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DAL FORDISMO AL POST-FORDISMO ALLA PLATFORM ECONOMY
IL FORDISMO E LA SUA CRISI
Fino ad ora abbiamo parlato della crisi degli anni '70, di quello che la precede e delle sue conseguenze, in termini macroeconomici, ragionando quindi con sistemi di regolazione dello stato sociale, del welfare e della rappresentanza degli interessi. Nel farlo abbiamo incrociato molte volte il tema del lavoro, che è centrale, e abbiamo detto che anche sul fronte del lavoro e del comparto produttivo molte cose cambiano in questo periodo.
In questo blocco di lezioni andiamo ad analizzare come cambiano i modelli produttivi e cambiamo prospettiva analitica per farlo: fino ad adesso ci siamo mossi in un'ottica macro guardando alla società, quindi la nostra unità d'analisi finora è sempre stato il singolo paese, magari comparato con quello che succedeva in altri paesi. Adesso invece ci spostiamo verso un'ottica micro e in questo caso quindi le nostre unità saranno le imprese, le organizzazioni produttive, i lavoratori e i consumatori.
d'analisi saranno le imprese. Però lain che modo le condizionidomanda che ci poniamo è la stessa, ovvero:istituzionali, non solo economiche quindi, influiscono sulla forma dei fenomeniche stiamo osservando? In questo caso il fenomeno che osserviamo èl'assetto politico.
IL FORDISMO COME ELEMENTO PRODUTTIVO EGEMONE PER GRAN PARTE DEL'900: nel fordismo la produzione è effettuata da grandi aziende che sonoverticalmente integrate, e ciò vuol dire che tutte le fasi del processo produttivovengono svolte all'interno dell'azienda e gestite e controllate direttamentedall'azienda stessa. Quindi a partire dalla progettazione di un prodotto, perarrivare alla lavorazione anche delle materie prime e poi delle diverse fasisuccessive, la realizzazione delle diverse componenti e al loro assemblaggio,sino ad arrivare al prodotto finito e poi a tutte le funzioni connesse alla vendita,per cui marketing, pubblicità, distribuzione.
del prodotto ha dei vantaggi, come la riduzione dei costi di produzione e la facilità di gestione, ma può anche limitare la possibilità di differenziarsi dalla concorrenza. Nel corso degli anni, però, il modello fordista ha subito delle trasformazioni. Con l'avvento della globalizzazione e l'aumento della concorrenza, le imprese hanno iniziato a cercare nuovi modi per distinguersi sul mercato. È nata così la necessità di produrre beni personalizzati, che rispondessero alle esigenze specifiche dei consumatori. Questa nuova tendenza è stata favorita anche dal progresso tecnologico, che ha reso possibile la produzione su piccola scala e la personalizzazione dei prodotti. Oggi, infatti, molte imprese offrono la possibilità di personalizzare i propri prodotti, consentendo ai clienti di scegliere colori, materiali, dimensioni e altre caratteristiche. Questa evoluzione ha portato alla nascita del cosiddetto post-fordismo, un modello produttivo basato sulla flessibilità e sulla personalizzazione. Le imprese che adottano questo modello cercano di soddisfare le esigenze dei clienti in modo più accurato, offrendo prodotti unici e su misura. In conclusione, se il fordismo si basava sulla produzione di beni standardizzati, il post-fordismo si caratterizza per la produzione di beni personalizzati. Questo cambiamento è stato determinato dalla necessità di differenziarsi dalla concorrenza e di soddisfare le esigenze specifiche dei consumatori.Deiprodotti permetteva un contenimento dei costi di produzione grazie all'esistenza di economie di scala. Il lavoro e la sua organizzazione nel fordismo: osserviamo un'organizzazione di tipo tayloristico, in cui il processo produttivo viene segmentato in fasi molto semplici da svolgere, in modo che ciascuna fase possa essere svolta anche da un lavoratore non qualificato all'interno di una catena di montaggio, in cui ciascuno fa una piccolissima parte del processo produttivo. Es: operaio che sta alla catena di montaggio e stringe un bullone su un pezzo che gli arriva e che poi attraverso un nastro trasportatore passa al collega successivo il pezzo e fa così per tutte le sue ore di lavoro. Uno dei motivi per cui il fordismo ha così tanto successo nei primi 60-70 anni del '900, è che con l'organizzazione tayloristica del lavoro, è possibile far ricorso, nel processo produttivo, a grandi masse di manodopera non specializzata, cioè che
Non era caratterizzata da uno specifico saper fare o un saper fare connesso alla produzione di fabbrica. Infatti, come già detto, le mansioni da svolgere erano molto semplici, sicuramente faticose, alienanti, per nulla gratificanti, ma molto semplici.
Questa era un'organizzazione del lavoro perfetta in condizioni in cui anche a causa della grande domanda interna era necessario ed era possibile produrre molto e bisognava quindi assumere tanti operari che spesso però provenivano dalle campagne e che magari erano analfabeti, o poco scolarizzati, magari erano immigrati appena arrivati nel nuovo paese e che non sapevano la lingua (es. USA), quindi non erano persone che era possibile formare in tempi brevi per svolgere compiti complessi, ma invece andavano benissimo per un'organizzazione del lavoro di tipo tayloristico.
Questo è il modello generale, Ideal tipico. In realtà nei diversi contesti l'assetto produttivo assume forme in parte
differenziate. È un modello che gioca un ruolo importante anche nel definire le condizioni di domanda e di offerta di protezione sociale e nel plasmare il sistema di rappresentanza degli interessi. Infatti, i sindacati si affermano perché nell' fabbrica fordista c'erano tanti lavoratori che si trovavano tutti nella stessa posizione, avevano tutti le stesse esigenze, rivendicavano gli stessi diritti, e quindi questa domanda era abbastanza facile da organizzare per i sindacati. Il modello fordista inizia ad entrare in crisi e a modificarsi nel corso degli anni '70 per motivi, come abbiamo già visto, sia di natura congiunturale sia di natura strutturale, che definiscono un po' il quadro complessivo di crisi degli anni '70, quindi saturazione dei mercati, concorrenza dai paesi asiatici, inizio della fluttuazione dei cambi dopo l'abbandono degli accordi di Bretton Woods, che contribuisce a rendere più instabili i mercati e la crisi energetica.Perché il basso costo dell'energia costituiva uno dei vantaggi grazie al quale era possibile il contenimento dei costi per questo modello produttivo. Come abbiamo già detto, una prima reazione alle condizioni di crisi che stavano definendo alla fine degli anni '60 inizi anni '70, era consistita in una riorganizzazione produttiva, una riorganizzazione del modo di lavorare, che era andata nella direzione di esasperare ancora di più la parcellizzazione del lavoro di tipo tayloristico, per cercare di rendere la produzione più efficiente a fronte della maggiore concorrenza. In realtà questo aveva però contribuito all'esplosione del conflitto sociale negli anni '70. Nel corso degli anni '70 ci si rende conto che l'organizzazione fordista taylorista funziona meno bene di quanto funzionasse un tempo e quindi bisogna ripensarla. Questa è una difficoltà per le imprese, perché si intravedono diversi
modi in cui è possibile ripensare il processo produttivo per cercare di rimanere sul mercato e continuare a essere competitivi. Abbiamo detto che uno dei principali problemi strutturali ha a che fare con i mercati interni saturi, cioè gli individui e le famiglie ormai possiedono una serie di beni (elettrodomestici, auto, abbigliamento, mobili per la casa...); un tempo questi beni si compravano una volta, se possibile di buona qualità, e poi li si teneva tutta la vita, e spesso i beni più classici si tramandavano addirittura alle generazioni successive. Se ci poniamo dalla prospettiva dell'azienda, per superare la crisi del fordismo, è necessario da un lato trovare nuove idee che incentivino un certo ricambio di questi beni (perché appunto i mercati ormai sono saturi) e dall'altra introdurre nuovi prodotti o prodotti con nuove caratteristiche a cui il consumatore possa essere interessato e invogliato ad acquistare. Questi cambiamenti dellaProduzione incrociano alcuni cambiamenti che sono in atto a livello sociale, in particolare, sembra, negli anni '70, affermarsi una domanda crescente da parte dei consumatori per quelli che possiamo definire dei beni diversificati di qualità.
Questa domanda non arriva in modo indifferenziato da parte dei consumatori, è una domanda che è espressa in modo specifico da alcuni gruppi sociali che si stanno affermando in questo periodo.
Questi gruppi sociali sono quelli a cui solitamente ci riferiamo con il termine classi medie, cioè una fascia della popolazione che progressivamente diventa sempre più ampia, che per, innanzitutto posizione occupazionale (il tipo di lavoro) e conseguentemente anche reddito e beni disponibili, sta nel mezzo.
Ovvero non è ricca come la classe superiore e non è povera come la classe operaia che sta sotto. Appartengono alle classi media sia lavoratori dipendenti, come impiegati, insegnanti, sia i lavoratori autonomi.
come artigiani, i titolari di imprese individuali ecc. In questo periodo le classi medie sviluppano dei nuovi modelli di consumo e dei nuovi stili di vita, che li differenziano sia dalla classe superiore che da quella inferiore (Parliamo al plurale di classi medie per indicare una fascia della popolazione che è identificata sulla base della posizione occupazionale degli individui, cioè sulla base del lavoro che fanno le persone. Invece parliamo di ceto medio, al singolare, per riferirci allo specifico stile di vita e di consumo che le classi medie sviluppano da un certo punto in avanti per distinguersi dalle altre). Quindi abbiamo nuove esigenze di consumo da parte del ceto medio e nuovi prodotti da parte delle aziende. Qual è la causa e qual è l'effetto di questi 2 fenomeni? Si tratta di una relazione reciproca: i consumatori manifestano alcune nuove esigenze a cui le imprese rispondono, ma sono anche le imprese con le loro iniziative pubblicitarie.asollecitare nei consumatori il desiderio di nuovi prodotti. Per quale motivo le imprese riescono concretamente a offrire questi prodotti diversificati continuando a trarre profitto, mentre prima per contenere i costi e per raggiungere le economie di scala standardizzavano tutto? Una parte della risposta è che in questa fase iniziano a diffondersi delle nuove tecnologie applicate al processo produttivo, che permettono una maggiore diversificazione senza far esplodere i costi e in particolare l'aspetto più rilevante è l'introduzione delle macchine a controllo numerico, le quali sono dei macchinari programmabili. Il macchinario tipico del fordismo è molto grande, molto costoso, che è in grado di fare solo un tipo di produzione, e quindi cambiare/diversificare produzione ha costi altissimi perché bisogna cambiare macchinario o acquistarne uno nuovo in aggiunta. Invece le macchine a controllo numerico sono dotate di un software che permette diprogram