vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ETNIA
Oggi utilizziamo come sinonimo di razza il termine etnia, termine derivato dal greco ethnos (popolo), anche il significato di stirpe, moltitudine e nazione. S’intende generalmente per etnia un raggruppamento umano i cui componenti hanno caratteristiche comuni di lingua, abitudini, tipologia fisica, avente una certa continuità e stabilità, sebbene non necessariamente chiuso in confini rigidi. Nell’800 e nel primo Novecento è mescolato a concetti di razza, popolo, nazione. Nel 1896 iniziò ad essere utilizzato quale termine che designava qualità culturali, psicologiche e sociali di un popolo (quindi non morfologiche che andavano invece a distinguere le razze). L’etnia poteva quindi includere individui di razze diverse riuniti per ragioni storiche ma non andava confusa con la nazione che richiedeva una solidarietà maggiore. L’etnia non è una cosa fissa, al contrario della razza. Weber distingue nettamente 3
entità:razza: fondata sulla comunità di origine
etnia: sulla credenza soggettiva in origini comuni
comuninazione: si differenzia dalla seconda per una più intensa passione politica
Con il termine etnia non si intende nulla di concreto, ma un ideale, come ad esempio la religione o eventi storici come il colonialismo. Non ha a che vedere con il proprio sangue, ma è una questione di appartenenza. I gruppi etnici sarebbero così per Weber gruppi umani che nutrono una credenza soggettiva in una comunità di origini, fondata su somiglianza di abitudini esteriori, costumi o di entrambi o sui ricordi della colonizzazione e della migrazione, in modo che questa credenza diventa importante per la propagazione dello spirito di comunità; non importa che una comunità di sangue esista o no oggettivamente.
Oggi, di fronte alla non chiarezza dell’utilizzo di questi termini, razza ed etnia, si privilegia quest’ultimo poiché non si basa su concetti
Genetici ed evoluzionistici e quindi non connotacon scale di valore i diversi raggruppamenti umani. In un momento storico di riemersione di razzismo nel linguaggio comune ancora oggi itermini vengono usati in modo non corretto, non è possibile stabilire una gerarchia a partireda la differenza di razza, dato che la scienza sta confermando che non esiste alcun tipo didifferenziazione biologica o mentale, se non di tratti somatici, legata ad un adattamentodell'uomo al clima e all'ambiente, l'anno scorso è stato redatto un documento ufficiale in cuiciò viene affermato. La razza pura non esiste da quando l'uomo è sulla terra. Più del 99% è laquota genetica che condividiamo con gli altri esseri umani. Il concetto di razza non ha alcunfondamento nella scienza moderna. Oggi la maggior parte dei dizionari italiani hanno decisodi inserire la definizione di razza presa dal dizionario settoriale dell'antropologia.
COMUNICAZIONE
INTERCULTURALE
Le lingue sono convenzioni. Ogni lingua è un codice di simboli, che rimandano a dei significati. Quando c'è una qualcosa che rimanda a qualcosa d'altro c'è una convenzione culturale, quando non ha nessun contatto concreto si parla di simbolo. Ogni lingua è un culturalmente connotato.
Il linguaggio è definito come fenomeno bio-culturale, non si può leggere solo come fenomeno biologico o culturale, perché reso biologicamente possibile dal cervello umano e dalla anatomia della nostra bocca, ma allo stesso tempo è definibile come prodotto culturale. Con scoperte della scienza nella contemporaneità non si può escludere che possa appartenere anche ad altre specie, in modalità diversa rispetto a quella che appartiene alla specie umana.
L'abilità di comunicare tra culture (tra persone che appartengono a culture) deriva dalla consapevolezza, dalla conoscenza e dall'esperienza personale.
Prima di avere qualsiasi tipo di competenza, l'uomo deve acquisire la consapevolezza del problema. Consapevolezza: ognuno porta con sé un software mentale che deriva dal modo in cui è cresciuto, culturalmente e socialmente connotato. Conoscenza: ogni cultura ha propri simboli, eroi, riti da conoscere per comprendersi. Esperienza personale: capacità di riconoscere altro e di avere esperienza dell'altro. Le nozioni centrali sono due: Competenza comunicativa; è l'insieme delle presupposizioni reciproche (la comunicazione ha un emittente e un ricevitore, ci deve essere uno scambio), delle conoscenze e delle regole che rendono possibile uno scambio comunicativo. La comunicazione è sempre simbolica, in termini verbali e non verbali (gesti, simboli che si indossano). Un buon comunicatore e chi è impegnato in professioni di contesto comunicativo è osservato in tutto, non è solo ascoltato, poiché sa che tutto comunica.quindi è una suacompetenza comunicativa e tale competenza presuppone delle abilità: competenza linguistica, paralinguistica, cinesica, prossemica, performativa, pragmatica, socioculturale. Competenza linguistica; capacità di produrre e interpretare segni verbali, si divide in competenza fonologica, capacità di riconoscere suoni; sintattica, capacità di formare le frasi; semantica, capacità di produrre e riconoscere significati; competenza testuale, capacità di collegare e integrare frasi in un contesto linguistico. Competenza paralinguistica: capacità di modulare alcune caratteristiche del significante quali enfasi, cadenza della pronuncia, esclamazioni, risate, silenzi e frasi piene, dove nella pausa non viene verbalizzata alcuna parola, ma dei rumori (borbottio ha significato). Competenza cinesica: capacità di comunicare mediante segni gestuali e la postura, movimenti del volto, mani, corpo. La cinesica è strettamentecorrelata al contesto linguistico e geo-culturale, a grandi linee si dice che popoli mediterranei sono molto gestuali mentre i popoli asiatici riducono al minimo quella che è la comunicazione cinesica nell'ambito dei discorsi comunicativi. È una competenza che va a porre la competenza comunicativa. È importante per non creare incidenti di comunicazione culturale. La lingua che si decide di utilizzare è anche quella che in maniera naturale va a condizionare la cinesica; quando parlo italiano sono mediterranea, se parlo un'altra lingua il tono della voce può cambiare o potrei anche gesticolare meno. Competenza prossemica: capacità di variare il rapporto con lo spazio in cui avviene la comunicazione. Le distanze interpersonali che sono fondamentali, contatto o guardarsi direttamente negli occhi. Competenza performativa: capacità di usare intenzionalmente un atto linguistico o non linguistico per realizzare quelli che sono gli scopi della comunicazione.comunicazione (silenzio ha grande peso negli scambi comunicativi). Competenza pragmatica: capacità di usare segni linguistici e non linguistici in modo adeguato alla situazione e alle proprie intenzioni. Competenza socioculturale: capacità di riconoscere le situazioni sociali e le relazioni di ruolo insieme alla capacità di conoscere e capire i significati e gli elementi distintivi di una data cultura. E competenza di contesto: il contesto viene definito come: l'insieme delle circostanze e degli eventi all'interno dei quali può essere collocato un accadimento specifico al fine di meglio comprenderlo e valutarlo e, a livello linguistico le informazioni extralinguistiche che permettono di comprendere il significato di un frase o di un testo. In contesto può essere inteso sia come contesto verbale, la produzione discorsiva vera e propria, sia come contesto sociale o situazionale. Molto importante è aggiungere a queste l'accezione.Riguardante l'aspetto soggettivo, ovvero il fatto che ognuno di noi ha e contribuisce dei modelli mentali di contesto che influenzano la produzione discorsiva e gli scambi comunicativi. Il contesto può essere inteso sia come contesto verbale - la produzione discorsiva vera e propria - sia come contesto sociale o situazionale. Molto importante è aggiungere a queste l'accezione riguardante l'aspetto soggettivo, ovvero il fatto che ognuno di noi ha e costruisce dei modelli mentali di contesto che influenzano la produzione discorsiva e gli scambi comunicativi (Van Dijk, 1998).
Per capire quali informazioni riportare e quali lasciare implicite, bisogna avvalersi di informazioni generali non solo sulle credenze sociali ma anche sulla persona con cui stiamo interagendo. Abbiamo anche bisogno di sapere se i nostri interlocutori conoscono tutte le informazioni che servono affinché la lingua veicolare sia compresa e far sempre attenzione ai feedback.
Vi
è una distinzione tra il concetto di contesto sociale, che è la situazione reale dell’evento comunicativo e il concetto di contesto cognitivo o modello mentale della situazione che è una costruzione soggettiva della situazione sociale. I modelli di contesto riguardano non solo la pertinenza, ma anche l’abilità delle persone di adottare lo stile del discorso al contesto comunicativo (Nella pubblicità D&G c’è grande errore di contesto oltre a errori di capacità comunicativa non data da questione di lingua, ma di altri aspetti, appositamente dedicato aquel mondo).
Linguaggio e comunicazione
I parlanti nativi di una data lingua non condividono solo vocabolario e grammatica, ma anche un certo numero di assunzioni su come esprimersi verbalmente e non verbalmente. La conoscenza del contesto di riferimento della persona a cui parliamo è pertanto fondamentale. In altre parole il sistema linguistico deve essere restituito al
contesto culturale così come non deve venire meno la consapevolezza che il contesto influisce anche su ciò che le persone decidono di dire. Le dimensioni psicosociali della comunicazione interculturale:Ci si riferisce ad aspetti affettivi, cognitivi e comportamentali e a conoscenze specifiche rispetto alla lingua, ai suoi usi, modi di dire e alle convenzioni culturali. La comunicazione disturbata è una serie di aspetti legati all'abilità, che richiamano alla questione della sensibilità (riconoscimento, consapevolezza). La traduzione comporta un vincolo morale di aderenza al testo di partenza, che deve essere compreso in tutta la complessità delle sue intenzioni di senso, il che non significa avere in termini di capacità.solo la capacità tecnica di tradurre parole. Questo è strettamente legato al fatto che la lingua è un sistema complesso di comunicazione che richiede una conoscenza approfondita delle regole grammaticali, del vocabolario e delle sfumature culturali. La traduzione richiede anche una buona padronanza delle tecnologie e degli strumenti di traduzione assistita, che consentono di gestire in modo efficiente grandi quantità di testo e di mantenere la coerenza terminologica. Inoltre, un traduttore professionista deve essere in grado di comprendere il contesto e le intenzioni dell'autore originale, al fine di produrre una traduzione accurata e adatta al pubblico di destinazione."La competenza comunicativa interculturale implica possedere la sensibilità, le conoscenze e le capacità necessarie per interagire efficacemente e in modo appropriato con persone di culture differenti".