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DISTURBI DELIRANTI VERI E PROPRI:
Disturbi costituiti dall’unico delirio sistematizzato.
Nella psicopatologia classica veniva chiamato “paranoia” (un unico delirio, di solito cronico, cristallizzato,
molto potente dal punto di vista delle ripercussioni emotive).
Esempio tipico dei contesti forensi: reato di stalking a volte nasconde un disturbo delirante (o un altro
disturbo).
Delirio erotomanico = il paziente crede in maniera delirante che un’altra persona sia innamorata di lui, ma
che in qualche modo non si faccia avanti (amore non dichiarato). Classico esempio di delirio che può essere
plausibile (persona che si conosce) o implausibile (coinvolge soggetti senza alcun contatto relazionale,
come star del cinema).
Chi ha questi deliri, di solito vive nell’attesa che l’altro si dichiari (fase della speranza), poi subentra, col
passare degli anni, la fase del dispetto e la fase del rancore: dopo aver atteso, il soggetto inizia a diventare
rabbioso; pensa che sia la presenza del partner ad ostacolare l’amore. Fase violenta e aggressiva.
Delirio di persecuzione = delirio più frequente della schizofrenia. Il malato crede di essere oggetto di trame
o di complotti da parte di persecutori; questi ultimi possono essere persone note e individuate con
precisione, oppure non ben definite e ignote (es. la mafia), o ancora facenti parte di organizzazioni segrete
o di entità bizzarre e del tutto inverosimili (es. extraterresti).
Delirio di influenzamento = il soggetto si sente influenzato. Quello che lui prova, quello che sente, è frutto
del controllo di qualcun altro (influenzamento psichico). Si può avere anche influenzamento somatico
quando la convinzione riguarda il corpo che è stato modificato o danneggiato da qualcun altro.
Delirio di lettura del pensiero = convinzione che il proprio pensiero possa essere letto e conosciuto da
parte dell’interlocutore o di estranei.
Delirio di inserzione del pensiero = convinzione che siano stati inseriti nella propria mente dei pensieri
estranei da parte di altre persone.
I deliri possono essere presenti anche in altre patologie. → Deliri in pazienti con disturbi bipolari: possono
comparire sia nella fase maniacale che in quella depressiva. / Deliri senili nelle demenze.
Wahnstimmung = nozione della psicopatologia tedesca. Il delirio è anche lo stato d’animo delirante che lo
accompagna. Percezione confusa della realtà che precede la comparsa del delirio. Più è intenso, più questo
stato d’animo è pericoloso.
Trattamento - presupposti terapeutici:
1. Accettazione del delirio: mettersi in una posizione di ascolto del paziente (che altrimenti si
allontana); ma non collusone, cioè non c’è condivisione del pensiero, solamente accettazione.
2. Costruire una relazione con il paziente.
3. Somministrazione del farmaco. Psicologia clinica forense
17-11
Deliri (continuaz.) :
Delirio di riferimento = il soggetto ritiene che osservazioni o eventi di per sé insignificanti o irrilevanti si
riferiscano a lui, in genere in modo malevolo, o che comunque lo riguardino o abbiano qualche particolare
significato diretto a lui.
Se una cosa è delirante, non è correggibile. Non può essere messa in discussione, il soggetto trova sempre il
modo di vedere le cose secondo la sua ottica. Se mette in discussione il proprio delirio vuol dire che sta
guarendo.
Dimensione delirante sovraordinata rispetto al resto dell’esistenza. → Nel momento in cui il paziente ha un
delirio, il resto dell’esistenza c’è ma viene dopo in quanto a potenza di significato.
Esempio: un paziente che uccide in fase delirante sa di uccidere? Sì, salvo stati confusionali (rarissimi). Il
pensiero delirante viene prima dell’atto di uccidere; io so che sto uccidendo, ma è legittimo nel mio delirio.
→ Il delirio è una contro realtà che si affianca a quella normale, ma è più significativa.
Antropologia del delirio:
1. Radicale cambiamento di significato (spesso irriflessivo per tutti noi). → Si perde il senso di con
divisibilità e familiarità che si prova con gli altri.
2. Alterazione profonda del rapporto con l’altro: perdita dell’apertura (movimento diastolico) e della
chiusura verso l’altro.
3. Punto di vista ontologico: il soggetto che delira confonde tre elementi che per noi sono condivisibili
(possibile - probabile - impossibile). Il paziente delirante ha un’idea ed è quella, non c’è spazio di
manovra.
4. Difficoltà a distinguere tra ciò che è causale e ciò che è casuale; e ciò che mi riguarda da ciò che non
mi riguarda.
5. Perdita delle prospettive spazio-temporale.
6. Perdita del può darsi e inaridirsi della progettualità.
2. ALLUCINAZIONI:
Allucinazioni = Percezioni senza oggetto, false percezioni con carattere di corporeità che non sorgono dalla
trasformazione di percezioni reali, ma in modo completamente nuovo, accanto e contemporaneamente a
percezioni reali (Jaspers). → Qualcosa che il paziente percepisce, ma noi no; si amalgamano con le
percezioni reali, non le sostituiscono.
≠ illusioni = distorsioni percettive di elementi reali.
Jaspers: ha formulato la distinzione, rispetto all’incontro con il paziente, tra comprendere (immedesimarsi,
capire i vissuti della persona) e spiegare (un fenomeno); comprendere è più vicino alle scienze umane,
spiegare è più vicino alle scienze naturali.
Allucinazioni ipnagogiche = allucinazioni del sonno, quando si passa troppo presto dalla veglia al sonno; non
hanno valore psicopatologico.
Le allucinazioni sono tipiche della schizofrenia, ma non si presentano solo con questa (si presentano anche
in altre situazioni) e non sempre sono presenti con essa.
Bisogna stare molto attenti: molti pazienti tendono a nascondere le proprie allucinazioni perché sanno che
possono essere giudicati male (come “matti”).
Classificazione in base all’apparato sensoriale o organo di senso:
- Uditive: tipiche nella schizofrenia. Considerate patognomoniche della schizofrenia fino al 2013; basta
questo sintomo, se presente non può che essere un caso di schizofrenia.
Il paziente sente delle “voci” che attribuisce a persone note, a sconosciuti, a entità soprannaturali che si
rivolgono a lui, che commentano le sue azioni e si suoi pensieri, che dialogano fra di loro. Le voci possono
appartenere a una persona o a persone diverse; il tono può essere naturale o alterato. Caratterizzate da:
voci dialoganti - voci commentanti.→ Il paziente sente delle voci che parlano fra di loro e ovviamente
parlano di lui. Quando il paziente sta bene, le voci parlano bene; quando sta male, le voci diventano cattive.
Certe volte le voci sono imperative, ordinano, impongono ed è possibile che il paziente obbedisca
(importanti dal punto di vista criminologico).
- Cenestesiche: interessano la sensibilità somatica e viscerale, oppure lo schema corporeo. Il malato avverte
sensazioni inusuale, ad esempio punture, trafitture, toccamenti, ecc. Frequentemente interessano la sfera
genitale. Quando coinvolgono lo schema corporeo, il malato avverte mutamenti e trasformazioni del
proprio corpo o di parti di questo.
- Visive: molto rare nella schizofrenia. In genere sono costituite dalla visione di persone o figure più o meno
definite, che possono rappresentare individui noti, persone morte, divinità, ecc. Possono essere parlanti e
quindi correlate ad allucinazioni uditive.
- Olfattive e gustative: sono date dalla percezione di gusti o odori strani, per lo più sgradevoli; sono
piuttosto rare e in genere vengono inglobate all’interno di un delirio di veneficio.
Quasi sempre le allucinazioni si accompagnano ai deliri. Non sempre invece è vero il contrario.
3. ELOQUIO DISORGANIZZATO: (= pensiero disorganizzato)
Eloquio = corso del pensiero espresso attraverso le parole, ma comunque rappresenta il pensiero.
Bleuler ha parlato dell’allentamento dell’associazione: i pensieri non seguono un corso associativamente
sensato; storicamente l’eloquio disorganizzato veniva chiamato alterazione dei nessi associativi.
Pensiero deragliante = il paziente passa da una cosa all’altra, in maniera incomprensibile; non se ne
accorge e crede che il pensiero trasmetta qualcosa. → Se il paziente si perde nei propri deragliamenti, non
riesce a venirne a capo.
L’eloquio disorganizzato si basa principalmente su:
Deragliamento = eloquio disorganizzato spontaneo. Il paziente parla spontaneamente e noi non capiamo.
Tangenzialità = su domanda specifica, il paziente risponde in maniera eccentrica (non perché non sa le
cose).
Altri fenomeni sono: illogicità (il soggetto raggiunge conclusioni senza senso), incoerenza (accosta concetti
che non stanno tra di loro), logorrea (anche se è più tipica di un altro disturbo), circostanzialità (pensiero
molto esitante nell’arrivare a delle conclusioni, il paziente la prende alla larga e non riesce ad arrivare al
dunque).
A seconda del paziente, i disturbi formali del pensiero possono avere livelli di gravità differenti (da 1 a 5). →
I più gravi sono anche i più facili da individuare.
I tre elementi principali (deliri, allucinazioni ed eloquio disorganizzato) della schizofrenia sono sintomi che si
aggiungono alla realtà, qualcosa che c’è in più. Perciò vengono chiamati storicamente “sintomi positivi”,
qualcosa di patologico che si aggiunge alla vita del paziente.
4. COMPORTAMENTO GROSSOLANAMENTE DISORGANIZZATO O
(= afinalistico)
COMPORTAMENTO CATATONICO:
Non bisogna partire dal comportamento per fare una diagnosi (di schizofrenia o di altro); comportamenti
eccentrici o “pazzi” possono essere tipici di moltissime situazioni psicopatologiche diverse (anche i pazienti
maniacali presentano situazioni comportamentali folli).
Quanto più il pensiero è disorganizzato (“pensiero scucito”, confusionario), tanto più potrà esserlo in
comportamento.
Le alterazioni del comportamento possono avere diverse manifestazioni. → Nella schizofrenia:
• Comportamento catatonico = abbastanza raro e ha poca rilevanza criminologica; non è in maniera
esclusiva ascrivibile alla schizofrenia (es. depressione). “Fase apocalittica” della schizofrenia: si pietrifica il
corpo vissuto. Il paziente (integro dal punto di vista neurologico, senza danni al fisico) si blocca, diventa
catatonico, seduto o allettato, si ferma.
- Il nostro corpo trasmette delle cose, ha bisogno di muoversi, non è normale che stia fermo.
Pazienti mutacici = aspetto della catatonia: i pazienti hanno la parola e l’udito, ma non dicono niente; lo
sguardo resta fisso, rimangono immobili a letto.
Catalessia = aspett