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Come si immagina della socialità?

Con il fatto che ad un certo punto l'individuo comincia a cooperare per fini comuni ed inizia ad essere colpito dalle sofferenze dei propri vicini (come fanno oggi gli scimpanzé, che di fronte ad un conspecifico stressato lo consolano).

Quindi, la simpatia per i conspecifici è la base stessa della nostra vita morale, quella che ha innescato la cooperazione e la vita sociale, che hanno portato poi ad avere una vita morale. Non si può pensare di abbattere completamente questa inclinazione a preferire i membri della propria specie (essendo un dato strutturale della vita dell'Homo sapiens), bensì si deve tentare di costruire un'inclusione degli animali non-umani che non passi necessariamente per l'abolizione di questa preferenza per i conspecifici. Quest'ultima deve essere però moderata: non tutti gli scopi umani sono buoni per frustrare gli animali non-umani.

Il problema della mente

animale Nell'etica animale la questione più rilevante da un punto di vista teorico è quella della determinazione dei criteri per riconoscere lo stato morale: la questione fondamentale è riconoscere che ci sono delle caratteristiche possedute da esseri senzienti che danno accesso al rispetto morale (in Singer il provare piacere e dolore, in Regan la consapevolezza di sé). Il problema di natura filosofica e scientifica è determinare che effettivamente gli animali non-umani non abbiano queste caratteristiche. Nel momento in cui si accetta che l'animale non-umano è capace di provare piacere e dolore, che ha consapevolezza di sé, si solleva la questione del possesso, o meno, della mente animale. Come si può essere certi che gli animali non-umani abbiano capacità mentali? Come possiamo essere certi che non siano delle macchine, come sosteneva Cartesio? La questione della mente animale è interessante per una ragioneteoricacollegata all'etica animale, perché per poter predicare uno status morale degli animali bisognerebbe avere la ragionevole certezza che gli animali provano quelli stati che gli vengono attribuiti, ed è interessante anche per una questione riguarda il concetto di benessere animale. Il concetto di benessere animale è la nozione centrale del modo contemporaneo di impostare la tutela nei confronti degli animali nei vari contesti (animale, sperimentazione...).di interazione (produzione Questo tipo di nozione ha come premessa implicita il fatto che gli animali non-umani abbiano una mente, perché la nozione di benessere presuppone il fatto che ci sia un'esperienza in prima persona del soggetto al quale si dedica il benessere. Facendo cadere un oggetto, si potrà dire che questo è rotto o danneggiato, ma difficilmente si può dire che quegli oggetti sono in una condizione di malessere. Il fatto che l'oggetto sia rotto non implicache sappia in prima persona di essere rotto. Avere un dito rotto, al contrario, provoca fastidio alla mia persona. Allo stesso modo, se si parla di benessere (o malessere) animale si parla di una situazione in cui l'animale ha esperienza di quello che gli è capitato, cioè quello che gli è successo fa una differenza in termini di indesiderabilità (una situazione da cui si vuole allontanare, o una situazione di piacere che cerca di ripetere). Pensando e facendo ciò, implicitamente si sta attribuendo una mente agli animali, dei quali si sta parlando in termini di benessere/malessere. La questione della mente animale è una questione filosofica aperta che ha impegnato molti scienziati nel corso del tempo e ha avuto con la teoria di Darwin un punto di svolta, perché con la sua teoria laddove si predicano qualità mentali degli esseri umani non si può dire che esse siano una prerogativa esclusiva degli uomini. Una volta che ci si

è accertati in linea di principio della possibilità che altrespecie non-umane abbiano una mente, resta aperta la questione di come studiarne la mente. La questione andrebbe fatta retrocedere un passo indietro, poichè riguarda anche la mente umana: entrando in una strada di scetticismo radicale, bisognerebbe pensare che anche gli umani sono impenetrabili da questo punto di vista. Come si può affermare che gli altri esseri umani hanno pensieri ed emozioni? Io, di loro, vedo solo il comportamento, e quel comportamento è per me un segno del fatto che nella loro mente sta succedendo qualcosa: vi è un’esperienza di fastidio, dolore, piacere… Quello che non osservo io in primis, ma osservo la manifestazione comportamentale. Con gli umani si utilizza il linguaggio per comprendere l’esperienza emotiva, ma con altre specie non c’è una comunicazione così diretta.

con gli animali non-umani. Collegata: questaIl realtà il problema della mente è un problema comunque presente (anche tra gli esseri umani), perché la mente è un oggetto non visibile, cioè si vedono solo gli esiti comportamentali. L'uomo è, comunque, un lettore innato della mente altrui, ha cioè la capacità di un po' per biologia, un po' per il contesto psicologia ingenua (folk psychology), sociale ed evolutivo: l'uomo si è evoluto anche per comprendere gli animali non-umani, perlomeno quelli con cui è entrato in relazione. "Per Secondo Meini psicologia ingenua si intende tradizionalmente la capacità universalmente condivisa degli esseri umani adulti di spiegare il comportamento di se stessi o altrui attribuendo stati mentali come credenze, desideri, paure..". La condotta dell'uomo è continuamente agita sulla base del fatto che si attribuiscano costantemente una mente ad altri.

umani ed animali non-umani. Su questo problema della mente si costruisce un grande dibattito teorico sullapossibilità di conoscere effettivamente la mente degli animali non-umani: io attribuisco esperienze mentali ad altri esseri umani perché sono miei simili e quindi posso rifarmi alla mia esperienza, invece gli animali possono avere forme di vita molto diverse dalla mia (e da quella umana).

intitola il suo saggio “Che effetto fa essere un pipistrello?” È Nagel una forma di vita molto diversa da quella umana, vola e si orienta nello spazio attraverso le ecolocazioni (ha un sonar che emette dei suoni ad una certa frequenza che e in base all’eco si crea un’immagina di uno spazio).

tornano indietro L’uomo può fare uno sforzo di immaginazione e pensare come si sta a testa in giù in una grotta, usare delle grida stridule per capire come rimbalzano nella grotta.. ma davvero

che effetto fa essere un pipistrello. Quindi vi è una resistenza ultima alla nostra a che fare con il fatto che l'uomo non ha comprensione delle menti altrui che ha accessibilità agli stati mentali degli animali non-umani sulla base di una continuità e di una somiglianza. L'errore comune che si fa, proprio perché l'uomo non ha accesso diretto all'esperienza degli animali non-umani, è quello di attribuire e sovradeterminare il comportamento animale, attribuendo all'animale degli stati mentali come causa del comportamento i quali siano modellati sugli stati mentali e le ragioni del comportamento umano. L'antropomorfismo è dunque un errore metodologico, che vuole spiegare il comportamento di un animale non-umano in termini di ragioni che sono tuttavia prettamente umane. Darwin, nella sua opera "Espressione dell'emozione nell'uomo e negli altri animali", gettando una serie di basi per la successiva

La etologia comparata è lo studio comparativo dei modi in cui le emozioni vengono espresse negli esseri umani e negli animali, rilevando somiglianze e differenze sulla base di una continuità.

Muovendosi all'interno di una cornice evoluzionistica e darwiniana, Franz de Waal parla di un antropomorfismo naif, che sostanzialmente interpreta il comportamento degli animali sulla base delle stesse categorie del comportamento umano, ad un antropodiniego all'estremo opposto, cioè la negazione in linea di principio che il comportamento animale possa avere cause simili a quelle degli esseri umani (posizione ugualmente sbagliata da un punto di vista metodologico e non plausibile da un punto di vista scientifico.

Bisogna dunque considerare la possibilità che negli animali non-umani ci siano stati mentali in continuità.

con quelle umane, e su questa base (su questa cornice evoluzionistica) nasce l'etologia cognitiva con Griffin, come sviluppo dell'etologia classica. Griffin afferma che l'uomo ha ragioni di scetticismo sullamente animale, ma ha anche motivi per reputare lo studio della mente animale come plausibile almeno per tre ragioni: - gli animali riscontrano un comportamento versatile e adattabile di fronte agli stimoli ambientali, e questo ha a che fare col fatto che gli animali non sono orologi cartesiani, ma anzi hanno capacità mentale di leggere in modo flessibile gli stimoli ambientali ed elaborare strategie che permettano di rispondervi - ci sono segnali fisiologici: è noto che negli umani vi è del pensiero cosciente, e analoghi correlati del pensiero si ritrovano negli animali non umani (aree cerebrali più o meno simili, cervelli più o meno simili dal punto di vista anatomico e fisiologico...): vi è un indizio forte che quellestrutture (come iumani quando c'è pensiero cosciente, neurotrasmettitori) sono attivati negli edessendo attivati analogamente negli animali non-umani vi sono buone ragioniper ritenere che anche essi abbiano una mente- gli animali comunicano le proprie intenzioni: vi è la tendenza a comunicare il24contenuto dei propri pensieri (cosa so, cosa vedo, cosa so di te, ti informo deimiei stati mentali o ti informo di ciò che so delle tue intenzioni).Ragionando in termini scientifici, di spiegazione parsimoniosa: avendo strutturecerebrali simili, comportamenti simili e indizi comuni, se nel caso degli umani siha la ragionevole certezza di attribuire stati mentali, nel caso degli animaliSober parla di principio di parsimonia cladistica, e afferma che se duecomportamenti sono omologhi l'ipotesi che sono stati prodotti da meccanismiall'ipotesi che sono stati prodotti daprossimi è più economica ri
Dettagli
A.A. 2021-2022
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.colella22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pollo Simone.