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LEZIONE 9-11: SINOSSI DELLA CONCEZIONE SYSTEM-CENTERED
DELL’ORGANIZZAZIONE, VARIANTE MECCANICISTA:
Queste sono parole chiave riportate in uno dei testi oggetto d’esame che definiscono al
meglio che cosa è la variante meccanicista. In questa variante del sistema meccanico della
concezione system-centered l’organizzazione è scomponibile in un numero limitato di
variabili, cioè un sistema chiuso e quindi un insieme di variabili che non sono sottoposte
all’azione di variabili esterne, come per esempio quando affrontiamo un setting sperimentale
e cerchiamo di tenere tutte le principali variabili sotto controllo in modo da dover studiare le
relazioni causa-effetto, senza che altre variabili di confusione intervengano a generare
confusione nelle nostre relazioni causa-effetto. Ora, sappiamo che le situazioni sperimentali
sono possibili in alcuni casi soprattutto nelle scienze della natura e anche in particolar modo
in fisica, altrimenti quando questo non è possibile diciamo che il sistema è aperto, cioè c’è la
possibilità che diverse variabili, che noi non possiamo tener sotto controllo, agisco sulla nostra
situazione e creano confusione. In questa variante meccanicista, l’organizzazione si crede che
sia un insieme di variabili a ristretto isolato da altre variabili che possono creare confusione.
Di conseguenza se l’organizzazione è una cosa di questo tipo, vi è la pretesa di progettare,
programmare, coordinare tutte le componenti dell’organizzazione in modo ottimale attraverso
la opportuna divisione del lavoro in mansioni. Abbiamo visto che le mansioni nell’ottica di
Taylor sono compiti elementari attribuiti in modo stabile a soggetti opportunamente addestrati
a svolgerli, e anche incentivati e non sono ammesse delle azioni dalle prescrizioni, cioè le
mansioni vanno svolte così come prescritto.
Fatta questa premessa veniamo alle nostre parole chiave:
Razionalità: che tipo di razionalità c’è alla base dell’idea meccanicista? C’è un’idea di
razionalità che proviene dalla microeconomia neoclassica, anche nota come scuola
marginalista, cioè quell’approccio la cui nascita possiamo considerarla intorno al 1870 e
successivi, basato su determinazione di pezzi, produzione e reddito attraverso il famoso
modello di incontro domanda e offerta. Nella microeconomia neoclassica si assume che
l’attore sia un homo economicus e se è un consumatore massimizza le sue funzioni di
utilità: dato un certo bilancio, distribuisce le sue risorse sui vari consumi in modo tale
da ottenere massimo beneficio in termini di utilità, e questo viene descritto attraverso
delle funzioni di utilità. Le imprese dal canto loro sono orientate a massimizzare i loro
profitti e queste sono le idee cardine di questo approccio i cui autori sono Mengel,
Balaras, Marshall e Pareto. Ora quindi secondo questa idea di razionalità oggettiva, di
razionalità assoluta il decisore ha piena conoscenza di tutte le alternative di
comportamento e ha conoscenza delle conseguenze di ogni alternativa. Non sono
postulati di natura filosofica che descrivono la natura umana, ma semplicemente sono
assunti che stanno alla base di modelli matematici molto sofisticati. Andando a leggere
tra le righe si capisce che per poter ottenere quei risultati, occorre che gli attori devono
disporre di tutte le informazioni su tutte le possibilità e che devono sapere anche quali
sono le conseguenze e devono sapere bene quali sono le loro preferenze. Quindi si
tratta di postulati piuttosto forti. Le relazioni mezzi-fini, mezzi-obiettivi sono relazioni
note, quindi tecnologie perfette che permettono di raggiungere questi obiettivi. I dati
che servono sono raccolti a priori e ne deriva poi un programma rigido. Quindi in questo
modo commisurando i mezzi e i fini si massimizza sia il raggiungimento degli obiettivi,
cioè si ha massima efficacia, ma si massimizza anche l’uso delle risorse rispetto al
risultato, quindi si ha massima efficienza. Quindi l’efficacia riguarda il raggiungimento
degli obiettivi, l’efficienza riguarda l’uso ottimale delle scarse risorse per raggiungere
gli obiettivi. In questa logica quindi non c’è neanche una distinzione tra efficacia ed
efficienza, cioè non ha senso pensare di raggiungere una massima efficacia senza nel
contempo raggiungere una massima efficienza. Quindi di solito si tende a parlare di
efficienza visto che tiene conto sia degli obiettivi sia delle risorse. Questa idea di
razionalità sta alla base di una teoria delle decisioni che ha carattere di natura
normativa, cioè quando si parla di teoria delle decisioni si distingue spesso tra teorie
normative e teorie descrittive: ora le teorie descrittive come dice il termine tentano di
descrivere al meglio come i decisori si comportano basandosi su evidenze empiriche
cioè facendo indagini opportune su come avvengono normalmente i processi
decisionali. Questa invece è una teoria normativa che innanzitutto prescrive ciò che
devono fare gli attori se sono attori razionali.
Tecnologia: in questa variante meccanicista è vista come un fattore esterno, esogeno,
indipendente che quindi non è sotto controllo dell’organizzazione, anzi è un fattore che
agisce sull’organizzazione. La tecnologia è vista come una variabile indipendente e
l’organizzazione è vista come una variabile dipendente.
Struttura: la tecnologia si impone sulla struttura che anche visivamente è ben
rappresentata dall’organigramma, cioè è un insieme stabile delle relazioni tra le
posizioni e le unità organizzative. La struttura organizzativa è unica, c’è una one best
way. Le attività sono separate tra loro ben definite, comunicano sono attraverso la
catena di comando e sono attività imposte e stabili, in quanto il lavoratore le esegue
ripetitivamente e anche per lungo tempo.
Autonomia: Quindi il lavoratore non ha alcun tipo di autonomia di decidere di fare di
testa sua, deve fare come gli viene prescritto secondo l’idea di Taylor, invece Fayol
ammette che ci possono esser casi di maggior flessibilità ma poi devono rientrare in
nuovi programmi o fuori da una situazione emergenziale, quindi margini di manovra
sono limitati o come nel caso di Taylor sono legati
Formazione: addestramento del soggetto allo svolgimento nel modo migliore possibile
delle mansioni, indicando quali sono i tempi esatti, quali movimenti deve fare.
Partecipazione: coinvolgimento del lavoratore è un’idea che abbiamo visto da Taylor e
Fayol, in cui il primo dice che il lavoratore deve accettare l’autorità all’interno
dell’azienda e da parte sua il management ogni tanto deve creare un buon clima di
intima e cordiale collaborazione.
Fin dal 1893, il direttore di una industria meccanica di Manchester, W.Mather, aveva ridotto le
ore di lavoro settimanale degli operai passando da 54 a 48; dopo due anni di esperienza
aveva raccolto dei dati che mostravano come ciò avesse portato a un aumento della
produzione totale e a una riduzione dei tempi morti. Questo esperimento fu in seguito
applicato in industrie statali inglesi (ad es. in cantieri navali, arsenali ecc.). Dopo lo scoppio
della I g.m.il Ministero degli armamenti ridusse le ore lavorative delle donne, con il risultato di
ridurre, tra l’altro, gli incidenti sul lavoro. Nel 1917 venne costituito l’Industrial
FatigueResearchBoard. A quel tempo, gli esperti di fatica industriale pensavano che la
stanchezza fosse un fatto esclusivamente fisiologico, dovuto alla concentrazione di acido
lattico nei muscoli; ma con il moltiplicarsi degli esperimenti ci si convinse che il fenomeno
della stanchezza era molto più complesso. Si cominciò a distinguere due tipi di stanchezza:
quella diretta, dovuta a un sforzo intenso (come quello di alcuni gesti atletici che provoca
accumulo di acido lattico), e quella che si sviluppa lentamente (come nel caso di una lunga
camminata), per la quale vanno trovate altre spiegazioni. Nel frattempo, anche negli USA si
giunse a conclusioni simili. Nel 1917 un’indagine realizzata dallo US Public Health
Servicemostrò, tra l’altro, che i periodi di riposo aumentavano la produttività e contribuivano a
tenere alto il morale negli stabilimenti in cui si lavorava 10 ore al giorno. Nel 1926 il Dr. L.J.
Henderson fu incaricato dall’Università di costituire l’Harvard FatigueLaboratory. Collaborando
con colleghi inglesi, giunse alle stesse conclusioni: che il problema della fatica, a prima vista
semplice, in realtà era complicatissimo. La ricerca di una spiegazione soddisfacente della
fatica indiretta portò a concentrarsi sulla monotonia (effetto anch’esso difficile da definire).
Già a partire dal 1924 in Inghilterra si era fatta una serie di ricerche sulle pause di riposo
durante la giornata lavorativa, trovando che esse -alleviavano la stanchezza muscolare
(condizione non ordinaria, presente solo in alcuni tipi di lavori pesantissimi); -riducevano la
noia e la monotonia (situazioni decisamente più frequenti nel lavoro industriale
meccanizzato). Questi studi e altri sono interessanti oltre che per se stessi in quanto mostrano
un clima scientifico-culturale: da esso nascerà nel decennio successivo una delle più
importanti scuole del pensiero organizzativo, ad opera di Elton Mayo e colleghi di Harvard.
Abbiamo visto questo panorama del taylorismo e abbiamo già fatto cenno alle opposizioni da
parte degli operai anche molto dure con repressioni poliziesche che portarono addirittura il
Congresso a occuparsi del taylorismo per questione di ordine pubblico.
Il periodo tra la fine dell’800 e i primi 10 anni del 900 negli Usa è un periodo di cui da prima
impera un’ideologia molto socialdawinista, in cui riesce a emergere chi ha del talento e chi ha
delle qualità, e chi non ce la fa doveva soccombere. Questa idea ad un certo punto va un po’
in crisi di fronte alle prime opposizioni degli operai e alle prime opposizioni organizzate: alla
fine dell’800 gli operai sindacalizzati in America erano poche decine di migliaia, già verso la
fine degli anni 10 ce n’erano più di 2.000.000 e questo creava qualche problema a queste
ideologie; allora il socialdarwinismo dice anche che gli operai fanno bene a coalizzarsi e quindi
a combattere i padroni e un po’ si auto contraddice. In quel periodo si fonda un’altra ideologia
che invece consiste nel fare quello che uno vuole basta che lo si voglia e potrai realizzare tutti
i tuoi sogni, che tra l’altro è un’ideologia ancora molto diffusa negli Stati Uniti. Quindi il
socialdarwinismo non c’era più anzi non dava nessuna speranza se ad esempio una persona
era povera, non aveva un buon reddit