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È molto interessante il rapporto che può esistere tra lo studio della filosofia e la nostra vita,

proprio per questo dobbiamo imparare ad usare la storia della filosofia per affrontare un

problema. A cosa serve la filosofia? La filosofia è una disciplina che ci può aiutare a vivere in un

certo modo e che ci aiuta a vivere pensando a ciò che facciamo. Possiamo partire facendo

riferimento all’Iliade di Omero, uno dei poemi greci più importanti e che nelle sue prime righe va a

descrivere la cultura occidentale. Infatti, dalle prime parole, possiamo trovare la parola IRA

(rabbia) che possiamo dire vada a determinare il vero tema del poema. Per quanto riguarda i fatti

abbiamo come personaggio Crise, padre di Criseide, la quale è stata rapita da Agamennone, capo

dei greci, ed è diventata sua schiava. Il padre, per liberare la figlia, offre ad Agamennone un

riscatto infinito, accompagnato da degli elogi. Agamennone però, infuriato, offende Crise, rifiuta il

riscatto ed è come se avesse offeso Dio, poiché il dono del vecchio uomo era stato offerto proprio

in nome di Dio. Il dono, nella cultura antica ma anche odierna, ha un significato particolare, esso

serve o a saldare dei rapporti o a distruggerli, esso è il simbolo del rapporto sociale. Inoltre, in tutti

i sistemi sociali, animali e non, quando esiste un dislivello di potere tra due individui e il sottoposto

dimostra di riconoscere il potere del capo, quest’ultimo non può aggredirlo o mortificarlo, per

evitare la distruzione del gruppo lo rispetta, poiché l’inferiore l’ha riconosciuto come capo.

Possiamo quindi notare che Agamennone si comporta in modo errato principalmente per questi

due motivi, sia perché rifiuta un dono, sia perché aggredisce qualcuno che l’ha riconosciuto come

capo. Crise, di fronte la reazione di Agamennone, si allontana e prega il Dio Apollo chiedendo

vendetta. La vendetta è qualcosa che esprime l’emozione di RISENTIMENTO, ovvero qualcosa che

nasce in noi nel momento in cui pensiamo di essere stati trattati male ingiustamente, la rabbia

della persona offesa, che ha voglia di controbattere. Apollo, allora, anche lui ormai colpito dall’ira,

scatena una pestilenza e con le frecce colpisce e uccide miliardi di persone, diffondendo la peste

nel popolo greco. I greci a un certo punto iniziarono a chiedersi cosa stava succedendo, capendo

che tutto quel malessere era stato causato da un comportamento di Agamennone. Achille allora

raggiunge Agamennone e chiede, con calma e serenità, di restituire Criseide; egli però rifiuta la

proposta, a meno che non avrebbe ricevuto in cambio un dono. Achille ribatte alla richiesta

dicendo che al momento non può avere nessun dono in cambio, ma che se adesso cedesse il suo

desiderio più avanti potrà ricevere qualcosa 3 volte più grande. Achille cerca di usare con

Agamennone un argomentazione razionale, cercando di sviare il suo desiderio indirizzandolo verso

qualcos’altro. Il capo dei greci, adirato, risponde che avrebbe ceduto Criseide in cambio di

Briseide, schiava di Achille (notiamo tre aspetti : arroganza, passione, desiderio che non molla).

Achille inizialmente si era dimostrato molto razionale, ma dopo la provocazione ricevuta anche il

suo cuore viene invaso dall’ira, portandolo a una scelta difficile : sfilare la spada e uccidere il

nemico o fermarsi. Nel momento in cui Achille sta per uccidere Agamennone viene fermato da una

Dea, la quale prima di procedere con un ragionamento razionale lo tira per i capelli, attua cioè una

forza fisica per fermare immediatamente l’omicidio, subito dopo introduce però il ragionamento,

proponendo di non fargli del male con la spada, ma piuttosto ferirlo con le parole (forza – ingiuria

– ragionamento). Gli elementi che abbiamo trovato in questo tratto dell’Iliade, sono tutti presenti

nella nostra vita quotidiana, l’unico elemento un po’ più strano è l’intervento divino, in questo

pezzo notiamo infatti che l’istanza psichica del controllo e della razionalità non è all’interno

dell’uomo ma al di fuori, grazie all’intervento della dea finisce l’ira e la pestilenza. Achille, infine,

cede il suo dono a favore della comunità.

Nella cultura antecedente alla nostra il problema stava nel rapporto tra le passioni e un’istanza

(autorità) che deve controllarle. Molto spesso capita che gli uomini si fanno prendere dalle

pulsioni, facendo cose di cui dopo poco tempo si pentono. Da quando gli occidentali si sono dati

una cultura hanno iniziato a scrivere dei fatti quotidiani, quindi dei loro sentimenti come l’amore,

l’ira, l’odio; ma come abbiamo visto anche nei passi precedenti dell’Iliade, spesso, interviene

un’istanza (che nel mondo odierno potrebbero essere i genitori) che va a frenare o incoraggiare un

determinato comportamento. Ma come descrivevano gli uomini gli antichi? Andiamo ad analizzare

altri 2 passi dell’Iliade :

Nel primo passo troviamo un termine che dobbiamo ricordare, cioè “Thymòs”, che vuol dire cuore,

ed è una parola che troveremo in modo molto ricorrente nell’Iliade. Thymòs può significare più

cose, come vita, spirito, mente, carattere, coraggio, volontà e cuore. Nel secondo passo il Thymòs

è unito alla parola Petto (Phrnénes), ma in realtà queste due parole si scambiano il ruolo. Come

notiamo nel caso di Achille il Thymòs si ferma, esso è un istinto che con un’istanza può cogliere

una limitazione. La personalità di Achille non è situata nel suo IO, ma nel cuore. Questa psicologia

ritrovata nell’Iliade è una psicologia del cuore e non della mente, essa considera primari gli aspetti

emotivi, che in seconda istanza possono accogliere una limitazione. Il Thymòs non è solo un

organo, esso è anche una funzione psicologica. Il cuore viene definito come una struttura a sé, che

si trova si nel nostro corpo, ma è una struttura autonoma, che ha una personalità, che prova

emozioni, sentimenti e che può limitarsi grazie all’aiuto di un istanza razionale che viene

dall’esterno. I sentimenti che vengono provati dagli uomini antichi non si manifestano nell’IO della

persona, ma nel cuore, che quando viene invaso dai sentimenti condiziona anche me. Il cuore

incarna quindi sia pulsione che ragione, la pulsione però ha una priorità sulla ragione, che può

entrare in gioco successivamente. Il cuore in poche parole è il centro della personalità e dei

processi psichici, che nella cultura odierna vengono invece riferiti al cervello.

La cultura antica possiamo definirla come una cultura che non ha paura di mostrare la verità, i

sentimenti veri, anche per quanto riguarda quelli negativi. Molto importante è il fatto che questo

linguaggio semplice e schietto è quello che meglio viene compreso dai bambini. Questi testi sono

stati letti e interpretati quando si è iniziata a studiare la psicologia infantile. Come dicevamo prima

la coscienza dell’IO in questa cultura antica manca, manca una parte razionale all’interno delle

persone e possiamo definirla come coscienza morale esternalizzata. Questo porta a non

responsabilizzarsi delle proprie azioni, e lo possiamo notare dalla Giustificazione di Agamennone,

che riconosce di aver portato disagio ma non si sente in colpa, in quanto ad agire non è stato il suo

io, ma la sua personalità, ovvero il suo cuore. Abbiamo quindi la mancanza del senso di colpa, in

quanto la colpa non ricade sul soggetto che ha mosso l’azione ma al di fuori. La nostra cultura

occidentale ha interiorizzato la coscienza morale, che prima era esterna. Questo porta alla

costruzione di un sistema educativo completamente diverso e anche a dei rapporti umani

differenti rispetto a quelli del passato.

La Psyché è invece intesa come “respiro, soffio, alito” ed è collegata al momento della morte.

Durante i loro ultimi momenti di vita la Psyché usciva fuori dal corpo, a quel punto una persona

veniva considerata morta. Possiamo dire quindi che il Thymòs è presente durante la vita, è una

forza vitale che anima il corpo, mentre la Psyché si manifesta al momento della morte, uscendo

dalla nostra parte corporea. Anche la Psyché è una struttura a sé.

Le emozioni sono comuni a tutte le culture, solo che alcune culture le manifestano in maniera

differente. La cultura antica che stiamo studiando è una cultura passionale, impulsiva e schietta,

solo che impone il problema del controllo che deve provenire necessariamente da qualcosa di

esterno. La psyché durante lo svolgimento normale della vita non compare, si manifesta solo in

due momenti cioè la morte o lo svenimento, quindi durante dei periodi in cui il corpo è privo di

vitalità. Lontanamente le anime rimanevano tra la popolazione e nel momento in cui venivano

stimolate e rievocate potevano riapparire, questo succedeva grazie al sacrificio di alcuni animali, il

quale sangue serviva per attirare le anime. Ulisse rievoca le anime, ma il suo interesse è volto

principalmente a una di esse, Tiresia, che più delle altre ha la capacità di prevedere il futuro. Le

anime potevano prevedere il futuro nel momento in cui la psyché usciva dal corpo. Il sangue, però,

ha un rapporto con il cuore e di conseguenza con le passioni. Deduciamo quindi che il sangue, e

quindi anche il Thymòs, ha un effetto vivificante : esso è essenziale, necessario, sia nei vivi che nei

morti, poiché il sangue serviva ad attirare le anime (la psyché) e permettere loro di prevedere il

futuro. Possiamo definirla come una sorta di circolarità, dove il Thymòs ha la priorità. Le anime nel

momento in cui appaiono si manifestano con un volto, da questo capiamo che la psyché è

identificata con la testa e la sua sede è appunto la mente. Le anime hanno una consistenza

particolare : oltre a rievocare Tiresia, era stata rievocata anche la madre, nel momento in cui

Ulisse prova a stringere a sé la madre le sue braccia accolgono il vuoto; questo vuol dire che le

anime sono sì visibili, ma non hanno una consistenza materiale. Nel momento in cui dormiamo, e

quindi sogniamo, il sogno non è assolutamente frutto del Thymòs, ma piuttosto della psyché, che

approfitta degli stati incoscienti del corpo di modo da poter manifestarsi (la psyché si manifesta

durante lo svenimento, la morte e il sonno, tramite il sogno). Gli antichi, a proposito del sogno,

pensavano fosse il pensiero di

Dettagli
A.A. 2017-2018
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bianca-giacalone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Consorzio Università Rovigo - Uniro o del prof Grigenti Fabio.