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VISIONE RELIGIOSA
Non bisogna giudicare Puskin partendo dalle visioni ateistiche che aveva in gioventù
(scrisse anche Gabrieliad nel 1821, che tratta l’Annunciazione in modo blasfemo).
Nel 1836, il suo ultimo anno di vita (per questo molti scorgono in ciò una profezia di
morte), Puskin rifletté molto su Dio. Durante l’estate la famiglia Puskin si trasferì su
Kamenny Ostrov, un’isolatte vicino a San Pietroburgo molto mondana nella bella
stagione, e qui scrisse un ciclo di 6 poesie intitolato come quest’isola. Fu un
momento in cui Puskin fece molte riflessioni su se stesso. In generale in tutta la sua
poesia la bellezza e il sublime sono stati un modo per introdurre un grande senso
del sacro nella sua visione del mondo, quindi Puskin non fu davvero ateo. Tra
queste sei poesie ci sono “Exegi Monumentum”, “Iz Pindemonti” (Dal Pindemonte) e
“Otzi Pustynniki” (Padre Eremita).
Otzi Pustinniki, quest’ultima parla della commozione che prova Puskin nel sentire
la preghiera di Efrem Siriaco (dottore della Chiesa) nei giorni di quaresima: “Non
dare alla mia anima l’oziosità, l’amore del potere e il parlare a vuoto”, infatti Puskin
nella poesia ama la concisione, l’eliminazione del superfluo, “ma, o Dio, lascia che
io contempli i miei peccati, e fai che il fratello non venga mai da me giudicato. E
ravviva nel mio cuore lo spirito dell’umiltà, della tolleranza, dell’amore e della
castità”, una mancanza di contaminazione, una purezza che Puskin pratica nella
poesia.
Iz Pindemonti, per ragioni di censura questa poesia non venne mai pubblicata
durante la vita del poeta. Il poeta italiano Pindemonte non c’entra affatto (a prova di
ciò, in una minuta si legge il nome di un altro poeta), era solo un modo per sviare la
censura (voleva farla passare per una traduzione o una rielabolazione ma non ci
riuscì). Il metro, sono Alessandrini, ossia un giambo a sei piedi (come in tutto l’ultimo
ciclo). La poesia è tutta costruita per negazioni (a partire dalla prima parola) чуткая
è ironico, perché la censura non va tanto per il sottile. Si mescolano i registri alto e
basso (un’ode, ma con lessico basso e frasi lunghe, come le liriche filosofiche). Dal
verso 11 inizia la parte positica. Nella prima parte tutti i verbi sono a presente, nella
seconda parte (v11-v14) sono tutti infiniti, v18 è iperbato. È un’ode alla libertà
dell’arte, della creazione, NON un’ode politica. Le rime sono maschili (con accento
sull’ultima sillaba) e femminili (sulla penultima) alternate.
Madonna, è una poesia dedicata alla sua futura moglie, e più in generale al culto
puskiniano per l’Eterno Femminino. Scritta a Boldino, nel periodo di “pentimento” e
riflessione precedente il suo matrimonio. Puskin vedeva Natalka, con la sua algida
bellezza, i suoi silenzi, la sua modestia (per molti segno di stupidità o di sottile
civetteria) come un angelo, un’incarnazione della Purezza, destinata a dargli la vera
felicità nella sua nuova famiglia. Si può solo immaginare ciò che provò quando
ricevette la lettera che lo indicava come “storiografo dell’ordine dei cornuti” (perché
scrisse Pugacev e voleva fare una biografia di Pietro I; probabilmente gli crollò il
mondo addosso… Eppure fino agli ultimi istanti di vita, dopo il duello, egli
continuava a ritenere la moglie innocente, e le lettere solo calunnie. Probabilmente,
se Natal’ja avesse avuto effettivamente rapporti con d’Anthes invece di civettare
davanti a tutta la corte, Puskin non avrebbe fatto quel duello.
[vedi anche Prorok in ‘L’Arte per l’Arte]
POESIE
Kern
NB: Anna Petrovna Kern, nata Poltoratskaya (1800 – 1879), è nota come la donna a cui venne dedicate
forse la più bella poesia d’amore nella lingua Russa, scritta da Puskin nel 1825.
Voleva, rispettabile e cara E.N. conoscere i dettagli della mia amicizia con Puskin. Mi affretto ad esaudire il
suo desiderio. Parto dall’inizio e le mostro, eccetto Puskin, alcuni individui che sono familiari a lei e a tutti.
Io sono cresciuto nella provincia di Tver, nella casa del mio nonno materno, con mia cugina, a voi nota
come Anna Nicolaevna Vul’f, dai 12 anni di età. Nel 1812 mi portarono via da mio nonno e mi portarono
nella provincia di Poltava. A 16 anni mi sposai con il Generale Kern.
Nel 1819 sono venuta a San Pietroburgo con mio marito e il padre, che peraltro mi presentò a sua sorella,
Olenina. Lì ho incontrato il cugino Poltoratskij, della cui sorella ero amica nell’infanzia. Egli è diventato mio
compagno e Cicerone in un circolo di persone a me sconosciute. Mi piaceva molto stare a casa Olenin,
perché non si giocava a carte, sebbene nemmeno non si danzasse, a causa di un lutto a corte, ma si
facevano invece diversi giochi divertenti, soprattutto a ‘charades en action’ (una sorta di gioco in cui
bisognava far indovinare alla propria squadra qual era l’oggetto scritto su una carta), a cui a volte
prendevano parte anche le nostre celebrità letterarie – Ivan Andreevic Krylov, Ivan Matveevic, Murav’ev-
Apostol e altri.
Durante la mia prima visita alla zia Olenina (il padre sembrava avere pochi anni più di me), entrò nel
soggiorno e disse a Krylov “ti raccomando la mia sorella minore”. Ivan Andreevic (Krylov) sorrise come solo
lui sapeva fare e dandomi entrambe le mani disse: “sono onorato, davvero onorato di incontrare una
sorellina”.
Durante una delle serate dagli Olenin ho incontrato Puskin, ma non mi ero accorta di lui: la mia attenzione
era sul gioco delle charade a cui partecipava Krylov, Plescev ed altri. Non mi ricordo perché, Krylov si era
messo a recitare una delle sue favole. Si era seduto in mezzo alla sala, noi tutti intorno a lui, e non potrò
mai dimenticare, come lesse bene il suo Osla (Asino)! E persino ora mi sembra di sentire la sua voce e
vedere il suo viso intelligente e l’espressione con cui disse: “L’asino aveva le leggi più oneste (?)”
In gioventù, era difficile rimanere così affascinati, se non con il divertimento delle poesie, e questo spiega
perché non notai Puskin. Ma presto si fece notare. Durante un gioco successivo mi diede il ruolo di
Cleopatra, e, mentre reggevo un cesto di fiori, Puskin con suo fratello Alexander Poltorazkij, si avvicinò,
guardò il cesto e indicando il fratello disse “Et C'est sans doute Monsieur qui fera l aspic?" (e chi sarà il
gentile signore che reciterà nella parte dell’aspide?). Lo trovai ardito, non risposi nulla e me ne andai.
Dopo quello, ci sedemmo a cena. Olenin serviva la cena su piccoli tavoli, senza cerimonie e distinzioni
sociali. Quali potevano essere le distinzioni sociali in una casa in cui il padrone Illuminato apprezzava solo
le scienze e le arti? A cena Puskin si sedette con mio fratello dietro di me e cercò di attirare la mia
attenzione con esclamazioni lusinghiere come: "Est-il permis d'être ainsi jolie!" (è permesso essere così
belli?). Seguirono fra loro discussioni riguardo a chi fosse peccatore e chi no, chi sarebbe andato all’inferno
e chi in paradiso. Puskin disse a suo fratello: “in ogni caso, all’inferno ci saranno molte belle ragazze, e si
giocherà a charades. Chiedi alla signorina Kern se vuole finire all’inferno”. Io risposi molto gravemente, e in
qualche modo seccamente, che all’inferno non ci volevo andare “E adesso, Puskin?” disse il fratello. “Je
me ravise (ho cambiato idea) - disse il poeta – all’inferno non voglio andarci, a meno che non ci siano belle
donne. Presto la cena era finita e ce ne andammo. Quando me ne andai e mio fratello sedette con me fra
le altre persone, Puskin stava nel porticato e mi guardava.
Le sue impressioni di questo incontro con me, le espresse nei famosi versi:
Я помню чудное мгновенье: Ricordo il meraviglioso istante:
Передо мной явилась ты, davanti a me apparisti tu,
Как мимолетное виденье, come una visione fugace,
Как гений чистой красоты. come il gesto della pura bellezza.
В томленьях грусти безнадежной Nei tormenti di una tristezza disperata,
В тревогах шумной суеты, nelle agitazioni di una rumorosa vanità,
Звучал мне долго голос нежный suonò per me a lungo la tenera voce,
И снились милые черты. e mi apparvero in sogno i cari tratti.
Шли годы. Бурь порыв мятежный Passarono gli anni.
Рассеял прежние мечты, Il ribelle impeto delle tempeste
И я забыл твой голос нежный, disperse i sogni di una volta,
Твои небесные черты. e io dimenticai la tua tenera voce,
i tuoi tratti celestiali.
В глуши, во мраке заточенья
Тянулись тихо дни мои Nella mia remota e oscura reclusione
Без божества, без вдохновенья, trascorrevano quietamente i miei giorni
Без слез, без жизни, без любви. senza deità, senza ispirazione,
senza lacrime, senza vita, senza amore.
Душе настало пробужденье:
И вот опять явилась ты, Ma venne dell’animo il risveglio:
Как мимолетное виденье, ed ecco di nuovo sei apparsa tu,
Как гений чистой красоты. come una visione fugace,
come il genio della pura bellezza.
И сердце бьется в упоенье,
И для него воскресли вновь E il cuore batte nell’inebriamento,
И божество, и вдохновенье, e sono per esso risuscitati di nuovo
И жизнь, и слезы, и любовь. e la divinità e l’ispirazione,
e la vita, e le lacrime e l’amore.
Esegesi: Questa è una delle poesie più belle in assoluto di Puskin. Egli esalta “quel meraviglioso istante”
come un momento straordinario, così fittizio ed effimero, ma che, nello stesso tempo, nasconde un
universo di emozioni. Il poeta, catturato da questo “genio di pura bellezza”, si trova naufrago tra languori,
agitazioni ed uragani, che però, col passare del tempo, si placano. Tuttavia, si tratta di una quiete che non
giova al poeta, anzi, lo lascia “senza deità, senza ispirazione, senza lacrime, senza vita, senza amore”. A
un certo punto, la dama riappare e, nonostante sia passato del tempo, la visione appare come la prima, la
dama appare ancora come “genio di pura bellezza”. E qui che è insita la straordinarietà di tale evento (e di
tale poeta), che fa riso