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MISURE DI MOTO
Sono misure di lunghezza che coinvolgono anche il tempo, in quanto le grandezze cinematiche
(velocità e accelerazione) dipendono sia dal tempo che dalla lunghezza.
In genere la misura è RELATIVA (cioè quella che viene effettuata rispetto ad un riferimento
inerziale). Fare una misura ASSOLUTA richiede l’assenza di un sistema di riferimento inerziale.
Gli strumenti per le misure di moto si possono distinguere anche in base alla tipologia di grandezza
che si sta misurando; occorre valutare se la grandezza è statica o dinamica.
Per misure statiche intendiamo in realtà misure quasi statiche, nel senso che tali misure variano
poco nel tempo.
Il parametro che distingue un grandezza statica da una dinamica è la Frequenza: essa indica di
quanto varia la grandezza dinamica nel tempo. Se la f è bassa (f < 1Hz) allora la misura può essere
assimilata ad un valore quasi-statico; se invece la f è alta (f > 100 Hz) , allora si sta parlando di
grandezza dinamica.
Vi sono inoltre strumenti (o trasduttori) che richiedono il contatto per effettuare la misurazione, e
altri che non lo richiedono trasduttori a contatto e trasduttori senza contatto. È una distinzione
importante perché lo strumento potrebbe alterare ciò che si vuole misurare; è un errore dovuto al
“effetto d’inserzione” che si ha nell’accoppiamento tra ciò che devo misurare e lo strumento
(esempio di un termometro e un bicchiere d’acqua: il bicchiere non ha una massa d’acqua
sufficiente per ignorare il gradiente di temperatura dovuta alla presenza del termometro).
l’effetto d’inserzione è molto ridotto
Se la misura avviene senza contatto
Trasduttore = è uno strumento che ha una grandezza differente tra ingresso ed uscita; il trasduttore è
inteso nel linguaggio comune anche come sensore, poiché appunto sente qualcosa in ingresso. Tutti
i trasduttori hanno in uscita una tensione elettrica poiché: 1) la V è facile da elaborare come segnale,
infatti è semplice filtrare il segnale o amplificarlo, effettuare processi di modulazione in frequenza e
in ampiezza etc.. 2) la V è facile da trasportare tramite dei cavi elettrici è facile trasmettere il
segnale anche a grandi distanze. 3) la V in uscita consente di riportare molto facilmente il segnale
su un dispositivo digitale ( quindi in un pc).
Il convertitore DC/AC consente di passare da digitale ad analogico, e ottenere in uscita un segnale
analogico.
Per ottenere in uscita la V vi sono vari modi: quello più semplice è quello di costruire un sensore
che sia basato su un principio di funzionamento elettrico (esempio: una variazione di Resistenza, di
Induttanza, o di Capacità)
Misure Relative:
Trasduttori di spostamento (relativo) a contatto:
- Resistivi
- Induttivi sono i più usati
- Capacitivi
- Digitali
- Estensimetri
- Piezoresistivi
Trasduttori di spostamento (relativo) senza contatto:
- Induttivi
- Capacitivi
- Ottici
- Ultrasuoni
- Effetto Hall
- Pneumatici
Trasduttori per la misura della velocità relativa: quest’ultimi
Vi sono quelli che misurano velocità lineari e quelli che misurano velocità angolari;
sono molto importanti perché quando si vuole misurare la potenza P (di assi o alberi ad esempio),
essendo P = C . ω , ad un misuratore di coppia devo sempre accoppiare un misuratore di velocità
angolare (che potrà essere di tipo elettrico, magnetico, meccanico).
Per ottenere la velocità relativa, potremmo anche misurare lo spostamento e in seguito fare la
derivata nel tempo; la derivata può essere effettuata o da un “circuito derivatore”(o hardware),
oppure via software usando il metodo delle differenze finite. Tuttavia, prendere un segnale
sperimentale e derivarlo, non è mai una buona idea poiché vado ad accrescere il rumore del segnale.
La derivata infatti non fa altro che esaltare le differenze tra due valori contigui la derivata
presenterà un picco (se fossero uguali, la derivata sarebbe uguale a 0). Con la derivata ottengo
quindi un segnale che è più rumoroso di quello in partenza.
L’integrazione (via hardware o via software) tende a ripulire il segnale, ossia tende a smussare le
differenze tra due punti contigui viene ridotto il rumore.
[Misurare una velocità partendo da uno spostamento non è consigliabile!]
Trasduttori per la misura dell’accelerazione relativa:
In pratica non esistono, poiché tutti gli accelerometri, effettuano misure assolute (senza un
riferimento fisso).
Misure Assolute:
Il principio di funzionamento dei trasduttori in questo caso è unico; tutti i trasduttori sono infatti
Trasduttori sismici. Si differenziano in:
- Sismometri (se misurano lo spostamento assoluto)
- Vibrometri (se misurano la velocità assoluta)
Accelerometri (se misurano l’accelerazione assoluta)
-
Trasduttori di spostamento relativo :
Trasduttori resistivi: Potenziometri resistivi: il loro funzionamento si basa sulla variazione di
resistenza, e seguono il principio del partitore di tensione; possono essere di tipo lineare o
angolare.
Lineari: I trasduttori sono costituiti da un cavo conduttore avvolto su un materiale isolante, con
resistenza linearmente variabile con la lunghezza, e da un contatto mobile ( o cursore) solidale al
target sul quale si vuole determinare lo spostamento.
Il cavo è alimentato da una tensione Eo, e al capo terminale del cursore mobile (quello in giallo) si
avrà una certa tensione V (la tensione V dipende dalla posizione del cursore, e in questa maniera si
riesce a misurare di quanto è avvenuto lo spostamento).
Angolare: il principio è identico a quello lineare, solo che in questo caso il cursore si sposta con una
traiettoria circolare
Principio di funzionamento:
avremo una tensione continua Eo che alimenta la
resistenza R, mentre la tensione V in uscita è quella
che preleviamo ai capi di una parte della resistenza.
Applicando la legge di Ohm avremo che:
Ma la corrente “i” che circola nel circuito della
prima maglia vale:
Facendo due passaggi vedremo che la tensione V è
proporzionale allo spostamento X del cursore:
Come è possibile osservare anche da questo grafico, notiamo
che vi è una relazione diretta tra la tensione V e lo
spostamento X del cursore.
Il principio di funzionamento è di tipo lineare!!!
Il modello visto adesso è chiaramente un modello approssimato poiché vi sono varie ipotesi
affinché valgano tali formule: infatti non si sta tenendo conto della resistenza di contatto dovuta
dell’elemento mobile (X o r) con il filo della resistenza, e poi vi è anche una
allo strisciamento
perdita meccanica per riuscire a spostare il cursore.
Se tengo conto di questi fattori, allora la cosa diventa più complicata, e il nostro fine ultimo sarà
cmq quello di calcolare la V in uscita. La V si calcola con il voltmetro, il quale al suo interno
possiede una resistenza Rm; la presenza di Rm altera la corrente in questa maglia.
Rm assorbe corrente
l’effetto è che tutte le volte
che collego il voltmetro, vado
ad alterare la curva di
funzionamento.
[Più è basso il valore di Rm,
più la curva tende a
discostarsi dall’andamento
rettilineo].
E’ possibile approssimare il
la curva a quella di una retta
come per il modello lineare,
introducendo bassi valori di
errore, solo se la Rm ha un
volore molto più alto della
resistenza Rx che voglio
misurare. Tutta via la Rm
non può avere valore infinito
poiché se così fosse, non ci
sarebbe corrente e non potrei
misurare la tensione in uscita
la corrente, la situazione è opposta, cioè l’Amperometro dovrà avere una
[se voglio misurare
resistenza il più bassa possibile al fine di non alterare la corrente che voglio misurare. Idealmente
l’amperometro dovrebbe avere una resistenza interna nulla; ma se fosse nulla non potrei misurare
niente la resistenza interna dovrà essere piccola, ma non nulla].
I potenziometri hanno un problema: la risoluzione! Come sappiamo la risoluzione è definita come la
più piccola variazione della grandezza in ingresso che può essere misurata. Se ho un potenziometro
classico (filo conduttore avvolte su materiale isolante) con un cursore che si sposta sul conduttore
stesso, nel momento in cui il cursore si sposta da
una spira a quella successiva, la resistenza
aumenta di un ΔR la V in uscita nella realtà non
varia in maniera continua nello spostamento, ma
avrà un andamento a gradini la risoluzione
quindi dipenderà da quanto è piccolo il passaggio
tra una spira e quella successiva
(Risoluzione = Lo/n ).
Per migliorare la risoluzione io dovrò usare un filo
dal diametro molto piccolo, con lo svantaggio cmq
che il filo risulti più soggetto a rottura.
Un altro modo per risolvere il problema della risoluzione, può essere quello di sostituire il filo
elettrico, con uno strato conduttivo. In questo caso la risoluzione sarà praticamente infinita, poiché
non si avrà più l’andamento a gradini.
Possiamo avere Potenziometri a spira, o a strato. Il rivestimento conduttivo nei potenziometri a
strato, in genere è fatto con una plastica particolare (oppure con un composto metallo ceramico,
detto CERMET).
Un esempio di potenziometro resistivo è quello che si ha nelle manopole dell’amplificatore
dell’impianto stereo.
[In alcuni potenziometri resistivi, detti Potenziometri Multigiro, il cursore è in grado di effettuare
più giri; il vantaggio nell’uso di questi potenziometri è quello di aumentare la Risoluzione, e di
avere un campo di misura più elevato.]
Un problema costruttivo tipico dei Potenziometri è che per funzionare richiedono sempre il costante
contatto tra cursore e conduttore. Nel caso di spostamenti statici, una volta progettato
adeguatamente lo strumento, il contatto sarà sempre garantito.
Nel caso di spostamenti dinamici o bruschi, il cursore avrebbe difficoltà a rimanere in contatto col
conduttore il trasduttore non funzionerebbe correttamente.
In realtà questo è un problema meccanico che può essere
facilmente risolvibile: conoscendo la frequenza di
risonanza del cursore (schematizzato come una trave), si
può calcolare la vibrazione del cursore. Chiaramente più la
trave è lunga, più questa oscillare.
la soluzione consiste quindi nell’utilizza