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Virginia cominciò a mostrare i segni di tubercolosi e si spense con grande sconforto e dolore del poeta
a soli venticinque anni. Quello della fanciulla nel fiore degli anni e della bellezza che va incontro alla
morte anzitempo, lasciando un’impronta indelebile sull’animo del poeta, è uno dei temi romantici
per eccellenza, esplorato ad esempio da William Worsdworth nelle Lyrical Ballads, in quelle poesie
note come i Lucy Poems. La critica ascrive agli amori e alle relazioni sfortunate di Poe l’emergere di
un tema tanto caro alla letteratura dell’Ottocento romantico e gotico, velato però di fanatica
ossessione e morbosità, nel pieno stile di Poe, mentre la vena romantica è del tutto tralasciata in
favore dell’espressione perturbante e inquietante di voci narranti e protagonisti che vedono nella
figura femminile l’oggetto di fantasie tormentose e mortifere. Berenice è uno dei racconti che meglio
esplicano questo tema, insieme alla tafofobia e alla rimozione dei denti con evidenti allusioni alla
necrofilia e alla mutilazione di cadaveri. L’ossessione per alcune parti anatomiche che diventano
l’oggetto dell’ossessione violenta e squilibrata del protagonista-voce narrante, è estremamente
frequente in Poe: stesso valore hanno gli occhi in Lygeia, The Tell-Tale Heart e The Black Cat.
Poe è anche considerato uno dei padri, se non il padre, della moderna detective-story, ovvero del
racconto poliziesco, con i I delitti della rue Morgue (1841), ambientati a Parigi, inventando il primo
investigatore moderno, Auguste Dupin, colui il quale vede dove gli altri non vedono, non perché
abbia la fede –come dicono i convertisti che vedono la realtà dove gli altri non la percepiscono- ma
vede perché esercita il potere del raziocinio. Sulla scia di Auguste Dupin nasceranno i grandi detective
dell’Ottocento, come Arthur Conan Doyle, gli investigatori che abitano le pagine dei racconti
polizieschi di Charles Dickens (a sua volta padre del genere poliziesco), e nel Novecento una serie
pressoché infinita che inizia con Poirot, Miss Marple, Padre Brown e Maigret per giungere fino a noi.
La figura dell’investigatore privato si staglia su scenari criminali di natura urbana: le grandi città del
Sette-Ottocento si espandono a vista d’occhio sulla spinta della rivoluzione industriale. Londra da un
lato dell’Atlantico e Boston dall’altro, pullulano di masse di operai, fra cui donne e bambini, fra cui
regnano imperanti la povertà, la sporcizia, l’inedia, la violenza che mettono a rischio i capisaldi della
società e il quieto vivere. Il furto di minore entità, il cosiddetto petty crime finirà col diventare uno
dei capisaldi sociali dell’Ottocento, seguito dal traffico illecito e l’omicidio. Nel magma caotico e
pericoloso delle grandi realtà urbane vittoriane, fra cui si celano menti criminali, assassini seriali e
ciarlatani, si muove l’investigatore, incaricato di riportare l’ordine, la quiete, la giustizia e,
soprattutto, la sicurezza pubblica.
Insieme ai Tales of Terror, The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, pubblicato fra il 1837
e il 1838, fa di Poe uno dei padri del genere dell’horror psicologico.
Poe è stato anche un grande saggista e critico letterario, tant’è che alcuni critici fanno risalire la
nascita della saggistica letteraria a lui, oltreché all’inglese Thomas de Quincey. Fu autore di molti
saggi e articoli di carattere estetico-filosofico e artistico-letterario. In questa veste, Poe è considerato
l’inventore e lo scopritore della teoria estetica della brevità nella scrittura delle poesie, con la sua
Filosofia della composizione. Egli infatti sosteneva che la poesia per poter essere apprezzata non
deve superare una certa estensione, e si doveva poter leggere in una sola seduta, quindi l’autentica
poesia era la poesia lirica, quella che non va oltre i 30-40 versi perché altrimenti l’unità del tempo
che il testo poetico esercita sul lettore finisce per essere perduta. Esempio principe è la poesia Il
corvo, che si nutre delle teorie estetico-filosofiche e delle atmosfere spettrali tipiche della scrittura di
Poe.
La morte della moglie finirà con l’acuire l’inclinazione alla malinconia, all’emarginazione e agli
eccessi di Poe, che morirà in circostanze ancora mai del tutto chiarite a due anni dalla scomparsa di
Virginia. All’emarginazione in vita seguirà quella dei critici, infatti non è mai stato considerato un
vero americano e la critica americana se ne è occupata molto poco; molto apprezzato è stato invece
da parte degli europei che lo hanno apprezzato anche grazie a poeti come Charles Baudelaire autore
dei Fleures du mal, che scoprirà i racconti di Poe e ne pubblicherà le poesie in francese che
diventeranno la base dell’estetica simbolista decadente a cui s’ispireranno grandi nomi come T.S.
Eliot che inizialmente sarà un seguace del simbolismo francese prima di scoprire la sua autentica
vena; anche uno scrittore come James Joyce considerato come l’autore più importante del ‘900
comincerà come seguace del simbolismo francese. La fortuna di Poe in Europa è senz’altro da
ricollegarsi, ma non solo, alla sua formazione e istruzione. Poe, infatti, si imbarcò giovanissimo per
il Grand Tour dell’Europa, maturando una sensibilità artistico-letteraria europeizzante. L’Europa con
le sue città alla moda, figura spesso come sfondo dei racconti. Visitò specialmente l’Europa
settentrionale andando alla ricerca di quei miti, leggende e storie del folclore popolare che lasceranno
una grande impronta nel sul immaginario poetico e narrativo: demoni, folletti, spiritelli dalla natura
duplice e ingannevole saranno fra i protagonisti dei suoi lavori più riusciti.
L’estetica della brevità e la teoria del racconto
L’estetica della brevità porterà Poe a esplorare e portare al culmine delle sue potenzialità un genere
letterario considerato, all’epoca e ancora oggi per alcuni aspetti, “minore”, il tale, ovvero il racconto.
Insieme a Hawthorne, e nella forma del racconto del terrore insieme a Lovecraft, Poe è considerato
uno dei primi, e tuttora, massimi esponenti di un genere oggi estremamente rivalutato da pubblico,
critica e scrittori. La natura estemporanea, l’immediatezza e la concisione che caratterizzano il
racconto lo rendono un genere particolarmente atto a fungere da trampolino di lancio per aspiranti
scrittori. Grandi nomi della letteratura anglofono contemporanea hanno mosso i primi passi come
autori di racconti; si pensi ad esempio al premio Nobel sudafricano Nadine Gordimer, che prediligerà
questa forma di scrittura più d’ogni altra nel corso della sua vita, o all’australiano Peter Carey, un
aspirante chimico prima e poi zoologo che deve molto al racconto agli inizi della sua carriera di
scrittore. Per richiamare esempi tipici della letteratura ottocentesca di stampo britannico, il racconto
fu un genere particolarmente prolifico durante la fase matura dell’Età Vittoriana: oltre ai sopra citati
esempi dei racconti polizieschi di Charles Dickens, vale la pena di ricordare i racconti di Katherine
Mansfield, le storie di fantasmi di Bram Stoker, e i penny dreadful, lett. “storie del terrore da un
penny”. In quest’ultimo caso, si tratta di un genere letterario destinato a un pubblico di bassa
estrazione sociale e limitate sostanze, tanto economici (dal valore di un penny, per l’appunto) da
essere alla portata di tutti. Non si deve però commettere l’errore di considerare questo fenomeno
letterario come “basso” o privo di potenzialità. I grandi romanzieri dell’Ottocento inglese, fra cui
Dickens, Collins, Stocker, ecc., sono grandemente debitori dei penny dreadful. Molti degli aspetti
tipici del vampiro più famoso della letteratura, Dracula, sono stati desunti proprio da un genere
letterario estremamente vicino al mob, sempre presente in veste di protagonista o sullo sfondo della
letteratura sette-ottocentesca.
Tornando alla teoria del genere, la tradizione del racconto, scritto e/o orale si perde fra i meandri della
storia dell’umanità e si tinge di vene folcloristiche ed etniche. Non c’è civiltà, epoca o popolo che
non abbiano sentito il bisogno di affidare la propria storia e la propria eredità culturale a storie e
racconti dapprima trasmessi oralmente e/o successivamente riportati per iscritto, ricopiati e trasmessi
nel corso dei secoli e diffusisi in molteplici varianti. Persino i poemi omerici o le saghe nordiche
nascono come racconti orali improntati su tecniche di composizione formulare e presentano aspetti,
scene e situazioni con le fiabe e i racconti popolari. Esempi classici sono le fiabe dei fratelli Grimm,
che recuperano quei miti e quelle leggende tipici della Mitteleuropa o della Scandinavi, o i racconti
del Le Mille e una notte. Se il romanzo avrà un successo immediato dal Settecento in avanti, il
racconto invece percorrerà sempre una strada più lastricata di ostacoli. Tralasciando i resoconti di
viaggio degli esploratori, il racconto inizia a muovere i primi passi sotto forma di novella con
Giovanni Boccaccio e il suo Decameron e come tale avrà successo per tutto il Rinascimento. Lo
scarso successo nel corso del Seicento e del Settecento della novella/racconto lascia spazio a generi
come il racconto filosofico, le favole morali, ecc. per ritornare in auge nel corso del XIX secolo
assumendo caratteristiche che la distinguerebbero dalla novella stessa, sebbene per molti critici la
distinzione fra i due generi sia labile. La novella, difatti, si prefissa di narrare eventi e situazioni che,
in uno spazio certamente ridotto, esplorano un episodio le cui valenze segnano le vite dei personaggi
indelebilmente, al modo del romanzo (la cui trama si scioglie rivelando la trattazione di molteplici
episodi). Inoltre, la novella è tendenzialmente più breve rispetto al racconto, ma anche questo criterio
di distinzione rischia spesso di venire meno. Esempi a noi più vicini sono L’Amico ritrovato di Fred
Uhlman e La novella degli scacchi di Stefan Zweig, molto più estesi rispetto ai racconti di Poe o della
Gordimer.
Tralasciando la novella, il racconto si contraddistingue dal romanzo per via di alcune intrinsecità
cardini:
La natura episodica:
Laddove il romanzo si propone di esplorare un’intera trama intessuta di sotto-trame che sciolgono le
vicende di personaggi più o meno interagenti fra loro, il racconto si concentra su un episodio
specifico, un accadimento principale da cui muove l’atto di scrittura. Come nel romanzo, il tempo
della narrazione può essere scandito in senso diacronico o per ellissi, ovvero salti temporali.