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La conquista della Valcamonica
Valcamonica, non era stataera in preventivo di prendere finalmente anche la Valcamonica, e iniziano le trattative conalcuni nobili di quella valle per indurli ad optare per il governo e il dominio veneziano, perschierarsi decisamente dalla parte di Venezia; il Senato concede al conte di Carmagnola,pieni poteri anche per quanto riguarda la campagna di Valcamonica, e gli dicesostanzialmente che può fare quello che vuole, può patteggiare, può promettere, può anchecomprare (gli danno anche una discreta possibilità economica), insomma gli danno pienipoteri purché la Valcamonica risultasse conquistata, e che le forze della Valcamonica sidichiarassero disposte ad accettare il nuovo dominio e così come aveva fatto da altre parti,Carmagnola, abbonda in promesse e in pattuizioni e cose del genere e appena laValcamonica viene conquistata i beneficiari di queste promesse si presentano a Venezia perfar si che venisse rispettato quanto ottenuto precedentemente.
e il primo che si presenta è Bartolomeo da Cemo, che arriva direttamente a Venezia con tutto il suo seguito, e porta gli atti, i patti fatti con il Carmagnola, e secondo questi patti ottiene la piena conferma di tutti i poteri che aveva precedentemente, ad esempio lui era il conte di Cemo, padrone dell'omonimo comitato, ma non solo sostanzialmente, ma ottiene la conferma del titolo di conte, e successivamente ottiene anche altre località, benché lui avesse pretese altrettanto maggiori, cioè in Valcamonica, e negli stessi anni, le grosse famiglie signorili erano due: quella rappresentata dal conte di Cemo e i Federici. I Federici in quegli anni dimostravano una fedeltà per lo meno ambigua perché non si capiva da che parte stessero perché non avevano optato in maniera decisiva per il governo veneziano, e il loro nemico storico, il conte da Cemo, pretendeva che Venezia assegnasse a lui tutti i poteri precedenti dei Federici, e dunque tutti iPoteri dei Federici, a suo dire, dovevano essergli consegnati, e Venezia assume un atteggiamento prudente, lo invita ad aspettare perché si voleva vedere, da parte veneziana, come si evolveva la situazione, perché non si vuole intervenire in maniera così radicale, ed evidente, e dunque nel 1432 e qualche anno dopo, la ribellione dato che non erano decisi ad accettare il nuovo dominio, almeno di uno dei Federici, Antonio Federici, era abbastanza manifesta, e invece il conte di Cemo si stava dando molto da fare, si stava mettendo molto in mostra combattendo, cercando di difendere i confini, così facendo mettendosi molto in mostra e benemerito agli occhi di Venezia, e così gli viene assegnata la contea di Cimbergo, ma non le località chiave e più significative che appartenevano alle giurisdizioni dei Federici, come Lozio ed Edolo, perché a detta di Venezia la situazione non era chiara e non si era chiarita, in realtà le autorità.
Il governo di Venezia si rese conto, molto chiaramente, che per quanto riguardava la Valcamonica dovevano destreggiarsi tra rancori e fazioni che avevano una storia locale, sostanzialmente, nelle quali la contrarietà o la fedeltà a Venezia era solo una scelta molto congiunturale, molto di circostanza, però quello che contava era lo scontro tra due casate signorili che da tempo e da sempre, cercavano di farsi fuori l'una con l'altra e di conseguenza Venezia capisce che non è il caso di intervenire in maniera così decisa e che si trattasse di fedeltà molto congiunturali, molto poco importanti, e lo avrebbe dimostrato dieci anni dopo il radicale rovesciamento di posizioni quando i Federici diventeranno i fautori del dominio veneziano e i Da Cemo diventeranno i nemici, quindi si rivolteranno le parti, e quindi Venezia si rende conto che in Valcamonica si trova difronte a lotte e rancori di carattere locale e non allo scontro tra i fautori e i contrari.
dell'instaurazione del suo governo, dunque un capovolgimento da questo punto di vista e la modifica della titubanza e della prudenza che le autorità veneziane manifestano in questi primissimi tempi e anche perché a Venezia si comprende che i Federici sono divisi in vari rami e che non tutti sono filo-viscontei e ci sono alcuni che dimostrano un atteggiamento molto più conciliante nei confronti di Venezia e sono molto più concilianti e molto più propositivi, e per questo motivo riescono a conservare il patrimonio dei Federici specialmente del ramo di Curzone, e Venezia finisce per attribuire a costoro i beni dei congiunti di fedeltà dubbia, però mantiene nella valle entrambe le casate signorili e non arriva alla privazione di una di esse, ma rispetta gli ambiti di autonomia. Anche nel bresciano, non solo nella ratifica dei privilegi particolaristici ereditati da periodi dell'esercizio di diritti pubblici, e precedenti si attua la politica.di dispersione a privati questa politica di dispersione a privati dell'esercizio di diritti pubblici, Venezia la intraprende anche in altre realtà del territorio, e anche in questa provincia Venezia si dimostra disposta fin dall'inizio a delegare, per quanto possibile a privati e a persone più importanti e ai condottieri più importanti e significativi, molta parte delle prerogative di governo e di dominio, soprattutto, diventa significativo questo fatto se si considera il fatto che queste deleghe riguardavano la difesa di questi luoghi, e se attribuita a questi, essi difenderanno con un furore molto maggiore e non solo militando sotto una bandiera, e quindi già prima di entrare in possesso del bresciano, Venezia si era impegnata a concedere, ad esempio, al marchese di Mantova, Asola e Lonato, che era impegnato a guerreggiare a suo nome, perché voleva come minimo in feudo Asola e Lonato, che sono concessi a Gian Francesco Gonzaga, anche perchélui precedentemente aveva avuto in feudo Peschiera, e anche perché i Gonzaga saranno presenti sia tra i congiurati cambrici e nella stessa Lega del dicembre 1508, in cui tutte le maggiori potenze e anche questi piccoli principi come i Gonzaga, saranno presenti e penseranno come ripartirsi il dominio veneziano dopo averlo distrutto qualche tempo dopo, i Gonzaga richiederanno espressamente di riavere Peschiera, Asola e Lonato, feudi che avevano avuto precedentemente da Venezia nei primi decenni del '400 e di cui erano stati provati per palese fellonia, cioè per essere passati al servizio di qualcun altro, e già inizialmente Gian Francesco Gonzaga combatte ancora al soldo di Venezia e quindi gli concedono nel marzo 1428 Asola e Lonato, addirittura dopo una discussione in seno al Senato veneziano si acconsente che questa diventi una donazione libera e quindi neanche una giurisdizione feudale, e poi ci sono altri che beneficiano di altro, e per esempio c'era unmilitare di rango medio, Giovanni Galeazzo Ponzoni, costui era unaspecie di luogotenente del Carmagnola, e infatti Giovanni Ponzoni aveva con le sue truppeconquistato Castelletto, che era difesa dalle truppe viscontee, e in questo caso Venezia attuauna specie di infeudazione sul campo, e cioè visto che l'aveva conquistata gliela concedonoin feudo e il 1 luglio 1427 gli viene concessa, a questo personaggio dei ranghi minori lagiurisdizione di Castelletto, una sorta di insignorimento sul campo, un militare si conquistauna località e Venezia gliela concede in feudo, e ce ne furono anche altri di comandanti deiranghi medi, non particolarmente significativi che a seguito di atti di valore sui campi dibattaglia, ottennero come ricompensa, appunto, una giurisdizione feudale, ad esempioCavalcabò Calvalcabò, famiglia cremasca, aveva ottenuto da Venezia un feudo nelcremonese, Casteldidone, poi erano stati stabiliti i confini e questo territorio eradiventa parte dello stato milanese, e visto che lui era al soldo di Venezia gli era stato subito revocato e Venezia gli propone anche in questo caso un risarcimento, ed ecco la giurisdizione di Serniga che gli viene concessa proprio come risarcimento proprio dopo la sistemazione dei confini tra Repubblica di Venezia e Stato di Milano, e in questo caso la giurisdizione è solo in civile, perché la città vigila massicciamente, e il criminale/penale spetterà al podestà di Brescia, non alla città di Brescia perché non aveva il consolato come Vicenza, ma ai rettori della città di Brescia, dato che molto spesso le pretese di ampliamento delle proprie possibilità di giurisdizione da parte dei contri urbani, anche ad Udine succederà la stessa cosa saranno spostate ad una possibilità della capacità di ampliamento dei poteri giurisdizionali dei rettori veneziani nelle città, e la città di Udine non si