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Poi ci sono quelle nazionali come Agni il dio del fuoco, Hanuman il dio delle
scimmie, Kama il dio del desiderio erotico, Kubera il signore dei tesori ecc.
Anche gli animali fanno parte del pantheon come la vacca, da sempre protetta
perché simbolo della terra nutrice, la cui protezione fa parte del dharma.
Bhakti: la via della devozione amorosa
La parola bhakti significa allo stesso tempo riceve e donare, servire e adorare…
La bhakti è la devozione al dio personale nel quale il fedele è devoto, il bhakta
vede un dio supremo, anche se non esclusivo.
Esistono due grandi scuole della bhakti, uno è rivolta verso Visnu, l’ altra verso
Siva suddivise ciascuna in una moltitudine di correnti,
La bhakti è un’ infinità si pratiche personali o collettive, riti ancestrali, con un
solo grande compito: manifestare tutto l’ amore che si prova, ringraziando il dio
per i doni ricevuti.
Si manifesta attraverso il culto della danza, della poesia, del canto, delle
immagini, di latte, di frutta ecc. Le affige (immagini) degli dei sono presenti in
ogni abitazione e davanti a loro si svolge la puja, il rito domestico.
Il fedele si abbandona all’adorazione del dio durante diversi momenti della
giornata, volentieri andrà al tempio del dio anche se non è obbligatorio andare.
Migliaia di templi, immersi nelle città, sempre ospitate da persone devote agli
dei, sono presenti pellegrinaggi, che vengono amministrati dai sacerdoti
brahamani (sposati e preparati fin da piccoli, gli unici che hanno la possibilità di
penetrare nel sacta sanctorum per lavare, adornare, nutrire le statuette divine,
formulare mantra ecc.) in cui possono partecipare anche dai senza casta,
esclusi dai templi.
La differenza di pensiero tra la bhakti visnuviste la bhakti shivaiste è che nella
prima i fedeli sono più rispettosi del dharma e del sistema stabilito,
appartengono specialmente alla casta dei commercianti, mentre per i fedeli
shivaisti (come Siva) sono più trasgressivi, vivono la devozione in modo
estremo.
Iniziazione e mistica
La dottrina indù divide la vita dei fedeli (maschi) in quattro tappe.
La prima tappa inizia all’ età di sette-otto anni con l’iniziazione del ragazzo che
accede così allo statuto del “nato due volte”, vengono svolte cerimonie
purificatrici il cui rituale dipende dalla casta di appartenenza. Il bambino è
affidato al guru, un maestro che lo educa in cambio del suo servizio.
La seconda tappa: Verso i vent’anni, il giovane abbandona la condizione di
studente brahmanico per accedere a quella di padrone di casa: riceve il fioco
sacro, si sposa e ho come dharma si avere almeno un figlio destinato a
compiere i rituali funebri che gli permetteranno si accedere all’aldilà.
La terza tappa: Quando i figli avranno a loro volta una famiglia e il fedele
inizierà ad invecchiare dovrà, eventualmente con la propria sposa, lasciare la
casa e ritirarsi nella foresta a meditare continuando a compiere i riti della
bahkti.
La quarta tappa è riservata ad un élite di indù rinuncianti, il fedele non è più
sadhu.
alla ricerca di una buona rinascita ma della moksa. Diventa così un
Spegne il fuoco sacro, smette di fare riti e sacrifici di fiori o di latte, è lui stesso
il sacrificio. Dentro di sé brucia il fuoco interiore, vaga e non dorme mai nello
stesso luogo, si consuma dall’interno per un dio che non si nomina più,
l’Assoluto.
Pervaso dal divino, fuso in Lui, riconosce il proprio atman, perde ogni desiderio
per le cose di questo mondo, si lascia crescere i capelli e le unghie, accede a
poteri soprannaturali come quello di diventare invisibile. Alla sua morte non
verrà cremato (è stato cotto dall’interno) bensì seppellito o deposto su un corso
d’ acqua (il Gange rimane il fiume per eccellenza).
Nell’ induismo, le vie mistiche passano attraverso il corpo, sede dell’atman, di
cui non si può fare a meno per la liberazione perché permette di meditare. Così
nascono scuola come lo yoga (sottomissione del corpo per uno scopo
spirituale). Ci sono numerose scuole riunite sotto questo nome.
Lo yoga più diffuso è il rajayoga o yoga regale che unisce tecniche corporee,
meditazioni e doveri morali e religiosi. Sotto la guida obbligatoria di un guru,
impara le posture per portare serenità al cuore, alla capacità di reprimere i
propri sensi per separarsi dal mondo esterno…
Il samadhi è l’ ultima tappa dello yoga, è una fusione dell’ Assoluto, l’ accesso
alla conoscenza suprema. Oggi in India lo yoga religioso continua ad esistere,
mentre in Occidente ad esempio è stato molto strumentalizzato e non ha nulla
di religioso.
L’induismo è refrattario alla conversione, si nasce indù, non lo si diventa, molti
occidentali tuttavia grazie a riti di purificazione (riti che di solito sono svolti da
gli indù che hanno commesso una colpa grave o che hanno viaggiato all’
estero, come Gandhi quando è tornato dall’ Africa) possono convertirsi.
Un’ altra scuola particolare è quella del tantrismo, di fama infernale.
Secondo il tantrismo per accedere al moksa devono essere utilizzati tutti gli
aspetti della materialità, incluso il desiderio. La dottrina che professa è quella
del Veda, con un insegnamento esoterico che la rende accessibile solo ad una
minoranza. Risolutamente trasgressivi, i culti tantrici ricusano le nozioni
brahamaniche di impurità e nei loro rituali attribuiscono importanza al sangue,
ai sacrifici di animali, all’ alcool e alla sessualità, culti in grado di catturare l’
energia della divinità e realizzare l’unione con essa.
La divinità a cui si pongono questi riti è soprattutto la dea Kali la Nera
raffigurata a bocca aperta e con la lingua di fuori. Usano il desiderio, la morte e
la violenza come vie di compimento supremo.
Lo yoga della scuola tantrica è caratterizzato dall’ esercizio in cui attraverso la
meditazione si canalizza il soffio vitale, kundalini, un’ energia femminile
racchiusa alla base della colonna vertebrale verso il cervello. Ciò viene
effettuato attraverso un’ unione sessuale in cui si canalizza l’ orgasmo.
La non dualità
Accanto a queste pratiche estreme si sviluppa la cosiddetta filosofia della “non
dulità” che si oppone al dualismo della bhakti, in cui gli elementi sono
l’individuo e la divinità.
Questa filosofia è detta della “seconda esegesi” o Vedanta.
La figura di spicco è quella di un filosofo indù del VIII secolo, Sankara. Spinge la
non dualità all’ estremo, afferma che non esiste nulla oltre a quest’ Uno,
eccetto le illusioni cosmiche che proiettano immagini della creazione, le quali
però non sono reali.
E’ una filosofia mistica in cui la condizione mentale è considerata pura da ogni
inquinamento psichico, per poter accedere all’ unione dell’ atman con il
brahman senza dover passare attraverso la devozione.
In occidente questa scuola ha avuto molti seguaci in quanto erano attirati da
quest’ idea di unicità portatrice di un’ ideologia monoteista. In India però è
seguita da una minoranza e Ramanuja è stato il creatore della scuola della non
dualità del Vedanta.
Per la maggioranza degli indù comunque la religione comporta un elemento di
colore, gioia, feste e pellegrinaggi che attirano migliaia di fedeli in itinerari in
templi e templi.
Camminare verso il proprio dio è uno degli aspetti più completi della devozione.
8-Buddhismo
L’india del Vi secolo a.e.v., è percorsa da maestri, asceti e yogi che si ergono
contro l’ordine vedico.
Il popolo ha delegato la religione ai sacerdoti, ma la storia ha dimenticato i
nomi della maggior parte di questi. Forse a loro tempo, alcuni hanno fondato
scuole, ma non esiste nessuno documento a testimoniarlo. Uno di essi però
segna particolarmente i millenni seguenti, la tradizione dice che fosse di
sangue reale, il principe Siddharta Gautama Sakyamuni, Buddha.
Il Buddha
I primi testi scritti che raccontano la vita di Buddha risalgono al II secolo a.e.v.
Buddha nasce circa nel 560 a.e.v., la leggenda dice che è il primogenito del
potente re di Kapilavatthu. Prima del concepimento, la madre sogna un
elefante bianco con sei zanne, con la proboscide appoggiata su un fianco della
sua pancia. I Brahmani interpretano il sogno come un segno della nascita di un
risvegliato. Buddha nasce dal fianco della madre, camminando.
Il bambino ha i segno del Grande Uomo e il padre viene avvertito del fatto che
appena il figlio vedrà un mendicante, un morto o un malato si allontanerà dal
palazzo alla ricerca della Verità.
Il padre quindi decide di proteggerlo e di lasciarlo nell’ ignoranza di un’
esistenza oziosa e da sogno per trent’anni.
Si sposa con la cugina, fa un figlio chiamato Rahula.
Annoiato dalla vita in palazza Buddha decise di partire e fare un giro per la città
con il cocchiere che alla vista di un mendicante, di un morto pianto dai parenti
e ai mali della vita, gli spiega che la vecchiaia e la malattia fanno parte della
vita. Buddha capisce la ricchezza non protegge dalla vecchiaia e dalla morte.
Decide di abbandonare tutto e partire alla ricerca della Verità che lo condurrà
alla liberazione. Parte inizialmente con il proprio servitore a cui regalerà la
propria cavalcatura, il proprio mantello e tutto ciò che possiede, si rasa i capelli
e inizia una nuova vita, fatta di rinunce.
Prosegue la propria ricerca presso rigidi asceti, dopodiché decide di
abbandonare questa vita di rinunce, di sofferenza e privazioni. Si dirige verso
nel borgo di Uruvela, oggi Bodh Gaya, e si siede sotto un albero a meditare.
Decide di non muoversi fin quando non comprende la Verità. Il dio Mara, dio
della morte cerca in tutti i modi di distrarlo ma Buddha rimane al suo posto,
tocca la terra e improvvisamente si illumina, capisce la Verità, il mistero della
morte e della rinascita, il modo di uscire dal ciclo di sofferenze e rinascite e
liberarsi dal samsara.
Il dio Brahma lo supplica di diffondere le sue conoscenze, il risvegliato così
inizia la predicazione che durerà quarantacinque anni. La prima tappa è a
Benares nella quale trasmette la sua dottrina ai cinque asceti che aveva
lasciato, i quali diventano suoi discepoli (bhiksu).
Prosegue la sua predicazione di città in città, circondato da una folla sempre
più estesa.
Le quattro nobili verità
A Benares viene fatto il discorso di Benar