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Estratto del documento

XIII

Papa Urbano IV promise a Carlo che, una volta sconfitto il regime svevo, gli avrebbe concesso il Regno di

Sicilia. Carlo però doveva impegnarsi a pagare un forte tributo annuo al papato e ad armare trecento cavalieri

che combattessero per lui.

Carlo non perse l'occasione per conquistare le zone del Mezzogiorno d'Italia.

D'altra parte al papa conveniva cedere il territorio meridionale alla Francia, poiché avrebbe significato la relativa

dipendenza del regno meridionale dalla Chiesa romana e poteva costituire una grande lega guelfa.

L'insoddisfazione dei siciliani nei confronti del governo angioino degenerò in un aperto conflitto. La

sollevazione antifrancese fu chiamata rivolta del Vespro. Ovviamente le cause del conflitto erano di natura

prettamente politica. Questa rivolta mise in evidenza un'altra forza politica emergente, ovvero il Regno catalano-

aragonese, il cui re, Pietro III, coltivava l'ambizioso progetto di estensione dei suoi domini sulle coste e sui regni

mediterranei.

L'intervento aragonese nella contesa tra francesi e nobili dell'Italia meridionale fece guadagnare a Pietro III

l'offerta da parte di quest'ultimi della Corona siciliana. La resistenza francese condusse a una situazione di stallo

politico, che fu sbloccata dall'elezione a papa di Bonifacio VIII. Egli riuscì a far accettare agli Angioini e agli

Aragonesi il Trattato di Anagni: in cambio della sua investitura feudale sul Regno di Sardegna e Corsica, il

nuovo re aragonese Giacomo II cedeva agli Angioini la Sicilia. In Sicilia non venne riconosciuto il dominio

angioino e la Corona regia fu concessa a Federico III, figlio di Giacomo. La nuova situazione fu nuovamente

chiarita dal papa con il Trattato di Caltabellotta, in cui Bonifacio concedeva il titolo di 're di Trinacria' a Federico

III, dietro la promessa che dopo la sua morte il regno sarebbe ritornato agli Angioini.

In forza del trattato di Anagni e del rinnovo dell'infeudazione della Sardegna nel 1297, i catalano-aragonesi

prepararono il piano di invasione dell'isola. La conquista della Sardegna terminò nel 1326 e fu comunque una

conquista solo parziale.

Crisi agricola e demografica

Il XIV secolo in Europa si aprì con un generale rallentamento della crescita produttiva che si manifestò

in primo luogo ne settore agricolo. Lo sviluppo demografico dei secoli precedenti aveva infatti spinto a

coltivare nuove aree. Interrotta la fase di espansione, i terreni marginali furono i primi ad essere

abbandonati.

Una delle cause che scatenarono la crisi agricola può essere imputata a modificazioni delle condizioni

climatiche.

Nel corso del Trecento l'enorme crescita della popolazione non era più sostenuta dalla produzione

agricola, si ebbe così una carestia generale a cadenza decennale. I prezzi dei generi alimentari crebbero

vertiginosamente, quindi era impossibile per molti procurarsi il cibo. Ci fu un conseguente crollo delle

nascite ed un'epidemia a causa delle carestie.

La peste

Dall'Oriente, inoltre, tornò la peste, portata probabilmente da cavalieri mongoli. A favorire la diffusione

concorsero le scarse condizioni igieniche e l'aumento dei traffici internazionali.

A causa di questa epidemia il recupero demografico fu molto difficile, anche perchè si stima una perdita del 20 o

25%, ma in alcuni Paesi anche un terzo della popolazione uccisa. La selettività su anche sociale, poiché i più

abbienti riuscirono spesso ad evitare il contagio rifugiandosi in campagna.

La fenomenale rapidità della diffusione creò manifestazioni di panico collettivo. Si indebolì la fiducia nelle

istituzioni cittadine, anche i lazzaretti erano spesso inefficaci.

Si rivelò complicata anche l'organizzazione delle sepolture, a causa del grande numero e per la scarsità di

personale disposto a rischiare il contagio. La paura portò anche al deterioramento dei rapporti familiari e della

solidarietà umana. Questa epidemia portò a devozioni religiose popolari che, ovviamente favorirono il contagio.

In quel periodo ebbero grande sviluppo i battuti. Essi si infliggevano, spesso per 33 giorni e mezzo, durissime

penitenze. Il movimento si propagò velocemente in tutta l'Italia centrale e settentrionale, poi in Provenza, in

Francia, Germania e in Austria.

Molto diffusa fa la reazione popolare che cercava di individuare un capro espiatorio. Si pensava che Dio avesse

voluto punire i musulmani e che questi si fossero vendicati, contaminando anche l'Occidente. In Inghilterra la

colpa fu spesso attribuita alle streghe. Anche i lebbrosi furono accusati di volersi vendicare, ma l'oggetto della

rabbia popolare furono soprattutto gli ebrei, accusati di magia, che vennero perseguitati in particolare in

Germania e in Spagna.

Di fronte a un pregiudizio di questo tipo, nemmeno la bolla con cui papa Clemente VI tentò di arginare il

fenomeno appellandosi all'evidenza che la pesta colpiva indiscriminatamente appartenenti a ogni religione e che

si era diffusa a prescindere dall'assenza di ebrei in determinate regioni.

Trasformazioni economiche e conflitti sociali

Le carestie, la peste e le guerre ebbero profonde ripercussioni sulla vita della popolazione sia rurale che urbana.

Ma l'interno sistema economico, politico e sociale era comunque avviato verso profonde trasformazioni.

L'equilibrio delle nuove realtà urbane poggiava sulla produzione economica e la stabilità delle campagne, mentre

queste traevano beneficio dai commerci.

Il primo cambiamento del mondo rurale fu il definitivo abbandono dei terreni marginali. Aumentarono inoltre i

terreni destinati all'allevamento: in Inghilterra, in Spagna e nel sud Italia si preferì l'ovino, mentre in Germania e

in Italia settentrionale si sviluppò l'allevamento di bovini.

L'effetto combinato dello spostamento dei contadini nelle terre più fertili migliorò l'alimentazione della

popolazione rurale.

Le rivolte contadine ripresero vigore nel Trecento. Nel 1353 nelle Fiandre i piccoli proprietari e gli affittuari

delle terre, esasperati dalla carestia e dalla pressione fiscale, si erano rifiutati di pagare le tasse e le decime per il

clero. La rivolta più nota è sicuramente jacquerie, iniziata nel 1358 nel Nord della Francia.

A causa della poll-tax (tassa imposta a tutti a prescindere dal reddito) anche in Inghilterra scoppiò una rivolta.

Essa, infatti, triplicò a causa della Guerra dei cent'anni e nel 1381 la rivolta ebbe inizio.

Anche il mondo cittadino subì profonde trasformazioni, dovute allo sviluppo degli Stati nazionali. I primi

problemi si ebbero in campo finanziario. Alcuni dovettero fronteggiare forti indebitamenti e alcuni arrivavano

alla bancarotta.

Il settore dell'economia urbana in cui il cambiamento fu radicale fu quello dell'industria tessile. Qui più che un

ribasso dei prezzi si manifestò una diversificazione della domanda. Le classi sociali emergenti non chiedevano

più un prodotto a basso prezzo, ma vesti in tessuto pregiato. Sopravvissero solo le imprese che riuscirono ad

adeguarsi in tempi brevi alle nuove richieste di mercato.

I lavoratori della lana furono messi in difficoltà dal nuovo sistema di lavorazione e privati di ogni tutela durante i

periodi di disoccupazione, che dette origine a frequenti scontri sociali. La rivolta scoppiò per la prima volta a

Perugia nel maggio del 1371, la seconda a Siena nel luglio dello stesso anno, durante la quale i rivoltosi con gli

artigiani riuscirono ad impadronirsi del potere, ma vennero presto sconfitti. La più famosa però è sicuramente

quella dei 'Ciompi', a Firenze nel 1378.

Dall’impero universale a quello dinastico

La stretta relazione tra l'autorità papale e imperiale provocò una condizione di conflittualità permanente. A lungo

andare tale situazione portò all'indebolimento di entrambe le istituzioni. Prima fu l'impero, poiché il potere

sovrano era frammentato in una miriade di autonomie locali.

Dopo la morte di Corrado IV infatti fu impossibile rieleggere un imperatore per quasi vent'anni.

Il primo tentativo di uscire da questo stato di cose fu compiuto da Enrico VII, re di Germania, che voleva farsi

incoronare imperatore.

Scese allora in Italia che era divisa sostanzialmente in tre:

 il Regno di Italia (area centro-settentrionale);

 nel Centro lo Stato della Chiesa;

 a Sud il Regno di Napoli.

Tra i sostenitori del sovrano tedesco emerse la figura di Dante Alighieri, che nel suo trattato 'De Monarchia'

imperatore e papa avrebbero dovuto guidare gli uomini rispettivamente verso la salvezza.

La spedizione di Enrico arrivò subito alle orecchie dei Comuni guelfi che dettero vita d un'alleanza anti-

imperiale.

Anche il regno di Ludovico il Bavaro fu fin dall'inizio caratterizzato dall'antagonismo con il papato. Ma,

schierato con i Comuni ghibellini, scese in Italia nel 1327 e si fece incoronare e fece eleggere come antipapa

Niccolò V. Tornò poi in Germania, ma non si affievolì lo scontro politico e culturale.

Il contrasto con il papato favorì il rafforzamento dei rapporti tra l'imperatore e i principi tedeschi, che, nella

Dieta imperiale (1338) riconobbero Ludovico come loro imperatore.

Nel 1355 fu incoronato imperatore Carlo IV che con la 'Bolla d'oro' stabiliva che la nomina imperiale fosse

affidata ai principali principi tedeschi, detti elettori.

Pur non eliminando i conflitti tra i diversi poteri che caratterizzavano la realtà politica , la Bolla d'oro costituì un

punto di riferimento preciso all'interno di una situazione fluida, infatti cominciarono a costituirsi le

caratteristiche necessarie a trasformare i vari principati in Stati moderni. Contemporaneamente gli imperatori,

però, cercarono spesso di liberarsi dal condizionamento dei grandi elettori per rendere ereditario il potere

imperiale.

La guerra dei cent’anni

A determinare una situazione di conflittualità permanente tra i regni di Francia e d'Inghilterra concorsero

elementi di vario tipo:

 in entrambi i regni vi erano due monarchie dotate di maggior autorevolezza e prestigio in concorrenza

tra loro;

 il sovrano inglese, si ritrovava ad essere il vassallo di quello francese, in quanto titolare di diritti feudali

in vaste aree della Francia;

 la Francia mirava ad ostacolare i rapporti commerciali che i ricchi territori delle Fiandre intrattenevano

con l'Inghilterra;

 l'Inghilterra rivendicava il ducato di Normandia e mal sopportava il sostegno francese alla Scozia.

All'interno di questo lungo periodo di contrasti, le vicende tra il 1337 e il 1453, vengono comunemente

denominate Guerra dei cent'anni.

Nella prima fase della guerra, caratterizzata dalle Battaglie di Crécy e di Poitiers e conclusasi con la pa

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A.A. 2015-2016
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dudetta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Panero Francesco.