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I 4 PRINCIPI DI BIOETICA
Questi principi sono caratteristici del caso dell'etica clinica e dell'etica di ricerca, e riescono a coprire grossomodo tutti gli ambiti.
Principio dell'autonomia individuale;
Principio di beneficenza;
Principio di non maleficenza;
Principio di giustizia.
Tra questi 4 non ve n'è uno preminente rispetto agli altri, e tutti quanti i tentativi di argomentare in maniera "principialista" (derivato dall'inglese rispetto ai problemi etici) possono incontrare delle difficoltà, perché molte volte 2 o più principi possono entrare in collisione tra di loro.
PRINCIPIO DI AUTONOMIA INDIVIDUALE:
- Si tratta della capacità di darsi delle regole, in modo libero sia dal controllo altrui, sia dalle imitazioni. Affinché un'azione sia autonoma, deve avere 3 caratteristiche:
- Intenzionalità;
- Comprensione;
- Assenza di controllo esterno.
ha solo 2 gradi: 0 o 1, ovvero è presente o è assente, mentre le altre due possono avere infiniti gradi.
Si può avere una comprensione quasi totale delle problematiche che si incontrano, o una comprensione parziale (con cattiva comprensione di alcune parti). Anche l'assenza di controllo esterno è dotata di diversi gradi. Un'azione è autonoma nel momento in cui c'è intenzione, la comprensione e l'assenza di controllo esterno superano una certa soglia. Le soglie sono fissate tramite negoziazione sociale.
Il problema dell'autonomia individuale consiste nel fatto che il paziente stesso ha il diritto di essere curato (vuole essere curato), di scegliere tra diverse opzioni terapeutiche, di accettare o rifiutare informazioni da parte del medico.
Il personale sanitario, rispettando l'autonomia del paziente, deve:
- Dire la verità al paziente, qualora egli la richiedesse;
- Rispettare la sua privacy, nella forma in cui
Il paziente lo chiede;
Proteggere le informazioni confidenziali che riguardano il paziente;
SEMPRE ottenere il consenso del paziente, per qualunque trattamento medico-sanitario si esegui;
Aiutare il paziente a decidere se lo chiede.
Se si è in condizioni di emergenza, in cui non c'è la possibilità di chiedere il consenso del paziente (che potrebbe anche non essere cosciente), si agisce nel modo ritenuto migliore.
Consenso del paziente:
L'ottenere il consenso è fondamentale per evitare le situazioni che si ebbero soprattutto durante il nazismo e nei campi di concentramento. Il rispetto dell'autonomia consiste anche nel fornire al paziente gli strumenti che gli permettano di decidere nel miglior modo possibile, sempre che venga richiesto al medico.
Il consenso non va scambiato per il "consenso informato", poiché quest'ultimo è un grado particolare di consenso. Ci possono essere quindi diversi tipi di
consenso: Consenso esplicito: quando il paziente esprime a parole, scrive o firma formalmente il consenso di ciò che si andrà a fare; Consenso tacito: quando non c'è alcuna opposizione da parte del paziente; Consenso implicito: derivabile dal modo in cui agisce il paziente. Competenza del paziente La competenza è l'abilità di portare a termine un compito. Quando si va a chiedere il consenso al paziente, quest'ultimo deve essere competente nel prendere decisioni inerenti al trattamento specifico. La competenza consiste nel rendersi conto di cosa comporta l'atto medico-sanitario e delle sue conseguenze. Il paziente deve quindi: - Capire le informazioni rilevanti; - Esprimere giudizi basati sulle informazioni ricevute, sui suoi desideri ed obiettivi; - Voler giungere ad un certo esito; - Comunicare i suoi desideri al personale sanitario. Vi deve essere quindi un dialogo tra il paziente e il personale sanitario. Non sempreciò si verifica, ma sarebbe auspicabile che ciò avvenisse sempre; ovvero, prima di avere il consenso del paziente, sarebbe utile capire se il paziente sia competente, tramite i punti spiegati. La competenza fa parte dell'autonomia: essendo autonomi si può essere competenti. Alcuni pazienti, anche se soddisfano le condizioni scritte sopra, non sono considerati competenti, perché mostrano comportamenti particolari che li escludono (autolesionismo, allucinazioni, ecc.), e sono difficili da trattare. Il medico dovrebbe essere consapevole se il paziente che si trova davanti sia veramente competente e autonomo. Consenso informato Tra tutti i consensi, vi è una forma di consenso esplicito, chiamato consenso informato. Esso è una forma di consenso che comporta un'autorizzazione autonoma da parte del paziente ad un intervento medico. La cosa importante è che il consenso informato contenga l'informazione. Da notare è che ilIl consenso non è necessariamente accettato: il medico infatti sottopone il paziente ad un consenso informato, inteso nel senso di approccio al paziente, ma il paziente può anche rifiutare.
Comunicazione di informazioni
Nel caso di un consenso informato, il paziente deve avere le seguenti informazioni:
- Le informazioni ritenute importanti dal medico e dal personale sanitario, o anche dal paziente stesso;
- Le raccomandazioni del medico;
- Le ragioni per la quale si chiede al paziente di dare il suo consenso (per trattamento, ricerca, diagnosi, ecc.);
- Le possibili conseguenze negative dell'atto medico sanitario;
- Dove andranno a finire i suoi tessuti biologici, qualora ci fosse un prelievo, una biopsia;
- La natura e la ragione di un atto di consenso informato.
Moralità
Vi possono essere delle situazioni in cui il paziente non necessariamente può avere un consenso informato. Il consenso informato infatti non è richiesto (almeno non direttamente).
dal paziente) in casi di:- Emergenza;
- Incompetenza (il consenso informato ad esempio viene chiesto a tutori e/o parenti);
- Rinuncia all'informazione da parte del paziente;
- Privilegio terapeutico. Il medico potrebbe infatti decidere di non comunicare l'informazione, nel caso in cui pensi che l'informazione stessa possa essere dannosa per il paziente. Si tratta di una pratica molto delicata, in quanto il medico potrebbe poi essere accusato, ed anche essere portato in tribunale. Questo è un caso particolare di conflitto trail principio di beneficenza e il principio di autonomia. In questo caso, sembra che l'autonomia debba avere la meglio perché il danno arrecato alla salute del paziente è lieve rispetto al danno che si provocherebbe alla sua autonomia negandogli l'informazione.
renderlo non più autonomo, ovvero non più pienamente consapevole e non libero di ogni vincolo esterno. Esempio: l'amore che una madre che sta partorendo nutre per il figlio potrebbe far sì che decida di avere un trattamento meno adatto al suo stato patologico, ma più sicuro per il nascituro.
Manipolazione e persuasione
Ha sempre a che fare con la volontarietà.
Persuasione: A persuade B qualora A porti un argomento razionale e convinca B a compiere un'azione. La persuasione può essere anche moralmente accettabile; ovvero se si dialoga su una certa questione e si presenta un problema decisionale, e c'è una determinata soluzione (che potrebbe avere anche dei risvolti etici), la persuasione consiste nell'argomentare la soluzione per spingere gli altri ad accettarla o rifiutarla.
Manipolazione: A convince B di una verità o a compiere un'azione, manipolando le informazioni in modo da alterare ciò che B capisce.
in modo vantaggioso per A, oppure in cambio di benefici per B. La manipolazione è sempre moralmente scorretta, poiché riduce sempre la volontarietà dell'atto e l'autonomia individuale. Prendere decisioni per conto di altri 43Il primo problema è capire se il paziente è competente o meno, se ha completa autonomia, e se è in uno stato cognitivo corretto. Se questo non accade, vi è la possibilità che altri (es. tutore, genitori) prendano, sia moralmente che legalmente, la decisione al posto del paziente. La persona deve quindi prendere una decisione presa pensando alle migliori condizioni di vita del paziente non in base alle proprie credenze, ma in base a quelle esplicitate dal paziente nella vita. Ciò non può accadere nel caso in cui il paziente o sia molto giovane, o non abbia mai esplicitato il suo punto di vista su come intendere la vita, o non si sappia cosa abbia esplicitato. 2.PRINCIPIO DI BENEFICIENZA QuestoIl principio sostiene che le persone abbiano il dovere morale di aiutare il prossimo. Nella fattispecie, il principio di beneficenza ha la funzione di sottolineare l'importante compito del medico di aiutare il paziente. Aiutare il paziente non significa sempre guarirlo, ma prendersene cura in tutti i suoi aspetti.
Il principio di beneficenza può non solo essere applicato nell'ambito di clinica medica, ma anche nell'ambito di ricerca medica, poiché quest'ultima può essere fatta con lo scopo di aumentare la qualità della vita di pazienti, che non devono essere necessariamente pazienti attuali, ma possono anche essere pazienti futuri.
Limiti della beneficenza:
- Paternalismo: il fatto che debba valere il principio di beneficenza contro il principio di autonomia individuale. Il paternalismo è il volo