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2. LO SVILUPPO COGNITIVO: IL PUNTO DI VISTA DI PIAGET
Lo studio di come si forma la conoscenza a partire dai primi momenti della vita di un individuo ha
costituito per Piaget un utile strumento di analisi empirica. Tutto il suo programma di ricerca si
inquadra in un progetto ampio, che egli ha definito “epistemologia genetica”, ed è stato volto al
tentativo di stabilire un parallelismo tra l’evoluzione dei sistemi biologici e l’evoluzione dei sistemi
della conoscenza, nello sforzo di trovare una unità tra scienze biologiche e psicologiche.
Piaget rifiuta sia una concezione “nativista” sia una concezione “empirista” dello sviluppo
cognitivo; la prima attribuisce lo sviluppo al ruolo delle predisposizioni genetiche innate, mentre la
seconda attribuisce lo sviluppo al ruolo giocato dall’esperienza. Entrambe non tengono in
considerazione le esigenze adattive del sistema cognitivo.
Piaget ha immaginato un sistema cognitivo che è capace di modificarsi attraverso una continua
riorganizzazione delle sue strutture, in sintonia con le nuove espressioni che derivano
dall’interazione con l’ambiente.
- ASSIMILAZIONE, ACCOMODAMENTO E EQUILIBRAZIONE
Alla base della teoria di Piaget vi sono due concetti fondamentali: assimilazione e accomodamento.
La prima viene concepita come un processo in virtù del quale ogni nuova informazione presente
nella realtà esterna può essere assimilata dal sistema cognitivo, ponendola in relazione alle strutture
della conoscenza già esistenti. Per Piaget l’apprendimento presuppone una struttura nel sistema tale
da consentirgli di “appropriarsi” di quell’informazione. Piaget ritiene che , affinché certi
apprendimenti si possano verificare, ci debba essere un organismo preparato ad accogliergli.
l’accomodamento è processo complementare, grazie al quale le strutture cognitive esistenti si
modificano per adattarsi alla nuova informazione che è stata accolta. È nel processo di
riorganizzazione interna che sta il fulcro della flessibilità evolutiva del sistema cognitivo, inteso
come sistema aperto e costretto a ristrutturazioni continue ma regolate in funzione dell’interazione
con l’ambiente.
Questi 2 meccanismi sono i processi funzionali invarianti, biologicamente predeterminati, che
caratterizzano tutto l’arco dello sviluppo. La loro azione combinata garantisce l’evoluzione del
sistema, sia creando il necessario disequilibrio sia ripristinando l’equilibrio, in un processo continuo
che Piager definisce di “equilibrazione dinamica” (una specie di tendenza verso un omeostasi
epistemologica), sottolineandone il carattere provvisorio e la necessità di trovare sempre nuovi
punti di equilibrio diversi da quelli raggiunti precedentemente.
nell’ottica piagetiana, il sistema cognitivo viene concepito come un sistema che si trova in uno stato
quasi permanente di disequilibrio, a causa del meccanismo dell’assimilazione che lo vincola ad
interagire con l’ambiente, appropriandosene. Lo stato di disequilibrio viene temporaneamente
eliminato riorganizzando la propria struttura interna attraverso il meccanismo dell’accomodamento.
Proprio nella percezione del disequilibrio sta il motore dello sviluppo. l’omeostasi fornisce una
chiave cognitiva e motivazionale per promuovere l’acquisizione di nuove conoscenze assimilabili
dal sistema e capaci di innescare processi interni di riorganizzazione che garantiscono durevolezza e
stabilità allo sviluppo.
Il concetto di omeostasi presenta una somiglianza con quello di “zona prossimale di sviluppo”
formulato da Vygotskij, per indicare un’area ottimale dell’apprendimento, in cui un concetto è in
fase emergente ma non ancora pienamente padroneggiato.
- LA TEORIA STADIALE DELLO SVILUPPO
Per Piaget l’acquisizione di conoscenza è tale solo quando provoca la necessità di una
ristrutturazione delle basi di conoscenza e così diventa disponibile per il sistema cognitivo nel suo
complesso.
Piaget ha ipotizzato 4 stadi fondamentali dello sviluppo cognitivo:
1. stadio senso-motorio ( da 0 a 2 anni)
2. stadio preoperatorio (da 2 a 6 anni)
3. stadio operatorio-concreto ( da 6 a 12 anni)
4. stadio operatorio-formale ( da 12 anni)
Le strutture cognitive caratteristiche di ogni stadio traspaiono dalle performance dei bambini in
situazioni di problem solving. Piaget opera una distinzione tra competenze ( struttura sottostante,
distinta dal comportamento osservabile concreto) e prestazione ( azione manifesta); di conseguenza
un bambino potrebbe avere una competenza e tuttavia non evidenziarla in un particolare compito
che richiede l’attivazione di una particolare prestazione.
Anche se la sequenza degli stadi segue un ordine logicamente necessario e invariante, i confini
delineati da Piaget non dovrebbero essere presi in senso troppo letterale, data l’elevata eterogeneità
che caratterizza i profili individuali di sviluppo.
- LO SCHEMA DI AZIONE COME STRUTTURA COGNITIVA CHE SI SVILUPPA
Lo schema di azione, che è la struttura dominante della conoscenza nello stadio senso-motorio,
appare come il naturale anello di congiunzione tra realtà biologica e psicologica. I principi
organizzativi logici che ne stanno alla base sono: oggetto, spazio, tempo e causalità. A differenza
della pura attività riflessa, che secondo Piaget costituisce l’equipaggiamento di base che ha in
dotazione ogni individuo alla nascita e la cui natura è puramente biologica, lo schema di azione può
essere considerato una vera e propria struttura cognitiva. Gli schemi di azione possono essere
concepiti come delle totalità di percezione-azione in cui l’azione non può essere sganciata dal dato
percettivo immediato.
Nel corso di tutto lo stadio senso-motorio, gli schemi di azione evolvono: cominciano con
l’estendersi a oggetti che inizialmente non erano assimilati in quel dato schema, poi tendono a
coordinarsi per dar luogo a unità comportamentali ampie. Infine, attraverso la sperimentazione
attiva, il bambino arriva a inventare nuovi schemi e a prevederne mentalmente le conseguenze. A
questo livello gli schemi di azione sono già diventati strutture sensomotorie interiorizzate, preludio
all’intelligenza rappresentativa.
Per tutto lo stato preoperatorio, gli schemi di azione tendono a diventare schemi mentali, hanno
sempre meno bisogno di esercitarsi direttamente sulla realtà fisica e possono agire su
rappresentazioni di essa. Il bambino ora è in gradi di apprendere e applicare nuovi schemi tramite
l’imitazione differita, il gioco simbolico, di finzione e il linguaggio verbale. Per Piaget il linguaggio
è una diretta derivazione della trasformazione della struttura cognitiva nello stadio preoperatorio, ed
evolve, in rapporto alle successive trasformazioni cognitive, da egocentrico a sociale; per Vygotskij
il linguaggio è una funzione autonoma dalla cognizione, frutto dell’evoluzione biologica e sociale, e
il linguaggio egocentrico è solo una versione della sua funzione di organizzazione del pensiero.
- LA CONSERVAZIONE DELLE QUANTITA’
In questa fase le operazioni hanno ancora un carattere irreversibile: da A=B non deriva logicamente
B=A.
Un esempio è quello della conservazione dei liquidi. Il bambino dopo avere valutato l’eguaglianza
della quantità di liquido nei due contenitori uguali A e B, osserva l’esaminatore mentre travasa il
liquido dal contenitore B al contenitore C, che ha forma più stretta e allungata. Quindi gli è
nuovamente richiesto di valutare se la quantità di liquido nel contenitore C è più alto; il bambino ha
potuto vedere l’operazione di travaso, in cui nulla è stato tolto e nulla è stato aggiunto, ma in questa
fase dello sviluppo è ancora incapace di tenere conto dell’informazione.
Nello stadio operatorio-concreto gli schemi mentali cominciano a coordinarsi ed organizzarsi in
strutture di pensiero che sono le operazioni mentali. Vi sono le operazioni:
. di classificazione: individuazione di proprietà invarianti in oggetti diversi
. di seriazione: individuazione del valore dimensionale delle proprietà degli oggetti
. di numerazione: combinazione delle due operazioni precedenti
. infralogiche: relazioni spazio-temporali; parte\tutto
. di inferenza transitiva.
Nello stadio operatorio-formale, che è quello che conclude il ciclo delle trasformazioni qualitative
della struttura cognitiva, le operazioni non hanno più necessità di applicarsi a oggetti concreti e si
applicano direttamente alle rappresentazioni. In questa fase si realizza la forma matura del pensiero
ipotetico-deduttivo, in cui il ragazzo può arrivare a conclusioni logiche semplicemente sulla base di
premesse note, anche in assenza di supporti concreti; viene raggiunta la piena padronanza nelle
capacità di cogliere le relazioni tra oggetti e eventi o parti tra di essi; le capacità di anticipazione
sono sviluppate fino al punto di immaginare un mondo di eventi possibili e non solo reali.
Nella visione di Piaget, lo sviluppo è un processo continuo in cui coesistono e si intrecciano
elementi di continuità e di discontinuità. La discontinuità si verifica nel passaggio da uno stadio a
quello successivo; è qui che si realizza una trasformazione qualitativa della struttura cognitiva
sottostante, che introduce novità e diversità nel funzionamento complessivo del sistema. all’interno
di ogni singolo stadio si verificano cambiamenti lenti e continui, di tipo quantitativo. La continuità è
il substrato necessario al salto qualitativo che si ha nel passaggio tra uno stadio e quello successivo.
3. LA MEMORIA
La caratteristica peculiare di un sistema cognitivo è la sua capacità di apprendere, intesa come
capacità di modificarsi in funzione dell’esperienza; ne deriva la necessità di elaborare informazioni
e di conservarne in memoria.
È interessante notare come il ruolo giocato dalla memoria nei “sistemi adattivi” sia presente anche a
livelli di scala diversi da quelli del singolo organismo e del suo sistema nervoso centrale. Sul piano
dei sistemi sociali, troviamo forme diverse e organizzate di memoria: la storia di un popolo, la sua
cultura, le sue tradizioni, tutte tramandate di generazione in generazione, sia attraverso il linguaggio
orale sia attraverso la scrittura, che è la memoria dei sistemi sociali. Essa è la più grande invenzione
dell’umanità.
l’aspetto centrale di ogni sistema cognitivo è rappresentato dai processi della memoria, tanto che è
difficile immaginarne il funzionamento senza di essa. Baddeley ha osservato che senza questo
ingrediente nessun sistema potrebbe essere considerat