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FATTORI DI RISCHIO DELLA VIOLENZA
DINAMICI "risk state"
STATICI "risk status" (quelli che ci interessano meno come clinici forensi):
- Fattori di stress situazionali: quello che siamo dipende dagli eventi, che possono portare allo sviluppo di stress emozionale (es. divorzio: interruzione della comunicazione) il quale può sfociare in violenza o depressione;
- Responsività emotiva: quanto più tendo a rispondere emotivamente dietro i fattori statici;
Il rischio di violenza ha dietro i fattori statici. Quanto più c'è una valutazione positiva dell'altro violento, più sarà tendente a metterlo in atto. Valutare la rappresentazione che hai del soggetto della violenza. Di solito immaginiamo l'aggressore secondo
due grandipossibilità: IMPULSIVO o PROATTIVO. Il primo tipo ha il grilletto ipersensibile e non ha una mediazione riflessiva. Il tipo proattivo, invece, ha una violenza che richiede una scansione temporale di azioni. Violenza organizzata e pianificata. Di solito non hanno gravi disturbi mentali, però vi sono casi patologici molto gravi dove la violenza è proattiva. Disturbi deliranti lucidi: in cui il soggetto identifica un persecutore, per il resto della vita è adeguato ma poi organizza la violenza; Violenza dei disturbi di personalità narcisistici, agiscono in modo proattivo. Tutti i fattori elencati prima richiedono un'approfondita conoscenza della storia di vita della persona. Dobbiamo valutare il disturbo come evolutivo in maniera peggiorativa o migliorativa nel tempo. Disturbi più gravi hanno una relativa indifferenza rispetto agli eventi (es. schizofrenia). È necessario definire e capire qual è il fattore di stress cheincide sul disturbo. Se facciamo un'analisi clinica che non tiene conto dei fattori di rischio, non stiamo facendo una buona valutazione. Non devono esserci vuoti sulla storia del paziente. La letteratura è abbastanza univoca nel considerare la schizofrenia, i disturbi di personalità e la fase maniacale come propensi alla violenza. Le allucinazioni uditive sono significative per gli agenti violenti, quando presenti. Estrema conseguenza della violenza è l'omicidio. Non è sempre frutto della psicosi, dell'essere fuori dalla realtà. Se è vero che, comunque, non dobbiamo avere pregiudizi/stigma nei confronti di questi disturbi, è anche vero che un disturbo come la schizofrenia può avere dei disturbi perturbativi sulla personalità. È necessaria maggiore attenzione alla possibilità della violenza. Con la presenza di abuso di alcol nel paziente schizofrenico la probabilità di violenza aumenta di 10.
volte rispetto al soggetto sano. Questo incremento va considerato soprattutto nel contesto famigliare (per strada aggrediscono maggiormente i sani): paziente schizofrenico + abuso di alcol + fattori di rischio presenti = maggiore attenzione. Correlazione tra schizofrenia paranoide (domanda d'esame: cosa se ne fa il DSM-5 della tipizzazione della schizofrenia? Nulla, ma rimane comunque un'idea clinica presente) e omicidi/violenza: 50% dei casi analizzati. Una percentuale elevatissima dei pazienti schizofrenici (88%) presenta al momento del fatto sintomi deliranti (più tipici quelli persecutori). Le allucinazioni sono presenti ma meno della metà rispetto ai deliri (42,2%). L'intento omicida estremo ("volevo veramente ucciderlo") è presente in pochissimi casi di schizofrenia (15%), negli altri casi il paziente uccide ma non voleva farlo, passa oltre, pochi hanno quello come obiettivo (es. mi stacca la spina del pc e lo uccido selvaggiamente).È indifferente ma patologicamente non come persona perché non aveva programmato, l'intento, di farlo). L'intensità dell'intento si capisce attraverso il colloquio. Se c'è un aspetto di maniacalità eccessivo (ansia e iperattività) che si associa alla patologia il rischio diventa più alto, soprattutto se presenti anche i deliri. Un dato contrastante sulla personalità schizofrenica: siamo abituati a pensare che il disagio sia presente fin dall'infanzia e che questo abbia portato alla violenza, ma nella maggior parte dei casi schizofrenici non è così. La maggior parte dei soggetti schizofrenici, il bersaglio umano tipicamente è rappresentato dai genitori perché sono figure di riferimento. Il paziente colpisce le uniche persone che si sono prese cura di lui o, comunque, persone emotivamente vicine a lui (importante farlo presente all'esame). Scelta dell'oggetto peruccidere nel paziente psicotico: qualcosa che si ha a disposizione facilmente e comodamente. Difficilmente (ma non impossibile) che si vada a cercare un'arma (es. anche le padelle).
Contatto coi servizi: più il paziente è trattato adeguatamente più si riduce il rischio di violenza. La maggior parte dei pazienti ha avuto contatti con i servizi psichiatrici, gli sono state prescritte cure, ma al momento del reato pochi hanno assunto farmaci.
Dato che ci fa riflettere sull'irregolarità delle cure, molto complessa da studiare (studio interculturale di Freilone). Anche se da psicologo non dovrò prescrivere farmaci, quando mi rendo conto che quel paziente non sta assumendo quelli prescritti dovrò segnalare il fatto e lavorare in sintonia con chi li prescrive. Ogni volta che mandiamo il paziente a casa in una condizione negativa, ne abbiamo noi la responsabilità. Alcol-farmaci hanno spesso un effetto negativo/sedativo insieme.
è una correlazione effetti di rischio e benefici: quelli negativi sono minori rispetto a quelli positivi, quindi è meglio agire con i farmaci. 30/11/2016
Il TONO DELL’UMORE è definibile come quell’emozione prolungata che dà una coloritura alla vita psichica, viene a situarsi patologicamente e stabilmente al polo negativo (condizione depressiva) o a quello positivo (condizione euforica).
Disturbo bipolare
La psicopatologia classica (prima del DSM-5) distingue due ambiti rispetto ai disturbi dell’umore:
Rappresentazioni sintomatiche depressive e maniacali, PSICOSI- MANIACO DEPRESSIVA, fino agli anni ’80 quando subentra il DSM-3 e si passa all’utilizzo del termine “DISTURBO BIPOLARE”.
Forme depressive pure, distinte in base al decorso e alla sintomatologia:
- DEPRESSIONE ENDOGENA, NEVROTICA E REATTIVA (le ultime due sono psicogene*).
Episodica e ricorrente, con Si presenta senza grossi sintomi che spezzano il avvenimenti come
causa,continuum vitae del paziente ma ha sintomi più lievi di Più facile da comprendere.Stato d'animo debole, in relazione ad avvenimenti specifici (lutto, perdita del lavoro, rottura di sentimenti importanti.Forma reattiva ATIPICA poiché è normale ci sia la sofferenza, sarebbe anormale se questa mancasse, ma non deve mantenersi per più di un certo periodo, non deve durare a lungo. Diventa atipica quando compaiono idee di autosvalutazione, propositi di suicidio, rallentamento psicomotorio. Non tutti i tipi di lutto sono uguali, variano in relazione a chi si perde, a quando si subisce il lutto,... Quando il lutto diventa un rischio patogeno? Quando si presenta nell'infanzia (perdere un genitore, una madre prima degli 11 anni, può portare allo sviluppo della depressione da adulto; Un genitore che perde un figlio. *DEPRESSIONI PSICOGENE = stato d'animo depressivo persistente: insoddisfazione e pessimismo si presentano in strettaconnessione temporale con un evento significativo (depressione reattiva), quando non è presente un evento scatenante (depressione nevrotica). Disperazione, isolamento e solitudine. Prevale nella sintomatologia l'aspetto ansioso, il paziente è irrequieto, lamentoso e rivendicativo. Ha un senso di stanchezza diffuso (astenia), difficoltà nel prendere decisioni anche banali, insonnia d'addormentamento. Assenti sono i deliri e le manifestazioni psicotiche: consapevolezza della malattia sempre conservata. Possono manifestarsi idee di suicidio. Più c'è una predisposizione alla depressione più sarà propenso a vedere in maniera negativa le situazioni negative che mi si presentano. Nel DSM-IV-TR scompaiono le suddivisioni tra endogeno e psicogeno e fra nevrotico e reattivo. La suddivisione è essenzialmente tra due classi: disturbi depressivi (depressione maggiore e distimia) e bipolari (bipolare I, bipolare II eAltre possibili reazioni includono:
- Depressione nevrotica o disturbo distimico o distimia (cronica, per almeno due anni, persistente, con sintomatologia attenuata). Caratterizzato da scarso appetito o iperfagia, insonnia o ipersonnia, scarsa energia, bassa autostima, scarsa capacità di prendere decisioni, scarsa concentrazione.
- Depressione endogena o depressione maggiore (andamento ricorrente, guarisco da un episodio e molto probabilmente me ne verrà un altro. Il primo si presenta, solitamente, in giovane età).
Il disturbo bipolare presenta un'alternanza tra episodi depressivi e maniacali o ipomaniacali. Per alternanza si intende che ci sono entrambi, ma prevalgono quelli depressivi. Per episodio misto si intende la commistione di sintomi depressivi maggiori e maniacali nello stesso periodo di tempo.