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La rivista di cultura e letteratura

Letteratura, scrittura, cinema, sceneggiatura per il cinema e drammaturgia sono dunque i punti di forza della sua attività di intellettuale. Nasce nel 1953 grazie all'intuito di un editore romano, Carocci, ancora oggi una delle più importanti case editrici di cultura. Fu una rivista specializzata, cioè con interessi legati prevalentemente al mondo delle arti, e pubblicava saggi critici di studiosi eminenti, ma anche testi originali di scrittori. Proprio su questa rivista fu pubblicata l'opera in versi più importante di Pasolini, Le ceneri di Gramsci, un'opera poetica dal grande impegno politico dedicata a Gramsci, uno dei personaggi del partito comunista più significativo del periodo. È interessante soprattutto per la scelta del metro utilizzato: riprende in mano, infatti, la cosiddetta incatenata di Dante.

All'inizio del primo capitolo, Mariagrazia citerà Pirandello e i Sei personaggi in cerca d'autore.

definendola una serata popolare, a differenza del flop della prima rappresentazione romana del 1921.
Moravia sosteneva che la lettura e la letteratura dovevano essere gli elementi centrali della vita di ogni individuo, non solo per svago diretto ma anche per formazione personale. Raccontò che negli anni Trenta, durante uno dei suoi viaggi, era stato a Parigi anche per salutare i suoi due cugini, fuggiti dall'Italia con la speranza vana di scampare a quella condanna a morte che gravava sulla loro testa dal partito fascista. Uno di loro gli aveva affidato una lettera molto importante da portare in Italia indirizzata a un personaggio che Moravia non rivela, ma probabilmente uno degli antifascisti che erano rimasti a Roma. Moravia accetta la proposta e decide di portare la lettera in Italia, chiedendosi come fare per evitare di farla trovare ai controlli ferroviari che venivano fatti a tutto il personale viaggiante. Gli viene in mente un racconto simile di Edgar.

Allan Poe, maestro dei racconti fantastici, in cui c'era un personaggio che doveva portare una lettera che non doveva essere scoperta e che non doveva cadere nelle mani del nemico. Il personaggio aveva trovato come soluzione quella di tenere la lettera in bella vista, come se fosse una cosa del tutto insignificante e togliendo così valore a qualcosa che invece da nascosto avrebbe acquistato molto più valore. Moravia mette dunque la lettera nella tasca del suo impermeabile e lascia la lettera in bella vista. Arrivato in Italia, si sottopone ai controlli da parte delle autorità fasciste che gli aprono tutti i bagagli, ma non guardano la lettera che sporge dalla tasca dell'impermeabile. Riesce così a portare la lettera a Roma e a farla avere da chi di dovere. Nel raccontare questa storia, Moravia diceva che "la letteratura può salvare la vita".

GLI INDIFFERENTI (1929)

Gli indifferenti è pubblicato nel 1929.

il romanzo che Moravia stesso definisce non solo il suo primo romanzo, ma quello che ha dato l'avvio alla sua professione di scrittore e di intellettuale, e che in qualche modo ha segnato per sempre la sua scrittura. In un'intervista che Moravia fece poco prima di morire, disse che in fondo tutti i suoi romanzi partono proprio dagli Indifferenti e che sono stati scritti con caratteristiche che richiamano alla memoria il suo primo romanzo. Moravia inizia a scrivere Gli indifferenti nel 1925, mentre è ancora convalescente a Bressanone. Presumibilmente lo scrittore finisce il romanzo nel 1928, stesso anno in cui fa pubblicare un annuncio su alcuni volantini che la casa editrice Le edizioni del Novecento era solita stampare, affermando che uno dei prossimi romanzi pubblicati dalla casa editrice era appunto un romanzo di Moravia. In realtà, l'accordo salta perché la casa editrice uscirà di scena. Una volta terminato davvero il romanzo, Moraviacercherà un editore e lo troverà in una piccola casa editrice di Milano, Alpes, fondata da Franco Ciarlantini nel 1921, neopresidente della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali, e allora diretta da Arnaldo Mussolini, il fratello di Benito. La casa editrice era di regime, cioè ideologicamente caratterizzata, ma che si era ritagliata un piccolo spazio di pubblicazioni letterarie in proprio; è forse questo il motivo per cui la casa accetta di pubblicare il romanzo di Moravia. Pensando che avrebbe ricevuto notizie pochi giorni dopo, Moravia si ferma qualche giorno sul Lago Maggiore; quando però si renderà conto che la risposta tardava ad arrivare, torna a Roma, fino a quando riceve una lettera dell'editore in cui si diceva che la casa era disposta alla pubblicazione del romanzo, ma che avrebbe dovuto pagare tutte le spese in anticipo. Il pagamento, di cinque mila lire, fu a spese del padre. Dopo l'uscita del libro, il romanzo

ha un successo abbastanza clamoroso dal punto di vista del pubblico, mentre la critica inizialmente non sembra accoglierlo con lo stesso entusiasmo, fino a quando, proprio sulle pagine del Corriere della Sera, Giulio Antonio Borgese, uno dei grandi intellettuali e critici letterari del tempo, scriverà una recensione del libro, sostenendo che questo era un romanzo originale e che questo giovane scrittore prometteva molto bene. Le parole di Borgese furono il volano del successo di critica del romanzo.

Nell'intervista di Elkann, Moravia racconta che inizialmente aveva pensato di non scrivere un romanzo, bensì un testo teatrale. Molti aspetti di teatralità, tuttavia, rimangono all'interno del romanzo, come per esempio l'unica cosa che non è mai cambiata nelle varie stesure del romanzo, l'avvio: "Entrò Carla... ", l'ingresso nella storia e di tutta vicenda del personaggio di Carla che, forse, è, insieme a

Suo fratello Michele, il personaggio su cui si accentrano molte delle questi centrali del romanzo. Moravia, nella stesura del romanzo, ha riferito più volte di aver seguito una particolare modalità: prima, infatti, componeva una pagina, poi la leggeva ad alta voce, e se funzionava nella lettura allora la conservava e andava avanti; al contrario, se nella lettura ad alta voce trovava degli elementi che non funzionavano, o li correggeva, o addirittura la buttava via. Il testo, appunto, non è nato con l'intento di essere un romanzo, ma un testo teatrale con un ritmo e un suono particolare adatto a reggere la presentazione scenica. L'elemento orale permane nel romanzo: prevale, infatti, il dialogo, il botta e risposta, il passaggio di palla da una voce all'altra dove, naturalmente, ci sono anche i monologhi del singolo personaggio in scena. L'altra particolarità della stesura è che il romanzo nasce quasi privo di punteggiatura:

per lui, infatti, era più importante l'effetto sonoro prodotto dalla pagina. Una volta finita la prima bozza del romanzo e una volta deciso che il testo non deve diventare un testo teatrale ma un romanzo, aggiunge la punteggiatura. Il lavoro successivo è abbastanza particolare, perché lo scrittore quando scrive decide già il tipo di prosa, la sintassi, la morfologia, il tempo verbale prevalente, il discorso diretto e indiretto, ma soprattutto la punteggiatura. Il lavoro che Moravia ha fatto nelle edizioni successive sembrerebbe confermare ciò che ha detto lo scrittore. Dopo il successo della prima edizione, Moravia cercò un nuovo editore che fosse più consono alle sue necessità ed esigenze: lo trovò in Valentino Bompiani, che rimase poi il suo editore per tutta la vita. Nel 1936, quando Bompiani riuscì finalmente ad acquisire i diritti sugli Indifferenti e a proporre quindi una nuova edizione, Moravia lavorò

di pubblicare la prima edizione del romanzo, riguardava la lingua. Moravia cercava di rendere il linguaggio dei personaggi più realistico e autentico, utilizzando espressioni colloquiali e dialettali. Questo contribuiva a caratterizzare i personaggi e a rendere la narrazione più vivida e verosimile. Inoltre, Moravia lavorava anche sulla struttura delle frasi, cercando di rendere il testo più scorrevole e fluido.dalla pubblicazione era quello sul titolo: Gli indifferenti è l'ultimo titolo a cui arriva, perché la prima opzione era Cinque persone e due giorni (numero effettivo dei personaggi e durata del romanzo); la seconda era Gli Ardengo (cognome di Mariagrazia, Carla e Michele), ma così avrebbe messo in secondo piano il personaggio di Leo Merumeci, altro personaggio centrale; e, infine, il terzo era Lisa e Merumeci, presumibilmente perché Lisa doveva aveva un ruolo decisamente maggiore di quello che poi ha avuto nella storia. Si arriva così a Gli indifferenti, titolo perfetto non solo perché l'indifferenza è il tema centrale del romanzo, ma anche perché tutti i personaggi, seppur in maniera diversa l'uno dall'altro, sono tutti personaggi che hanno fatto dell'indifferenza, della noia, del cinismo e dell'incapacità del vivere il loro credo; accumunare, dunque, tutti i cinque personaggi.

Sotto la stessa dicitura era una maniera effettivamente efficace per rappresentarli. Alcuni elementi teatrali del testo di partenza sono rimasti anche nel romanzo, come l'uso della luce: ogni scena è caratterizzata da un uso particolare della luce, quasi sempre con una netta prevalenza della penombra o di una luce non troppo fulgida e, in alcuni casi, addirittura, il buio assoluto. Tutte le volte che inizia un capitolo o una scena particolarmente importante, la luce gioca un ruolo fondamentale, e questo perché effettivamente nel teatro il gioco delle luci permette di lasciare in ombra un'area del palcoscenico, illuminarne un'altra, centrare l'attenzione sull'entrata di un personaggio e lasciare gli altri nell'oscurità. Imprime, così, al romanzo, un ritmo da dramma borghese: la definizione aveva preso piede con il teatro pirandelliano, perché le sue opere teatrali avevano come centro fondamentale spesso e volentieri la

essa di una storia, di un avvenimento, di un conflitto. Nel contesto familiare, il dramma può assumere diverse forme: litigi, gelosie, tradimenti, separazioni, ma anche momenti di gioia, di amore e di solidarietà. La famiglia è un microcosmo in cui si intrecciano le vite di persone diverse, con caratteri, desideri e aspirazioni diverse. È un luogo in cui si sperimentano le emozioni più intense e si affrontano le sfide più grandi. La famiglia può essere un rifugio sicuro, ma anche un campo di battaglia. È un luogo in cui si impara ad amare, a perdonare, a crescere. La famiglia è il luogo in cui si costruiscono i legami più profondi e duraturi.
Dettagli
A.A. 2020-2021
25 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lazzerimartina9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di lingua e letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Landi Patrizia.