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MISURA DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA - INDAGINI DIRETTE PRESSO LE IMPRESE
Le indagini condotte presso le imprese al fine di misurare la capacità produttiva dell'economia si basano sulla raccolta di informazioni di tipo qualitativo, sulle aspettative delle imprese coinvolte nelle indagini. (es. www.dati.istat.it - i.stat).
I risultati delle indagini vengono sintetizzati in forma di frequenze relative associate alle singole modalità.
Ad esempio: date le 3 modalità considerate dalle indagini più che sufficiente (+), insufficiente (-) e sufficiente (=), e indicato con R+, R-, R= il numero di corrispondenti per ciascuna modalità, le rispettive frequenze relative (P) saranno:
P+ = (R+)/R, P- = (R-)/R, P= = (R=)/R. (R+) + (R-) + (R=) = R. (P+) + (P-) + (P=) = 1.
R rappresenta il numero totale dei rispondenti.
Sulla base di ciò è possibile prevedere se il livello di utilizzazione della capacità produttiva tenderà a crescere, decrescere.
o per l'intera economia di un paese. Le misure della capacità produttiva sono importanti per valutare l'efficienza e la produttività di un'azienda o di un settore industriale. Una delle misure più comuni è il tasso di utilizzo degli impianti produttivi, che indica la percentuale di tempo in cui gli impianti sono effettivamente utilizzati rispetto al tempo totale disponibile. Questo tasso può essere calcolato come: Tasso di utilizzo = (Produzione effettiva / Produzione potenziale) * 100 Un altro indicatore importante è la capacità produttiva effettiva, che rappresenta la quantità massima di prodotto che un'azienda o un settore può effettivamente produrre in un determinato periodo di tempo. Questa misura tiene conto di fattori come la disponibilità di materie prime, la capacità degli impianti e la qualità della manodopera. La capacità produttiva effettiva può essere calcolata come: Capacità produttiva effettiva = (Produzione effettiva / Tempo disponibile) * 100 È importante notare che la capacità produttiva effettiva può essere inferiore alla capacità produttiva potenziale a causa di vari fattori, come la mancanza di domanda di mercato o problemi tecnici. In conclusione, le misure della capacità produttiva sono fondamentali per valutare l'efficienza e la produttività di un'azienda o di un settore industriale. Queste misure possono essere utilizzate per identificare eventuali inefficienze e per prendere decisioni strategiche per migliorare le prestazioni produttive.per l'intero sistema economico. È opportuno distinguere il concetto di capacità produttiva in senso tecnico da quello in senso economico. Il concetto di capacità produttiva in senso tecnico è di facile intuizione. Con questa nozione ci si riferisce a parametri tecnici che esprimono l'utilizzazione massima teorica di un impianto, misurata in quantità di prodotto realizzabile nell'unità di tempo o nel numero massimo di ore di lavoro impiegabili per macchina/impianto. Alcuni problemi sorgono nell'ambito della misura poiché macchinari diversi possono avere diverse capacità produttive. La piena capacità utilizzata può variare in funzione di molteplici fattori organizzativi, come ad esempio i tempi di manutenzione e riparazione, la politica delle scorte e delle riserve di capacità. Nella condizione relativa al comportamento dell'imprenditore, il livello della produzione è associato alpuntominimo dei costi medi, e quindi dei costi marginali: produttività ponderata = produttività marginata dei fattori, con la conseguenza che le remunerazioni devono essere proporzionali ad esse.
Nella condizione, invece, relativa al funzionamento del mercato, deve sussistere equilibrio a regime di concorrenza perfetta: le remunerazioni dei fattori corrispondono al valore giunto, con profitto nullo.
La capacità massima coincide con la capacità ottima: nel punto il costo medio, il costo marginale, il prezzo e il ricavo marginale sono uguali e quindi vi è la miglior utilizzazione ed un efficiente distribuzione dei fattori fra i vari possibili usi.
Un concetto alternativo definisce la capacità in termini di differenza fra il costo marginale di breve periodo e il costo medio, inteso come il livello di produzione al quale costo marginale di breve periodo supera di una data percentuale il costo medio di breve periodo. Se si aderisce a ciò si introduce
- misure basate su indagini dirette attraverso le imprese;
- misure basate sulla elaborazione complessa di variabili economiche connesse alla capacità produttiva.
Le misure basate su indagini dirette attraverso le imprese sono di tipo qualitativo. In questo caso si chiede a un campione di operatori economici selezionati di valutare la situazione della capacità produttiva scegliendo tra alcuni giudizi prefissati quali: sufficiente, insufficiente, più che sufficiente. In Italia questo criterio è seguito dall'Istat attraverso un'indagine sulla congiuntura che pone agli imprenditori la domanda. Indagini di questo tipo mirano a registrare i giudizi soggettivi degli operatori economici che rappresentano una sintesi di fattori quantitativi e qualitativi non individuabili attraverso strumenti statistici. Sono evitabili approssimazioni ed errori in quanto non tutti le imprese sono in grado di fornire questo tipo di valutazione.
Per le misure basate
sulla elaborazione di variabili economiche connesse alla capacità produttiva, tra i vari metodi vengono considerati: il metodo della wort on school, il metodo del rapporto capitale prodotto e il metodo della banca d'Inghilterra. MISURE DI PRODUTTIVITÀ È corretto usare unità fisiche sia di prodotto che dei fattori produttivi in modo da non essere influenzati dai prezzi. Anche se in una azienda è possibile ottenere il numero di unità fisiche prodotto per ogni unità di lavoro effettuato. Per il valore aggiunto si può dire che è necessario calcolarlo a prezzi costanti, quindi con i prezzi concatenati così da riuscire a evitare il problema della variazione dei prezzi. Per gli input invece si ha una trattazione diversa per il fattore produttivo lavoro che è spesso espresso o in unità fisiche o in ore lavorate. Si definisce la produttività parziale generica del lavoro, indicata con π0 (pi greco maiuscolo).come:(sommatoria per i che va da 1 a n di Yi0*Pi0) / (sommatoria per i che va da 1 a n di Hi0).i: pedice presente sia al numeratore che al denominatore. è il generico prodotto. varia da 1 a n.Yi0: assume valori Y10,Y2,... rappresenta il valore aggiunto in termini fisici del prodotto nel periodo 0.
Pi0: prezzo del prodotto.
Hi0: misura dell'indice di lavoro. è rappresentato in termini di numero di ore di lavoro effettuate nel periodo 0 per produrre il bene i.
La sommatoria al numeratore è il valore aggiunto del periodo 0 a prezzi del periodo 0.
Al denominatore vi è la quantità di lavoro impiegata per ottenerlo nel periodo 0.
Al periodo 1 si ha la stessa formula indicata come pi-greco (maiuscolo)1, sostituendo al pedice 0 il pedice 1.
Qui si può fare però un altro passaggio. Al numeratore si ha il valore aggiunto a prezzi correnti. Al denominatore si ha la quantità di lavoro impiegata per ottenere il valore aggiunto. Se si decide di
ignorare l'influenza di prezzi anche nel periodo 1, si può riscrivere π (maiuscolo)1 come: (somma per i che va da 1 a n Y1Pi0). Al numeratore si ha sostituito al prezzo del prodotto i non valutato al periodo 1 ma al periodo o, mentre il denominatore rimane invariato. Si ottiene la produttività generica del lavoro al tempo 0 e al tempo 1 (per tutti i tipi di produttività). Si è interessati alla variazione di questo aggregato nel tempo. Si è focalizzati sulla dinamica della produttività nel tempo. A questo proposito si può combinare indici della produzione del valore aggiunto a prezzi costanti. Si definisce un Iq (indice delle quantità) come: (rapporto fra la sommatoria per i che va da 1 a n di Yi1 Pi0) / (sommatoria per i che va da 1 a n di Yi0 Pi0). Dalla formula si nota che ricorda un indice delle quantità: al denominatore si ha uno stesso prezzo fisso al tempo 0, si tratta di un indice delle quantità di
ponderazione fissa, quindi è un indice di quantità di Laspeyres. Allo stesso modo si può anche definire la variazione dell'indice di volume di lavoro impiegato (Ih) come: (sommatoria per i che va da 1 a n di Hi1) / (sommatoria per i che va da 1 a n di Hi0). La variazione della produttività parziale generica del lavoro (I-pi-greco) è data da: Iq / Ih. Si sta ipotizzando, quindi, che ci si trova in un ambito di breve periodo che intercorre tra 0 e 1. In questo breve periodo le variazioni della produttività sono influenzate dalle fluttuazioni della produzione. - APPLICAZIONE FORMULA DELLA VARIAZIONE PARZIALE GENERICA DEL LAVORO: Si ha un'azienda con due prodotti (a,b) per i 3 anni considerato (2018,2019,2020), si ha il prezzo e le quantità prodotte. Come parametri da inserire al denominatore in termini di fattore produttivo lavoro, si usa il prodotto fra addetti e numero di ore lavorate annue. (slide + esercizio) La produttivitàmarginale è definita come incremento di prodotto che si ottiene con un incremento infinitesimale del fattore produttivo. La produttività media è il rapporto tra il prodotto totale e la quantità totale di fattore produttivo impiegato. Se si ipotizza come funzione di produzione la funzione di produzione Cobb-Douglas, si esplicita il concetto di produttività marginale del lavoro e del capitale come la derivata rispetto al lavoro della funzione di Cobb-Douglas. Il risultato è uguale a: MISURE SCHEMI L'analisi statistica delle forze di lavoro si occupa principalmente e si sviluppa nella ricerca delle cause che agiscono sull'ammontare, sulla composizione e sulle loro variazioni nel tempo e nello spazio e nella misura dei loro effetti. A tale scopo, sulla base dei dati ricavabili dalle fonti statistiche si possono calcolare alcuni rapporti caratteristici di importanza analitica, come ad esempio il generico tasso di attività, cioè ilIl rapporto fra la popolazione attiva e la popolazione totale è un indicatore della specifica qualificazione demografico-economica di una popolazione. Questo rapporto varia sia nel tempo che territorialmente, influenzato dagli effetti di diversi fattori socio-economici.