Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
SP
Impieghi x 100 PN x 1
Depositi x 99
Lo SP 1 appartiene ad un intermediario solvibile, mentre il secondo non lo è, perché i debiti sono superiori agli impieghi, e in caso
di necessità l'intermediario non potrebbe rimborsarli interamente. Il patrimonio netto rappresenta l'argine di protezione dei depositi,
dato che essendo gli impieghi rischiosi, i mancati incassi possono essere compensati dal PN. Il concetto di solvibilità fa dunque
anche riferimento all'adeguatezza del PN rispetto al livello di operatività della banca. Un istituto di credito può però anche essere
allo stesso tempo solvibile, ma sbilanciato a livello di liquidità. La liquidità fa riferimento alla capacità di far fronte con le
proprie entrate alle uscite. Liquidità e solvibilità non sono concetti sovrapponibili; un intermediario può infatti essere solvibile, ma
aver investito tutto e non avere risorse per far fronte alle uscite (illiquidità). Una delle funzioni della banca centrale è proprio quella
di prestare denaro agli intermediari momentaneamente illiquidi
• eff icienza: ve ne sono due diverse accezioni:
efficienza allocativa: si fa riferimento alla funzione degli intermediari di trasferire risorse tra le unità in surplus e
o
quelle in deficit, e altresì di selezionare i progetti più adatti ad essere finanziati (quelli che massimizzano il rapporto rischio –
guadagno)
efficienza tecnico – operativa : fa riferimento ad un utilizzo dei fattori produttivi negli intermediari finanziari
o
tale da minimizzare i costi (i circuiti diretti sono i più efficienti perché eliminano i costi di intermediazione)
L’efficienza è stimolata dalla concorrenza ; un sistema concorrenziale come quello attuale crea competizione nella scelta dei
migliori investimenti e nella riduzione dei costi. Esiste un trade – off tra efficienza e stabilità; se vogliamo un sistema molto
stabile dobbiamo sacrificarne l’efficienza limitando la concorrenza, la cui presenza è direttamente proporzionale al numero di
fallimenti di intermediari (ambiente instabile nel breve termine). Nel medio – lungo termine l’efficienza dovrebbe far rimanere sul
mercato solo gli intermediari più solidi, e dunque rendere il sistema stabile. Gli intermediari più efficienti sono quelli che sono in
grado di superare crisi sistemiche originate dal mutare dell’ambiente competitivo
• trasparenza/correttezza : in generale il tema si intende come corollario dell’asimmetria informativa (nel fornire
informazioni ai clienti l’intermediario dev’essere il più possibile trasparente). In quest’ambito dal punto di vista macro ci si
24
riferisce soprattutto ai prezzi, nella loro accezione di riflesso di tutte le informazioni disponibili agli operatori economici (concetto
di efficienza informativa). Da quello micro invece la trasparenza è letta in termini di rapporto tra intermediario e cliente
(chiarezza delle clausole contrattuali, tutela dei risparmiatori…). Più i vigilanti perseguono l’obiettivo della trasparenza e più la
fiducia verso gli intermediari dovrebbe crescere
Nel perseguimento di questi tre obiettivi nell’intermediazione creditizia si favoriscono quelli di efficienza e stabilità, mentre in quella
mobiliare è preferita la trasparenza.
Storia della regolamentazione del sistema finanziario in Italia
Dopo l’unità d’Italia le banche (salvo alcuni ambiti specifici di attività) non erano destinatarie di una regolamentazione ad hoc; erano
disciplinate, come le altre imprese, dal Codice del Commercio del 1882. Il sistema bancario Italiano vedeva come principali attori le
banche miste (Credito Italiano, Banca Commerciale, Banca di Roma, Banca Italiana di Sconto), assimilabili alle odierne banche
universali, affiancate da altre tipologie di banche:
• Casse Rurali, Casse di Risparmio, Monti di credito
• Istituti di Emissione (Banco di Sicilia, Banco di Napoli, Banca Romana, Banca nazionale del Regno, Banca Toscana di credito,
successivamente confluiti nella Banca d’Italia) autorizzati all’emissione dei biglietti di Banca
Le banche miste nascono spesso su iniziativa di capitali stranieri seguendo il modello tedesco. Le banche miste favoriscono
l’industrializzazione Italiana alla fine dell’800 e hanno rapporti molto stringenti con le grandi aziende, accentuati durante la prima
guerra mondiale. Le grandi imprese sono spesso i maggiori azionisti delle banche e, al contempo, sono i maggiori debitori delle banche
(senza rispettare l’equilibrio e la diversificazione del portafoglio creditizio). Spesso le banche sono i maggiori azionisti delle imprese, e
come risultato la banca risulta totalmente dipendente dalle performance e dalla volontà delle imprese. Agli inizi degli anni ’20 il sistema
bancario Italiano si trova ad affrontare un periodo di grave instabilità (falliscono due grandi banche miste, il Banco di Roma e la Banca
Italiana di Sconto, e le altre banche miste si trovano in grandi difficoltà). Il fallimento delle banche miste è determinato dai legami con il
sistema produttivo in crisi postbellica. Lo Stato interviene a salvare imprese e banche in crisi, nazionalizzandole (salvando sia le imprese,
sia le banche), tramite un processo di riforma del sistema finanziario che si pone come principale obiettivo la stabilità degli intermediari.
Nel 1926 viene introdotta la disciplina dell’autorizzazione all’attività bancaria e altri provvedimenti sono volti a tutelare i depositanti.
Lo Stato interviene per salvare le imprese e le banche in crisi, attraverso la creazione dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) e
dell’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) nel 1933. Le banche vengono ricapitalizzate dallo Stato. Il portafoglio delle banche viene svuotato
dalle partecipazioni nelle imprese e dal credito loro erogato (soprattutto quello a medio lungotermine) ceduti all’IRI e all’IMI. Parte dei
crediti verso le imprese viene trasformata in partecipazioni (detenute dall’IRI). Lo Stato in questo modo si trova a essere il maggior
azionista sia delle exbanche miste più importanti (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano, Banco di Roma), sia di molte grandi
imprese. Nel 1936 entra in vigore la Legge bancaria (R.D.L. 375/1936) che, con diverse modifiche, rimarrà operativa fino al 31/12/1993.
L’attività’ bancaria viene fortemente regolamentata, introducendo tra l’altro il divieto di partecipazioni reciproche tra banche e imprese.
In particolare, vengono introdotti i seguenti limiti di specializzazione:
• specializzazione temporale : limita la possibilità per le banche di fare raccolta e impieghi su tutte le scadenze. Viene posto
il limite di specializzazione di 18 mesi (scadenza massima per concedere prestiti e raccogliere risparmi) che porta le banche a doversi
specializzare in banche di credito ordinario o in istituti di credito speciale. Si viene così a creare un circuito di doppia
intermediazione. L’obiettivo di questa specializzazione era di evitare una situazione di forte divergenza fra durata impieghi e fonti.
Alcune banche di credito ordinario, per evitare di veder ridotto il loro volume d’affari, crearono Mediobanca, un istituto di credito
speciale posseduto dalle sopracitate banche ordinarie
• specializzazione operativa : riguarda gli istituti di credito speciale che dovevano specializzarsi nel finanziamento di uno
specifico comparto dell’economia (credito agrario, fondiario, industriale)
• specializzazione istituzionale : attiene al controllo delle banche Italiane e al loro ambito di influenza a livello
territoriale: Istituti di diritto pubblico: istituzioni governate secondo logica pubblica (BNL, Sanpaolo, MPS, Banco di Napoli,
o
Banco di Sicilia)
Banche di interesse nazionale (le ex banche miste): COMIT, CREDIT, Banco di Roma;
o Casse di risparmio (di proprietà della municipalità), banche popolari (istituti a carattere cooperativo diffusi nelle
o
città), casse rurali e artigiane (prossime alla logica cooperativa e distribuite nelle zone rurali)
Le conseguenze di questa legge bancaria si possono riassumere nelle seguenti:
• non avvengono gravi crisi ma si verifica un crescente deterioramento funzionale del sistema bancario Italiano
• il sistema bancario Italiano esce progressivamente dalla logica di mercato perdendo competitività (“foresta pietrificata”)
• si sviluppa un grave ritardo dei circuiti diretti (mercati mobiliari)
• si perdono o non si riescono a sviluppare professionalità di alto livello connesse ad alcuni ambiti dell’intermediazione mobiliare
25
• il cambiamento dell’approccio di controllo trova compimento con il recepimento delle direttive comunitarie in materia di
intermediazione bancaria 1977/80/CEE e 1989/646/CEE (recepite con il TUB Dlgs. 385/93 )
In definitiva, questo sistema preferiva perseguire la stabilità piuttosto che l’efficienza. Negli anni 90 il rovesciamento di questo tipo di
impostazione è avvenuto un po’ in tutto il mondo. La nuova normativa europea ha attribuito all’attività bancaria carattere d’impresa
(profitto), sia che sia svolta da intermediari pubblici che privati; ha poi perseguito un’armonizzazione minima fra gli operatori finanziari
dei diversi stati europei, ovvero un’omogeneizzazione delle loro caratteristiche base, ma ciò è stato fatto con l’utilizzo di direttive, e questo
aspetto ha lasciato una certa autonomia ai legislatori nazionali (cosa che non si sarebbe verificata se si fossero usati i regolamenti). Si è
poi cercato di diffondere il modello di banca universale , che può cioè svolgere tutte le attività non di esclusiva competenza di altri
intermediari (gestione collettiva del risparmio e assicurazione). Due importanti nuovi principi introdotti furono:
• mutuo riconoscimento: nell’ottica di creare un mercato unico di capitali, persone e merci, questo principio prevede che un
intermediario autorizzato ad operare in uno stato membro lo sia anche in tutti gli altri
• home country control: la vigilanza su ogni intermediario è attuata dall’autorità del proprio paese
Per effetto di questi due principi, una banca inglese che vuole operare in Italia può farlo e la vigilanza in merito spetterà alle autorità
inglesi. Dopo la crisi del 2007 l’UE ha provveduto a riformare il sistema di vigilanza, perché avere diversi sistemi in ogni nazione si è
rivelato poco adatto ad affrontare crisi sistemiche. Altro aspetto delle nuove normative è quello di eliminare la specializzazione delle
attività. Il sistema bancario Italiano era impreparato a subire la concorrenza di intermediari estremamente orientati all’efficienza; per
reagire a ciò si è verificata una tendenza aggregatrice fra