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POTERI E STRITTIRE DEL POTERE: BASSO MEDIOEVO
Capitolo primo
Le trasformazioni dell'ordinamento pubblico dopo le "seconde invasioni"
L'apparente sicurezza che l'Occidente aveva con i Carolingi, venne messa a dura prova dall'irruzione violenta di
popolazione esterne che da ogni parte ne aggrediscono il territorio: tradizionalmente prendono il nome di "seconde
invasioni".
I nuclei di aggressori, in numero circoscritto, non trasformarono le strutture politiche che fu conseguenza delle “prime
invasioni”, ma si integrarono politicamente nelle forme di governo preesistenti.
I danni furono ingenti, molte città furono distrutte, decadenza delle campagne, ecc… clima di disordine, a cui la debolezza
del potere centrale non fu in grado di far fronte.
L'emergenza durò più di un secolo, creando l'immagine di un'Europa come "cittadella assediata" dai nuovi barbari: da ciò
si creerà un diffuso fenomeno che contribuirà ad una profonda trasformazione dell'Occidente.
1. Musulmani, Normanni e Ungari fra espansione e integrazione.
L’ aggressione araba riguardò le regioni mediterranee, mentre quella Normanna coinvolse l'Europa Settentrionale; in
entrambi i casi il mare svolse un ruolo fondamentale.
Entrambi riuscirono a dar vita a formazioni statali di una certa permanenza, anche se muovono da esperienze diverse:
gli Arabi avevano travolto l'Impero persiano e parte di quello bizantino, ridisegnando la geografia del Medio Oriente e
dell'Africa settentrionale e in seguito della Penisola iberica; e dando vita ad un vero e proprio impero, con l'adozione di una
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burocrazia di lingua araba ed economicamente sviluppato grazie ad una fitta rete commerciale.
Si moltiplicano inoltre incursioni sulle coste dell'Italia meridionale da parte di bande di pirati "saraceni" provenienti dal
Maghreb islamico, che nel 902 conquistarono la Sicilia bizantina, e occuparono Bari e Taranto. Altre bande di predoni
saccheggiarono la zona del basso Rodano.
Le popolazioni della regione scandinava erano: Danesi, Gotar, Svedesi, Normanni, indicate “uomini del nord” (Normanni).
La prima fase dell’ espansione scandinava fu caratterizzata da attacchi feroci, improvvisi e concentrati, che portarono
l’incendio di Parigi nell’ 859.
Progressivamente le rapide scorrerie vennero sostituite dall’ imposizione di riscatti collettivi alle popolazioni aggredite e
dalla creazione di insediamenti commerciali, che diedero vita a vere e proprie formazioni politiche, frutto della conquista
militare.
Nella regione di Caux (il futuro ducato di Normandia), ottenuta a titolo di beneficio nel 911 dal loro capo Rollone, i
Normanni si integrarono presto nel mondo franco. Da quella regione partì il duca di Normandia, Guglielmo il
Conquistatore, che con la battaglia di Hastings nel 1066 portò a compimento la conquista dell’ Inghilterra.
Altri Normanni scelgono l'attività di mercenari, mettendosi al servizio delle forze in lotta nell'Italia meridionale.
Gli Ungari (o Magiari) erano nomadi di lingua ugofrinnica originari della steppa asiatica a nord degli Urali. Verso la metà
dell' VIII secolo si erano spostati lungo il basso corso del don, prima di essere spinti verso Occidente dai turchi. Dopo aver
sconfitto gli slavi Moravi nell’ 896, si stanziarono in Pannonia, nella Pianura danubiana, dove nel 924 saccheggiarono
Pavia, alla Sassonia e alla Lorena.
Per controbattere i loro attacchi, i re di Germania seppero organizzare forze di cavalleria leggera, fino a quando nel 955
Ottone I inflisse loro una pesante sconfitta a Lechfeld.
Verso la fine del X secolo vennero a patti con i sovrani tedeschi, e progressivamente si sedentarizzarono nella regione che
da loro prese il nome di Ungheria, interrompendo le scorrerie; agli inizi dell'XI secolo vengono convertiti-integrati da papa
Silvestro II.
2. La reazione dell'Occidente e il radicamento degli "invasori".
L'irruzione delle popolazioni fu resa possibile:
• dalle tecniche militari messe a punto dagli invasori, inconsuete nel mondo carolingio e postcarolingio (es: uso di
flotte composte da navigli agili e rapidi);
• dall'inconsistenza della difesa organizzata dagli organismi centrali, impotenti a mobilitare eserciti in grado di
fronteggiare le tecniche belliche degli invasori.
Alla debolezza del potere pubblico si tentò di reagire con un movimento spontaneo di autodifesa da parte delle popolazioni
e dei potenti in grado di garantire loro protezione (non gratuita). I Carolingi avevano tentato di fermare e punire la nascita
di questi castelli "abusivi" e privatI ma, con il moltiplicarsi delle aggressioni nel X secolo, decisero di non condannare più
questi tentativi di autodifesa, e a in alcuni casi cominciarono a legittimarli.
Vennero rilasciate concessioni per costruire castelli non solo ai vescovi, ma anche a privati e a comunità.
Come per i "popoli in movimento", anche qui le strutture di potere subirono una trasformazione, anche se avvenne in forma
più circoscritta rispetto al passato; ora si determinò un'importante "occidentalizzazione", non priva però di casi di
esperienze politico-istituzionali di tipo diverso:
• Guglielmo il Conquistatore, dopo la conquista dell'Inghilterra, importò un modello di schema politico basato su
rapporti feudali instaurati tra il monarca e i suoi collaboratori (che si spartivano il territorio conquistato);
distribuendo i feudi tra i suoi baroni, Guglielmo stabilì un numero preciso di cavalieri da insediare nelle varie terre,
in modo da conoscere con precisione il numero di combattenti a disposizione. Ciascun feudatario deteneva un
fondo incastellato (manor) censito nel 1086 nel Domesday Book, il registro di tutti i possedimenti fondiari del
regno, dei vassalli e degli abitanti residenti che costituì la base per l’imposizione dei tributi.
• I Normanni conservarono e mantennero le strutture amministrative dei precedenti regni anglosassoni (come
l'articolazione giudiziaria e il controllo fiscale).
• I Normanni che conquistarono il Mezzogiorno importano istituzioni feudali particolari: la figura del sovrano
assume un ruolo centrale, in grado di controllare in regno attraverso una rete amministrativa che organizzava la
giustizia e la fiscalità; tutta l'organizzazione della corte costituisce un efficace mezzo per contrastare i tentativi
centrifughi dei poteri locali dei baroni.
All’amministrazione dei beni regi e alla riscossione fiscale provvedeva un sistema centralizzato di dohanae, mentre
l’esercizio della giustizia regia era affidato a giustizieri provinciali, alle dipendenze di un Gran giustiziere di corte.
Il modello normanno della forma del governo misto, ad esempio, verrà ripreso anche negli sviluppi successivi del
Mezzogiorno. 26
3. Lo sviluppo dei poteri signorili nelle campagne.
La reazione alle nuove invasioni aveva prodotto una militarizzazione del territorio, accentuando lo sviluppo autonomo del
potere.
Le circoscrizioni tradizionali si divisero in una pluralità di centri di potere autonomo.
Furono i grandi possessori, laici ed ecclesiastici a imporre il comando sugli uomini, spesso anche al di là dei confini dei
propri possedimenti, tale processo, definito di dislocamento del potere. La conseguenza, accanto all’ eclissi dell’autorità
regia, fu la profonda alterazione delle condizioni giuridiche della popolazione residente. Ciò valeva sia per i massari,
livellari e lavoratori della grande azienda curtense, ma anche per i minori proprietari fondiari, detti allodieri, dal pieno
possesso dei propri beni (allodium), che in precedenza affluivano nell’ esercizio comitale come exercitales, o eribanno.
Il sistema signorile interruppe ogni tipo di relazione diretta tra potere centrale e sudditi e funzionò come intermediario.
Questa dipendenza è stata realizzata attraverso tre tappe:
1. uso della violenza, al fine di provocare la sottomissione dei contadini per paura, costretti all'imposizione del
districtus anche per ambiti non giudiziari;
2. livellamento verso il basso delle condizioni giuridiche precedenti e alla scomparsa dei liberi homines e con la
comparsa della schiavitù rurale. Venne creata la categoria dei rustici, sottomessi in seguito all'adozione di un corpo
di "cattive consuetudini" di tipo vessatorio;
3. raggiungimento di un equilibrio tra governanti e governati con l’affermarsi, a partire dal primo quarto del XII
secolo, di precise consuetudines loci in cui confluiranno sia le “cattive” sia le “buone” consuetudini, patteggiate
bilateralmente con le comunità dipendenti. I signori si imposero nelle campagne come autorità unica su tutti i
residenti del luogo.
4. La geografia politica dell'Europa postcarolingia: signorie e principati territoriali.
L'accrescimento degli abitanti della campagna favorì la moltiplicazione di insediamenti rurali, il che andò a mutare la carta
del popolamento rispetto all'età precedente: ora si impone ovunque il modello di villaggio accentrato in cui risiedeva una
popolazione stabile organizzata in comunità.
Il consolidamento della signoria "locale" o "territoriale" contribuì alla precisazione di un “distretto” delimitato da confini
territoriali ben precisi entro cui tutti i residenti sono sottoposti al potere del dominus loci, dove il termine locus significa
villaggio, sottolineando il trapasso da una concezione personale dell’ esercizio della signoria a quella territoriale e dunque
complessiva. in questo senso:
• dominus assunse le prerogative originariamente pubbliche, e venne indicato anche come signore di banno;
• locus, il villaggio, era controllato dal castello, che il signore ha integrato , oppure ha edificato ex novo sulla terra.
Il suo patrimonio divenne simbolo e strumento concreto della protezione e della coercizione esercitata sui
residenti.
La proliferazione dei castelli, nel basso medioevo, coincise con la proliferazione delle singole signorie territoriali.
Nel regno di Francia, già dalla metà del X secolo, si erano affermati centri di potere connessi con dinastie nobiliari,
collegate da formali vincoli vassallatici con il re, ma a lui pari nell'esercizio dei poteri pubblici; si andò sviluppando inoltre
una progressiva frammentazione signorile.
Dopo la metà del X secolo sorsero nuovi castelli senza legame con il potere delegato dal conte, e si sviluppano signorie
autonome: alla fine del processo il regno di Francia appariva suddiviso in molti principati e signorie di castello, mentre si
andava via via affermando una sorta di “regalità signorile” da parte dei detentori del potere pubblico.
Il termine comitatus/contea, non indicherà più una carica pubblica tenuta per delega sovrana e revocabile, bensì un vero