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ITALIA
Alla fine del XXI secolo si supponeva che l'Italia fosse ritornata al centro dell'economia. L'Italia è riuscita a sviluppare il processo dell'industrializzazione con una serie di limiti, che si sono trasformati nel tempo in una serie di vincoli.
L'Italia non è sempre stata nella periferia. Dal XII al XV secolo era al centro dei processi di trasformazione storica, economica e culturale europei (fino alla peste del Seicento). L'Italia aveva dominato in questo lungo periodo (il mercante era l'imprenditore per eccellenza), avviando una serie di cambiamenti importanti in tutta Europa (deteneva il dominio del Mar Mediterraneo). Le corporazioni italiane avevano primeggiato per quanto riguarda le manifatture pregiate. Nella pianura Padana si erano sviluppate delle tecniche di trasporto dell'acqua per l'irrigazione dei campi, che avevano reso produttivo gran parte del territorio. Il dominio dell'Italia
riguardava tutti i campi, compresi la medicina e la finanza. Tutto ciò caratterizzava soprattutto le grandi città italiane, le metropoli del periodo, che avevano una media di circa 100 mila abitanti, addirittura Venezia ne contava circa 150 000. Roma invece aveva un ruolo più amministrativo e di servizi che di città manifatturiera, in quanto era la sede dello Stato Pontificio. I primati dell'Italia riguardavano l'agricoltura, le istituzioni e le città. Le corporazioni disciplinavano le modalità di produzione, ma anche le modalità di introduzione dell'innovazione. Studiando la crescita delle corporazioni si comprende l'avvio del declino italiano. Dal 1500 l'Italia passa alla periferia, dall'essere paese centrale. Il culmine della crescita economica italiana coincide con il Rinascimento. L'Italia che arriva al suo apogeo in termini di ricchezza smette di investire in attività produttive, epreferisce investire in edifici, arte e cultura, poco redditizi. C'è una rinuncia della classe dirigente nel primeggiare, preferendo le feste di palazzi e il lusso rinascimentale. A lungo si è pensato che l'Italia avesse perso la sua leadership per via delle scoperte geografiche (America). Tuttavia nell'ambito delle manifatture si spiega la caduta. Infatti dal 1500-1600 altre corporazioni hanno trovato modelli produttivi più efficienti rispetto al modello italiano, riuscendo ad incontrare i cambiamenti e i gusti dei consumatori, in quei settori in cui l'Italia aveva primeggiato: la lana, il cotone e la seta. I Paesi fiamminghi riescono a sottrarre il primato italiano, spostando la centralità dell'economia dalle città italiane ad Amsterdam. In questo periodo la grande pittura seicentesca si sviluppa nelle Fiandre. In Italia solo Caravaggio riesce a "sopravvivere", perché i pittori fiamminghi sono moltopiù apprezzati e richiesti. Nelle campagne fiamminghe si sfugge al fisco, si sfugge al controllo corporativo che vincola la produzione, e soprattutto i pittori riescono a far valere le proprie abilità senza grossi sforzi economici, grazie al lavoro agricolo della propria famiglia.
Dalla pittura lo sviluppo economico si trasferisce in tutte le altre attività produttive. In Italia c’era una forte concentrazione della ricchezza, che ostacolava lo sviluppo produttivo: i pochi ricchi smisero di investire in attività produttive. Questo processo avvenne in un momento in Europa in cui si andavano sviluppando gli stati moderni, gli stati nazionali. Soprattutto la Francia emerge come stato moderno. Anche da questo punto di vista l’Italia perde la sua opportunità, rimanendo un territorio di contesa. Gli scontri avvengono infatti in Italia (guerre italiche) tra il Cinquecento e il Seicento. Questo perché l’Italia deteneva molte ricchezze che
Facevano gola ai Paesi europei. Le guerre incidono però anche sulle risorse alimentari, e il cibo favorisce il trasporto da parte dei soldati dei virus e delle malattie. Dopo aver guidato per diversi secoli l'Europa, l'Italia comincia la sua carriera come Paese periferico. La seta diventa lo strumento per eccellenza dei commerci internazionali. L'Italia aveva sviluppato la macchina più complessa per la lavorazione della seta, i mulini alla bolognese, che azionavano i filatoi. Questi mulini hanno rappresentato l'apice della crescita economica italiana. Eppure rinuncia al primato e ad essere il luogo della manifattura, perdendo la propria centralità, diventando fornitore della materia prima (non fornisce più i filati ma la seta grezza). Si limita a dominare il processo produttivo della seta (fornendo abiti, vestiti, arazzi, ecc.) a fornire la materia prima perché altri la lavorino. Il filato grezzo veniva esportato a Lione, dove poi...
veniva distribuito in tutte le campagne per essere lavorato. Quando l'Italia decide di porsi in questa situazione, diventa fornitore della materia prima. Il nord va sempre più specializzandosi, e il sud Italia si dirige verso la produzione di pasta e grano duro. Si distinsero sempre di più il nord dal sud, che non dialogarono più tra di loro. Questo si rivelerà un problema poi per l'unità d'Italia. Il meridione si specializza in tecniche agricole costiere, destinate non più all'Italia, ma ai Paesi esteri (gli alcolici ad esempio, venivano venduti agli inglesi).
Questo declino ha però anche degli aspetti positivi al suo interno, su cui l'Italia rimane legata all'Europa. Tali aspetti sono quelli su cui si svilupperà l'economia dopo l'unità. Tra di questi vi è:
- l'agricoltura, che si libera dalla servitù della gleba e dal feudalesimo già dal Seicento
Settecento (molto in anticipo rispetto agli altri Stati europei)
il mercato transnazionale, in particolare la Pianura Padana, che viene attrezzata favorendo la crescita della produttività. Viene introdotto il foraggio, nascono le grandi cascine nel 1600, per mantenere le bestie sul territorio senza ricorrere alla transumanza. Questo significava aumentare la fertilità del terreno e quindi più produttività agricola e di conseguenza casearia, da esportare in tutta Europa. L'apertura dei mercati incentiva gli investimenti. Il declino non si accompagna quindi con un ritorno alla feudalizzazione, ma verso nuove istituzioni.
la fuga dei cervelli verso l'Europa. Dopo il 1500 l'Italia perde il suo dominio intellettuale. I grandi pensatori italiani contribuiscono al grande illuminismo europeo. Tra di questi vi sono Beccaria, i fratelli Verri. Questi personaggi creano istituzioni moderne, i giornali, su cui diffondere le proprie idee teoriche e pratiche.
Fratelli Verri sono coloro che compilano i bilanci di Milano, portando le loro idee nelle istituzioni. Viene sviluppato il sistema del catasto teresiano. Carlo Cattaneo fonda la rivista "Il Politecnico", preoccupandosi della tecnologia italiana confrontata con la tecnologia diffusa in Europa. La crescita dell'Italia ha inizio quando si riesce a rompere il vincolo demografico che limitava la natalità e manteneva elevata la mortalità. La rottura dell'equilibrio demografico avviene dopo la metà dell'Ottocento, perché in questo periodo viene meno il vincolo tra risorse alimentari e popolazione. La Pianura Padana già dal Settecento va specializzandosi verso prodotti destinati al mercato, come il mais, il riso, il gelso, la vite, gli alberi da frutta. In meridione si specializza la coltura agraria. Nella prima metà dell'Ottocento, finite le rivoluzioni napoleoniche che hanno abolito le istituzioni feudali, si riassetta il.territorio europeo. L'Italia si trova in questo periodo suddivisa in vari stati: Gli Stati sardi, con alla guida il regno sabaudo (Piemonte e Liguria molto avanzati e Sardegna più arretrata).
Piemonte e Liguria sono liberoscambiste, consapevoli della necessità di alleati per liberarsi degli austriaci dall'Italia. Gli alleati individuati dal regno sabaudo e da Cavour sono Gran Bretagna e Francia. Per potersi alleare con questi stati hanno dovuto accettare le loro regole, e quindi il liberoscambismo. Il Piemonte si specializza nell'industria della seta. Due grandi problemi riguardano l'esportazione dei prodotti in Europa, ma anche il trasporto, destinato ai commerci e alla mobilitazione delle truppe. Genova dopo l'impero napoleonico aveva perso la sua centralità (massima tra il 1500 e il 1600), e doveva reinventarsi. La città quindi diventa la frontiera dell'industria moderna e meccanica. Le prime imprese ferroviarie nascono a Genova,
ma nascono anche nuove banche. In tutto il territorio viene favorito l'alfabetismo e si diffonde la scuola dell'obbligo. Il lombardo-veneto, distinto in due aree. La Lombardia, che è stato il centro di cambi istituzionali, che accompagnano il processo di innovazione della Pianura Padana. Si sviluppa l'affitto misto della terra, pagato in moneta e con il denaro ricavato dalla vendita dei prodotti della: gli affittuari si assumono il rischio imprenditoriale. Si sviluppano le macchine utensili, necessarie per la tessitura. La Lombardia diventa il luogo privilegiato per la realizzazione di manifatture tessili altamente privilegiate. Nascono importanti imprese, si sviluppa la linea ferroviaria Milano-Venezia. La Lombardia aveva una grande capacità attrattiva di investimenti e insediamenti esteri. Questo perché le imprese si rendono conto che la Lombardia poteva essere il luogo ideale per fornire il mercato italiano. Negli anni '60 nasce il
Politecnico di Milano. I medesimi processi avvengono qualche anno in ritardo e in maniera più dimensionata in Veneto. Teresa d'Austria aveva avviato il catasto teresiano, basato sul pagamento delle imposte in base alla produzione media dei terreni (più produttività e meno tasse). Venezia e il Veneto vedono nuovi elementi innovativi, rilevanti nello spingere queste terre verso l'industrializzazione. In particolare due imprenditori cercano di riportare le antiche manifatture venete verso la concorrenza europea, Marzotto e Rosso.
Italia centrale e Stato Pontificio, che comprende principalmente Roma, città di servizi, e Bologna, legata ai cambiamenti della Pianura Padana.
Italia meridionale, in cui la classe nobiliare domina su Palermo e Napoli con ancora una società latifondista.
Alcuni tentativi stranieri di industrializzare il territorio si limitano solamente il alcune aree geografiche, edurano finché lo Stato fornisce sussidi, ma
ità connesse alla gestione dell'azienda agricola. Il mezzadro mette a disposizione il proprio lavoro e le proprie conoscenze agricole, mentre il concedente fornisce il terreno, gli attrezzi e i mezzi necessari alla coltivazione. I due soggetti si dividono i frutti del lavoro in parti uguali, con il mezzadro che si occupa principalmente delle attività manuali e il concedente che si occupa della gestione amministrativa e della vendita dei prodotti. La mezzadria è stata una forma di organizzazione agricola molto diffusa in Toscana fino alla metà del XX secolo, quando è stata gradualmente sostituita da altre forme di gestione aziendale. Oggi, la mezzadria è considerata un'antica tradizione che ha lasciato un segno indelebile nella storia e nella cultura della regione toscana.