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O
2) T3: no! veramente sono le 16:03! (Il giocatore è un sabotatore) un’analisi
Si tratta di un criterio osservativo di tipo istituzionale di un motivo culturale,
testuale dei 3 tempi: 1) azione, 2) ricezione 3) sanzione, si tratta del criterio di analisi
del segno centrale in Max Weber che differenzia l’intendere immediato dalla
comprensione.
Il senso identificato è dunque composto da 3 dimensioni, esso quando si accende
illumina una struttura tripartita:
1) identità pragmatica dell’attore sociale: che ciascuno di noi acquisisce nelle pratiche
di ogni giorno in merito all’esempio di prima (è un giocatore del gioco o no a seconda
che il T3 sia quello visto in 1)
della storia) nell’ipotesi si tratta di del GIOCATORE
“RICHIEDENTE”; mentre se il T3 fosse il 2) il GIOCATORE sarebbe il
“SABOTATORE”.
del gioco del chiedere l’ora nel caso T3 1): POTERE LEGALE; in T3
2) potere: regola
2) POTERE PERSONALE
stati dell’essere:
3) lo stato di chi gioca in T3 1) quindi seguendo le regole del gioco è
uno stato di Benessere; mentre nel caso di T3 2) Malessere.
Quando si decide di passare da T31) a T32) si decide di legittimare il potere personale
padrone) la regola del gioco diviene la regolarità empirica dell’attore.
(da servo a
Il conflitto può essere riconosciuto come rispetto alla regola pubblica del gioco. Gli
avversari nel gioco legittimano la regola del gioco.
Lunedì 02.10.17
Le immagino sono l’oggetto della nostra osservazione, caricare di senso un’immagine è
un pregiudizio. Le immagini che abbiamo in testa derivano dalla nostra esperienza e ci
rimandano a qualche cosa di familiare. Se dovessimo chiedere l’ora a qualcuno e se
dovessimo scegliere tra svariate persone sceglieremmo quella che ci sembra più familiare,
dopo aver scelto la persona cominciamo a formulare la richiesta dell’ora (scegliendo tra
regole convenzionali e regole formali. Ogni nostro atto presente è inseparabile dal nostro
all’immagine che consideriamo in base a
passato e dal nostro futuro. Noi diamo parola
dei criteri che fanno riferimento al nostro passato.
Puoi passarmi il sale? = domanda
Mi passi il sale? = richiesta veicolata da una domanda (forma convenzionale si tratta di
una coppia incassata) Goffman. L’asse
Il sintagma e il Paradigma sono gli assi su cui ci muoviamo parlando.
paradigmatico è l’asse delle possibilità, scegliamo di giocare questo o quel gioco
linguistico, scegliamo questo in certi contesti (non siamo mai nel vuoto siamo sempre in
un qualche spazio culturalmente disciplinato). Il limite delle possibilità di attualizzare ciò
che è virtuale. (Attualizziamo una possibilità che è virtuale).
L’enunciazione: l’atto individuale di attualizzazione di un atto linguistico fino a quel
momento virtuale. La parola virtuale sul vocabolario diviene attuale quando la utilizzo.
L’asse paradigmatico- asse spaziale, spazio delle possibilità (scelgo un gioco es. scelgo
di raccontare una barzelletta).
L’asse sintagmatico- asse temporale, spazio della necessità (spazio delle regole di come
si racconta una barzelletta)
Una volta scelta la possibilità di raccontare una barzelletta devo raccontare una barzelletta
riconosciuta e riconoscibile come tale. Regola che consente ai nostri interlocutori di
riconoscere che si tratta di una barzelletta (come condizione per comunicare= avere in
comune qualcosa).
La distinzione concettuale fondamentale è tra necessità e possibilità. Una volta scelta sul
piano delle possibilità (es. il gioco del calcio) entro nel campo e ora entrano in azione i
valori del gioco, entrano come criteri le regole del gioco, la mia razionalità strumentale
non vale più mi ha fatto scegliere questo, ma ora ciò che vale e conta sono le regole del
gioco, sono quelle che rendono possibili i movimento e la tua identità. Se voglio
giocare a pallone devo assoggettarmi alla regola (assoggettamento necessario).
Qual è il significato di una parola, secondo Wittgenstein è il posto che occupa in una
grammatica, es. la mia identità dipende dal posto che occupo in quella grammatica es.
se vado sotto rete al mia identità sarà quella di portiere. (x vale come y in c).
L’identità cambia sempre in base alla stessa regola, questa infatti vale per i soggetti,
per gli oggetti e per gli eventi.
Nella conferenza tenuta nel 1917 da Weber egli elabora la regola istitutiva della
il prendere posizione in un’aula universitaria è considerato sacrilegio,
avalutatività,
poiché il prof deve essere avalutativo (il capo e il maestro sono due figure incompatibili).
Martedì 03.10.17
può essere considerata in quanto “atto” per stabilire una relazione con
La parola
“alter”. Necessaria per il potere. I
relativi alla nostra unicità non cambiano, l’aspetto pragmatico della nostra identità
Dati
invece cambia (in quanto attori sociali). La nostra identità si stabilisce sempre
all’interno Non si dà identità di attore se non all’interno di
di una prassi come sistema. L’attore è
un sistema. Attore e sistema formano una coppia concettuale inseparabile.
un’identità topica: locale (spazio normativo del sistema). Noi comunichiamo con
qualcuno solo avendo in comune la conoscenza delle regole del gioco linguistico. Tutto
ciò che noi facciamo è descrivibile facendo riferimento ad un qualche “tipo di reale”. Ci
accorgiamo di questa realtà soltanto in alcune situazioni. Gran parte delle nostre pratiche
quotidiane le realizziamo in maniera automatica, ci accorgiamo della dimensione
normativa quando una nostra aspettativa viene disattesa. Ci accorgiamo della
di una crisi di un corso d’azione, l’intoppo della normatività
normatività solo a fronte
ci consente di notificare la normalità a fronte di un stranezza.
Concetto di MOTIVO/ CAUSA
Scienze della natura (lacrimazione) e scienze della cultura (pianto). Le nostre azioni sono
l’agire sociale in quanto motivazione è
motivate, il nostro pianto è motivato. Ma
differente dall’agire sociale in quanto comportamento reattivo. Charles Wright Mills
prova a pensare all’uso che si fa della parola motivo es.:
-motivo musicale
-senso interrogativo
- quando ci interroghiamo nella prospettiva di giustificare una qualche azione: es. il gioco
linguistico della giustificazione.
Senso/Significato possono essere utilizzati sia come sinonimi che come opposti (vedi
precedentemente).
Es. coppia moglie e marito, lui guarda fuori dalla finestra ed esclama:
“Tempo da lupi”
Marito -
“non è un buon motivo per non andare a prendere Pierino”
Moglie -
Penetrazione simpatetica del testo.
Situazione 2: splende il sole da lupi”
-“Tempo
“ma in che senso?”
-
In questo esempio la parola “senso” non è più sinonimo di significato, non è nemmeno
all’uso
il suo opposto, ma sono piuttosto interconnessi, si tratta del chiedere in merito
Per quale motivo usi “tempo da lupi” se in
che in qualche individuo fa del significato.
dell’uso individuale di un significato istituzionale.
realtà splende il sole?! Si tratta
I motivi sono vocabolari culturali che orientano il nostro agire, non sono lontani dai
motivi culturali del contesto in cui viviamo.
Asse del sintagma: tempo necessità, ordito
Asse del paradigma: spazio, possibilità, menu, trama
Sul piano delle possibilità: es. scelgo di raccontare una barzelletta (tra amici sì) (ad un
funerale no) contesto (piano delle necessità).
da un attore sociale: con un’identità topica: l’amico all’amico
La barzelletta raccontata
ad una festa (ok); se cambio il contesto es. ad un funerale (non va più bene). Vi è dunque
una connessione tra la scelta strumentale e la scelta assiologica (e quindi tra sintagma e
paradigma).
Attore / sistema
Necessità di disporre di un qualche sistema nell’attribuire ad un qualche soggetto
l’identità di attore.
Quando noi non riusciamo ad attribuire un’identità?
Quando ci mancano le parole, quando cioè non conosciamo il contesto (il vocabolario
culturale). Conoscere un contesto significa conoscere il vocabolario culturale messo a
disposizione da tale contesto (sistema).
SENSO e COLPA
A fronte di un’assenza di senso ricorriamo molto più sbrigativamente alla nozione di
colpa. sull’identità pragmatica (“è
Es. di Pierino facendo mente locale non ma su quella utopica
uno fatto così”; “è un distratto”).
Pierino a lezione prende appunti, smette inizia a guardarsi intorno, il professore vede
un’immagine identificabile, in modo convenzionale, ad un’identità (fino a prova
contraria). Senso in azione: solo a condizione di disporre di un’unità di processo che non
è un’immagine ma è un film.
Il prof riconosce questo segno e attribuisce l’identità del distratto a Pierino, così decide
chiedendogli: “Pierino cosa stavo dicendo?”
di metterlo alla prova
il prof se Pierino non risponde ha la prova che P. era distratto, l’immagine che i suoi
-
occhi hanno visto e l’identità che ha attribuito all’alunno erano esatti.
La prima cosa che può fare è:
a) chiedere chiarimenti a P. in merito alla distrazione
b) può riprenderlo, “stai attento!” il questo caso il prof richiama all’ordine attribuendo
all’identità di P. qualche cosa che non è in conformità con le regole del gioco della scuola.
di distrazione Pierino (attua l’esplicitazione del
Alla fine di questo tormentato percorso “io sono un distratto”, “sono fatto così”
vocabolario della colpa che lo orienta) dichiara
teoria causale dell’azione, vocabolario culturale del “dover essere”: Pierino fa suo questo
lo identifica come il distratto. Lo stato dell’essere che corrisponde a
vocabolario che
questo vocabolario culturale è sicuramente il malessere.
Rappresentazione di sé a cui corrisponde lo stato di malessere, la condizione è che
Pierino sappia cos’è una distrazione. Egli conosce la fenomenologia della distrazione
però non ha idea in realtà di ciò che produce una distrazione. L’unico modo per
Qual è la condizione per identificare P. come identità topica?
risponder