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La guerra tra Francesco I e Carlo V
Francesco I non tardò a reagire, ad armare un esercito e a marciare su Milano, per poi cingere d'assedio Pavia. Qui tuttavia i francesi furono sconfitti in battaglia e lo stesso Francesco I fu fatto prigioniero, per cui dovette piegarsi ad accettare la pace di Madrid (1526).
Tornato in patria, il re Francesco I denunciò il trattato di pace e convinse i vari stati italiani a preoccuparsi dell'enorme potere di Carlo V e ad unirsi alla Lega di Cognac (Firenze, Venezia, Milano, ed addirittura il Papa Clemente 7 de' Medici).
Carlo V reagì comandando il Sacco di Roma del 1527, dove un esercito di lanzichenecchi (mercenari cristiani) esasperati per il mancato pagamento del soldo, invasero la capitale del cattolicesimo distruggendosi tra di loro.
Questo fu un fatto assai importante che dimostrò la crisi religiosa del cattolicesimo, si crearono due scuole di pensiero per l'attribuzione al significato simbolico: se per i luterani era una conferma di
ciò che predicavano da anni, dall'altra i cattolici sostenevano che fosse una prova del fatto che in quel periodo la situazione dovesse realmente cambiare; inoltre, mentre l'impero ottomano si stava diffondendo verso il mediterraneo, un imperatore cattolico lasciò che i soldati cristiani distruggessero la capitale del Cattolicesimo. 1530 Poco dopo che l'esercito si ritirò, il papa giunse ad un compromesso con Carlo V la "Pace di Cambrai": - Riconoscere i diritti dell'imperatore sui territori italiani in cambio della restituzione dei domini e la restaurazione della signoria Medicea. - Milano rimanesse in mano all'imperatore e la Borgogna in quelle di Francesco 1. Il conflitto tra Francia e Spagna era tuttavia lontano dal concludersi: la guerra riprese per la terza volta nel 1542. Con la pace di Crépy (trattato che ebbe brevissima vita) del 1544, Francesco 1 riconobbe nuovamente il domino imperiale su Milano, e incambiodi vide riconoscere la sovranità sulla Savoia e parte del Piemonte. Con la morte di Francesco I, gli successe Enrico II (1547 - 1559) nel 1552 spostò il conflitto in Germania (dove ebbe l'appoggio dei principi luterani). Quando però anche questo conflitto si concluse con la "Pacificazione di Augusta" nel 1555 il re riportò le ostilità in Italia, ma la potenza dell'esercito spagnolo costrinsero la Francia alla ritirata con la pace Cateau-Cambresis (1559) che regolò gli equilibri politici per mezzo secolo.
Ma non fu Carlo V a siglare l'accordo. Nel 1556 Egli abdicò e cedette il suo trono al fratello Ferdinando (e i rispettivi domini sui Paesi Bassi) e al figlio Filippo II (e i rispettivi domini sulla Spagna). Indirettamente gli stati italiani entrarono nell'orbita spagnola: i domini sul Ducato di Milano, Regno di Napoli, di Sicilia e di Sardegna, il Ducato di Savoia, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio,
La Repubblica di Genova, erano detenuti dalla Spagna, gli altri stati minori comunque non potevano esprimere una loro linea; l'unica potenza che si mantenne autonoma fu la Repubblica di Venezia.
4.5 - Guerre e poteri monarchici
L'impero di Filippo II (1556-1598), nonostante fosse più piccolo del padre, continuava a presentare problemi di coesione e c'era rischio di dispersione; Fin dagli anni '20 erano stati quindi istituiti;
- Consigli di Castiglia, d'Aragona, delle Finanze, delle Indie (Organi collegiali che avevano il compito di istruire tutte le pratiche riguardanti tale materia o territorio)
- Nel 1555 si aggiunse un Consiglio d'Italia;
- Consiglio di Stato (per le questioni di politica generale);
- Consiglio delle Finanze (sul modello fiammingo dei Conseils des Finances;
- Consiglio di Guerra (per le questioni militari);
Furono attuate leggi e pratiche per mantenere l'unità religiosa
- Espulsione degli
ebrei (iniziata già nel 1492 dai Re Cattolici)
Espulsione dei moriscos, (discendenti degli arabi), 1499
Rafforzamento dell'inquisizione
Ottenimento del diritto di presentazione nel 1523 - Carlo V aveva ottenuto dal papa (cioè di proporre il proprio candidato) per tutte le diocesi spagnole, acquisendo il controllo sulle nomine alle cariche ecclesiastiche. Tuttavia Carlo V continuò a convocare frequentemente le Cortes, rispettando almeno formalmente le loro prerogative tradizionali.
Il regno di Francia presentava meno elementi di dispersione, ma non era uniforme; dunque, per aumentare l'entrare in denaro, la corona vendeva le cariche pubbliche. Nelle Province esistevano gli Stati Provinciali che decidevano la ripartizione dei tributi, tranne che per alcune imposte sulla terra che dipendevano solo dalla corona. Tuttavia le condizioni economiche in Francia erano ancora molto scarse, dunque si iniziò a introdurre la venalità delle cariche.
dunque un'iniziativa che metteva in vendita le cariche pubbliche; ufficiali e funzionari compravano la loro carica, e da qui nasce anche un'altra "classe sociale", ossia la nobiltà di toga, formata appunto da tutte quelle famiglie capeggiate da funzionari rivestiti di cariche pubbliche comprate da loro stessi; si perse così anche il più alto valore della carica, che diventava soltanto una forma patrimoniale. Esistevano inoltre anche assemblee che regolassero le situazioni in una realtà provinciale, ossia gli Stati Provinciali, essi erano spesso più interessati a mantenere buoni rapporti con i potenti locali che con un potere centrale invisibile e distante. I sovrani cominciarono quindi ad avvalersi, a vari livelli, di funzionari da loro nominati, così come iniziarono a inserire uomini di loro fiducia nel Consiglio del Re, formato in prevalenza da membri della casa reale. Il più importante fattore di unità eraquindi costituito dal re stesso e dal carisma che gli veniva dal fatto di essere stato consacrato (ad esempio, proprio per il fatto di essere stati consacrati, avessero poteri taumaturgici). Inoltre durante questo periodo la cultura fu piena di cavalleria, dunque le giostre e le celebrazioni riferite al re gli conferivano un grande prestigio, inoltre proprio la corte rappresentava un ente unificatore, invitando membri di élites anche lontane. Fu stipulato il Concordato con la Santa sede: 1516, regolava che il sovrano potesse godere del diritto di nomina dei benefici ecclesiastici, in tal modo anche il Sovrano Francese poteva avere una grande influenza sul potere ecclesiastico. (come i suoi sovrani contemporanei, anche Francesco I non accettava che gli enti Stato e Chiesa fossero indipendenti l'uno dall'altro, dunque attuò un'opera di grande repressione nei confronti dei luterani, che inizialmente fu affidato solo all'Inquisizione, poi fu allargato a enti regali.Come i Parlamenti, i quali erano di Stato emeglio controllati dal re). Parola chiave "Stato": Con il termine Stato si indica la specifica forma di ordinamento politico all'interno del quale ci troviamo a vivere, deriva dal latino status. Lo status era la "condizione". L'evoluzione dall'accezione del termine latino status a quello attuale della parola "stato" fu ovviamente lenta e graduale a pari passo con l'affermazione dei principi costitutivi dello Stato: la territorialità dell'obbligazione politica e l'impersonalità e universalità del comando politico. Glistati cinquecenteschi erano ben lontani dal conformarsi a questo modello: ogni regione aveva i propri ordinamenti, il dominio politico prescindeda qualsiasi forma di unità e continuità territoriale, e i sudditi erano sottoposti alla giurisdizione del sovrano in maniera estremamente differenziata a seconda della loro condizione.
Il sistema politico della prima età moderna funzionava secondo principi e meccanismi semplicemente diversi da quelli di oggi e le trasformazioni che subì nel corso del tempo furono il risultato delle ripetute occasioni di tensioni e scontri, da una parte, e di alleanze e collaborazioni, dall'altra, tra il potere monarchico e tutti gli altri poteri con i quali dovette continuamente confrontarsi. 5. La Controriforma 5.1 - Convocazione del Concilio di Trento Già prima di Lutero in Europa e in Italia si chiedeva un cambiamento dei costumi della Chiesa, perfino Carlo V, dopo la diffusione del protestantesimo, propose ai vescovi cattolici un incontro con i luterani, capace di porre fine alla divisione religiosa. Con la presenza di Clemente VII, a capo della Chiesa, questi tentativi di riforma e d'incontro non furono considerati perché c'era il rischio di perdere il primato del Papa. Paolo III (1534-1549) si dimostrò più disponibile eAccettò la richiesta dell'imperatore di convocare un concilio, chiamato Consilium de Emendanda Ecclesia, per discutere dei problemi interni del cristianesimo e trovare delle soluzioni moralizzatrici. Come sede del concilio fu scelta la città di Trento, appartenente all'impero, come chiedevano i luterani, e allo stesso tempo situata in suolo italiano, come da volontà della Curia Romana.
Purtroppo solo nel 1545 i lavori iniziarono perché il papa dovette far fronte al partito cattolico più intransigente, che causò notevoli difficoltà. In più ci furono delle interruzioni (Papa Paolo IV ostile al cambiamento) che rallentarono i lavori del concilio, i quali ebbero la sua conclusione soltanto nel 1563.
La presenza dei Luterani ebbe una vita molto breve; a parte una iniziale partecipazione, i protestanti si rifiutarono di collaborare ai lavori, poiché la posizione dei cattolici era intransigente nei confronti delle critiche.
la comprensione e l'insegnamento della dottrina cattolica, il Concilio di Trento ordinò la creazione di un catechismo ufficiale. Questo catechismo, noto come il Catechismo del Concilio di Trento o il Catechismo Romano, forniva una guida completa per l'insegnamento della fede cattolica. Il suo scopo era quello di assicurare che tutti i fedeli avessero una conoscenza accurata e completa della dottrina cattolica. Il Catechismo del Concilio di Trento fu pubblicato nel 1566 e divenne uno dei testi più importanti della Chiesa cattolica. Fu scritto in un linguaggio chiaro e accessibile, e forniva spiegazioni dettagliate su ogni aspetto della fede cattolica, compresi i sacramenti, i comandamenti, la preghiera e la vita cristiana. Il catechismo fu ampiamente utilizzato in tutto il mondo cattolico e rimase uno dei principali testi di riferimento per l'insegnamento della dottrina cattolica fino al XX secolo. Ancora oggi, il Catechismo del Concilio di Trento è considerato un'importante risorsa per la comprensione della fede cattolica.l'insegnamento della dottrina cristiana fu elaborato un catechismo nel quale si presentavano in maniera più semplice tutti gli articoli di fede e fu redatta una Professione Tridentina di fede (un Credo; tridentina = da Trento). 5.2 - L'appar