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Estratto del documento

MARY RICHMOND

È considerata la fondatrice della teoria del SS e del case work (lavoro con il caso).

Il case work è quella branca del SS incentrata sull’attività che lavora con i singoli casi (persona, famiglia) per introdurre

un cambiamento.

Le altre branche del SS sono il lavoro in comunità e con l’organizzazione. La vita della Richmond rappresenta il “sogno

americano” (partita dal basso). La Richmond nasce nel 1861. I genitori muoiono di TBC e la nonna, non abbiente ma

colta, la accudisce e le fornisce l’istruzione in casa.

A 17/18 anni si trasferisce a New York dalla zia e lavora in una casa editrice. Dopo che la zia muore di TBC torna in

Illinois.

Qui entra in contatto con una COS di Baltimora in modo casuale e lavora come tesoriera.

Nonostante non avesse titoli di studio o professionali, e soprattutto donna e giovane, nel 1891 diventa Segretario

generale, quindi direttrice della sua COS e nel 1899 le venne affidato l’incarico di riorganizzare la COS di

Philadelphia.

La Richmond cerca di raccogliere dati sulle modalità d’intervento per verificare la loro efficacia; rielabora le

informazioni con le friendly visitors e, con la sua capacità di riflettere ed accompagnare la riflessione degli altri, ragiona

su come si è lavorato, cosa si è affrontato e in che modo si è evoluta la situazione.

Introduce quindi lo strumento della supervisione. Questo le consente di studiare e analizzare il lavoro delle COS (con i

dati ottenuti attraverso la documentazione). Lei non interviene praticamente nell’attività ma si impegna nello studio.

Questo le portò dei frutti la sua capacità scientifica viene presa in considerazione dalla “Fondazione Sage” che

promuove la ricerca sociale.

Nel 1909, a 49 anni, Mary Richmond viene chiamata a New York per lavorare e si occupa esclusivamente della

ricerca. Questo la porterà in breve tempo a pubblicare testi e ricerche.

Realizza un’opera di teorizzazione del case work, con l’intento di far diventare il Case Work un insieme di conoscenze

teoriche che possono essere descritte e trasmesse da una generazione ad un’altra.

“LA DIAGNOSI SOCIALE”

Nel 1917 pubblica “La diagnosi sociale”, la sua prima opera, che è incentrata su una parte fondamentale: la diagnosi.

La Richmond ritiene che l’intervento debba essere realizzato attraverso alcune fasi:

1. Lo studio.

2. La diagnosi.

3. Cooperazione con tutte le fonti possibili d’assistenza (concetto del lavoro in rete).

4. Il trattamento (identificare la “patologia”).

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Lei insiste molto sulla diagnosi e scrive un volume utilizzando tantissimi dati per orientare delle ipotesi diagnostiche

(idea dei problemi sociali come malattia piuttosto che espressione di un malfunzionamento della società in termini di

ingiustizia sociale).

“CHE COS’È IL CASE WORK”

Nel 1922 scrive un libro, “Che cos’è il Case Work”, dove espone la sua visione del case work identificando quelli che

sono gli obiettivi più generali del SS e alcuni aspetti per lei fondamentali. Da qui deriverà la sua teoria.

L’epoca della Richmond è quella che è stata meno influenzata dalla psicologia; infatti fa un singolo riferimento alla

psicoanalisi (più precisamente a Putnam) riguardo all’importanza che l’ambiente sociale ha nei percorsi di vita delle

persone.

Il lavoro che doveva essere portato avanti secondo la Richmond non è solo per il singolo (le capacità individuali, la

morale, ecc.).

Al tempo c’era una visione individualista rapporto con la persona, la sua storia, come cercava il lavoro, come teneva

la casa, come spendeva i soldi, ecc. L’unico interesse riguardava, appunto, l’individuo e la sua famiglia.

Invece la Richmond diede peso sia al contesto micro dell’ambiente sociale sia a quello macro. Fa riferimenti

all’interazionalismo simbolico piuttosto che alla psicanalisi.

La Richmond ha un’attenzione teorica al contributo di scienze sociali diverse utilizza riferimenti teorici che

provengono da diverse discipline sociali.

Il servizio sociale è per la Richmond una disciplina multidisciplinare/multireferenziale (trae i suoi contributi teorici

da altre discipline) risponde all’esigenza di avere uno sguardo globale, cioè tenere in considerazione diverse

dimensioni: sociale ed individuale.

Il SS ha uno sguardo che “tiene conto sia del vicino che del lontano”, ciò che è vicino ed intorno alla persona fino al

contesto sociale ed alla società intera (lenti progressive). Questo sguardo richiede conoscenze multidisciplinari per

comprendere le dinamiche soggettive (contributi psicologici), e sociali (conoscenze sociologiche, antropologiche,

giuridiche) per poter acquisire le conoscenze ed interagire con le diverse dimensioni per orientarsi.

Per la Richmond l’ambiente è molto importante nel testo del 1922 sostiene che l’assistente sociale deve prendere in

considerazione la diade persona-ambiente (legame che lega 2 soggetti che si influenzano reciprocamente) questo

richiede all’AS di rispondere ad un doppio dovere:

 conoscere la persona,

 conoscere il rapporto della persona con l’ambiente (luogo di lavoro, relazioni amicali, vita familiare,

collettività).

Per lei bisognava conoscere e comprendere il cliente (utente), il contesto sociale, i rischi del contesto e di come può

influenzare.

Si sostiene che contribuisca notevolmente a favorire la resilienza l’incontro del soggetto con figure significative:

incontrare un insegnante che è diventato un punto di riferimento è un elemento che favorisce la resilienza (maturità

della capacità di reagire, superare il trauma o i problemi gravi, senza perdere le capacità originarie) tiene insieme

l’ambiente individuale e quello socio-ambientale.

L’attenzione della Richmond della diade non è solo per prenderne atto (conoscere la persona e come si relazione con il

suo ambiente), ma anche di come l’ambiente influenza la persona e i rischi che può provocare: vivere in un ambiente

dove i pari svolgono attività delinquenziali comporta un rischio.

Per la Richmond è necessario puntare sulle potenzialità delle persone e dei contesti sociali, utilizzando ed attivando

le risorse, e non tanto concentrandosi sulle debolezze adattamento trasformativo (adattamento reciproco tra

persona ed ambiente).

L’intervento professionale si fonda sull’attivazione delle persone, non nel senso che sono pigre e oziose, ma che

bisogna trovare la strada per attivare le capacità della persona anche facendo perno anche sul contesto sociale.

Questa è una rivoluzione per il tempo, un rovesciamento della prospettiva Il servizio sociale si distanzia dalla

filantropia e dalle COS.

“Il privilegio di ogni AS è quello di scoprire e liberare ciò che di migliore ed unico c’è in ogni individuo […] invita a

non concentrarsi sui problemi, ma di considerare gli aspetti normali che hanno caratterizzato la vita del cliente (dove la

persona ha avuto successo)”. Richmond, 1922

Questa attenzione nei confronti della persona e delle sue potenzialità, ma anche dell’ambiente sociale, ci aiutano a

capire il concetto dell’adattamento attivo e trasformativo che inizia ad essere introdotto nel SS attraverso l’opera della

Richmond.

Il concetto di adattamento si presta ad essere utilizzato in termini funzionalisti e, se inteso nel funzionalismo, il SS

serve per promuovere l’adattamento passivo alle richieste dell’ambiente in modo che il sistema sociale possa

funzionare. Nel servizio sociale non troviamo il concetto di adattamento passivo, ma anzi, serve un adattamento attivo

e trasformativo la persona si adatta all’ambiente e cerca di adattare l’ambiente a sé la persona non si piega

passivamente a quelle che sono le richieste dell’ambiente ma è in grado di capire il senso di queste richieste e di reagire:

adattamento cosciente e consapevole.

L’ambiente può fare richieste (es. consumismo per essere riconosciuto in un ambiente devo avere determinati oggetti)

che siano superiori alle capacità/possibilità dell’individuo. La possibilità per una persona di rispondere alle richieste è

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strettamente legata all’ambiente e le sue risorse, non solo di tipo materiale (es. madre adolescente aiuto dai genitori

resilienti: aiuto come nonni, genitori di adolescenti, genitori di una madre adolescente).

I problemi possono essere superati se ci sono delle risorse, se posso manipolare l’ambiente. Se non si superano i

problemi si creano condizioni di disagio tutti noi affrontiamo dei problemi tutti i giorni; il problema si trasforma in un

disagio dal punto di vista sociale quando la persona non è in grado di affrontarlo ed il problema permane.

La Richmond sostiene che dobbiamo tenere conto che nel rapporto tra persone ed ambiente si deve tendere ad un

equilibrio il SS non deve intervenire perché la persona si adatti all’ambiente ma perché ci sia un processo reciproco

di adattamento (ambiente-persona).

Si parla di un adattamento mutuo (persona-ambiente), trasformativo (mi trasformo per rispondere alle esigenze

dell’ambiente ma sono anche in grado di intervenire perché l’ambiente cambi e risponda alle mie esigenze). Questo è il

concetto opposto dell’adattamento funzionale, che vuole riprodurre in modo ordinato la struttura sociale.

Il richiamo della Richmond agli AS per contrastare l’approccio burocratico

Un’impronta manageriale (i servizi sono trasformati in aziende), un’impronta al risparmio, efficienza e non efficacia,

che punta al risparmio attraverso le procedure burocratiche, questo è quello che si è creato.

Si è creata una catena gerarchica allungata (direttore, responsabile, coordinatore) per permettere l’erogazione di servizi

per poter dimostrare che proponiamo prestazioni per soggetti che ne hanno diritto questo comporta molto tempo per

arrivare all’erogazione di una prestazione. Siccome le risorse sono diminuite, la soluzione è quella di selezionare le

persone alle quali erogare le prestazioni sono erogate solo alle persone che rientrano nei criteri che l’ente ha

prestabilito vuol dire che c’è stato un ritorno alla meritevolezza.

La crescita delle pratiche burocratiche porta alla diminuzione degli aspetti qualificanti della professione quelli

relazionali: + carte – relazioni.

Già nel 1922 la Richmond diceva di stare attenti alla burocrazia; l’AS deve usare l’ingegno per compensare la

mancanza di risorse l’AS non è “un centralinista” (che al tempo metteva uno spinotto in un

Dettagli
A.A. 2018-2019
73 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nicole.colombara97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Principi e fondamenti del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Dellavalle Marilena.