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INGEGNERI MILITARI
Per quanto riguarda la produzione cartografica sabauda a grande scala si può guardare alle produzioni realizzate dagli ingegneri militari. A partire dal XVIII secolo si afferma il passaggio dalla guerra di posizione a quella di movimento, a cui è necessaria una conoscenza precisa del territorio. Si pone il problema della formazione di ingegneri militari che sappiano rispondere a questa nuova esigenza. Nel 1736 Igniazio Bertola presenta il primo progetto ad Emanuele III per la creazione di una scuola di 6 anni per formare un corpus di ingegneri militari (36) affiancati da ingegneri tipografi (4): il cartografo è qui sottratto da solo apprendimento empirico, ma gli viene richiesto di seguire un cursus studiorum, anche di cultura umanistica, per esercitare la professione. In questo modo si instaura un'istituzione cartografica stabile. Il modello di Bertola era sicuramente quello degli ingegneri militari francesi. Nel 1738 vengono concesse le prime
patenti per compierele operazioni di rilevamento. Nel 1739 si ha l'attuazione del programma di Bertola: i variinsegnamenti previsti dovevano portare gli ingegneri ad avere, sia dal punto di vistateorico, che pratico, una buona conoscenza delle modalità di rappresentazione. Alla mortedel Bertola, viene abolito il ruolo di direttore, scisso in due figure, il direttore della scuolapratica Birago di Borgaro e il direttore della scuola teorica Papacino d'Antoni, a cui saràdata la direzione generale nel 1769. Egli è molto interessato alle modalità di osservazionetopografica: il territorio è da conoscere nei suoi aspetti fondamentali: bisogna interessarsida una parte alla descrizione delle risorse, degli abitanti, degli insediamenti, delle vie dicomunicazione del territorio, d'altra parte a ciò che riguarda la morfologia del territoriostesso. Il livello della scuola sotto la sua direzione sale: nella biblioteca
vediamol'inserimento di testi di cultura generale affiancati ad atlanti, a testimoniare il forte interesse per Papacino per le carte topografiche. Il corpo docente era per lo più composto da militari, anche se non mancano illustri civili come il matematico Lagrange, a cui però spesso è rimproverato di non saper portare l'insegnamento agli aspetti pratici della guerra. Si lavora in maniera insistente sulle tecniche di disegno cartografico. Questo insegnamento è tenuto da un topografo, non più da un pittore come ad inizio settecento (Brambilla primo docente). Si nota la necessità di abbandonare tutti quegli elementi superflui per concentrarsi nell'individuazione del necessario per gli aspetti di fortificazione. C'è una stretta solidarietà fra tra apparato cartografico e supporto descrittivo: si utilizzano legende e indici che integrano l'informazione. L'istituzione di un Ufficio Topografico, in cui gli allieviDella scuola possono fare il proprio tirocinio, risale anch'esso al 1738, con direttore Bertola, ma la sua strutturazione gerarchica avviene più tardi, nel 1777, dove un regolamento d'ufficio stabilisce la presenza di un direttore generale, un direttore topografico, 7 ingegneri topografici, 7 assistenti alla tavola, 2 disegnatori e 7 trabuccanti (presenti soltanto durante le operazioni di rilevamento). Oltre a campagne di rilevamento militare, si effettuano anche operazioni di rilevamento delle risorse del territorio, utile sia per fini diplomatici, civili che militari, come l'individuazione di boschi e miniere. Parallelamente al fondo cartografico è stata prodotta una memoria descrittiva; la cartografia militare va letta con l'aiuto di questa.
INGEGNERI MILITARI riguarda la morfologia del territorio stesso. Il livello della scuola sotto la sua direzione sale: nella biblioteca vediamo
Per quanto riguarda la produzione cartografica sabauda a l'inserimento di
Testi di cultura generale affiancati a grande scala si può guardare alle produzioni realizzate atlanti, a testimoniare il forte interesse per Papacino per le dagli ingegneri militari. A partire dal XVIII secolo si afferma carte topografiche. Il corpo docente era per lo più il passaggio dalla guerra di posizione a quella di composto da militari, anche se non mancano illustri civili movimento, a cui è necessaria una conoscenza precisa come il matematico Lagrange, a cui però spesso è del territorio. Si pone il problema della formazione di rimproverato di non saper portare l'insegnamento agli ingegneri militari che sappiano rispondere a questa nuova aspetti pratici della guerra. Si lavora in maniera insistente esigenza. Nel 1736 Igniazio Bertola presenta il primo sulle tecniche di disegno cartografico. Questo progetto ad Emanuele III per la creazione di una scuola di insegnamento è tenuto da un topografo, non più da un 6 anni per formare un
corpus di ingegneri militari (36) pittore come ad inizio settecento (Brambilla primoaffiancati da ingegneri tipografi (4): il cartografo è qui docente). Si nota la necessità di abbandonare tutti queglisottratto da solo apprendimento empirico, ma gli viene elementi superflui per concentrasi nell'individuazione delrichiesto di seguire un cursus studiorum, anche di cultura necessario per gli aspetti di fortificazione. C'è una strettaumanistica, per esercitare la professione. In questo modo solidarietà fra tra apparato cartografico e supportosi instaura un'istituzione cartografica stabile. Il modello di descrittivo: si utilizzano legende e indici che integranoBertola era sicuramente quello degli ingegneri militari l'informazione.francesi. Nel 1738 vengono concesse le prime patenti per L'istituzione di un Ufficio Topografico, in cui gli allievi dellacompiere le operazioni di rilevamento. Nel 1739 si ha scuola possono fare il proprio tirocinio,
risale anch'esso all'attuazione del programma di Bertola: i vari insegnamenti 1738, con direttore Bertola, ma la sua strutturazione previsti dovevano portare gli ingegneri ad avere, sia dal gerarchica avviene più tardi, nel 1777, dove un punto di vista teorico, che pratico, una buona conoscenza regolamento d'ufficio stabilisce la presenza di un direttore delle modalità di rappresentazione. Alla morte del Bertola, generale, un direttore topografico, 7 ingegneri topografici, viene abolito il ruolo di direttore, scisso in due figure, il 7 assistenti alla tavola, 2 disegnatori e 7 trabuccanti direttore della scuola pratica Birago di Borgaro e il direttore (presenti soltanto durante le operazioni di rilevamento) della scuola teorica Papacino d'Antoni, a cui sarà data la Oltre a campagne di rilevamento militare, si effettuano direzione generale nel 1769. Egli è molto interessato alle anche operazioni di rilevamento delle risorse delterritorio, modalità di osservazione topografica: il territorio è da utile sia per fine diplomatico, civile che militare, come conoscere nei suoi aspetti fondamentali: bisogna l'individuazione di boschi e miniere. Parallelamente al interessarsi da una parte alla descrizione delle risorse, fondo cartografico è stata prodotta una memoria degli abitanti, degli insediamenti, delle vie di descrittiva; la cartografia militare va letta con l'aiuto di comunicazione del territorio, d'altra parte a ciò che questa. DIBATTITO SULLA CATALOGAZIONE nel 900 Ancora oggi non esiste un modello di scheda a cui attenersi per la catalogazione di un documento cartografico. Il dibattito è nato in particolar modo fra due figure professionali distinte: l'archivista e bibliotecario, interessati alla conservazione del documento, e i geografi storici, interessati al documento in quanto fonte per studi e ricerche. Già alla fine dell'800 i geografi denuncianoLa necessità di schedare e censire lo stato del patrimonio cartografico conservato, in quanto sentito come un genere autonomo entro le fonti degli studi geografici. Solo a partire dagli anni venti del 900, Roberto Almagià si occupa di svolgere un'indagine negli archivi e nelle biblioteche italiane al fine di creare un corpus cartografico censito e schedato, ma il risultato è una caccia al documento cartografico, all'antico cimelio, senza porre attenzione al contesto documentario per cui una determinata carta si caratterizza. Nel 1929 Almagià pubblica i Monumenta Italiae Cartographica. Riproduzione di carte generali e regionali d'Italia dal XIV al XVII secolo. Per tutti i documenti presentati in questi volumi l'autore realizza una scheda in cui indica i dati estrinseci della carta, come nome dell'autore, dell'incisore e dello stampatore, ecc, a cui affianca una descrizione geografica dei contenuti ed infine indica le fonti e gli.Il documento più importante è il Monumenta Cartographia Vaticanae del 1944-45, in cui l'Almagià censisce e scheda i documenti cartografici conservati nelle biblioteche vaticane seguendo un criterio geografico: punto di riferimento essenziale per lo studio di una carta antica è la contestualizzazione del documento. In seguito il dibattito su quali criteri siano utili per la schedatura di una carta viene a mancare, soppiantato dalla necessità di censire e portare alla luce materiale cartografico. Solo verso la metà del '900 si comincia a ragionare sui criteri adatti ad una catalogazione uniforme, che deve essere essenzialmente basata su un linguaggio geografico universalmente riconosciuto. Intorno agli anni '80 si realizzano mostre storico-cartografiche indipendenti dai Congressi, in cui vengono messi in mostra documenti e materiali ad un vasto pubblico. Preme, in queste occasioni, la mancanza di uno studio critico alle spalle dei documenti.
cartografici e da questo punto prende avvio il dibattito fra geografi e archivisti sul problema della schedatura delle carte. Nel Convegno del 1985, dal titolo "Strumenti e finalità negli studi cartografici d'Italia", gli studiosi pongono maggiore interesse per definire una catalogazione il cui fine è la conservazione. Si propongono diverse schedature, per esempio quella per censimento, ma che pone comunque delle difficoltà: non sempre è facile schedare una carta a partire dalla località, soprattutto se gli ambiti territoriali ritagliati come oggetto della carta non sono definibili entro confini convenzionali. Questo tipo di schedatura è utilizzata presso la Biblioteca Centrale di Roma, ma, per esempio, non è estesa anche all'archivio di Venezia, che usa come criterio ordinatore la collocazione archivistica. Nel 1987 a Genova si organizzò un convegno dal titolo "Cartografia e istituzione nell'età moderna".
appassionati e degli studiosi. Durante il dibattito, emersero diverse proposte riguardo ai modelli di scheda da utilizzare per la schedatura del patrimonio cartografico. Alcuni suggerirono l'adozione di una scheda più dettagliata, che potesse fornire informazioni precise e complete sulle mappe catalogate. Altri, invece, preferirono un modello di scheda più sintetico, che potesse dare un'idea generale del contenuto delle mappe senza entrare troppo nel dettaglio. La questione principale che si pose durante il dibattito fu a quali scopi dovesse tendere la schedatura del patrimonio cartografico. Alcuni sostenevano che la scheda dovesse essere pensata principalmente per gli appassionati e gli studiosi, che avrebbero bisogno di informazioni dettagliate per le loro ricerche. Altri, invece, ritenevano che la scheda dovesse essere orientata verso il pubblico generale, rendendo il patrimonio cartografico fruibile anche a chi non ha una conoscenza approfondita del settore. In conclusione, il dibattito sulla schedatura cartografica ha evidenziato l'importanza di trovare un equilibrio tra la completezza delle informazioni e la fruibilità per il pubblico. La scheda ideale dovrebbe essere in grado di fornire dettagli accurati sulle mappe catalogate, ma allo stesso tempo essere comprensibile e accessibile anche per chi non è esperto nel campo della cartografia.