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La vitalità delle forze politiche e la crisi del sistema comunale
Proprio questa capacità di amalgamare ceti politici diversi, che cambiano e non sono definiti rigidamente, rappresentavano il maggiore aspetto di vitalità delle forze in campo, anche se la mitologia di governi larghi, nel senso di non proprietari, che non aveva possibilità, appunto i non possidenti non avevano diritto ad esercitare cariche; e anche il codice Napoleonico del 1804 prevedeva che i diritti politici spettassero solo ai possidenti, solo a coloro che possedevano qualcosa; comunque sostanzialmente era questa la caratteristica principale, e anche il furore antimagantizio è mosso anche da specifici istanze che provengono da ceti sociali non generalmente abbienti. Dalla seconda metà del Duecento questo sistema comunale entra sostanzialmente in crisi; lotte tra comuni e comuni; rivincite parzialmente dei signori del contado, e in alcune situazioni più che essere spazzati via, confluiscono addirittura nei comuni cittadini, e ci sono alcuni comuni.
peresempio in area piemontese che nascono mediante la messa in comune dei vari privilegi e poteri daparte di casate nobiliari, e il caso del comune di Torino nasce come comune signorile, nella secondametà del Duecento, non ha la storia precedente di amalgama, di crescita delle forze sociali diverse.In ogni caso, alla fine del Duecento, il modello comunale della città-stato, il modello del controllodel territorio entra sostanzialmente in crisi e soprattutto la situazione complessiva diventaabbastanza complicata, ci sono guerre e scontri, il che significa che le popolazioni cercanoprotezione e rifugio presso chi è in grado di darlo, e quindi i signori del contado riescono ad avereuna rivitalizzazione in questo senso, e si va verso una scrematura notevole delle varie città-stato,e dall’inizio del Trecento inizia ad affermarsi un fenomeno ulteriore diche diventano indipendenticomposizione territoriale si va verso il cosiddetto fenomeno signorile. Ilfenomeno signorile non significa che i signori del contado hanno avuto la meglio e hanno spazzato via le istituzioni comunali, ma dallo schema che prevedeva molti piccoli poteri elitari, molti piccoli comuni, si è passati a uno schema che prevede che i centri di potere inglobino i centri più piccoli. Le signorie italiane hanno una diversa origine e una diversa connotazione; ce ne sono alcune, come quella viscontea sullo Stato di Milano, che ha un'origine prettamente signorile e che ha una città come centro propulsivo. Dunque, non è identificabile solo come uno stato signorile, ma è almeno nella prima fase un centro che si espande inglobando i vari centri. Venezia, ad esempio, è il classico esempio, anche se l'acquisizione della Terraferma avverrà tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento, di una città-stato vera e propria che si espande, che ha ampliato i suoi territori e i suoi organi di controllo, fino a diventare uno Stato che arriverà aspaziare dall'Isonzo all'Adda. Quindi gli Stati signorili che non sono ovviamente tutti quelli che poi diventeranno Stati regionali, che poi avranno una vicenda istituzionale piuttosto lunga, per esempio quando Venezia da Commune veneciarum diventerà Dominium veneciarum tenterà di mettere in scacco altri Stati signorili esistenti sul territorio, si pensi alla Signoria Scaligera, a quella Carrarese, e dunque oltre a Venezia c'erano altri Stati signorili. Significa sostanzialmente che c'è questa ricerca di dimensioni statali e organizzative più ampie, e significa che questo sviluppo stabilisce qui dei criteri per l'organizzazione territoriale molto chiari, significa indebolimento e sottomissione dei centri minori, significa una pluralità di poteri che cominciano a confluire attorno al potere locale e territoriale che si dimostra più in grado militarmente, economicamente etc. di esercitare questa funzione coesiva diRaggruppamento dellerealtà circostanti. Quindi il processo di costituzione di questi nuovi ordinamenti statali comporta orain maniera più netta rispetto al periodo precedente perché il potere si svincola completamente dallestrutture sociali e non richiese più quindi anche in ambito locale il concorso di integrazione ol’emarginazione delle forze locali emergenti in ogni singolo territorio, ma significa che le istituzionipolitiche si avviano a staccarsi e ad innalzarsi nei confronti del corpo sociale e questo è unfenomeno più o meno del Mille. La tendenza è quella della creazione di strutture politiche piùampie e robuste che possono essere: a base cittadina oppure a base signorile. Nel contempo ilTrecento è altrettanto tristemente famoso perché vede durante il suo corso pesantissimi fenomeni diindebolimento dal punto di vista demografico di pesti e carestie anche da un punto di vista politicodella popolazione,
ma generalmente c'è una diminuzione complessiva della popolazione europea, anche se si pongono dei problemi di generalizzazione. La fine del periodo comunale è il fenomeno più chiaro, evidente, gravido in conseguenza di questo periodo, anche se lo schema di partenza del comune, della città-stato finisce per indirizzare gli avvenimenti, anche se il comune vero e proprio, come istituzione locale con tutte le caratteristiche è un fenomeno destinato a sparire oppure a rimanere in vita negli angoli-pertugi, si pensi ad esempio a San Marino, o alla Repubblica di Lucca, unici due esempi si città-stato vere e proprie, destinati a persistere negli interstizi tra gli Stati più grossi fino a lungo, San Marino dura tutt'ora, la Repubblica di Lucca durerà fino al Settecento. Quindi al di là di questi sporadiche permanenze, i comuni si ritrovano all'interno di compagini più ampie, la loro base è la corte signorile.
O una città dominante, dunque la tendenza è quella di costruire sistemi robusti con base cittadina oppure signorile, ma si può affermare che questo riassestamento complessivo si compie attraverso forme e modelli che adesso si rendono più simili che noi possiamo riscontrare nelle principali monarchie europee, quindi non necessariamente seguendo lo schema della città e del suo territorio circostante ma segue delle dinamiche che in un certo senso, avvicinano l'esperienza italiana a quella delle principali monarchie europee. I nuovi signori, i nuovi titolari di questi stati signorili, possono essere un'antica famiglia, come nel caso di Milano, affermatesi prima in città, e poi in grado di attuare questo grado di coesione con le realtà circostanti, ma possono essere città vere e proprie come la stessa Venezia, e come altrettanto vero è che gli Stati signorili non erano tutti uguali; sotto questo punto di vista questo è
paradossale se si pensa che le varie signorie che c'erano in Veneto avevano un atteggiamento molto diverso con i loro territori; si deve tenere presente che nel corso del Duecento il comune di Verona, era probabilmente in tutta Italia, quello che aveva compiuto con maggiore forza e risultati questa opera di comitatinanza, era il comune che era più riuscito a ampliare i propri poteri nel territorio circostante, facendo da solvente, quasi, delle realtà signorili. Una volta finito sotto la signoria Scaligera, il Trecento veronese è un periodo di progressiva sottrazione al comune stesso dei suoi poteri nel territorio circostante, nel senso che la famiglia signorile non solo nella città dominante cercava l'appoggio, ma lo cerca soprattutto rivitalizzando nel contado tutta una serie di forze signorili. Il Trecento veronese è un periodo caratterizzato dalla rinascita dei signori del contado, grosse casate signorili che diventano sostenitrici della
signoria eche di conseguenza stappano alla città tutto quello che essa aveva conquistato nel secoloprecedente. È partendo dall’esempio veronese, che Philip Jones dice che il Trecento italiano è ilsecolo della rivincita dei contadi, rivincita delle forze signorili; se noi spostiamo il nostro occhio daVerona a quella Ferrarese la teoria di Jones viene molto ridotta, nel senso che i carraresi al contrariofin da subito basarono i loro poteri sul rapporto strettissimo con il comune urbano, che era ilreferente principale e privilegiato dei loro poteri e di conseguenza anche sotto il periodo carrarese,le famiglie dell’aristocrazia feudale non ebbero mai un ruolo significativo, anzi furono costrette auna corta di sparizione complessiva, quindi la signoria carrarese era una signoria con baseprettamente urbana, e questo ebbe profondissime conseguenze sull’atteggiamento e la situazionepolitico-istituzionale di questi territori ebbe profonde conseguenzequando arrivò Venezia, e quando essa prenderà Verona significherà che su 80 giurisdizioni amministrative del contado, 60 sono private, e di conseguenza il contado veronese sarà sempre in cui la città avrà pochissimo spazio di giurisdizione, presa Padova ce ne erano, ma pochissima presenza.
Sono questi atteggiamenti, che poi condizionano gli altri, l’assetto complessivo durante l’età degli Stati regionali veri e propri.
Quando in ambito statale vero e proprio, ci sono dei vari poteri, tutto sommato abbastanza grossi che sottomettono anche località fuori dall’ambito provinciale, sono ambiti comunque che già lasciano intravedere i conflitti successivi che possono sorgere e il fatto che si va inevitabilmente verso un’ulteriore scrematura in spazi geografici sempre più ampi e di entità statali sempre più rigonfie, è il meccanismo per cui all’inizio del Quattrocento nei territori
Della Marca Trevigiana ci sarà un unico potere centrale, che è quello veneziano, e non ci saranno più le signorie scaligere o carrarese. Quindi il fenomeno di ricomposizione e di ampliamento e di consolidamento finirà per superare anche gli stati signorili in quanto tali, anche se alcuni di questi signori diventeranno signori di stati più ampi, come ad esempio i Visconti fino alla metà del Quattrocento poi subentreranno gli Sforza, e di conseguenza si va verso la creazione di entità politiche più ampie.
Si tenga presente che l'idea di Stato-nazione che in Italia si sviluppa molto tardi e che ha condizionato parte della storiografia di tutto il secolo scorso, è un'idea mutuata dagli storici del diritto dell'Ottocento. Sostenere sulla scia di Machiavelli che ci fossero nell'Italia del primo Cinquecento persone o realtà statali che avevano l'idea di unificare l'Italia è un clamoroso falso storiografico.
e non c'era proprio questa idea, come del resto lo è il discorso legato al duca Valentino. Proprio in questo senso se noi ci avviciniamo a questi stati applicando ad essi caratteristiche e criteri propri della nostra idea di Stati attu