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LA VEROSIMIGLIANZA

Verosimiglianza: Caratteristica di ciò che è simile o conforme al vero.

Tensione costante alla verosimiglianza nell’arte figurativa dai suoi albori. La funzione è quello di rappresentare nel modo

più “realistico” possibile ciò che realmente esiste, ma anche ciò che è frutto soltanto dell’immaginazione.

Tensioni alla verosimiglianza sono presenti anche nell’arte contemporanea, anche se in forme diverse da come inteso

nella definizione classica. Tali tensioni caratterizzano inoltre altre forme di arte, dalla letteratura al cinema, dall’arte

radiofonica al teatro.

La verosimiglianza: caratteristica di ciò che è simile o conforme al vero. È una tensione che percorre l’arte fin dai suoi

arbori, l’iperrealismo è una corrente pittorica. Nel caso di Duchamp il titolo modifica il contenuto. Nell’opera Madre e

figlio divisi, il titolo non influisce sull’opera. Gli artisti della mostra Sensation volevano creare scandalo nel mondo

dell’arte. La caricatura è esasperare le proporzioni di qualcosa, al fine di far sembrare l’oggetto brutto.

Verosimiglianza nell’arte figurativa classica (pittura, arti grafiche, scultura)

L’Alberti sostiene che l’arte nacque come tentativo di riprodurre il visibile. Il fine potrebbe essere di varia natura:

celebrazione di eventi, religioso, racconto. In ogni caso si tratta di comunicazione.

È necessario perciò chiedersi se vi sia uno stile migliore degli altri, che sia più fedele nel modo di rappresentare le qualità

formali e materiali del mondo visibile.

In verità già nell’arte preistorica vi sono non pochi esempi anche di raffigurazioni geometriche. Sono decorazioni o

rappresentazioni simboliche? Qualsiasi fosse la funzione che erano chiamate ad assolvere, molti studiosi ritengono che

le raffigurazioni geometriche in generale sono importanti esercizi del vedere e del ragionare miranti al controllo della

superficie e dello spazio.

La psicologia dell’arte e l’estetica sperimentale in passato si sono concentrate soprattutto sull’analisi dell’arte figurativa,

individuando nella tensione alla verosimiglianza uno dei motori dell’evoluzione artistica.

Quanto è realistica l’arte figurativa?

L’uomo da sempre ha cercato di piegare la natura. L’artista tuttavia è sempre andato contro le rappresentazioni

realistiche: il mondo infatti presenta irregolarità e imperfezioni, pur suggerendo all’osservatore la bellezza di proporzioni

regolari e perfette. Compito dell’artista era quindi di rappresentare una natura perfetta, sostituendo le irregolarità e

imperfezioni trovate in natura con regolarità e proporzioni ritenute ideali. In altre parole, l’arte figurativa mirava non

: il mondo rappresentato diventa luogo simbolico in cui la comunicazione era

tanto a imitare la natura, ma a superarla

perseguita seguendo specifici canoni estetici.

Si pone una distinzione tra imitazione e ritratto della natura: la prima deve rappresentare ciò che si vede, la seconda

deve rappresentare ciò che si dovrebbe vedere se il mondo fosse perfetto. Il secondo rappresenta la vera sfida, che

consiste nel perfezionare la natura, superandola in bellezza. È questo il programma implicito dell’arte figurativa, reso

esplicito dal manierismo in poi. La natura, quindi, come generatrice e portatrice di “perfezione” va anzi tutto imitata. Ma

il grande artista va oltre, supera la natura, appunto per equilibrare e aggiustare le sue disomogeneità e imperfezioni. È

esistito quindi un atteggiamento ambivalente dell’arte verso la natura, che se da un lato è maestra da imitare, dall’altro

lato è dimensione da giudicare e superare, correggendo la sua apparenza laddove necessario. (Ricordatevi le proporzioni

ideali del corpo umano) il “brutto”, che in natura si sostanzia in

Non ci si deve però scordare che l’uomo imita la natura anche ritraendo

proporzioni esagerate, irregolarità e asimmetrie. Anche qui l’arte, pur ispirandosi alla natura, sembra andare oltre,

individuando e perfezionando prototipi.

Lo stile

Lo stile è una caratteristica formale costante che caratterizza la produzione artistica di un artista, di una bottega, di un

gruppo di artisti, di una scuola, di un determinato periodo storico, di un determinato luogo geografico. Lo stile

Il problema dello stile s’interseca con il problema della verosimiglianza, in quanto ne condiziona la resa.

caratterizza il segno figurativo, costituendosi come elemento che va oltre l’atto di imitare. Ovviamente, ogni epoca tende

a vedere negli stili che le sono propri un superamento degli stili precedenti in segno di una maggiore aderenza alla

realtà visiva, ovvero una migliore traduzione delle tensioni presenti nel contemporaneo.

Piero della Francesca: il naso occlude un bel po’ del campo

visivo controlaterale all’occhio. Per un condottiero che ha

perso un occhio durante una giostra, il naso può costituire

un serio problema per il pieno monitoraggio del campo di

battaglia. Il problema di Federico fu risolto attraverso un

intervento chirurgico (uno dei primi interventi di chirurgia

plastica di cui si ha notizia).

Gli artisti di ogni periodo storico, almeno fino al 1800, hanno tentato di superare in “realismo” le rappresentazioni

pittoriche e scultoree di coloro che li hanno preceduto.

In questo senso lo stile, che comunque caratterizza l’artista, era una dotazione per così dire “naturale”, anche quando

espresso in termini manieristici.

Lo stile diverrà oggetto di ricerca con le avanguardie del ‘900. Anzi, in molti casi lo stile soppianta il contenuto, che

diviene solo l’occasione per, appunto, un nuovo esercizio di stile.

La verosimiglianza e l’unicorno

Come sono fatti gli unicorni?

Dal Phisiologus (testo a carattere enciclopedico volto a spiegare la natura secondo principi religiosi) versione latina

risalente al VIII-IX sec. Il testo trae spunto dal Physiologus in lingua greca, scritto tra il II e III secolo d.C.).

XVI) L’unicorno, come si cattura

C’è un animale che in greco è chiamato monocero, mentre in latino è detto unicorno. Il fisiologo dice che l'unicorno ha

è un animale molto piccolo, simile ad un capretto, alquanto aggressivo, ed ha un unico corno in mezzo

questa natura:

alla fronte conducono una fanciulla

; nessun cacciatore è capace di catturarlo, ma con questa furbizia essi lo adescano:

vergine nel luogo dove egli si ferma, e la abbandonano sola nella foresta; lui, come vede la vergine, la abbraccia e si

addormenta sul suo grembo e lì viene catturato dai suoi cacciatori e mostrato al palazzo del re. Così anche nostro

Signore Gesù Cristo, come unicorno spirituale, scende nell'utero di una vergine, attraverso la sua carne ed è catturato

dai Giudei e viene condannato a morte in croce, egli che si credeva sino a quel momento invisibile insieme con suo

Padre.

Com’è avvenuta che l’unicorno da animale simile ad un capretto sia mutato nell’immaginario a un animale considerato

molto più nobile come appunto il cavallo? In realtà, questa trasformazione avviene già nel XV secolo.

Il potere dell’evocazione

E se il fascino esercitato dalle immagini figurative risiedesse nel loro potere di evocare esperienze fenomeniche, a

prescindere dalla reale possibilità di avere certe esperienza o incontri?

Non bisogna scordare che spesso a immagini (comprese sculture e oggetti) –in particolar modo scene religiose, ritratti,

rappresentazioni figurative –sono state attribuite effetti taumaturgici, apotropaici, e di protezione in generale contro le

forze del male o eventi avversi.

Il potere evocativo è immediatamente riconoscibile nell’arte della musica, ma è anche un fenomeno molto importante

nella sensazione odorifera (un particolare odore può richiamare alla mente particolari esperienze del vissuto personale

di un individuo). Le immagini figurative, invece, data la loro immediatezza e intrinseca “completezza” come esperienza

visiva, possono essere evocative? Oppure ciò che in esse è rappresentato ha una consistenza fenomenica tale per cui

non possono essere definite evocative in quanto si costituiscono come esperienza completa?

Non si dà esperienza sensoriale collegata alla fruizione artistica che non sia infine anche evocativa sul piano cognitivo

e/o affettivo.

In altre parole, ogni esperienza sensoriale legata all’arte, che superi la soglia della coscienza, produce una nostra

reazione, sia questa fisica (es. allontanamento, avvicinamento), cognitiva (es. attenzione, pensiero, ricordo), emotiva (es.

gioia, paura, rabbia), o una combinazione di reazioni.

FIGURATIVO VS ASTRATTO

Figurativo: che rappresenta per mezzo di figure. Nell’arte, rappresentazione o interpretazione della realtà esterna senza

prescindere da essa.

Astratto: ciò che non ha rapporti empirici con la realtà empirica. Assenza di qualsiasi riferimento alla realtà oggettiva.

Tesi di Zeki: Tutta l’arte è astrazione in quanto l’artista astrae dal particolare per rappresentare l’ideale.

Il figurativo

La definizione di “figurativo” sembra non lasciare scampo: L’arte figurativa non può prescindere da un’istanza di

“realismo”.

Si definisce figurativa quell’arte che appunto rimanda ad una figura o insieme di figure, ad una realtà quindi non astratta.

Una composizione artistica fatta con quadrati, cerchi, triangoli e/o altre qualsivoglia figure geometriche, che non dia

luogo al riconoscimento di una figura o di una scena che rimandi ad una realtà diversa da quella geometrica, è astratta

perché le figure geometriche sono entità astratte.

Quando si parla di arte informale, viene spesso nominato Jean Dubuffet (1901-1985), che però in realtà inventò la

corrente nota come Art brut.

Altro artista spesso inserito tra gli esponenti dell’arte informale è Giuseppe Capogrossi (1900-1972). La sua arte però

porta in primo piano la tradizione, spesso sottovalutata, della cosiddetta arte decorativa, in cui elementi più o meno

geometrici si ripetono definendo così nuove direttrici spaziali.

Arte informale: oltre l’astrattismo (geometrico)

Emilio Vedova (1919-2006), esponente

italiano dell’arte informale gestuale (e

per questo spesso accostato all’action

painting di Jackson Pollock-1912-1956),

mentre lavora ad uno dei suoi Tondo

della seconda metà degli anni 1980. Alberto Burri (1915-1996), Rosso Plastica

(1962). Burri è esponente dell’arte

informale materica.

Che cosa si intende con il termine “realtà”?

L

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Publisher
A.A. 2019-2020
46 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emncr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Zavagno Daniele.