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Equazione di Henderson-Hasselbalch
La formula dell'equazione di Henderson-Hasselbalch è:
pH = -log(K) - log(a) - [A-]/[HA]
Questa equazione permette di calcolare il pH di una soluzione tampone conoscendo le concentrazioni dell'acido debole e della sua base coniugata, e la costante di dissociazione acida (pK). In modo simile, il pK di una base è il logaritmo decimale negativo della costante di dissociazione basica (Kb).
Quando l'acido debole e il suo sale sono presenti in una soluzione tampone alla stessa concentrazione, l'equazione di Henderson-Hasselbalch diventa:
pH = pK - log(1)
pH = pK
Possiamo definire il pK di un acido come il valore di pH al quale l'acido è dissociato al 50%, e lo stesso vale per il pKb come valore di pH al quale la base è dissociata al 50%. Gli acidi e le basi forti hanno valori di pK e pKb molto bassi (le specie più forti hanno valori ancora più bassi).
valori negativi); i valori di pK e pK divengono progressivamente più grandi ala bdiminuire della forza dell’acido o della base. Una soluzione in cui l’acido debole e il suo sale sono presenti in concentrazioni uguali ha il massimo potere tampone perché le 2 specie sono in grado di neutralizzare uguali quantità di acidi e basi forti. Abbiamo perciò il massimo potere tampone di una soluzione quando un valore di pH è pari al pK adell’acido debole. Una soluzione tampone può svolgere la sua funzione tampone anche se l’acido debole è presente in concentrazioni maggiori rispetto al suo sale o viceversa purché i rapporti delle 2 specie rimangano all’interno di un intervallo compreso tra 10:1 e 1:10. Una soluzione tampone funziona come tale nell’intervallo di pH compreso tra il valore di pK -1 e pK +1. La scelta di una soluzione tampone dipende sempre dal valore di pH a desiderato e che deve essere mantenuto costante.
Se voglio mantenere un pH intorno a 5 seleziono una specie tampone con un pK tra 4 e 6. Il tampone biologico ideale dovrà avere le seguenti caratteristiche:- deve tamponare a pH vicino alla neutralità (approssimativamente il pK del tampone dovrebbe essere compreso tra 6 ed 8);
- deve essere altamente solubile;
- non deve penetrare attraverso le membrane (se si studiano organelli);
- deve essere stabile chimicamente ed enzimaticamente;
- non deve assorbire luce nelle regioni dello spettro UV-visibile (per non interferire con la determinazione spettrofotometrica delle proteine);
- non deve essere tossico;
- deve costare poco.
viene effettuato a bassa temperatura (camera fredda a 4 °C e soluzioni raffreddate in ghiaccio). Il tessuto o le cellule vengono sospese in opportuni volumi di tampone (tampone o buffer di omogeneizzazione). I buffer devono mantenere il più possibile l'integrità degli organelli e delle macromolecole presenti nella cellula. La formulazione di queste soluzioni è basata sulle caratteristiche chimico-fisiche dei fluidi biologici. In particolare, sarà importante che queste soluzioni mantengano un pH simile a quello fisiologico e che siano isotoniche rispetto alle cellule e agli organelli.
Il buffer può contenere alcuni componenti che preservano l'integrità biologica dei componenti. Tra questi i più comuni sono:
- il Tris-HCl o fosfato mantiene il pH a valori fisiologici per evitare la denaturazione delle proteine;
- i tamponi zwitteronici (HEPES, MES, MOPS);
- i sali KCl e NaCl hanno sempre un effetto stabilizzante;
- il saccarosio.
Serve a prevenire la lisi osmotica di organuli intracellulari e a ridurre la polarità del mezzo acquoso;
gli ioni Mg aiutano a preservare l'integrità dei sistemi di membrana controbilanciando le cariche negative dei fosfolipidi di membrana.
Il buffer può contenere alcuni componenti che servono ad evitare la degradazione dei componenti. Tra questi i più comuni sono:
- l'EDTA (acido etilendiaminotetracetico) è in grado di "chelare" alcuni metalli che possono legarsi ai gruppi SH delle proteine inattivandole. L'EDTA rimuove anche il Ca che aiuta l'attivazione di enzimi come proteasi, nucleasi e lipasi (enzimi litici) presenti nell'omogenato. In alternativa si può usare anche l'EGTA che non chela il Mg (ione che spesso viene usato per la purificazione di proteine);
- gli inibitori di proteasi. Se le proteasi lisosomiali non vengono inibite allora queste digeriscono i lisozimi e portando ad una
acidificazione del citoplasma (PMSFantiossidante);
gli inibitori delle nucleasi per gli acidi nucleici;
i detergenti non ionici come il TRITON X-100 che, utilizzato a basse concentrazioni, previene il processo di aggregazione delle proteine;
gli agenti riducenti vengono utilizzati per preservare le proteine dall'ossidazione.
I metodi di rottura delle cellule dipendono dal tipo di cellula, dal suo grado di resistenza (membrane o pareti cellulari) e dalla finalità dell'esperimento. Esistono sia metodi meccanici sia metodi non meccanici.
I metodi meccanici sono:
- frullatori a lama o a sferette. Sono utilizzati per tessuti vegetali o animali e non possono essere utilizzati per microrganismi. Il tessuto viene sminuzzato per azione delle lame o delle sferette;
- omogeneizzatori tipo potter. Il tessuto viene messo in una provetta all'interno della quale agisce un pestello azionato a mano o mantenuto in rotazione grazie a un motore elettrico. Il tessuto è
rotore vengono fatteruotare ad alta velocità. Anche questa procedura genera calore, quindi sarà sempre opportuno lavorare in camera fredda o comunque mantenendo le soluzioni inghiaccio;
french press. La sospensione di cellule è inserita in una camera di compressione di acciaio inox, dotata di pistone e chiusa da una valvola a spillo. Si rimuove tutta l'aria dalla camera e mediante il pistone vengono applicate sulle cellule pressioni idrauliche elevatissime (fino a 1000 atm). Le cellule subiscono una compressione notevole. Poi si apre lentamente la valvola a spillo, in questo modo le cellule possono fuoriuscire dalla valvola stessa. A causa del brusco sbalzo di pressione cui sono sottoposte uscendo dalla valvola, le cellule esplodono e si frantumano. Il metodo funziona bene per volumi medi di materiale e per i microrganismi;
sonicazione. Nell