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TEMATICHE:
I capricci del destino che portano in rovina i piani dell’uomo.
INQUADRATURE:
In The Killing sono presenti fondamentalmente due inquadrature che si alternano ripetutamente:
- CARRELLATA: usata nelle scene interne;
- PANORAMICA: usata per le scene esterne.
METODO NARRATIVO:
Le vicende sono narrate in maniera frammentata, per tasselli: le scene si ripetono tra di loro
cambiando il punto di vista in base alla collocazione spazio-temporale dei componenti della banda.
Il tutto è reso più enigmatico dalla voce fuoricampo che introduce continui flashback/flashforward al
fine di complicare maggiormente la visione dello spettatore. 8 di 35
ELEMENTI SIMBOLICI:
In The Killing sono presenti oggetti, elementi e animali ai quali viene attribuito un valore simbolico
rispetto alla loro apparente funzione, la maggior parte di essi sono volti a significare l’insaziabilità
umana.
Ferro di cavallo: rovesciato diventa oggetto di impedimento;
1) Cavalli: oggettività/competizione;
2)
3) Pappagallo: animale in gabbia, esistenza meschina e claustrofobica;
Cagnolino: il cane che impedisce il raggiungimento dei piani;
4)
5) Maschera: elemento ricorrente nel cinema Kubrickiano: la finzione;
Rete: simboleggia l’essere in gabbia dei personaggi;
6) Numero 7: simboleggia il destino, elemento ricorrente in ogni film di Kubrick;
7)
8) Tema del doppio: due poliziotti che escono insieme dall’aeroporto;
Scena di lotta: l’uomo come una bestia (scimmia);
9)
10) Scacchi: voler architettare un piano;
Labirinto: intreccio dispersivo.
11)
RISCRITTURA TEMPORALE:
Kubrick in questo film decostruisce la linearità temporale della vicenda, ricomponendola in modo
confusionario, creando un caso limite di ridisposizione della fabula all’interno del discorso
narrativo. Rilevante è la funzione della voce over, che funge da guida per lo spettatore.
L’intreccio può essere letto su due versanti: quello della storia narrata e quello dell’esperienza
spettatoriale.
L’intreccio mima la macchinosità dei personaggi nel mettere in atto il loro piano, che fallisce,
A) mentre quello della narrazione riesce perfettamente.
B) Sul versante dello spettatore l’intreccio crea una storia circolare, fatta di ritorni e ripetizioni,
l’infinito riaccadere degli avvenimenti. Ne deriva un tempo labirintico, dove si finisce per
perdere il punto di riferimento e il senso dell’ordine, finché non ci si trova all’interno. 9 di 35
LOLITA
(1962 - MELÒ)
TRAMA:
Un uomo penetra in una grande villa isolata e disordinata. Trova un uomo, ubriaco, dopo un breve
dialogo lo uccide. Un flashback ci porta indietro di quattro anni, dove il futuro assassino di nome
Humbert giunge in una città di provincia americana. Humbert è un docente in cerca di una camera
da affittare, visita la casa della vedova Charlotte Haze, e accetta di rimanervi in quanto rimane
folgorato dalla vista della figlia di quest’ultima, Lolita. Incontra Quilty, ex fiamma di Charlotte, divo
culturale. Humbert inizia a spiare Lolita, geloso dei suoi primi amori. La ragazza viene spedita in un
campo estivo dalla madre, la quale poi sposerà Humbert e si suiciderà, scoprendo che in realtà lui
è innamorato di Lolita. I due si ricongiungono e anziano a vivere insieme, da segreti amanti. La
relazione matura e Humbert inizia ad impazzire per Lolita, diventando sua marionetta, lei
segretamente continua a vedere Quilty, che appare con dei travestimenti senza mai farsi
riconoscere. Humbert porta via Lolita da quella città, iniziano un viaggio per gli USA che si
conclude quando la giovane si ammala, e viene prelevata in segreto una notte dall’ospedale.
Quattro anni dopo Lolita riscrive ad Humbert, ha bisogno denaro per scappare in Alaska e costruire
una vita con suo marito e il figlio che sta per nascere. Humbert si reca da lei per avere spiegazioni,
e ricostruita tutta la storia abbandona Lolita, recandosi nella villa di Quinty per ucciderlo.
ANALISI:
Kubrick mette in scena ancora una volta la crisi della ragione. Lolita è la storia di desiderio furioso
che porta il protagonista all’omicidio, al suicidio, alla malattia e alla morte. La disgregazione parte
con uno sguardo che la giovane sexy Lolita lancia al professore, togliendosi gli occhiali da sole. Da
lì rimane costante per tutto il film il desiderio di guardare, cercare maniacalmente lo sguardo; il
possesso scopico sostituisce quello fisico. Questa concentrazione porta Humbert allo straniamento
e alienazione nei rispetti del conteso sociale, che gli proietta addosso parti e ruoli che lui non sa
accettare, perché totalmente concentrato su Lolita. Da qui Humbert si fa ingannare, perde la
capacità di distinguere la realtà dalla finzione, basti pensare ai numerosi travestimenti di Quilty che
non riconosce sino a quando non gli sono svelati. Humbert e Quilty rappresentano una duplice crisi
d’identità: nel primo è espressa attraverso un’alienazione, che lo porta ad essere schiavo e
incapace di iniziativa; nel secondo invece si esprime attraverso una moltiplicazione delle identità,
tutte precarie, labili e di superficie. Quilty rappresenta la crisi d’identità che appare internamente a
Humbert. Lo spaesamento coinvolge anche lo spettatore stesso: Lolita si rifà ai canoni del genere
realista drammatico classico, ma troviamo elementi horror, comici e rosa. Questo spaesamento è
dato inoltre dai riferimenti culturali che mescola opere, stili e arti differenti e di diversi periodi/
correnti.
TEMATICHE:
- l’aspetto perverso della famiglia;
- egoismi e violenze che la vita famigliare nasconde;
- desiderio che porta alla follia e alla morte;
- crisi della ragione. 10 di 35
ARANCIA MECCANICA
(1971)
Sin da subito il film crea due schieramenti, tra chi lo osanna come capolavoro e chi lo critica,
definendolo film scandalo per le tematiche trattate e perché pare induca alla violenza. La
contrapposizione del film sta nell’essere violento e ironico allo stesso tempo.
TRAMA:
Il film gira intorno alla figura di Alex, un giovane violento, malato di sesso e Beethoven. Insieme ai
suoi drughi attua scorribande di ogni tipo. Sino a quando un giorno i suoi compagni decidono di
tradirlo lasciandolo nelle mani della giustizia. Alex viene arrestato e successivamente, per evitare il
carcere, decide di sottoporsi alla “Cura Ludovico”: la visione ripetuta e forzata di film violenti,
accompagnato da iniezione di sostante stupefacenti. Alex viene dimesso, ma il ritorno alla libertà
segna una pena di contrappasso: rincontra tutti i personaggi che nella prima parte del film sono
state sue vittime, e ora sono loro ad attuare violenze (mentali e fisiche) su di lui. Spinto al suicidio
dallo scrittore Alexander, riesce a salvarsi miracolosamente e a guarire dalla cura.
ANALISI:
Il film si occupa di indagare su quelle che sono le sovrastrutture create dagli umani per impedire la
violenza, come la legge, la scienza, la regione e l’arte (intesa come sublimazione, atto volto a
scaricare l’aggressività). Il messaggio lanciato da Arancia Meccanica è che ognuna di queste
sovrastrutture fallisce, facendo notare quanto la ragione sia irriducibile rispetto alla violenza e
alla pulsione della morte che alberga dentro l’uomo e lo allinea con gli altri, il tutto attraverso
un linguaggio cinico e spietato. Ancora una volta viene messa in scena la crisi della ragione.
Solitamente a razionalità viene messa in crisi dal caso/destino, ma in questo film dalla stessa
ragione.
Il film inizia con la visione dello schermo totalmente rosso, un colore ricorrente nel film, si apre poi
una riflessione. Il primo segno percettibile è sonoro e non visivo, infatti sullo sfondo rosso suona
una musica funerea, ovvero l’arrangiamento di una marcia funebre (creato per il funerale della
Queen Mary). La prima immagine presente è un primo piano del protagonista, Alex, il volto è metà
truccato e metà no: un occhio rappresenta l’artificio e la cultura, l’altro l’aspetto naturale; quasi a
significare la scissione tra maschera e anima. Subito dopo inizia una carrellata all’indietro, dove si
scopre pian piano il gruppo dei Drughi, ovvero gli amici di Alex con i quali si diverte a compiere
furti, sesso, ultraviolenza e a bere lattepiù (ovvero latte con sostante stupefacenti, che amplificava
le percezioni e facilitava l’ultraviolenza) al Korova Milky Bar, locale dove tavoli e sedie sono
composti da manichini di corpi femminili intrecciati tra loro (oltre ad essere scenografie
appartenenti alla pop-art dei primi anni ’70 riprendono il tema del manichino ripreso dalle scene
finali di Killer's Kiss, il corpo femminile è ridotto a una sostanza inorganica, d’arredo). La carrellata
prosegue e i manichini formano, seppur scomposti, una disposizione simmetrica e geometrica. Il
tutto viene accompagnato da un monologo -lungo fino alla fine della carrellata- in voice over del
protagonista, dove si presenta e descrive ciò che è dedito fare. Un monologo diverso rispetto agli
altri film. 11 di 35
1. ALEX
è un gergo tutto inventato, diverso dal linguaggio adulto, formato da parole comprensibili solo dagli
elementi della banda, cosicché chi non ne facesse parte non sarebbe stato abile a capirlo.
Le inquadrature spaziano da una lunga carrellata all'indietro vicino/lontano (elemento ricorrente),
per poi passare a primi piani tra lo spettatore e Alex finendo poi sul lungo campo.
Caso tipico di focalizzazione interna, il protagonista ci assume come complici e interlocutori
parlando direttamente a noi, e ci accompagna per l'intera storia, proponendosi con questa doppia
funzione di guida. Alex è il solo che ha potere di parola, gli altri Drughi no, tranne per qualche
eccezione. Alex funge così da guida per lo spettatore, per i Drughi e per il racconto. Il suo nome
per intero viene pronunciato una sola volta in tutto il film, ovvero nella scena in cui viene
incarcerato, ed è Alex DeLarge (una sorta di Alessandro Magno) dove Alex sta anche a significare
A - LEX (uomo senza legge). Spesso la prima persona non è presente in quanto Alex non può
raccontare, essendo impegnato negli episodi di ultraviolenza, per questo ci si alterna con la terza
persona. Nonostante l’alternasti della narrazione, tutto viene narrato al presente, (a differenza di
altri film come Killer’s Kill che era in flashback) senza alcun ritorno all'indietro nella memoria,
elemento significativo, che rende la narrazione ricca di azione viva.
2. COLLEGAMENTI:
- Il modo in cui Alex aggredisce il barbone ricorda nei movimenti i primati in 2001, anch’essi
agivano in gruppo, perdendo la ragione sottostando alla violenza, inoltre vi è un chiaro rimando
alla clava, ch