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Microeconomia
Elementi di teoria della produzione
Metodi di produzione
La produzione di una data quantità di merce richiede determinati impieghi, l'uso di determinate quantità di lavoro, risorse naturali e merci.
Lo + AdBd + Cd ➔ Xd
Lo, Ad, Bd, Cd = impieghi di lavoro e merci A, B, C per produrre la quantità X di merce d
Le quantità di lavoro e di mezzi di produzione richieste per produrre la quantità Xd definiscono un metodo di produzione
Ciclo produttivo
L'intervallo di tempo tra l'applicazione iniziale degli impieghi e l'ottenimento del prodotto è detto ciclo produttivo
Coefficiente unitari di produzione
Può essere utile descrivere lo stesso metodo con riferimento alle quantità necessarie per produrre una unità di merce. Queste quantità vengono chiamate coefficienti unitari di produzione e si ottengono dividendo gli impieghi per la quantità prodotta.
Lo + Adt Bdt Cd ➔ Xd ➔ Pdt qat bdt cd ➔ 1D
Metodi produttivi alternativi
Per la produzione di una determinata merce vi possono essere metodi alternativi, i quali in genere richiedono almeno in parte, mezzi di produzione fisicamente diversi.
- 1/2 Lo + 0.5A + 2B + 4C ➔ 1D
- 2/3 Lo + 0.8A + 3F + 4.6G ➔ 1D
La scelta tra i due metodi sarà determinata dalla maggior convenienza ad impiegare un metodo anziché l'altro. Essa dipende dal costo dei mezzi di produzione o anche dal prezzo del lavoro.
CAPITALE FISSO E CIRCOLANTE
Si definisce CAPITALE l'insieme degli elementi necessari alla produzione il cui costo deve essere sostenuto anticipatamente rispetto alla realizzazione del prodotto. Il capitale investito si distingue in:
- CAPITALE FISSO: costituito dai mezzi di produzione la cui durata si estende su più cicli produttivi
- CAPITALE CIRCOLANTE: costituito da mezzi di produzione interamente consumati in un singolo ciclo produttivo.
Il Capitale circolante ritorna in forma monetaria tramite la vendita del prodotto alla fine del singolo ciclo produttivo, mentre il capitale fisso dopo un certo numero di cicli.
PRODUZIONE CONGIUNTA
Si parla di produzione congiunta nel caso in cui dal medesimo processo produttivo emergono più di un prodotto.
La teoria economica ha interpretato in termini di produzione congiunta il processo di invecchiamento del capitale fisso. Ad esempio la produzione di 10 unità di A con l'uso di macchine della durata di 3 anni:
- 2Mf + 4B + 5C + 5L → 10A + 2H
- 2Mf + 4B + 5C + 5L → 10A + 2Hz
- 2Mf + 4B + 5C + 5L → 10A
Nell'ipotesi di EFFICIENZA COSTANTE del capitale fisso, si può ritenere anche che per natura l'invecchiamento delle macchine si manifesti
SAGGIO DEL SALARIO REALE
L'elemento centrale che contraddistingue la teoria della distribuzione sta nella particolare spiegazione del saggio del salario reale, cioè la quantità di beni che un lavoratore riceve per ogni unità di tempo di lavoro. Secondo questa teoria, il livello del salario reale è determinato da un complesso di circostanze di natura sociale ed economica, che possono essere distinte in due gruppi.
- Fattori storico-sociali: i quali influiscono sul salario reale grazie ad elementi istituzionali e convenzionali stabilendo il salario minimo, al di sotto del quale non potrebbe scendere nel periodo e nella società di cui si tratta (Salario di sussistenza) che comprende oltre ai beni indispensabili altri ritenuti rinunciabili.
- Posizione contrattuale dei lavoratori rispetto al datore di lavoro: la possibilità delle due categorie di acquisire potere contrattuale organizzandosi in sindacati è l'esempio tipico di questo genere di circostanza. Da essa dipende se la posizione dei lavoratori è così debole da fissare il salario alla sussistenza o così forte da mantenere il salario sopra il livello minimo.
Gli autori classici ritenevano che la posizione dei lavoratori fosse in generale svantaggiata rispetto ai datori di lavoro, a causa della maggiore difficoltà di organizzazione dei lavoratori stessi. Essi ammettevano tuttavia che il salario potesse elevarsi in situazioni di sviluppo, di rapida accumulazione di capitale e conseguente crescita dell'occupazione.
Supponendo che non vi siano rendite e che i salari siano di sussistenza,
cosicché il prodotto sociale netto si distribuisce interamente tra salari e
profitti e il sovrappiù è costituito da soli profitti. Assumiamo inoltre
che l'equazione possa essere risolta come differenza tra aggregati
fisici di merci e che essa ci dia quindi i profitti in termini fisici.
Conoscere l'aggregato fisico che costituisce i profitti però non ci guar-
irebbe di molto le nostre informazioni circa quella che è la distribuzione
del prodotto sociale. Per poter valutare se i profitti sono alti o bassi noi
avremmo comunque bisogno di una misura rispetto alle grandezze reali.
Affinché il rapporto tra profitti e prodotto sociale misuri le quote, due
aggregati devono essere espressi in unità omogenee e cioè in valore. È
quindi necessario conoscere i prezzi delle merci, cosicché dalle quantità
fisiche delle merci che costituiscono i due aggregati si possa passare al
loro valore. Una misurazione dei profitti ancora più significativa della
loro quota sul prodotto sociale è il SAGGIO DEL PROFITTO, cioè il
rapporto tra profitti e valore del capitale. I profitti sono infatti percepiti
dai proprietari del capitale impiegato nella produzione e il saggio del
profitto è quindi la misura della redditività del capitale investito. Il
saggio del profitto misura il reddito che il capitalista ottiene per ciascuna
unità di capitale impiegato nella produzione.
CONCORRENZA E TENDENZA ALL'UNIFORMITÀ DEL SAGGIO DEL PROFITTO
Produzione scarpe Z=12%, C.I.=500 R=60
Produzione cannicole Z=20% C.I.=500 R=100
Se il capitalista decide, alla fine del ciclo produttivo, di investire nella
produzione di cannicole, egli userà il suo capitale per acquistare mezzi
espresso come quantità di lavoro e le condizioni tecniche.
Di conseguenza, nelle due equazioni sopra indicate tutte le quantità
fisiche che vi appaiono sono note, e le incognite sono quindi
costituite dal prezzo relativo Pa/Pb e dal saggio del profitto.
Questo sistema di due equazioni in due incognite ammette una sola
soluzione economicamente significativa, in cui cioè sia il saggio
del profitto che il prezzo relativo abbiano valori non negativi.
Il fatto che la determinazione dei prezzi relativi non possa essere che
simultanea alla determinazione del saggio del profitto indica che il
saggio del profitto stesso non può essere determinato sulla base di
un'equazione come rapporto tra valore del sovrappiù sociale e
valore dei mezzi di produzione. Resta vero che il valore del
saggio del profitto determinato dal sistema delle equazioni di
prezzo risulterà pari a quel rapporto, una volta che i prezzi relativi
siano stati determinati e il rapporto stesso possa essere calcolato.
Le equazioni di prezzo forniscono una situazione per determinare
il valore del saggio del profitto, ma non mutano la concezione
dei profitti come valore del sovrappiù. Nella determinazione dei
profitti, il prodotto sociale e i salari, espressi come aggregati
fisici, costituiscono dei dati e tali caratteristiche continuano
ad essere presenti anche nel sistema delle equazioni di prezzo.
Siano a,b,c,...,n le merci prodotte, delle quali le merci a,b,...g
sono quelle che costituiscono il salario (con g≤h). Definiamo come
BENI-SALARIO le singole merci che costituiscono il salario, e come
MERCE-SALARIO la merce "composta" costituita dai beni salario,