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Parole della pandemia: Epidemie e tòpoi letterari

Al di là dell'apporto personale del singolo autore, le descrizioni più ampie e celebri mostrano la presenza di alcuni motivi ricorrenti:

  1. La discussione sull'origine della malattia
  2. I sintomi e il decorso
  3. L'incapacità della politica e dei medici a contrastare il contagio
  4. La desolazione delle città e delle campagne
  5. La mancanza di pietà per i moribondi e per i defunti e la disgregazione del vivere civile, sostituito dal sospetto reciproco.

Mentre 1 e 2 variano a seconda della particolare epidemia descritta, gli altri punti suonano familiari in qualunque epidemia. Prendiamo il caso della desolazione delle città: le immagini dei luoghi-simbolo di Roma e Milano, solitamente affollati di turisti ma ora vuoti e silenziosi, ci riportano alla camminata di Renzo nella Milano deserta all'inizio del 34° capitolo dei Promessi Sposi, nelle cui strade si aggirano passanti.

rari, sospettosi e aggressivi. Questa desolazione è dovuta al cambio delle abitudini; molte persone rinunciano a uscire e a viaggiare per rimanere a casa, evitando ogni contatto umano che non sia strettamente indispensabile. Vi è poi il caso delle false notizie e della diffidenza verso lo straniero. La necessità di dare un senso a un male che sembra inspiegabile porta alla diffusione incontrollata di superstizioni, come la credenza del passato secondo cui la peste fosse dovuta a un particolare allineamento di pianeti, e di notizie false, come l'idea che la malattia sia diffusa artificialmente da alcuni individui. Come al solito, a fare le spese del clima di paranoia sono gli stranieri, ritenuti nemici per eccellenza: lo sanno bene gli sfortunati cinesi che nei primi giorni di salita della curva del contagio sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente in varie città d'Italia. Ora, le fake news a sfondo razzista esistevano anche prima di chiamarsi

così. Pensiamo ancora alla peste di Milano. Durante l'epidemia si diffuse la diceria sugli "I forestieri, untori, che diffondevano la malattia spargendo polveri e unguenti: sospetti per questo solo, e che allora si conoscevano facilmente al vestiario, venivano arrestati nelle strade dal popolo, e condotti alla giustizia". Spesso l'arresto era una salvezza per loro, altrimenti sarebbero stati linciati dalla folla. Sempre secondo Manzoni, solo così si salvarono tre giovani turisti francesi, malmenati dalla folla solo perché avevano guardato attentamente il duomo di Milano; non altrettanto fortunato fu un vecchio, linciato perché aveva spolverato una panca prima di inginocchiarsi a pregare. A questo tòpos se ne aggiunge, in subordine, un altro ed è quello connesso alla speculazione sulla malattia e allo sciacallaggio. Nelle pestilenze non mancano mai gli speculatori, che sfruttano le condizioni di bisogno o le paure della gente per fare denaro.

Quelli che durante le settimane più "contagiose", ma anche oggi, vendono disinfettanti e mascherine a prezzi esorbitanti trovano discendenti in quelli che nel 1348 a Firenze, si facevano assumere a peso d'oro non per sfamare, pulire o medicare gli ammalati, ma solo per porgere loro degli oggetti o guardarli morire, come racconta Boccaccio nel Decameron. Quanto agli sciacalli che ne approfittano per rubare, torniamo a Manzoni. L'autore descrive gli sciacallaggi compiuti non solo dai monatti, ufficialmente incaricati dal comune di rimuovere i cadaveri, ma anche quello del Griso, il capo dei bravi di Don Rodrigo, che prima fa portare via a tradimento il suo padrone, poi fruga nei suoi vestiti alla ricerca di qualche spicciolo, contrando però così la peste che lo uccide il giorno dopo. Ecco poi il caso dei sedicenti esperti. Molto familiare, nelle descrizioni della peste, ci risulta questa figura che pur non avendo alcuna formazione scientifica approfittadel momento storico per attirare l'attenzione di cui ha bisogno, millantando conoscenze che non ha. Boccaccio, per esempio, ironizza su quelli che si improvvisavano medici: "degli scienziati, così di femmine come d'uomini senza avere alcuna dottrina di medicina avuta giammai, era il numero divenuto grandissimo". A volerci ben pensare, nelle due più grandi opere di prosa della letteratura italiana, l'epidemia, la peste, si configura come il motore dell'azione narrativa. Questo è particolarmente vero in Boccaccio che dalla peste fa partire il racconto e in Manzoni, che usa i capitoli della peste per chiudere il romanzo. In entrambi i casi, il contagio e l'epidemia restano elemento fondamentale della narrazione perché le epidemie "smuovono" le passioni e le emozioni. Tecnicismi della medicina nella top-ten del lessico quotidiano Nuove accezioni mediche Parole che hanno allargato il proprio significato,

aggiungendo quello medico; necessità di rappresentare un mondo che vive in una condizione diversa dal solito.

  • Tampone
  • Casco
  • Termini ben acclimatati

Parole non del lessico comune che diventano comuni.

  • Sintomo
  • Vaccino
  • Anticorpi
  • Pandemia
  • Incubazione
  • Restrizioni semantiche

Guanti (da indumenti per il freddo a 'guanti di gomma/chirurgici')

  • Ventilatore (altra cosa da quello che usiamo per il caldo)
  • Termini per designare nuove abitudini sanitarie e igieniche
  • Termoscanner
  • (Gel) Disinfettante/Igienizzante

Termini noti delle patologie mentali (ma utilizzati con nuova accezione)

  • Psicosi (paura collettiva per il contagio)

Parole legate alla politica

  • Zona rossa = colore proibito, per indicare in modo chiaro aree del focolaio da isolare (recente nel vocabolario italiano, dal 2003)
  • Decreto Cura Italia = termine rassicurante
  • Congiunto/affetti stabili = termini ambigui, implicano una visione parziale
della società che privilegia certi gruppi escludendone altri. Anglicismi e altre sigle: - OMS - MES = didattica a distanza - DAD Covid 19 = coniata secondo le linee ? - Multilinguismo, plurilinguismo e coniazioni Mutare = nata con la ("mutare il microfono") - DAD Panaro solidale = paniere che la gente calava (regionalismo) - viruLassa u dinanzi a porta = forma inventata da gente senza competenze - dialettali Parole connesse al dialetto riposare Abbentu = Usata nella letteratura delle origini, per dire che un bambino aveva l'argento vivo addosso, o una persona che ha debiti e non riesce a stare tranquillo. Dal latino ' (giungere), è presente nel francese antico e provenzale con lo stesso significato, in Sicilia sviluppa il significato di "riposare". angoscia, sofferenza emotiva Cardagia = Parola dialettale antica per esprimere ansia prodotta dal malessere fisico o emotivo. L'ansia nonÈ effettivamente quindi una malattia tutta del nostro tempo. Viene da "cardiachia", termine medico per "malattia di cuore" che poi diventa parola popolare. Sentirsi oppressi. Accuparisi/Accupare: già nel 300 significava "respirare con affanno/sentirsi opprimere il cuore/stringere". Addirittura nel napoletano significa "togliere l'aria/la luce". Nella penisola iberica si ha "acubar" (soffocare) ed è probabile che la parola sia connessa al catalano "cubar" (difficoltà di respirare dove fermenta il mosto, che rilascia vapori). Smaniare, agitarsi per febbre o difficile digestione. Abbaschiari (?): novia, angoscia. Dica: da una parola araba che significa "angoscia". Indica anche debolezza, fiacchezza, uomo seccante. Eppure non ci sono forme dialettali nel resto d'Italia o penisola iberica per cui è arabismo siciliano. Da qui (verbo per le

pene respiratorie) oaddicatu (assillato per pensiero fisso), ambiti connessi a malesseri respiratori epsicologici. pensiero, sollecitudine

Firnicìa =•Ha a che fare con gli aspetti della mancanza di sanità mentale. Dal latino medievaledei medici ‘ ’, che passa poi nell’italiano. A sua volta il latinismo è grecismo,

FRENESIAparagonabile a ‘ ’. Nel siciliano è giunta probabilmente come parola colta dalCARDACIAtoscano “frenesia”, perché non ha corrispondenti nei dialetti meridionali.

insipido, sgarbato, noiosoGreviu =•Ha a che fare con la pesantezza della situazione.rassettare, fare lavoretti

Smurritiari =•Quando si sta a casa si tende sempre a fare qualcosa perché non si è tranquilli.Deriva da ‘ ’, dal latino semicolto ‘ ’.MURRITI EMORROIDESParole epidemiche nel dialetto sicilianoSempre rapporto tra il momento fisiologico e psicologico del malessere. Il

siciliano utilizza per esprimere il disagio emotivo una serie di termini che in accezione primaria sono legati a termini della medicina, quindi parole colte o semicolte.

  • Mali/Malatia
  • Infetta
  • Morbu/Ammorbare
  • Tempu scasciunutu (tempo di epidemia)
  • Impistarisi u sangu (amareggiarsi)
  • Pistamentu = metonimia rispetto alla parola "peste" (contagio per eccellenza; per cui il nome di ogni infezione contagiosa è derivato da peste)
  • Patenti = in genere è il documento di navigazione, se la nave proviene da luoghi colpiti da epidemia si diceva "patenti lorda", il contrario era "patenti netta".
  • Culonna = una delle parole per epidemia, ma che rapporto c'è tra un evento pandemico e una colonna? Possiamo fare solo ipotesi a riguardo. Forse perché la colonna è intesa come castigo/peso da portare. Oppure: in italiano epidemia si può dire anche "flagello". La flagellazione
è un concetto religioso importante nella tradizione popolare (nel secondo mistero del rosario abbiamo la flagellazione del Cristo legato alla Colonna). Come se nel siciliano la questione viene risolta in termini metonimici, utilizzando il termine colonna, elemento iconico più significativo dell'iconografia della flagellazione.

ATLANTI LINGUISTICI

Il progetto dell'Atlante Italo Svizzero risale agli anni 20, quando i due studiosi Iud e Iaberg si pervasero di raccogliere in tutta l'area italiana con un'appendice nella Svizzera italiana tutti i concetti e le forme interessanti connessi al mondo tradizionale, dialettale (indagan

Dettagli
A.A. 2020-2021
67 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _RebelleFleur_04 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Dialettologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Sottile Roberto.