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I

25 ) I virus del morbillo e della parotite sono Paramyxoviridae: ribovirus () a genoma con

polarità negativa simile a orthomyxovirus ma con genoma formato da un’unica molecola in cui

la sintesi avviene nel citoplasma e non c’è necessità di primer di origine cellulare e non è

evidenziata variabilità genetica/antigenica; il virione racchiuso da una membrana lipidica di origine

cellulare (peplos) al cui interno si trova il nucleocapside formato dal genoma virale, costituito da

un’unica molecola di RNA monocatenario a polarità negativa legato ad una serie di molecole di

proteina NP (nucleo-capsidica); all’interno del peplos, insieme all’incostante presenza di proteine

ricche di cisteina, si trovano alcune copie di due molecole proteiche L (large) e P

(fosfoproteina) che formano le subunità della RNA-polimerasi RNA-dipendente virus-

specifica che provvede alla sintesi degli RNA-messaggeri e dell’RNA-genomico virus-

specifici; (glico)proteine di membrana emoagglutinina H e neuroaminidasi N; (glico)proteina F

“fusogena” che consente la fusione del pericapside o peplos virale con la membrana

plasmatica della cellula e conseguente liberazione nel citoplasma del nucleo-capside dove si

moltiplica il virus.

II

25 ) Del virus del morbillo se ne conosce un solo tipo antigene e l’ospite naturale è l’uomo; nelle

colture di cellule umane o di scimmia produce inclusi nucleari e/o citoplasmatici; l’infezione è

caratteristica dell’infanzia e si contrae per via inalatoria con periodo d’incubazione di 9-12 giorni;

inizialmente il virus si moltiplica nella mucosa respiratoria donde diffonde ai linfonodi regionali e da

qui per via linfatica nelle cellule del sistema reticolo-endoteliale dove si moltiplica inducendo la

formazione di evidenti policariociti (cellule Warthin-Finkeldey), si moltiplica anche nei macrofagi e

nei linfociti. A distanza di 10-15 giorni dall’infezione, dopo qualche giorno dalla comparsa dei

primi sintomi (febbre, malessere) ed in coincidenza della presenza in circolo degli anticorpi

antivirali, compare il caratteristico esantema maculo-papuloso; la malattia guarisce

spontaneamente ma in una piccola percentuale si possono avere esiti talora fatali dovute a

complicanze polmonari o meningee o encefalitiche; l’immunità è duratura; un ulteriore

complicanza tardiva è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS) ad esito fatale il cui virus si

distingue dal virus del morbillo per mutazioni e riarrangiamenti del genoma virale.

26) Del virus della parotite se ne conosce un unico tipo antigene, malattia caratteristica

dell’infanzia che clinicamente si presenta con l’ingrossamento delle ghiandole parotidi;

l’affezione guarisce spontaneamente ma in alcuni casi ci possono essere complicanze a carico

del pancreas e del sistema nervoso e nei maschi in età post-puberale è frequente la comparsa

di orchite mono- o bi-laterale con conseguente atrofia testicolare e impotentia generandi;

l’infezione si contrae per contagio interumano attraverso la saliva ed il periodo d’incubazione

è di 15 giorni.

27) Il virus della rosolia appartiene al genere rubivirus, di cui è l’unica specie, che a sua volta

appartiene alla famiglia Togaviridae che sono ribovirus con genoma formato da una molecola

di RNA con polarità positiva provvisti di pericapside. La rosolia è un’affezione frequente

nell’età pre-scolare e scolare di lievissima entità, con macule fini e di breve durata con febbre

modesta e guarigione in pochi giorni con immunità per il resto della vita, durante i primi mesi

di gravidanza il virus si trasmette al feto con effetti teratogeni (cecità, sordità, malformazioni)

con sindrome da rosolia congenita. Il virus entra nell’organismo per via inalatoria e si moltiplica

inizialmente nelle prime vie aeree superiori e dal linfatico al sistema reticolo-endoteliale e poi in

circolo raggiungendo i capillari cutanei e delle mucose e nelle gravide per via transplacentare, il

virus è presente nel muco del naso-faringe da alcuni giorni prima a 5-6 giorni dopo la scomparsa

dell’esantema. La diagnosi si basa sulla ricerca delle IgM specifiche o di anticorpi mediante

reazioni di inibizione dell’emoagglutinazione di globuli rossi di piccione (che il virus

agglutina).

28) I citomegalovirus (CMV) sono così denominati per la caratteristica morfologia presentata

dalle cellule infette in vivo, le quali si presentano ingrossate con una voluminosa inclusione

intranucleare e una o più inclusioni intracitoplasmatiche formate da ammassi di virus neoformati e

lisosomi. I CMV sono specie-specifici (trasmissibile solo nelle specie ospiti naturali e nelle colture

cellulari delle suddette cellule). Il citomegalovirus umano di cui si conosce un unico antigene tipo

cresce in colture cellulari di fibroblasti umani mentre in vivo si moltiplica in cellule degli

epiteli mucosi e degli endoteli: il virus aderisce inizialmente alla superficie cellulare attraverso i

proteoglicani all’esterno della membrana cellulare ed interagisce quindi con il recettore specifico

per il fattore di crescita dell’epidermide (epidermal growth factor receptor o EGFR) che

rappresenta lo specifico recettore virale che favorisce la penetrazione intracellulare del virus

mediante endocitosi mediata dal recettore; l’infezione da CMV nella specie umana è quasi

sempre asintomatica ed è molto diffusa. L’infezione primaria si acquisisce in genere nella prima

infanzia e decorre per lo più clinicamente silente con eliminazione del virus attraverso la saliva

e le urine, in una percentuale piccola l’infezione si traduce si manifesta in forme insidiose di

epatite e polmonite.

31) Durante la gravidanza la trasmissione dell’infezione al feto per via transplacentare si può

manifestare nel neonato con epatosplenomegalia, ittero, sordità, difetti oculari, microcefalia e

calcificazioni cerebrali sovente fatale e nei sopravvissuti provoca gravi complicanze

neurologiche. Dopo l’infezione primaria il CMV persiste nell’individuo in uno stato di latenza la

cui sede principale sono le cellule ematiche mononucleate, la riattivazione si può osservare in

seguito a trattamenti immunosoppressivi (trapianti d’organo) o infezioni da HIV. Ricerca di IgM

specifiche o del virus dal sedimento urinario con microscopia elettronica.

29) Al genere Toxoplasma appartengono 7 specie di cui solo T.gondii è parassita endocellulare

dell’uomo con contagio mediante ingestione di oocisti eliminate con le feci del gatto ospite

definitivo di T.gondii. Durante la fase acuta T.gondii si localizza in numerosi organi sotto forma di

tachizoite contenuto nel vacuolo parassitoforo dei leucociti, successivamente a

immunizzazione efficace il protozoo () assume la forma bradizoite a lenta replicazione

all’interno di cisti tissutali a livello cerebrale, retinico, polmonare, cardiaco, muscolare, scheletrico,

quindi in seguito a infezione di HIV o a immunosoppressione iatrogena la replicazione

riprende con plurimi foci di necrosi localizzate in posizione perivascolare (voluminosi ascessi

cerebrali). Se non è abortiva, la forma connatale, dovuta al passaggio transplacentare del

protozoo, provoca una vasta serie di manifestazioni cliniche prevalentemente la “tetrade di

Sabin” costituita da calcificazioni endocraniche, idrocefali, corioretiniti e convulsioni.

Diagnosi mediante ricerca di anticorpi specifici o mediante ricerca diretta del protozoo nel

materiale patologico (liquor, linfonodi, encefalo muscolo) è spesso deludente per lo scarso numero

di protozoi presenti, in fase di attiva replicazione si può notare la disposizione “a rosetta” dei

protozoi ; terapia con spiramicina o un sulfamidico insieme a pirimetamina.

30) Il ciclo vitale di T.gondii prevede una fase (sessuata o sporogonica ed asessuata o

endoduogenetica) che si svolge nell’ospite definitivo (il gatto) ed una fase asessuata che si svolge

negli ospiti intermedi, tra cui l’uomo. La divisione endoduogenetica consiste nella divisione

longitudinale del protozoo all’interno della cellula ospite che viene lisata successivamente con

liberazione di trofozoiti giovani; la riproduzione sessuata avviene nell’intestino del gatto con

formazione finale di uno zigote fertile, che si riveste di una parete sottile e robusta a costituire

l’oocisti non sporulata che viene eliminata con le feci; nell’ambiente esterno avviene la

sporulazione: l’iniziale sporoblasto si divide in due sporocisti all’interno delle quali si evidenziano

4 sporozoiti (oocisti infettante), se queste vengono ingerite da un gatto si ha un altro ciclo, mentre

se sono ingerite dall’uomo l’involucro protettivo dell’oocisti viene distrutto dall’acidità

gastrica con liberazione dei sporozoiti che penetrano e si moltiplicano nell’epitelio

intestinale (endoduogenesi asessuata) con formazione di merozoiti che per via ematica e

linfatica (fase parassitemica, responsabile dell’infezione materno-fetale con Toxoplasmosi

connatale) raggiungono gli organi del sistema reticolo-endoteliale, in particolare i linfonodi;

quindi si ha un’attiva replicazione (disposizione a rosetta), tachizoiti in pseudocisti, responsabile

della fase acuta dell’infezione; con l’instaurarsi dell’immunità specifica, i tachizoiti raggiungono i

muscoli scheletrici, il SNC e l’occhio dove si riproducono lentamente (bradizoiti in cisti) e

inducono una stimolazione antigenica continua (premunizione). La morfologia del tachizoite ha

una forma allungata con polo anteriore appuntito e polo posteriore arrotondato di circa 6-8 micron

di lunghezza; il suo corpo è rivestito da una doppia membrana (interna ed esterna) al di sotto della

quale esiste uno strato microtubulare con funzione di citoscheletro che si arresta anteriormente in

corrispondenza dell’anello polare, da dove origina la membrana interna; l’estremità apicale,

anteriormente all’anello polare, è occupata dal conoide, citoplasma fibroso spiraliforme cui sono

associati rhoptries e micronemi a probabile funzione lisosomiale, di fatti l’apparto apicale pare sia

responsabile della penetrazione endocellulare del protozoo; la pseudocisti è il vacuolo

parassitoforo della cellula ospite che contiene tachizoiti in attiva replicazione; la cisti contiene

numerosissimi bradizoiti in lentissima replicazione è formata da un grande vacuolo prassitoforo

intracellulare a doppia parete (esterna della cellula ospite, l’interna è frastagliata e prodotta dal

parassita).

32) Nel 1980-81, la segnalazione di focolai di polmonite mortale da Pneumocystis carinii associata

a segni evidenti di compromissione del sistema immunitario in giovani adulti per lo più omosessuali

(“gay pneumonia”) portò negli USA all’

Dettagli
A.A. 2012-2013
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SSD Scienze mediche MED/07 Microbiologia e microbiologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosario.gagliardi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microbiologia medica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi del Molise o del prof Di Marco Roberto.