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IL CICLO DI CALVIN NON è DA FARE
Il ciclo riduttivo degli acidi tricarbosslici
compiuto da diverso gruppi di batteri, tra cui
molti batteri verdi (sulfurei e non sulfurei),
alcuni ipertermofili autotrofi. Viene ritenuto il
meccanismo più antico per la fissazione della
CO . Si usa il potere riducente per fissare la
2
CO .
2
Reazioni chiave:
carbossilazione del succinilCoA → α-
• chetoglutarato
carbossilazione di α-chetoglutarato → isocitrato
• 114
citrato → acetilCoA + ossalacetato (interviene una citrato liasi laddove nel TCA ossidativo
• agisce una sintasi)
carbossilazione dell’acetilCoA → piruvato.
•
Gli altri enzimi sono quelli del TCA, ma procedono in direzione opposta rispetto a quella del ciclo
ossidativo.
Fissazione di N 2
Compiuta esclusivamente da alcuni procarioti (fino ad ora nessuna evidenza negli eucarioti). Esiste
anche un processo chimico che è in grado di potare allo sviluppo di azoto molecolare NH , per
3
poterlo usare come fonte di sostentamento di diverse forme vegetali. Da un punto di vista chimico è
molto funzionante, ma è un processo estremamente dispendioso, in quanto servono alte pressioni e
alte temperature.
Un complesso enzimatico nei moo è in grado di attuare tale processo senza richiedere alte
temperature e pressioni. Vi sono due complessi: (di)nitrogenasi reduttasi (Fe) e (di)nitrogenasi
(Fe-Mo).
È un processo represso dall’ossigeno, con una eccezione. Non tutti i moo sono anaerobi obbligati e
in alcuni casi questo complesso funziona anche in presenza di ossigeno. Per evitare la repressione:
respirazione
• produzione di strati protettivi
• reazione in cellule o strutture specializzate
• protezione conformazionale
• sottrazione di ossigeno da parte di complessi
• proteici specializzati.
Il processo richiede, come minimo, 6 elettroni e si
suppone quindi la formazione di intermedi, che però
non sono mai stati isolati → probabilmente
rimangono vincolati al complesso.
Ad ogni trasferimento spesi 2ATP, che servono per
determinare il cambiamento conformazionale che abbassa il potenziale redox → ciò permette a N 2
di reagire con dinitrogenasi e riduzione dinitrogenasi. Solo a questo punto il complesso si dissocia,
dinitrogenasi reduttasi inizia nuovo ciclo e dinitrogenasi riduce N a NH , grazie a centro Fe-Mo.
2 3
La reazione nel suo complesso: entra una molecola di azoto molecolare, si ha i consumo di 8
elettroni.
La fissazione dell’azoto molecolare è un processo molto dispendioso dal punto di vista energetico e
la produzione di nitrogenasi è repressa in presenza di fonti diverse di azoto.
Identificazione: 115
1. 15 15
N: isotopo stabile, è possibile dunque fornire N alla cellula e seguire destino in materi
2
organica (spettrometria di massa)
2. test di riduzione dell’acetilene → etilene: avviene (probabilmente non in natura, ma utile in
laboratorio) perché il complesso enzimatico non è altamente specifico per il substrato.
Da un punto di vista genetico questo processo è regolato da un operone specifico, un regulone nif,
che comprende circa 20geni, tra cui: dinitrogenasi (4 subunità) e dinitrogeneasi reduttasi (2
subunità uguali) questi tre geni risultano altamente conservati tra gli azotofissatori. A seconda degli
adattamenti fisiologici delle varie cellule, variano i tipi di regolazione, soprattutto a livello
trascrizionale (ma sempre più studiato anche controllo post-traduzionale), inibizione da ossigeno,
NH , NO -, aa (a volte). Ci sono dei casi in cui la regolazione genica è compatibile con la risposta.
3 3
La nitrogenasi è solitamente un enzima
molto sensibile alla presenza di ossigeno e i
moo fissatori adottano diverse strategie per
proteggerla. Vi sono delle nitrogenasi non
sensibili all’ossigeno, come sterptomyces
thermoautotrophcus, che è un
chemiolitotrofo termofilo. La
dinitrossigeanasi reduttasi non ha nessuna
similarità con altre, come con SOD, fonte di elettroni è il superossido, l’ossigeno non inibisce ma è
richiesto.
I cianobatteri che attuano la fotosintesi ossigenica e la fissazione dell’azoto segregano il processo di
fissazione in speciali cellule modificate (eterocisti) nelle quali il fotosistema II, che svolge la
fotolisi dell’acuqa con produzione di ossigeno, è degradato, mentre il fotosistema I continua a
produrre l’ATP necessario alla fissazione dell’azoto attraverso la fotofosforilazione ciclica.
Gli organismi azoto fissatori danno un enorme contributo per la nutrizione azotata di tutti gli esseri
viventi, compreso l’uomo che ha imparato empiricamente l’importanza delle piante leguminose
prima anche che si cominciassero a scoprire i moo simbionti fissatori d’azoto.
116
Cicli biogeochimici e i microrganismi
si occupano della circolazione degli elementi nel cosmo, ma più in particolare sul pianeta terra
(sistema chiuso).
Lo studio dei cicli permette di seguire le distribuzioni in termini quantitativi e gli andamenti
attraverso i flussi di scambio dei singoli elementi all’interno delle diverse sfere geochimiche
(litosfera, idrosfera, atmosfera, biosfera o per semplificare tra organismi viventi e ambiente
abiotico).
I microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo della materia, ed in particolare sono gli
unici organismi in grado di chiudere anello del ciclo tra materia organica e inorganica (→
mineralizzazione), permettendo il flusso continuo degli elementi.
Inoltre l’attuale stato chimico degli elementi sul pianeta dipende in gran misura dalle attività degli
organismi viventi, in particolare alcune forme di elementi sono comparse, e sono tutt’ora dovute,
esclusivamente al metabolismo microbico.
Da cosa dipende il ruolo dei moo:
1. ubiquità e velocità di duplicazione: ogni habitat adatto per crescita di organismi superiori è
sicuramente abitato anche da moo; ambienti estremi; microambienti.
2. duttilità e capacità metabolica.
Da ciò è stato anche formulato il principio dell'infallibilità microbica; molecole resistenti sono
poche, di nostra creazione definite recalcitranti (insolubilità e anelli aromatici: caratteristiche che
maggiormente impediscono la metabolizzazione).
→ comunità microbica: interazione tra diverse gilde
→ gilda: insieme di popolazioni metabolicamente correlate
Baricentro del sistema: ecosistema, ovvero relazioni tra organismi viventi e mondo in cui essi
operano. Ogni ciclo può essere diviso in due compartimenti o pool:
1. pool di riserva: parte quantitativamente più importante ma meno coinvolta in scambi attivi,
e generalmente non biologica
2. pool di scambio: parte quantitativamente minoritaria, ma qualitativamente preponderante
poiché coinvolta in scambi tra organismi e ambiente.
Tournover di un elemento/molecole: tempo impiegato da quella specifica molecola per compire un
ciclo biogeochimico completo.
Ciclo del carbonio
ciclo legato intimamente e obbligatoriamente a quello dell’ossigeno (e in qualche misura, quindi, a
quello dell’acqua). Maggiore riserva di C: sedimenti e rocce (pool di riserva). Maggiore serbatoio
117
per esseri viventi: piante, ma forse ancor più humus che non in organismi viventi. Forma
molecolare di più rapido scambio CO .
2 Anche se: impatto antropico ha da un lato
aumentato rilascio di CO (si calcola un
2
aumento di circa di 10-12% negli ultimi
50 anni) nell’atmosfera e ridotto la
copertura verde delle terre emerse.
Non tutto il carbonio cicla perché parte si
deposita:
depositi inorganici, principalmente
• sottoforma di calcare (può rientrare
in ciclo grazie a variazioni di pH)
depositi organici: humus. In realtà
• qui il ciclo rallenta, ma non è vera
sottrazione. Inoltre molto utile per fertilità e porosità del terreno.
Torbiere: depositi di materiale organico indecomposto (carbone)
• metano e petrolio: da materiale organico fossile
• rapida rimineralizzazione a causa di utilizzo umano
◦
In generale, gli ambenti anaerobici tendono ad essere dei serbatoi in cui si accumula materiale
organico, perché i composti organici metabolizzabili in anaerobiosi sono meno numerosi. Via
principale per tornare ad ambiente aerobico: metanogenesi.
Ciclo dell’azoto
costituisce il 78% dell’atmosfera, ma è chimicamente inerte, poiché la maggior parte degli
organismi non sa ridurlo, ma tutti ne hanno bisogno. Nella litosfera costituisce lo 0,005%, sotto
forma di composti organici ed inorganici, il più diffuso è il nitrato di sodio (NaNO ). Nella biosfera
3
costituisce lo 0,001% → diventa spesso fattore limitante per la crescita.
Fissazione dell’azoto: eventi casuali ad altissima energia, come scariche elettriche
(quantitativamente poco significativi),
processi chimo-fisici (p. di Haber): molto costosi
• organismi azotofissatori: contributo maggioritario
•
Vista l’importanza di questo processo nel settore agronomico e vista la crescita antropica a livello
mondiale, le ricerche su questo argomento hanno subito e tutt’ora hanno forte impulso.
118
Ricordare significato, positivo e negativo, del
processo di denitrificazione.
L’ammonificazione consiste nel rilascio d’azoto
sotto forma d’ammoniaca da tessuti animali e
vegetali in decomposizione. L’ammoniaca
rilasciata da questo processo è assimilata dai moo
e dalle piante in alcuni aminoacidi. Alcuni batteri
che vivono nel suolo e negli ambienti acquatici
hanno la capacità di ossidare l’ammoniaca per
ricavare potere riducente ed energia attraverso la
respirazione (nitrificazione). Il nitrato, prodotto
finale della nitrificazione, è lisciviato dal suolo
più facilmente dell’ammoniaca, un’intensa
nitrificazione può determinare l'accumulo di nitrati nella falda acquifera rendendo non potabile
l'acqua. A livello intestinale, infatti, una parte del nitrato è ridotta dai batteri intestinali a nitrito, un
composto altamente nocivo per la sua interazione con l’emoglobina che porta alla formazione di
metaemoglobina. La metaemoglobina può essere mortale.
1. Il nitrato prodotto attraverso la nitrificazione può essere assimilato dalle piante e dai
moo del suolo, oppure essere utilizzato come accettore finale degli elettroni della
catena respiratoria definita denitrificazione. Durante questo processo il nitrato è
convertito a nitrito, poi a ossido e biossido d’azoto e infine ad azoto molecolare. Dal
punto di vista agricolo, il processo di denitrific