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PSICOPATOLOGIA DEL PENSIERO
PENSIERO= attività mentale attraverso cui vengono risolti dei problemi utilizzando, in funzione del contesto, le
conoscenze acquisite. Opera su rappresentazioni mentali, perciò richiede un sistema simbolico e una logica che
il soggetto deve avere in comune con l’interlocutore. È composto da stati successivi che fluiscono ordinatamente
da una premessa a una conclusione.
Ci sono aspetti formali (organizzazione) e contenuto ; i disturbi della forma implicano disturbi del contenuto,
viceversa i due piani possono essere indipendenti.
L’organizzazione del pensiero si valuta sulla base e dell’organizzazione del linguaggio. L’eloquio è la dimensione
osservabile di un pensiero considerato analogo, in assenza di danni cerebrali e problemi di produzione del
linguaggio.
Disturbi della forma del pensiero
Accelerazione: i concetti si susseguono con grande rapidità, a livelli massimi si parla di fuga delle idee. Le
associazioni sono superficiali, portando così ad un eloquio incoerente. È legata all’umore, quindi a stati di mania
(la percezione soggettiva è di iperattività, pressione).
Rallentamento: controparte dell’accelerazione, associata a umore basso. La persona non parla spontaneamente
e risponde in modo minimale; accompagnato da inerzia motoria e assenza di mimica. Il linguaggio può avere un
contenuto, ma reiterato su temi associati alla depressione (tristi). Velocità di pensiero ridotta, associazioni
difficoltose.
Ridondanza: perseverazione su contenuti di per sé utili, ma sui quali si indugia oltre il necessario. Persona
ossessiva.
Perseverazione: incapacità di spostarsi da un nucleo di informazione, di procedere, c’è sempre ritorno
all’associazione precedente. Associata a problemi organici cerebrali (lobi frontali).
Tangenzialità: risposte trasversali, solo marginalmente collegate a quella attesa.
Illogicità: sistemi di concetti propri del paziente, collegati tra loro in modo incoerente e sistema simbolico diverso
da quello dell’interlocutore.
Blocco: il flusso di pensiero si interrompe e la persona la spiega in modo delirante, dimostrazione del fatto che
non è intenzionale. Indice di disturbi piuttosto gravi.
Livello di astrazione: concretismo, il paziente è incapace di operare astrazioni e generalizzazioni.
Altri disturbi della forma del pensiero: impoverimento, distraibilità, associazioni per assonanza, neologismi.
Disturbi del contenuto del pensiero
DELIRI Jaspers 1959, tre criteri presenti simultaneamente: credenza falsa, impossibilità del contenuto; non
possono essere confutati dall’evidenza, incorreggibilità; forte certezza soggettiva (la persona non pensa che
quella cosa può non essere vera). I contenuti deliranti hanno un forte significato per il soggetto. La falsità è certa
quando il contenuto è bizzarro, non assolutamente compatibile con la realtà; a volte invece il contenuto è
potenzialmente vero. Il delirio riguarda anche la modalità con cui il contenuto viene prodotto.
Ci può essere un quarto criterio: struttura auto – centrica, cioè i contenuti deliranti sono riferiti al soggetto che li
produce.
I deliri hanno contenuto molto diverso. La forma del delirio è uguale in diversi quadri clinici, ma i contenuti
possono essere specifici e aiutare la diagnosi. Alcuni temi si trovano con maggiore frequenza in alcuni disturbi
psichiatrici; per esempio se il delirio è bizzarro è molto probabilmente associato alla schizofrenia.
Distinzione tra deliri primari (inderivabili) non possono essere ulteriormente compresi, spiegati, è disturbato
l’intero processo di pensiero non solo il contenuto e idee simil-deliranti. I deliri sono valutati anche in base alla
congruenza con l’umore.
Delirio di persecuzione: uno dei contenuti più frequenti e perciò molto poco prototipico, specifico.
Delirio di riferimento: convinzione che situazioni, oggetti e persone assumano un particolare e insolito significato
allusivo, riferito alla propria persona.
Deliri di colpa, indegnità, rovina: idee simil-deliranti associate a stati di umore gravemente depresso.
Deliri di negazione: si nega in chiave delirante l’esistenza di qualcosa (anche una parte del proprio corpo o tutto)
che è assolutamente reale.
Delirio di grandezza: speculare rispetto al delirio, indegnità, rovina; si accompagna alla mania. A volte
intersezione tra quadro persecutorio e grandioso, perciò all’interno del contenuto principale possono esserci
diverse componenti e varianti.
Delirio erotico (detto anche sindrome di De Clerambaud): si riscontra prevalentemente nelle donne; il paziente
crede di avere attrattive sessuali fuori dal comune. A volte è associata a sindrome maniacale, a volte è l’unico
disturbo psicopatologico presente.
Delirio di gelosia: soprattutto negli uomini oltre 40 anni; associato spesso ad alcolismo cronico, ma anche
esistente come disturbo indipendente; centrato sulla moglie/compagna, riguarda soprattutto una infedeltà
sessuale; ha un margine di compatibilità con la realtà molto alto. Non c’è idea di tradimento con una persona
particolare, ma con qualsiasi potenziale partner sessuale. Anche se il contenuto è vero, può esserci delirio per
come la situazione è spiegata.
Delirio mistico: è peculiare l’aspetto autocentrico (la persona crede di essere Dio).
Delirio ipocondriaco: si ritrova in diversi disturbi d’ansia, somatici, depressivi; la persona è convinta di avere una
malattia. Lo stesso contenuto (avere una malattia) può presentarsi in forme diverse.
Deliri bizzarri: categoria sovraordinata che raccoglie tutti i deliri che vanno al di là di ciò che è considerato
plausibile. Se presenti favoriscono la diagnosi di schizofrenia.
Deliri di influenzamento: il paziente si sente controllato dall’esterno in alcune funzioni fondamentali che
dovrebbero essergli proprie. Inserimento del pensiero (nella mente del paziente), furto del pensiero (dalla mente
del paziente), trasmissione del pensiero.
Sintomi di primo rango: una serie di indici che possono essere a supporto della diagnosi di schizofrenia; il
sintomo deve essere frequentemente associato alla schizofrenia, non deve essere presente in altri disturbi, deve
essere facilmente descrivibile. Allucinazioni uditive, deliri di influenzamento e esperienze di passività, percezioni
deliranti (giudizio falso, incorreggibile, delirante rispetto ad una cosa correttamente percepita).
Disturbi del possesso(controllo) del pensiero
Ossessioni: pensiero, impulso o immagine persistente e ricorrente che domina il pensiero della persona
nonostante sappia che è irragionevole o priva di scopo o che lo domina oltre la sua rilevanza e utilità. Il pensiero
è fuori controllo e genera ansia e ripugnanza. Una parte della persona sa che è un pensiero malsano, folle, ma
mette in atto strategie per difendersi dall’ansia che il pensiero crea (comportamenti ossessivi).
Alienazione del pensiero: il pensiero è sotto il controllo di una entità esterna.
Idee prevalenti: idee comprensibili perseguite al di là dei limiti della ragione; la persona vi dedica tempo fuori dal
normale. Tutte le altre idee diventano secondarie, tutta la vita della persona ruota intorno ad essa. I contenuti
associati sono idee persecutorie (la persona crede che tutto viene fatto per fargli del male), gelosia, dismorfofobia
(paura tormento dell’idea di avere un difetto fisico).
DISTURBI DELL’UMORE
Episodio depressivo maggiore: 5 criteri su 9 per almeno 2 settimane. Manifestazione sintomatologica molto varia.
Depressione malinconica: perdita di piacere e di reattività a stimoli, può essere condizionata dalle stagioni e dai
ritmi luce-buio.
Depressione atipica: ipersonnia diurna e insonnia notturna; iperfagia soprattutto per carboidrati; quadro opposto
alla depressione malinconica, reattività agli stimoli.
I disturbi dell’umore sono polari e ciclici (ripetitivi). Polo in giù= depressione; polo in su= mania.
Mania: situazione stabile, duratura in cui le persone mostrano un umore allegro ed euforico immotivato. Non è
scalfito da stimoli di direzione opposta. La visione di sé e del mondo è improntata a eccessivo ottimismo e
superficialità nella valutazione dei rischi, con una immotivata e abnorme stima di sé e delle proprie capacità. La
persona è potenzialmente pericolosa per sé e per gli altri.
Sindrome maniacale: alterazioni dell’umore, umore euforico e/o irritabile; alterazioni dell’ideazione, flusso del
pensiero accelerato fino alla fuga di idee, gonfiata stima di sé avvenuta con un passaggio improvviso; alterazioni
del comportamento, impulso ad agire, esibizionismo e disinibizione psicomotoria. L’irritabilità è espressa se la
persona è contenuta, ostacolata. Il primo approccio è spesso quello del contenimento, per preservare la persona
e chi gli sta attorno. Soggettivo aumento dell’efficienza individuale.
Stadi della mania: dallo stadio 1 (umore euforico) allo stadio 3 è progressivamente più grave.
Criterio A per l’episodio maniacale: umore elevato, espansivo o irritabile.
Possono esserci episodi maniacali indotti da una terapia contro la depressione.
Episodio ipomaniacale: non ha la stessa gravità di un episodio maniacale, ma presenta umore alterato in modo
anomalo. Brevità e mancanza di manifestazioni psicotiche o comunque di comportamenti di livello di gravità
elevato.
Stati misti con caratteristiche della depressione e della mania, fanno parte dei disturbi bipolari.
I sintomi psicotici si manifestano solo durante le fasi centrali della malattia, le più gravi. Ciò significa che sono
reazioni secondarie al tono alterato dell’umore, non sono un disturbo a sé. I più spiegabili sono quelli congrui con
l’umore.
La ciclicità è intrinseca all’umore, può essere in una giornata o nel corso delle stagioni. Gli episodi si manifestano
più volte. Periodicità: esordio decorso (stato centrale) remissione spontanea normotimia (ritorno all’umore
normale, non ci sono residui). Se trattati con farmaci si passa più velocemente dalle fasi di stato alla normalità. La
psicoterapia si colloca tra la fase di ritorno alla normalità e l’episodio successivo.
Ciclo maniaco-depressivo (disturbo bipolare). Episodio depressivo intervallo libero episodio (ipo)maniacale.
La mania non è svincolata dalla depressione, ma la depressione lo è.
Disturbo distimico: molto più lungo del disturbo depressivo maggiore, ma molto meno grave. La persona è
stabilmente più giù della norma. Esiste la doppia depressione (disturbo distimico+