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VALUTAZIONE
Altro socio ha opzione call >= criterio legale 1.Non meno del criterio legale, perché il socio
su azioni del socio subisce la call dell’altro socio (è espropriato)
2. Può essere superiore al criterio legale, perché il
socio titolare della call aveva accettato quel
criterio (nb. Patto leonino)
Un socio ha opzione put Libertà di 1.Può essere inferiore al criterio legale, perché il
contro altro socio (che determinare il criterio titolare della put (che riceve il corrispettivo) ha
quindi deve acquistare) accettato quel criterio se il criterio lo induce a
ricevere un corrispettivo più basso rispetto al
criterio legale, è un problema del socio
2. Può essere superiore al criterio legale perché
chi è costretto a comprare aveva accettato quel
criterio
Riscatto automatico con >= criterio legale 1. Non meno del criterio legale, perché anche in
acquisto da parte di un questo caso il socio è espropriato.
socio 2. Può essere superiore al criterio legale, perché
chi acquista aveva accettato quel criterio (nb.
Patto leonino)
Incoerenza tra le ratio evidenziate in rosso chi è costretto a comprare non è protetto come il socio che è
costretto a vendere.
AZIONI RISCATTABILI - POTERE DI RISCATTO DA PARTE DI UNA SOCIETA’ O DI UN SOCIO – 2437 sexies
La norma prevede un potere di riscatto, come se si alluda esclusivamente ad azioni che incorporino una
opzione call (di riacquisto). Invece non è solo così nel senso che è anche possibile che le azioni riscattabili
possono incorporare anche un diritto di opzione a vendere nei confronti della società o di altri soci.
La norma dice che si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 2437 ter e quater, e si applicano inoltre il
2357 e il 2357 bis. Cioè il testo dell’art 2437 sexies non fa altro che rinviare ad altri articoli del codice.
Questa norma non può derogare il 2357 e il 2357 bis; cioè quando si emettono azioni riscattabili ci sono
margini di autonomia limitati perché per quanto l’azione possa essere riscattabile, comunque la società
dovrà attenersi al rispetto tassativo delle due norme citate.
2437 ter – criteri di valutazione (in quanto compatibile)
2437 quater – procedimento di liquidazione (in quanto compatibile): perché si applicano le norme in tema
di recesso? Perché quando il riscatto azionario previsto dal 2437 sexies si articola alla stregua di un recesso
e quindi ad esso assimilabile, occorre seguire il medesimo procedimento di liquidazione previsto dal
legislatore per il caso di recesso. Se il riscatto è esercitato dal socio nei confronti della società (diritto di
riscatto configurato come azione put del socio) è come se questo socio recedesse.
2357 – acquisto azioni proprie: perché una società non può acquistare azioni proprie se non nel limite degli
utili e delle riserve? La società può restituire delle risorse ai soci nella medesima in cui può distribuire
dividendi o riserve disponibili; i soci non posso ricevere dalla società altro che non siano utili o riserve.
Quindi la norma dice che l’acquisto da parte della società di azioni proprie corrisponde con una erosione di
risorse della società in favore dei soci; ciò è ammesso solo nei limiti di utili e riserve. Applicando la norma
alle azioni riscattabili, la società se è titolare di un opzione call di acquisto delle azioni di un socio, prima di
esercitare questo potere la società si deve interrogare su quale sia il corrispettivo che dovrà versare per
l’acquisto di queste azioni che sono comunque proprie. Se tale corrispettivo eccede il limite di utili e
riserve, la società non potrà esercitare quel diritto di opzione. O se lo esercita, gli amministratori si
esporrebbero a responsabilità. In ogni caso è necessaria un’autorizzazione dell’assemblea che fissa la
modalità di acquisto delle azioni (durata, numero, ecc). Se la società inoltre è aperta, c’è un ulteriore limite:
il 20% del valore nominale del capitale sociale, tenendo conto anche delle azioni possedute dalle società
controllate.
La società aperta può emettere azioni proprie con opzione call, questo non è recesso ma riacquisto di azioni
proprie (è la società che esercita il diritto di acquisto). Dovrà conformarsi al limite sempre di utili, riserve e
20% del capitale sociale.
2357 bis – casi speciali di acquisto di azioni proprie: le limitazioni di utili e riserve non si applicano quando
l’acquisto di azioni proprie avviene in esecuzione di una delibera di riduzione del CS che si attua mediante
riscatto e annullamento di azioni. Nel momento in cui la società delibera di ridurre il CS deve garantire le
pretese dei creditori che possono anche fare opposizione. La norma quindi consente di riacquistare azioni
proprie oltre i limiti di utili e riserve ma in quel caso dovrà allora ridurre il proprio CS e attivare le relative
procedure.
Si può ridurre quindi il CS in due modi: riscattando le azioni proprie e annullandole (tramite estrazione a
sorte, nei confronti di tutti i soci) oppure riscattando azioni riscattabili che poi l’azienda decide di annullare.
In quali casi l’emissione di azioni riscattabili determina la violazione del divieto di patto leonino?
Se indico come criterio di valutazione “il socio che riscatta le azioni riceverà un corrispettivo pari al valore
nominale delle azioni più eventuali apporti al capitale fatti dal socio più eventuali coperture di perdite”, sto
costruendo un criterio di valutazione che mira a elidere completamente il rischio di impresa. Un criterio di
questo tipo viola il divieto di patto leonino.
Un altro caso: se il prezzo di riacquisto è definito in termini assoluti a prescindere dall’effettivo valore della
società, se questa cifra con ogni probabilità elimina il rischio di impresa perché è quasi impossibile che
l’azione della società valga quella cifra, si configura una violazione del divieto di patto leonino. Quindi
quando il prezzo è determinato in cifra assoluta, c’è il rischio che questa determinazione possa condurre
alla violazione del divieto di patto leonino.
Posso prevedere nello statuto di una spa che un determinato socio sia soggetto al diritto di riscatto da
parte di altri soci? No, non posso farlo verso il socio ma verso una categoria di azioni. Il meccanismo di
riscatto quindi deve essere incorporato nell’azione, non deve essere indirizzato ad uno specifico socio. La
caratteristica della riscattabilità quindi deve essere intrinseca nell’azione.
Se è la società a riscattare occorre sempre l’autorizzazione dell’assemblea per esercitare il riscatto perché
sta acquistando azioni proprie.
Le azioni riscattabili sono liberamente trasferibili a meno che non siano stabiliti dei limiti.
Quando si determina l’effetto traslativo?
Posto che venga esercitata l’opzione (put o call), quando le azioni passano da un soggetto a un altro?
All’atto del versamento del corrispettivo. Fino a quel momento non c’è un effetto traslativo.
Problema: cosa succede se il soggetto che deve acquistare, non acquista (o chi deve vendere, non vende)?
Come fa il socio che ha esercitato il riscatto, ad entrare in possesso di quelle azioni? diritti potestativi
Rimedio: sentenza costitutiva, posso chiedere al giudice una sentenza che tenga conto del contratto non
concluso e che quindi faccia trasferire la proprietà delle azioni (art. 2932). Questa sentenza è attiva dopo
che è passata in giudicato, in Italia ci vogliono circa 12 anni.
Soluzione per evitare di aspettare così tanto tempo: chiedo un cautelare (614 bis). Il giudice emette un
provvedimento che condanna sin da subito l’inadempiente a porre in essere ciò che deve porre in essere
(es. firmare un contratto, trasferire le azioni). Se non lo fa, matura la pena pecuniaria per ogni giorno di
ritardo in misura pari al danno che si sta provocando.
Quindi posso avviare il giudizio ordinario (quello che dura circa 12 anni) e nel frattempo, in pendenza di
giudizio, richiedere un provvedimento cautelare.
OBBLIGAZIONI – art. 2411
Restituzione del capitale subordinata
Per subordinazione si intende che prima devono essere soddisfatti gli altri creditori.
La restituzione del capitale è assoggettata alla condizione sospensiva che siano soddisfatti altri creditori.
Condizione sospensiva = l’obbligo di restituire diventa efficace solo dopo che sono stati soddisfatti gli altri,
solo dopo che si è verificata quindi una certa condizione (ovvero la soddisfazione degli altri creditori).
Condizione risolutiva = condizione al verificarsi della quale l’efficacia del contratto si interrompe (il
contratto diventa inefficace).
La restituzione del capitale quindi non è efficace fino a quando gli altri creditori non saranno soddisfatti.
L’obbligazionista che accetta la clausola di subordinazione quindi accetta di essere soddisfatto solo dopo
altri creditori.
Subordinazione può essere totale o parziale.
La restituzione del capitale può essere in tutto o in parte subordinata alla soddisfazione degli altri creditori.
Clausole di subordinazione assoluta (diversa da quella totale). Subordinazione totale: dell’intera linea
capitale alla soddisfazione degli altri creditori. Assoluta: subordinazione sempre dell’intera linea capitale ma
alla soddisfazione di tutti i creditori della società, presenti e futuri.
Se però applico una condizione sospensiva con una subordinazione assoluta, è come se emettessi strumenti
finanziari partecipativi a causa di mutuo (in quanto c’è obbligo di restituzione). Non si verificherà mai la
condizione sospensiva se non quando l’impresa verrà liquidata.
Una obbligazione di questo tipo sarebbe un’obbligazione irredimibile (che non sarà mai restituita) ma è più
corretto chiamarla strumento finanziario partecipativo a prevalente causa di mutuo. È in ogni caso soggetto
alle condizioni di emissione delle obbligazioni.
La norma dice “subordinato alla soddisfazione di altri creditori” posso anche subordinare la restituzione
del capitale alla soddisfazione di alcuni e non di tutti i creditori della società subordinazione relativa
Subordinazione totale: ricorre quando l’intero prestito obbligazionario è subordinato nel suo rimborso alla
preventiva soddisfazione di altri creditori
Subordinazione parziale: attiene soltanto una parte del prestito.
Subordinazione assoluta: concerne il caso in cui il rimborso del prestito è subordinato alla pr