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ES
Se qualcuno avesse scritto: “W LA REPUBBLICA” non sarebbe stato valido.
Non è stata quindi scelta la forma di stato dall’assemblea, ma dal popolo in maniera diretta. Inizia
una fase transitoria verso la democrazia. Non c’è, tuttavia un partito al comando, quindi lo stesso
giorno agli elettori viene data una scheda per eleggere l’assemblea costituente.
L’assemblea lavora dal settembre 1946 al 22 dicembre 1947 dividendosi in varie commissioni.
Inizialmente viene creata la commissione dei 75 che aveva il compito di redigere una bozza del
testo. Questa assemblea si divide a sua volta in 3 sottocommissioni con incarichi diversi:
1. Diritti fondamentali
2. Parte organizzativa
3. Diritti economici e sociali (che ex post non ha avuto molto peso)
Molti articoli hanno subito una poderosa rielaborazione fino all’entrata in vigore nel 1 gennaio
1948. Dal 1946 al 1948 viene quindi instaurato un regime transitorio.
La costituzione non contiene solo regole puntuali, ma anche valori.
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Diritto al lavoro che di fatto non è realizzabile, ma una meta a cui aspirare.
Essa è un compromesso tra visioni diverse:
1. Personalista
2. Pluralista
3. Lavorista
4. Democratico
Esse mettono in evidenza il pensiero dopo la seconda guerra mondiale degli europei.
Art.2
Stabilisce che di una persona prima vengono i diritti e poi le istituzioni. Riconosce che l’uomo è
portatore di una serie di diritti pregiuridici che non possono essere messi in discussione. È facile
che si trovino i consensi se si parla di grandi principi.
La prospettiva di tutela si muove su due piani:
1. Individuale (pensiero illuminista con l’autonomia dell’individuo e della sua razionalità)
I francesi erano ostili alle associazioni perché vedevano in esse la fine dell’autonomia
dell’individuo.
2. Collettivo perché l’uomo si sviluppa non solo come singolo, ma anche come pluralista.
Quindi la costituzione tutela i due aspetti.
Art. 5
Vi è anche un pluralismo territoriale e l’autogoverno delle comunità locali è essenziale. Segue la
teoria della piramide rovesciata che è molto forte dal punto di vista dei valori.
ii
Art. 4
Da un lato dice che il lavoro è quasi un diritto naturale, dall’altro c’è la consapevolezza che è come
una battaglia e che bisogna lottare per rendere effettivo tale diritto.
Vi è inoltre una specie di contradizione perché si dice che ciò che è diritto è anche dovere. Questa
è una specie di sintesi della visione cattolica e marxista della classe operaia; qualunque lavoro è
un contributo per la società e il suo progresso. La democrazia non è diretta ma rappresentativa; il
popolo ha dei diritti, ma anche dei limiti.
24 set. 14
Diritto costituzionale
Principio democratico che rinchiude in se tutti gli altri. Governo che rappresenta il popolo sovrano.
Vi sono però varie forme di democrazia
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Democrazia diretta quando una scelta politica viene messa direttamente ai voti del popolo o il
referendum ma vale solo per numeri ridotti (cantoni svizzeri). Secondo alcune teorie di filosofia del
diritto alcune decisioni non possono ovviamente essere prese dal popolo perché non è abbastanza
competente
L’ altra forma di governo è la democrazia rappresentativa essa è quella che prevale nel nostro
ordinamento, ma è anche presente in alcune forme quella diretta.
Il principio che si è scelto è quello di maggioranza. Quindi i più vincono invece i meno non
spariscono ma devono fare opposizione. Quindi bisogna trovare il compromesso per non avere
l’ostruzionismo parlamentare. Il principio di maggioranza non deve essere mai oppressivo ma si
deve trovare il giusto compromesso. La costituzione vive infatti dal 48 ad oggi e non è cambiata
ma le interpretazioni che le vengono date lo sono. Mai scambiare l’essere col dover essere. Non ci
sarà mai una soluzione universalmente valida.
Quando ci approcciamo al diritto abbiamo a che fare con delle disposizioni (testi tendenzialmente
scritti). Come la sanzione, ma anche il codice civile
ES
Il contratto che dovrà avere determinate caratteristiche. Il linguaggio va quindi in diverse direzioni,
ma la cosa che hanno in comune sono le prescrizioni (obbliga). Quindi la forma mi permette di
avere determinate garanzie, ci dice ciò che è lecito seguire. Il diritto ci dice il dover essere. Dire
che “Visto che non succede così non bisogna fare così” è un errore di fondo. Non solo il linguaggio
giuridico usa il linguaggio prescrittivo, ma per esempio i 10 comandamenti (religione) che però per
alcuni aspetti coincidono, non è la stessa cosa di quando la mamma ti proibisce di uscire la sera.
Come distinguere il linguaggio prescrittivo a sfondo giuridico, dagli altri ambiti che usano sempre
linguaggio prescrittivo ma non sono legge. Ma ancora non c’è separazione in tutti i paesi (la sharia
è fonte di diritto).
Se anche ci sono costituzioni diverse sono ordinamenti da studiare con metodo scientifico. Non è
come un esperimento che si può ripetere sempre allo stesso modo.
Per regole giuridiche si intendono le regole destinate a regolare i rapporti trai soggetti di una
determinata organizzazione sociale definendo i confini dei rispettivi interessi individuando e
tutelando beni e valori ad essi comuni.
Si vede già la differenza con il linguaggio religioso che riguarda invece l’essere umano in generale.
Il diritto quindi deve individuare quali sono i valori che vanno tutelati in una determinata comunità.
Si impongono doveri e si riconoscono diritti per trovare la sintesi trai vari interessi.
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Diritto di proprietà.
Un rapporto giuridico è quando delle regole giuridiche disciplinano il rapporto tra due o più
persone.
Non tutto quello che facciamo è determinato da regole giuridiche. Per esempio aiutare il genitore in
giardino non richiede un regolare contratto.
Le regole che formano il nostro ordinamento sono prodotte non sempre e solo da un unico
soggetto.
Per esempio le norme del comune non hanno valore nazionale, ma quello che studiamo noi ha a
che fare principalmente con norme di tipo statale.
25 settembre
Diritto costituzionale
Il diritto dello stato è rappresentativo dell’intera comunità. Ciò che riguarda la polis attiene agli
interessi di tutta una comunità.
ES
Una legge regionale non è interesse dell’intera comunità nazionale.
Quindi nel diritto dello stato si possono trovare anche leggi comunali, regionali, provinciali, ma
quelle dello stato prevale rispetto alle comunità interne all’interno dello stesso stato.
La costituzione è la fonte che prevale su qualunque altra fonte. Anche la legge nazionale deve
sottostare alla costituzione.
Esiste, tuttavia una pluralità di ordinamenti giuridici. Ogni ordinamento settoriale deve essere
ricondotto all’ordinamento fondamentale che è lo stato.
Nell’ordinamento generale si possono creare dei conflitti per esempio tra una norma statale e una
regionale. Per questo bisogna capire come superare eventuali conflitti tra norme.
Il diritto è scritto e va interpretato e per capire come si fa bisogna fare una distinzione tra:
1. Disposizione: è l’enunciato linguistico che compone un determinato decreto di legge
ES
Vietato fumare
Devo però sforzarmi di dare alla disposizione un tono di comando. E spesso è difficile trarne le
regole. Quindi si ha la:
2. Norma: è la regola che io traggo per interpretazione da quello stesso enunciato linguistico
Finalizzato a trovare una regola.
Anche la disposizione è passibile di interpretazione.
Per esempio a chi è diretto questo comando del divieto di fumare? O dove? O cosa?
Da una disposizione quindi si possono anche trarre più norme
ES art 59 comma 2
Il presidente della repubblica può nominare 5 senatori a vita
Ogni presidente deve nominare 5 senatori a vita o ci possono essere al massimo 5 senatori?
Da una disposizione posso anche non trarre alcuna norma anche per testi di legge.
ES
Una disposizione della regione Liguria che non fa altro che descrivere il territorio in tono enfatico.
In questo caso il giudice ha stabilito che non fosse considerata neanche come una norma.
Ma ci possono essere anche norme che non sono state tratte da disposizioni.
ES
Norme consuetudinarie: (common law) regole giuridiche che non derivano da testi di legge, ma
che si consolidano secondo due requisiti:
1. Costante ripetersi nel tempo di comportamenti da parte dei componenti di una determinata
comunità politica
2. Serve anche l’opinio iuris a necessitatis, quindi la convinzione che esiste una regola perché
tutti abbiamo sempre tenuto un determinato comportamento
Nel nostro ordinamento le consuetudini sono poche (civil law), in altri paesi quelli del common law
appunto, sono molti e su di essi si costruisce un sistema complesso di leggi consuetudinarie.
Che rapporto c’è tra diritto e organizzazione sociale?
Possiamo dire due teorie
1. Normativista: il diritto tendenzialmente vive separato dall’organizzazione sociale.
Secondo Hans Kelsen l’ordinamento giuridico sarebbe organizzato come una sorta di ideale
piramide. Ad ogni livello sono collocate determinate regole. La compattezza dell’ordinamento
prevede che il livello immediatamente superiore sia il fondamento di legittimità del livello ad esso
subordinato. Per capire se la regola non va in contrasto bisogna usare un criterio procedurale,
quindi il livello superiore deve contenere in sé i criteri in base al quale le possono essere
subordinate altre norme. Ma per lui alla base non c’è la costituzione, che è frutto di un
procedimento, ma è la “norma giuridica fondamentale” che però non spiega da chi è posta, ma la
dà per presupposta (nega che questi presupposti possano essere letti con la conoscenza della
legge giuridica).
ES art 72
Ci dice la procedura che deve seguire il parlamento per adottare una legge. Se il parlamento
approvasse una legge senza seguire l’articolo 72, anche una legge che rispettasse la costituzione,
da un punto di vista procedurale non sarebbe legittima.
2. Istituzionaliste: il rapporto è stretto per essi il diritto scaturisce dall’organizzazione sociale.
Le regole derivano come una necessità dall’organizzazione sociale. Non esisterebbe il diritto
senza la necessità di un’organizzazione politica.
ES
Robinson Crusoe e Venerdì. Ha necessità di organizzare la sua vita solo quando arriva anche il
selvaggio.
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