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CORNO FRANCESE.Lezione 13 01/04/2022Storie di campionesse

Oggi incontriamo due campionesse, ascoltiamo le loro storie e impariamo da ciò che loro stesse hanno imparato.

In video (Ability Channel) vediamo un documentario su BEBE VIO, plurimedagliata alle Paralimpiadi di scherma.

Seconda parte della lezione: dal vivo, incontriamo JENNIFER ISACCO, medaglia di bronzo alle Olimpiadi invernali di Torino 2006 nel bob a due femminile

BEBE VIO

Guardiamo insieme una sua intervista risalente al 2012 (qui sotto il link). https://www.youtube.com/watch?v=5X0TNrXZcZs

Al momento dell'intervista, Bebe aveva solo quindici anni, aveva appena vinto un campionato italiano e già era definita come "una promessa della scherma italiana" ma nessuno immaginava dove sarebbe arrivata.

Sintetizziamo qui sotto alcuni temi emersi dall'intervista.

- Il prima e il dopo

Bebe racconta che tirare di scherma ora le

piace più di prima. "Ora che sono in carrozzina, dice, non posso aver paura, sono inchiodata di fronte alla mia avversaria e non posso scappare". La disabilità è diventata un'opportunità, ha permesso a Bebe di far esplodere il suo agonismo (la sua intelligenza agonistica, diremmo noi) e, forse, non sarebbe mai diventata la super campionessa che è oggi.

- Ingegneria biomedica e design inclusivo

Già durante la scorsa lezione abbiamo accennato a questa realtà. Bebe e il suo papà raccontano di come un'equipe di esperti, a Budrio in provincia di Bologna, stia lavorando a un continuo perfezionamento delle protesi agli arti. Si tratta di un'estensione all'ingegneria e alla medicina del concetto di "design inclusivo", di cui abbiamo parlato la scorsa lezione: in questo caso non si tratta di architettura ma di ingegneria e medicina, due scienze che lavorano in sinergia per costruire "oggetti

“tecnologici” pensati espressamente per una particolare persona. È un esempio di come l’inclusività non sia solo un pensiero, un concetto, ma sia soprattutto fatti concreti, come il costruire una carrozzina, uno scivolo sui bordi dei marciapiedi o una protesi.

La famiglia → Dall’intervista emergono i forti legami familiari dei Vio e le loro caratteristiche: la forza, la pazienza, la flessibilità… la resilienza.

- Cos’è lo sport per te?

A questa domanda, la quindicenne Bebe risponde con quattro concetti molto semplici. Divertimento. Esperienza. Concentrazione. Conoscere nuove persone. Quattro semplici cose che, in fondo, sono le linee pedagogiche di Piero Bertolini, che ne dite? Nell’ordine: Il bello (=divertimento), l’andare fuori (=esperienza), il difficile (=concentrazione), l’altro (=conoscere nuove persone)…

Per approfondire:

  1. il canale Youtube "Ability Channel”, che raccoglie storie di atleti
con disabilità https://www.youtube.com/c/abilitychannelvideo2) l'autobiografia di Bebe Vio, un libro appassionante ed emozionante https://www.ibs.it/mi-hanno-regalato-sogno-scherma-libro-bebe-vio/e/9788817097246?lgw_code=1122-B9788817097246&gclid=CjwKCAjwur-SBhB6EiwA5sKtjljLCfSkTryB48qTxoWSkFW8E_hAQpvfNECWYQXgZQE_rsxr6PwyKhoCGcIQAvD_BwEJENNIFER ISACCOAnzitutto Jennifer ci fa vedere un video in cui compaiono i momenti salienti della sua esperienza olimpica: la partenza del bob, il prima e il dopo, il tifo, la gioia, la premiazione... il video emoziona tutti e l'aula fa partire un applauso! Alcuni punti emersi dalla chiacchierata con Jennifer.La prima squadra femminile di bob.Prima di Jennifer, il bob a due era una specialità solo maschile. L'avventura non è stata quindi solo quella di prepararsi a uno sport nuovo (Jennifer veniva dall'atletica leggera) ma aprire una nuova strada per molte atlete dopo di lei. Una sfida nata quasi per caso,

Il fidanzato (ex bobbista) di una sua amica che disse "voi sarete la prima squadra femminile di bob alle Olimpiadi". Un "elemento", dunque, usando le parole di Ken Robinson, che è arrivato non tanto da un talento individuale, scritto nel dna, ma da una circostanza quasi casuale, che poi è diventata un'opportunità fantastica. Quanti lividi…

La prima esperienza col bob è stata disastrosa, si è resa subito conto di quanto fosse difficile e di quanto allenamento ci fosse bisogno. Ma gli atleti - con la loro intelligenza agonistica - sono pronti alle sfide, non si fermano di fronte alle sconfitte!

Uno sport di coppia o di squadra?

La preparazione alle Olimpiadi, per Jennifer, è stata un'esperienza certamente fisica/sportiva/atletica e anche un'esperienza umana: con la sua compagna di bob, l'altoatesina Gerda Weissensteiner, ha praticamente convissuto per qualche anno, per cementare la fiducia reciproca.

L'amicizia e la collaborazione. Sul bob bisogna andare a tempo, bisogna sentire l'altro, sentirne il corpo e i pensieri: il tutto può nascere da un intenso "allenamento" relazionale, cioè imparare a conoscersi, a completarsi, a comprendere i bisogni della partner e venirle incontro.

Imparare l'una dall'altra: Gerda ha imparato da Jennifer - ex velocista - a correre, Jennifer ha imparato da Gerda - ex slittinista - come affrontare gli sport invernali. E non è solo uno sport di coppia perché tutto il team lavora per quella folle corsa: dal costruttore del bob, a chi lo trasporta sul pulmino, gli allenatori, i preparatori atletici e tutto il team (come abbiamo visto nel video!).

Cosa trasmette lo sport. Ricordando i lividi delle prime cadute sul bob, Jennifer ci racconta la difficoltà delle prime volte. Non esiste sport senza fatica, senza difficoltà. Ma ciò che lo sport in termini di felicità,

di forza e bellezza, è incomparabile e mette in secondo piano le fatiche! Una seconda chance. Jennifer praticava atletica, era piuttosto brava ma a 18 anni ebbe un serio infortunio e non è più riuscita a correre come prima. Il bob, conosciuto quasi per caso, è stato occasione di rinascita, un'autentica esperienza di resilienza. Life skills. Quali sono le competenze per la vita che hai imparato nella tua storia di atleta? - Rimettersi in gioco sempre - Voglia di fare nuove esperienze - Mai abbattersi, andare in fondo Quali sono secondo te le qualità preziose per un allenatore? Innanzitutto, riconoscere i propri maestri ed essere consapevoli della fortuna che abbiamo avuto nell'avereli. E poi mettersi sempre in ascolto dei ragazzi, esserci e far sapere che ci siamo sempre. "Se ha la certezza che l'allenatore lo ascolta e investe energie per lui, l'atleta può esprimersi al massimo". "Quando una gara è finita,comunque sia andata, sia che sia andata male sia che sia andata bene, è finita! C'è un'altra gara a cui pensare, quella di domani!" Lezione 14 08/04/2022 Outdoor Education: educazione fuori casa, a contatto con la natura. Letteralmente significa apprendimento fuori porta. L'educazione fuori è più difficile, è più difficile tenere l'attenzione e "controllarli". L'educazione all'aperto è importante perché attiva tutti i sensi dell'essere umano, il corpo è più pronto ad imparare con tutti i recettori in allerta. Sguardo alle PRATICHE SCOLASTICHE: ❖ COSA SI INTENDE PER OUTDOOR EDUCATION: Con l'Outdoor Education (OE) si definisce a livello internazionale un orientamento pedagogico che intende favorire le esperienze in presa diretta con l'ambiente. Valorizzazione dell'ambiente esterno nelle sue diverse configurazioni, impiegato come ambiente educativo.❖

L'Outdoor Education pone semplicemente l'accento su un punto di vista, o meglio, su un orientamento pedagogico che è quello di valorizzare al massimo le opportunità dello stare fuori, out-door e del concepire l'ambiente esterno come luogo di Formazione.

L'OE ha una storia antica, ma non aveva bisogno di essere tematizzata perché in passato, nella nostra società, la vita dell'infanzia si svolgeva normalmente all'aperto, tolti i tempi delle routine familiari e della scuola.

Fröbel (cercare informazioni)

Scuole nuove→ ad esempio la Rinnovata Pizzigoni a Milano (Ghisolfa)

Scuole all'aperto→ Danimarca - 1954 Ella Flatau fonda la prima scuola nel bosco chiamata Skovbørnehave "La vita a contatto con la natura riveste un'importanza centrale sia sul piano educativo sia su quello più ampio della qualità della vita"

OGGI L'OE DIVENTA UN PROGETTO PEDAGOGICO

Vediamone le ragioni: La condizione dell'infanzia, soprattutto nei contesti urbani della nostra società: tempi programmati in spazi chiusi. I bambini che vivono esperienze libere di gioco e di socialità all'aperto sono pressoché invisibili. Si osserva la pesante condizione di bambini che vivono gran parte della loro giornata agli "arresti domiciliari" oscolastici o di altre istituzioni. Ciò determina un'oggettiva crisi dell'educazione che riguarda lo sviluppo di un vasto arco di competenze psicomotorie, cognitive ed emotive dei bambini.

Le ricerche attuali sulla salute dei bambini ci dicono che:

  • Disturbi fisici e motori
  • Miopia
  • Asma
  • Disturbi psicologici ed emotivi
  • Allergie
  • Ansia/fobia precoce
  • Obesità...

Sono la conseguenza del danno psicologico e educativo che tale condizione determina sulla crescita e sulla formazione del bambino.

Nature deficit disorder (Richard Louv):

disturbo psicologico che è stato diagnosticato in questi ultimi 15 anni, si tratta di un deficit dovuto alla mancanza di contatto con la natura e dell'insistente costrizione dei corpi al chiuso. Si traduce in una difficoltà nell'imparare e nell'apprendere. Cosa fanno gli adulti? Gli adulti sembrano più preoccupati di sottrarre esperienze al bambino anziché proporgerliele, oppure di proporre esperienze preconfezionate, pervasi come sono dalla paura che tutto ciò che esce dai confini definiti sulla base di reali o presunte norme di sicurezza costruisca elemento di pericolo per l'infanzia. La questione del controllo → "bubble wrap generation" Forse dovremmo renderci conto che il problema è nostro: sono le ansie di adulti-genitori-educatori che hanno trasformato la giusta e necessaria prevenzione in dannosa iperprotezione. Non per entrare in una logica di antagonismo tra esperienza in natura ed esperienzaienza con la tecnologia. I bambini di oggi crescono circondati da dispositivi digitali come smartphone, tablet e computer. Questi strumenti tecnologici sono diventati parte integrante della loro vita quotidiana, offrendo loro accesso a un mondo di informazioni, intrattenimento e comunicazione. La tecnologia ha cambiato il modo in cui i bambini imparano e si divertono. Ora possono accedere a una vasta gamma di risorse educative online, che li aiutano a sviluppare le loro abilità cognitive e creative. Possono anche giocare a giochi interattivi che li coinvolgono attivamente e li aiutano a sviluppare le loro capacità motorie e di problem solving. Tuttavia, l'uso eccessivo della tecnologia può anche avere effetti negativi sulla vita dei bambini. Passare troppo tempo davanti a uno schermo può portare a problemi di salute come l'obesità e i disturbi del sonno. Inoltre, l'uso eccessivo della tecnologia può isolare i bambini, impedendo loro di sviluppare abilità sociali e di interagire con gli altri. È importante trovare un equilibrio tra l'uso della tecnologia e altre attività nella vita dei bambini. I genitori e gli educatori devono incoraggiare i bambini a partecipare ad attività all'aperto, a leggere libri e a interagire con gli altri. Inoltre, è importante stabilire regole chiare sull'uso della tecnologia, come limitare il tempo trascorso davanti a uno schermo e incoraggiare l'uso consapevole della tecnologia. In conclusione, la tecnologia è diventata una parte importante della vita dei bambini e dei ragazzi. Offre loro molte opportunità di apprendimento e divertimento, ma è importante utilizzarla in modo equilibrato e consapevole.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher JuliaColace7 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e applicata alle scienze motorie e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Scirea Fabio.