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MEDIOEVO
Il latino sta perdendo la centralità ed emergono i volgari che all’inizio del 1200 – 1300 i letterati italiani usano
il volgare in letteratura, ma già prima era emerso il volgare nei testi notarili perché c’era bisogno che questi
fossero capiti dalla maggior parte della popolazione, come per esempio i Placidi Campani. Iniziano le
traduzioni dal latino al volgare e questo fenomeno porta ad un arricchimento del volgare e crea le basi per la
nascita dei volgari nazionali. L’intervento degli amanuensi e dei traduttori, così come il ruolo dei monasteri, è
importante per la dispersione del sapere classico. Importanti non erano solo i monasteri ma anche le scuole
per traduttori, che si svilupparono principalmente in Spagna, la più famosa è quella di Toledo (XII secolo) in
cui si traduceva da arabo – greco e latino e poi, dal XIII secolo, anche la scuola di Siviglia. I settori che
interessavano la lingua araba erano: scienza, medicina, astronomia. La scuola di traduttori possiamo dire che
era una scuola settoriale perché traduceva testi di diversi settori.
XIII SECOLO
Non si parla più di traduzione dal latino al volgare, ma da volgare a volgare. Per esempio Jacopo da Lentini fa
una traduzione artistica della poesia provenzale. Dante scrive la maggior parte dei saggi in latino salvo il “De
vulgari eloquentia” (Firenze – 1303) e la “Divina Commedia” e dice che il volgare era più naturale e dinamico,
mentre il latino era artificiale ed immutabile. Usa la lingua latina e la lingua volgare in base al lettore modello,
cioè il destinatario modello.
Nello stesso secolo si inizia a vedere la pubblicazione di opere relative alla questione del tradurre, un esempio
è il “Dialogue between a Lord and a Clerk upon traslation” di John Trevisa, che esce in Inghilterra nel 1387.
Tale testo dice che le traduzioni devono avere un intento divulgativo, devono essere leggibili e comprensibili,
devono dare spiegazioni all’interno del testo tradotto; la traduzione deve essere sempre migliorabile e che la
traduzione aveva un intento divulgativo importante dato il forte analfabetismo.
XV SECOLO – UMANESIMO
Si ha la nascita della stampa tra il 1448 e il1454 e Gutemberg stampa come prima cosa la Bibbia. La
traduzione si rinnova proprio nel momento in cui queste opere devono essere diffuse in maniera ancora più
ampia rispetto all’operato che facevano prima gli amanuensi. Continuano le traduzioni dal latino al volgare
ma si hanno anche traduzioni dal volgare al latino. La cultura araba aveva già accesso al mondo occidentale,
ma si hanno anche testi filosofici greci che vengono tradotti dal greco all’arabo e poi successivamente nelle
lingue volgari. Leonardo Bruni, filosofo aretino, si occupa di traduzioni e scrive un trattato sulle leggi della
buona traduzione dal greco al latino; quest’opera si intitola “De interpretatione recta” ed è del 1450.
Nell’opera distingue:
o Conversio ad verbum (= traduzione letterale) -> parola per parola
o Transferre ad sententiam (= traduzione oratoria fedele) -> senso per senso
o Immune (= traduzione oratoria libera) -> traduzione più creativa
BIBBIA POLIGLOTTA COMPLUTENSE
Sempre in questi anni si ha la .
La prima edizione stampata multlingue dell’intera Bibbia è del 1514 e fu iniziata e finanziata dal cardinale
castigliano francisco Jiménez de Cisneros. Delle 600 copie totali pubblicate, ce ne sono pervenute solo 123. Il
testo della Vulgata era al centro della pagina, il testo ebraico sulla colonna esterna e quello greco accompagnato
da una traduzione latina interlineare sulla colonna interna. A margine erano riportate le radici di molti termini
ebraici.
XVI SECOLO & MARTIN LUTERO
Nel 1500 si continua a parlare di traduzione letteraria e religiosa e si ha anche una critica alla traduzione libera in
campo letterario. E’ nell’ambito religioso che in questo secolo vengono fuori le questioni più grosse, perché
proprio dalla traduzione nasce lo scisma della chiesa luterana. Nel 1514 Martin Lutero traduce la Bibbia in tedesco
ed è il primo testo in questa lingua e viene reso accessibile al popolo. Sapeva che avrebbe combinato scompiglio
perché già girava la Bibbia latina. Nel 1530 scrive “Sendbrief zum Dolmetchen” = “Lettera del traduttore” e parla
di: - Fedeltà alla lingua in cui si traduce (tedesco parlato)
- Comprensibile a un lettore del popolo
- Fedeltà al senso del testo
- Versione di Lutero fondamentale per l’identità della cultura tedesca
Con questo atto viene fuori la Chiesa luterana che si stacca da quella cattolica ed è l’inizio di una serie di eventi
analoghi che dal 1524 fino a una decina di anni dopo porterà alla stampa della Bibbia in francese che dà il via alla
chiesa calvinista di Ginevra (1535).
La Chiesa cristiana parlerà di questo problema al concilio istituito a Trento (1545 – 1563) e verrà affermata la
Vulgata di San Gerolamo come unica versione riconosciuta della Bibbia, rifiutando le altre versioni.
Pochi anni dopo, nel 1611, si ha la traduzione della Bibbia in inglese, che darà luogo alla Chiesa anglicana e venne
riconosciuta come “la versione di Re Giacomo”, e fu considerata inizialmente solo come un atto di traduzione.
XVI SECOLO: I TEORICI
Juan Luis Vives, un educatore spagnolo, pubblica il “De ratione dicendi” nel 1533 a Louvain e parla di:
- Anisomorfismo dei linguaggi naturali
- Tre tipi di traduzioni: fedeltà alla forma, al contenuto e ad entrambi
- Importanza della retorica per l’organizzazione del testo
- Importanza delle conoscenze extralinguistiche
Etienne Dolet scrive “La manière de bien traduir d’une langue en autre” (1540 Lyon) ed è il primo testo dedicato
alla traduzione. Fu un traduttore – martire arso sul rogo nel 1546. Lui fissa 5 regole:
1) Capire il senso e la materia dell’originale
2) Ottima conoscenza delle due lingue
3) Non tradurre parola per parola (principio di autonomia della sintesi delle lingue) -> fu condannato per
eresia per aver detto ciò
4) Usare la lingua comune e non i calchi del latino
5) Equilibrio e armonia da rispettare nella lingua di arrivo
Poi George Champman (Inghilterra, 1559 – 1634), traduttore di Omero, si batte per:
Evitare di tradurre parola per parola
Raggiungere lo spirito dell’originale (dottrina platonica sull’ispirazione divina della poesia)
Evitare traduzioni troppo libere
XVI SECOLO: TRADUZIONE E L2
Allo stesso tempo della traduzione avveniva anche la problematica della seconda lingua.
L’insegnamento della L2 avveniva ricorrendo alla traduzione.
Roger Asham (1515 – 1568), pedagogista: retroversione (double translation method) per l’insegnamento del
latino.
Wolfgang Ratke (1571 – 1635) era un altro pedagogista che stabilì che prima andava fatta la traduzione e poi la
grammatica.
XVII SECOLO: “BELLES INFIDÈLES”
In Francia si afferma il classicismo e il recupero della traduzione latina e greca, questo però a livello di concetti
perché queste lingue non erano conosciute da tutti, quindi succede che si deve ritradurre in francese opere
dell’antica classicità.
Tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 si ha:
- Classicismo e recupero della traduzione greca e latina
- Età d’oro per la traduzione
- La Francia di Luigi XIV leader nel gusto
- Si francesizzano i testi classici
- Dibattito sulla fedeltà in traduzione
XVII SECOLO: I TEORICI
Claude Gaspar Bachet de Meziriac nel suo “Discours sur la traduction” del 1660, lui dice che:
o Era contro le regole della fedeltà
o La traduzione può anche migliorare l’originale
o Scelta consapevole, preciso ideale estetico (classicismo)
Lui era un traduttore dal greco, latino, ebraico, italiano e spagnolo.
Inoltre Pierre Daniel Hertz nella sua opera sosteneva:
- Di essere contrario alle Belles Infidèles
- Proponeva due possibilità:
1) Occuparsi solo dell’autore ed ispirarsi alla fedeltà, riportando anche le ambiguità dell’originale
2) Occuparsi anche del lettore e usare il proprio stile
John Dryden (1631 – 1700) nella prefazione alla sua traduzione in inglese di Ovidio spiega che:
- Ha cercato di far parlare Virgilio nell’inglese contemporaneo
- Si è ispirato alla traduzione secondo il senso di Cicerone
- Ci sono 3 tipi di traduzione:
1) Parola per parola (metafrasi)
2) Secondo il senso (parafrasi)
3) Libera (imitazione)
XVII SECOLO: TRADUZIONE E L2
William Bath pubblica a Salamanca 1200 frasi proverbiali latino – spagnolo per l’uso di studenti.
L’opera è del 1614 e si chiama “Lanua linguarum”.
Allo stesso tempo Jan Komensky, pedagogista ceco, pubblica “Janua Aurea Resecata Quatuar Linguarum” (1631):
8000 parole di uso comune, frasi latine con traduzione a fronte.
Si doveva insegnare ogni lingua separatamente (L1, L2, latino).
XVIII SECOLO: IL CLASSICISMO
- Traduzione letteraria: si adatta ai gusti dell’epoca (fedeltà alla lingua e cultura del tempo)
- Adattamenti di opere straniere, anche contemporanee
- Nuove idee sulla teoria della traduzione
XVIII SECOLO: I TEORICI
Melchiorre Cesarotti (1730 – 1808) traduce Voltaire, Ossian, Omero in prosa e poesia e propone:
- La prosa per far conoscere, la poesia per gustare
- Consapevolezza della storicità delle lingue
- La lingua è divenire: l’uso sancisce la legittimità
Alexander Fraser Tyler nel “Essay on principles of translation” del 1791:
Analizza l’attività di traduzione in sé, non legata all’attività traduttiva sui testi
Il traduttore deve catturare il “sentimento” dell’autore e ricreare “l’anima” dell’opera (anticipa idee
romantiche)
La “fantasia creatrice” dell’autore mette in crisi la dicotomia lettera/pensiero, forma/contenuto
DAL XVIII AL XIX SECOLO
George Steiner (After Babel, 1975) individua nell’opera di Tyler (1791) il passaggio dalla prima alla seconda fase
delle teorie sulla traduzione:
1) Da Cicerone a Tyler: focalizzazione empirica immediata sull’attività di traduzione
2) Da Tyler alla metà del ‘900: ricerca ermeneutica sull’attività di traduzione come processo intellettuale
XIX SECOLO: IL ROMANTICISMO
Reazione al Classicismo anche in traduzione, si mette in discussione l’universalità del gusto francese. Reazione alle
“Belles Infidéles”, a favore di traduzioni nelle lingue nazionali.
Ci furono teorie sulla traduzione divergenti.