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La sintesi neoclassica
Ma Keynes non ha modellato il sistema economico con il modello IS-LM; in realtà si dice che molti economisti lavorarono sulle idee di Keynes, il che porterà al Modello IS-LM, elaborato da due economisti, Hicks e Hansen, che comunque lavorarono sulle idee di Keynes.
Insomma, nei primi anni Cinquanta, tra gli economisti si era formato un ampio consenso, basato sull'integrazione del pensiero di Keynes con le idee di alcuni economisti di epoca precedente. Tale consenso fu chiamato sintesi neoclassica, che portò al modello IS-LM (di spirito keynesiano, ma sviluppato da Hicks e Hansen).
Oltre al modello IS-LM, c'è anche la Curva di Phillips. Riprendiamone origini ed evoluzioni.
Phillips era un economista neozelandese, che lavorò in UK negli anni '60; egli osservò dei dati per l'Inghilterra per un periodo precedente al suo. Questi dati gli dicevano che quando il tasso di disoccupazione era alto,
quello d'inflazione era basso, e viceversa. Phillips guardò questi punti e disse: c'è una chiara relazione negativa, un trade off, tra disoccupazione e inflazione. Phillips partì dall'osservazione dei dati sull'UK e disse che esisteva effettivamente per l'economia in generale una relazione del genere. Costruì un grafico con l'inflazione sull'asse verticale e con la disoccupazione sull'asse orizzontale. Questa Curva di Phillips ci dice anche che potrei ridurre la disoccupazione al disotto del suo livello naturale (sull'asse delle ascisse), che andrà così ad un livello di disoccupazione più basso, ma così andrà ad un livello di inflazione più alto. Per portare l'economia a un tasso di disoccupazione più basso, devo fare una politica fiscale espansiva raggiungeremo un nuovo punto di equilibrio caratterizzato da un reddito più alto, ma prezzi.più alti (guarda grafico modello AD-AS). Quando il reddito aumenta, l'occupazione aumenta e la disoccupazione diminuisce vuol dire che ci spostiamo verso un tasso di inflazione più alto.
MONETARISMO
Siamo arrivati a dire che dopo Keynes moltissimi economisti lavoravano sulle sue idee. Ma c'erano comunque ancora moltissimi economisti che consideravano un intervento dello Stato nocivo e che il mercato potesse autoregolarsi. Ma questi economisti dovevano sviluppare modelli che potessero ad esempio spiegare la grande depressione. Questo è il monetarismo, guidato da Milton Friedman. La teoria monetarista si ricollega alla teoria quantitativa della moneta. Senza riprendere la nozione classica che considerava che il mercato fosse sempre in equilibrio, i monetaristi dicono che l'economia è tendenzialmente sempre in equilibrio, ciò possono essere dei fenomeni di instabilità, ma sono legati all'intervento pubblico, si tratta dunque di
Fallimenti dello Stato e non di fallimenti di mercato. Tendenzialmente il sistema economico è in piena occupazione, quindi tendenzialmente il reddito della formula MV=PT è costante, ma ci possono essere variazioni. Di conseguenza la moneta, neutrale (non influenzale grandezze reali), influenza i prezzi. Quindi il sistema economico è stabile e tende alla piena occupazione e i fenomeni di instabilità sono legati all'intervento pubblico. Qual è l'implicazione del monetarismo sulla politica economica? La politica monetaria, che influenza i prezzi, deve accomodare la crescita (politica monetaria accomodante), quindi deve fornire i mezzi di pagamento all'economia che cresce se l'economia cresce al 2%, vuol dire che anche i mezzi di pagamento dovranno crescere al 2% insomma, la politica monetaria deve solo accomodare la crescita. La politica economica deve dunque sempre essere ridotta al minimo. Deve essere guidata da regole e.non avere discrezionalità. Dunque ogni volta che abbiamo un economista che dice che bisogna avere regole, egli pensa che il Governo non sia capace. Non bisogna fare una politica anticiclica perché l'economia si riporta in equilibrio da sola un monetarista è legato alle idee pre-keynesiane quindi le forze di mercato riporteranno in equilibrio il mercato del lavoro e la domanda e l'offerta. Le politiche economiche sono miopi (ndr), sono caratterizzate da ritardi e sono quindi destabilizzanti. I ritardi sono un punto centrale si parla di ritardi interni (quando si hanno ritardi nel prendere una decisione, ritardi di percezione, cioè non ci si rende conto che si debba attuare una certa politica economica). In genere il ritardo è maggiore per la politica fiscale (difficile per il Governo prendere una decisione seduta stante) e minore per quella monetaria (il board della BC si riunisce e prende la decisione nel giro dipoco tempo).Poi ci sono i c.d. ritardi esterni (effetti della politica monetaria sull'economia reale) quià;normalmente i ritardi possono essere più lunghi per la politica monetaria rispetto a quellafiscale la FED riduce i tassi d'interesse, ma prima di vedere gli effetti nell'economia reale, leà;aziende devono prendere soldi a prestito, fare investimenti, aumentare la produzione,aumentare l'occupazione, ecc... ci sono molti passaggi e il meccanismo si può inceppare.Insomma, anche oggi la politica della FED, che ha ridotto dello 0.5% il tasso di sconto, chi lo saquale sarà l'effetto nel LP.Quindi il suggerimento di un monetarista è quello di non fare politiche anticicliche, madi usare la politica monetaria solo per accompagnare la crescita del reddito.Qual è la conseguenza? Un ruolo dello Stato sempre più limitato. Ma come si fa a ridurre ilruolo dello Stato? Inizi a ridurre le tasse. Se si deve
attuare una politica fiscale restrittiva permettere a posto i conti pubblici: o aumentiamo le tasse, o riduciamo G ma le due azioni hanno effetti diversi. Per un liberista-monetarista, se si riduce il ruolo dello Stato, allora G e T vanno giù. Mentre per un Keynesiano T e G devono andare su. Vediamo anche come monetaristi e keynesiani avevano interpretato in maniera diversa la grande depressione e avevano suggerito un approccio diverso. Con la grande depressione c'è stato un grande crollo della produzione. Quando i monetaristi lavorarono all'inizio, negli anni '60, l'IS-LM era uno schema anche per loro. Sappiamo che in questo modello c'è una relazione inversa tra tasso d'interesse (i) e produzione (Y). Supponiamo di partire dalla grande depressione. Keynes e i keynesiani hanno detto che la grande depressione è stata causata da un crollo degli investimenti, che vuol dire che la curva della IS si spostò in unanuovaposizione (verso sx). Per i monetaristi, invece, il problema iniziale negli USA, fu un crollo dell'offerta di moneta, perché era diminuito il moltiplicatore monetario per via delle crisi bancarie. Dunque per i monetaristi vi era una nuova LM (verso sx). In tutti e due i casi abbiamo una grossa diminuzione del reddito (recessione).
I keynesiani credevano insomma che con la politica economica si potesse controllare l'economia, mentre i monetaristi erano scettici.
Uno dei problemi dei monetaristi era quello di discutere la curva di Phillips, che all'epoca sembrava una legge. Quindi quello che i monetaristi fecero per rendere compatibile la curva di Phillips con l'impianto monetarista fu quello di includere le aspettative nella curva di Phillips, cioè delle aspettative adattive, cioè che gli operatori si aspettano per l'anno corrente quello che è successo l'anno prima. Le aspettative adattive sono state le aspettative più
utilizzate fino ad inizi anni '60. In realtà, dicevano i monetaristi, nella curva di Phillips dobbiamo introdurre le aspettative, cosa che fa spostare la curva nel tempo. Considerando le aspettative nel modello, non esiste più nel LP un trade off tra inflazione e disoccupazione e l'economia è sempre al livello di pieno impiego (disoccupazione naturale). Ricapitolando: nel LP non c'è trade-off tra inflazione e disoccupazione, ma l'economia è sempre al tasso naturale di disoccupazione e l'inflazione dipende dalla crescita dell'offerta di moneta. Alla fine non ci sarà più il trade off, perché nel LP la curva di Phillips è verticale (vd. appunti Mori iniziali) cioè, se si cercherà di fare politiche economiche espansive, quello che si otterrà sarà solo un'inflazione più alta. Dunque nel BP la curva di Phillips vale, nel LP no, perché la CurvaDi Phillips è verticale. Con i due shock petroliferi ('73, '79), per la prima volta i Paesi occidentali si sono trovati nella situazione della c.d. stagflazione effettivamente, un modo per spiegarla empiricamente la relazione tra inflazione e disoccupazione era proprio quello di spiegarlo con le aspettative dell'inflazione che cambiano. Con gli shock petroliferi, con le aspettative di inflazione crescente, effettivamente, la curva di Phillips si è spostata verso l'alto.
NUOVA MACROECONOMIA CLASSICA
Premessa: negli anni Settanta la macroeconomia attraversò un'importante crisi. Due furono le ragioni: la stagflazione; la sfida teorica condotta da Robert Lucas.
La nuova macroeconomia classica è dunque un'altra rivoluzione post-keynesiana. Essa riprendeva in maniera più estrema e più fedele rispetto al monetarismo l'economia classica.
Arriva la rivoluzione delle aspettative razionali, che suppone che gli
Individui siano in grado di prevedere il futuro in modo molto preciso, quindi si chiamano aspettative forward looking, mentre quelle adattive sono backward looking, perché guardano al passato. Si pensò insomma che i consumatori e le imprese fossero in grado di prevedere il futuro si pensò che fosse possibile avere un modello economico che prevedeva il futuro. Si prevedeva inoltre che tutti gli operatori economici conoscessero perfettamente questo modello e che tutti lo utilizzassero per prevedere il futuro. Qui stiamo pensando a degli operatori economici con una razionalità illimitata e con una capacità incredibile di prevedere il futuro. Questo ha avuto importanti implicazioni per vedere come la nuova macroeconomia classica considerò la desiderabilità di fare politica economica.
Ricapitolando in breve le aspettative razionali: gli individui utilizzano tutte le informazioni loro disponibili per derivare la migliore previsione futura possibile.
Tre ipotesi cruciali:- Esiste un modello "vero",