che presentano un intervallo di

errore, come le analisi del radiocarbonio o comunque in generale i metodi che si basano sul

così tradotte in “anni calendario”).

decadimento radioattivo (le datazioni vengono

Un caso per il quale questa tecnica di datazione si applica con risultati soddisfacenti è rappresentato

dai siti palafitticoli (abitati costruiti su impalcati aerei che poggiano su pali in acqua). Gli

insediamenti di questo tipo si svilupparono in Italia in regioni come Piemonte, Lombardia,

3

all’inizio del Bronzo Antico

Trentino, Veneto, Friuli, prima in aree lacustri (ad esempio sulle

Lago di Garda) ma successivamente anche lungo corsi d’acqua.

sponde del è stato riscontrato l’utilizzo di conifere (es.

In questi contesti palafitticoli Abies e Pinus) solo nei siti

di Ledro e Fiavè (Trentino) mentre negli altri contesti sono stati trovati Quercus e Alnus. A livello

la datazione ottenuta va dalla fine del III millennio a.C. all’inizio del I

cronologico, millennio a.C.

Le analisi hanno permesso anche di identificare la contemporaneità di alcuni siti (sovrapposizione

delle curve dendrocronologiche) come Lucone di Polpenazze e Bande di Cavriana (Lombardia).

dell’Italia

Nella maggior parte dei siti settentrionale studiati appare evidente inoltre che tra la prima

e l’ultima fase occupazionale deve essere trascorso un breve lasso di tempo (tra i 30 e i 70 anni

circa), durante il quale sono state condotte opere di rifacimento o sostituzione delle strutture. Il

breve ciclo di vita degli insediamenti non esclude comunque che possano essersi verificati episodi

2

di abbandono e rioccupazione .

Molte campagne di archeologia subacquea, tra il 1989 e il 2014, sono state condotte in relazione

all’area sommersa del sito palafitticolo di Frassino I, nel comune di Peschiera del Garda (Verona).

Durante le indagini è stato possibile effettuare analisi dendrocronologiche e del radiocarbonio

combinate (tecnica wiggle-match). In base a queste il sito risulta datato nel II millennio a.C.

Nel 2014 sono stati trovati alcuni pali verticali, tra i quali quelli che hanno le sequenze di anelli di

più lunghe erano relegati ai margini dell’area di scavo.

accrescimento Ne sono stati analizzati

cinque. Si tratta di legno di quercia, che ha fornito sequenze comprese tra i 31 e i 189 anni.

Risultano essere pali lignei precedenti all’impianto principale e ad oggi non è possibile avanzare

3

ipotesi sulla loro originaria funzione .

2.2. Lo studio dei carboni fossili – la necropoli di S’Elighe Entosu

è una disciplina che nell’ambito delle analisi di un contesto archeologico è tanto più

L’antracologia

precisa quanto più sono numerosi i resti carbonizzati raccolti. In relazione allo strato nel quale si

trovano i reperti, permette di ipotizzare la composizione dei boschi circostanti all’insediamento. Si

dà infatti generalmente per scontato che il legname provenga dalla vegetazione attorno al luogo di

ritrovamento.

La produzione di carbone, a differenza della dispersione pollinica, evento del tutto naturale, è un

antropico a meno di incendi che esulano dall’intervento umano ma,

fenomeno completamente come

già detto, i carboni si producono nel momento in cui il processo non è completo.

Il carbone si presenta di solito sottoforma di frammenti dell’ordine di qualche decina di mm e la

concentrazione all’interno di un contesto archeologico è varia e raramente uniforme.

In Italia le indagini antracologiche in siti archeologici solitamente sono eventi occasionali, in quanto

non sono molte le stratigrafie che permettono il recupero di una quantità apprezzabile di fossili

carbonizzati. In linea di massima sono le grotte gli ambienti nei quali i carboni si conservano

4

meglio e dai quali è possibile ricavare il maggior numero di informazioni .

di S’Elighe Entosu, all’interno

Un esempio di necropoli in grotta è rappresentato dal sito preistorico

è stato avviato nel 2006 ed è stato

del comune di Usini (Sassari). Il progetto di studio dell’area

scavi sono stati condotti dall’Università di

sviluppato tramite sei campagne, fino al 2009. Gli

con la collaborazione dell’Università

Sassari, La Sapienza, ed hanno portato alla luce una serie di

tombe ipogee del tipo domus de janas, tipico della Sardegna prenurargica (IV millennio a.C.).

Per quanto riguarda le indagini archeobotaniche è risultata particolarmente interessante la domus de

all’interno dei quali sono stati trovati resti di un

janas IV, composta da due vani con dromos,

focolare.

2 RAVAZZI-RIEDEL-SALZANI 2010, .154

P

3 GONZATO-BAIONI 2015, . 138-140

ET ALII PP

4 CASTELLETTI 1988, .338

P 4

Il terreno è stato campionato e trattato tramite setacciamento e flottazione e ha restituito circa 130

reperti di legno carbonizzato (la maggior parte dei quali provengono dal dromos e si trovano

sottoforma di rametti) oltre alcuni resti carpologici non combusti.

I carboni sono riconducibili a Vitis vinifera, Olea europea, Quercus sp (caducifoglie e sempreverdi)

e Alnus. La presenza di Vitis risulta particolarmente interessante in quanto in Sardegna sono stati

generalmente ritrovati vinaccioli carbonizzati dalla fase nurargica III (tarda età del Bronzo),

ai resti di S’Elighe Entosu.

successivi quindi I rametti di Vitis al momento dello scavo erano

raggruppati sotto una pietra poggiata sul focolare. 5

l’unica attestazione archeologica

Per quanto riguarda invece Alnus, questa risulta in Sardegna .

Si tratta di arbusti locali, di facile reperibilità, i cui rametti sono stati raccolti intenzionalmente per

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rituali probabilmente legati al culto dei defunti . Sono inoltre piante che suggeriscono un clima

umido. 3. Le analisi polliniche

I pollini, cioè le cellule germinali maschili delle piante a seme, presentano caratteristiche

morfologiche che consentono di determinare la famiglia, il genere e a volte anche la specie della

pianta a cui appartengono. Dato che però è facile confondere tra loro le graminacee, l’analisi

pollinica può essere in questo caso accompagnata dallo studio delle cuticole.

I pollini sono spore prodotte in grandi quantità, che possono essere trasportate anche a distanze

elevate attraverso la “pioggia pollinica” (dispersione tramite vento, acqua, insetti).

I granuli sono rivestiti da un involucro esterno, chiamato “esina”, composto da un gruppo di

sostanze (“sporopollenine”) molto resistenti. È proprio questo involucro che fossilizza in presenza

di una quantità ridotta di ossigeno. Questo è il motivo per cui i depositi fossili sono localizzati

spesso in aree lacustri, in ambienti quindi poco ossidanti.

Poiché si tratta di microfossili, il campionamento, generalmente, prevede l’estrazione di almeno 50

grammi di sedimento ed avviene in sequenza verticale continua in maniera tale da ricoprire il

maggior numero possibile di strati archeologici. Vengono utilizzati a questo scopo i carotieri, cioè

dei tubi rinforzati che possono attraversare il terreno per diversi metri.

La distribuzione dei depositi fossili viene resa mediante diagram

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Publisher
A.A. 2018-2019
11 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/01 Preistoria e protostoria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lelamic di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ecologia preistorica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Conati Barbaro Cecilia.