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Regolazione termica degli organismi
RT è la regolazione termica dell'ambiente in cui vive. R1 e R2 sono i valori di consumo di ossigeno alle temperature T1 e T2. La maggior parte degli organismi pecilotermi marini ha un Q10 di 2 o 3 (fino a 5). Quindi, con un aumento di temperatura di 10 °C, il consumo di ossigeno raddoppia o triplica (fino a quintuplicare). A temperature molto basse si ha un aumento della viscosità dei liquidi corporei e il congelamento delle strutture; a temperature molto alte non si ha l'adeguato rifornimento di ossigeno e si ha la denaturazione delle proteine e delle vie metaboliche. Le attività metaboliche degli organismi si svolgono entro dei limiti termici che sono tipici di ogni specie. Ogni organismo ha il suo optimum termico (temperatura alla quale si ha la crescita massima). La temperatura condiziona il periodo riproduttivo, la sopravvivenza degli stadi giovanili, gli spostamenti di alcune specie e il loro accrescimento. Le specie stenoterme
sono specieche non sono in grado di sopportare cambiamenti di temperatura (acque tropicali eprofonde). Le specie euriterme sono capaci di resistere ad ampie escursioni ditemperatura (ampia distribuzione latitudinale e batimetrica). Hanno quindi unaccrescimento molto più ampio rispetto agli organismi stenotermi che invece hanno unaccrescimento in particolare agli estremi di temperatura. Ad esempio, abbiamo organismiche hanno una massima crescita a temperature molto basse ma che non possono crescerea temperature molto alte o viceversa organismi che hanno una massima crescita atemperature molto alte ma che non possono crescere a temperature molto basse. Negliambienti in cui si verificano escursioni di temperatura gli organismi hanno sviluppatodiverse strategie. In alcuni casi adottano un processo chiamato acclimatazione. Si trattadi un adattamento che avviene in un tempo ristretto rispetto a un adattamento di tipoevolutivo. Per acclimatazione si intende la capacità diadattamento ad una nuova situazione ambientale con rapido recupero dei tassi metabolici. In Antartide c'è un gruppo di pesci chiamati Notothenioidei che è riuscito ad adattarsi perfettamente a temperature molto basse. Questi pesci hanno un elevato volume del sangue, una ridotta concentrazione di emoglobina, presentano un apparato cardiovascolare modificato con un aumento del volume del cuore, dei vasi sanguigni e ampia vascolarizzazione sanguigna. Questo sistema garantisce una ossigenazione sufficiente ai tessuti, una diminuzione dei tassi metabolici e una maggiore solubilità dell'ossigeno nei tessuti. Inoltre, ice fish come i Cannittidi non hanno geni che codificano per l'emoglobina e non hanno eritrociti. Per questo hanno il sangue incolore o bianco. Hanno una serie di glicoproteine antigelo che impediscono il congelamento dei fluidi fisiologici. Esistono diverse strutture di queste proteine che sono state trovate in 11 famiglie di pesci. Si è visto
Che pesci distanti filogeneticamente hanno queste proteine. Gli ice fish rappresentano proprio l'esempio di come la temperatura abbia influenzato in maniera selettiva lo sviluppo in un ambiente polare. Probabilmente c'è stato uno sviluppo indipendente all'interno di questi pesci che appunto mostrano delle glicoproteine differenti. Ci sono anche altri organismi che hanno la capacità di sopportare le basse temperature. Ad esempio, i batteri psicrofili vivono a temperature vicino agli 0 °C. Non soltanto alle basse temperature ma anche alle alte temperature si sono evolute diverse strategie. Le hydrotermal vents sono sorgenti d'acqua calda lungo le dorsali medio-oceaniche (3.000 m di profondità...ma non solo) con temperatura fra 5 e 250 °C (anche fino a più di 300 °C). In questi ambienti si hanno anche fumarole nere, si tratta di fuoriuscite di idrocarburi associate ad alte concentrazioni di acido solfidrico.
L'acidosolfidrico è tossico per gli animali. Quindi, molti animali devono vivere per forza in simbiosi con microrganismi. I procarioti ipertermofili vivono a temperature anche superiori di 113 °C, ma gli eucarioti in genere non tollerano temperature superiori ai 50°C. Gli animali delle hydrotermal vents possono vivere a contatto con pennacchi di acqua calda di 100-150 °C per poi subire sbalzi di temperatura quando tornano a contatto con masse d'acqua profonda (minore di 4 °C). Questi ambienti vengono chiamati oasi idrotermali perché sono caratterizzati da biomasse elevatissime. Hanno una biomassa fino a 1.000 volte più alta di quella dei deep sea. Nel deep sea gli organismi adottano strategie per riuscire a vivere. In alcuni casi infatti, gli organismi hanno una percentuale di lipidi molto alta. I lipidi diminuiscono la densità e sono considerati delle riserve energetiche. In questo modo riescono a far fronte a periodi di totale digiuno.
Gli organismi che possono vivere a una temperatura anche superiore di 100 °C sono gli Archea (metanogeni) e batteri termofili (Thermus aquaticus). Un altro organismo molto particolare è Alvinella pompejana, un piccolo polichete che è stato scoperto dai francesi nelle fumarole delle Galápagos attraverso il sommergibile Alvin. Questo organismo vive nelle oasi idrotermali all'interno di un tubo. Questi vermi sono considerati gli organismi euritermi per eccellenza. Infatti, riescono a resistere a delle variazioni di temperatura veramente uniche. Si pensa che abbia un sistema di circolazione forzata del sangue che si raffredda nelle porzioni più fredde dell'animale per scambiare calore con quelle più calde. Inoltre, questo animale vive in simbiosi con batteri chemio-autotrofi. I batteri si nutrono degli elementi presenti nella fuoriuscita dai vents, ossidano l'acido.solfidrico che di solito è tossico per imetazoi e quindi forniscono anche il cibo al polichete. Questi animali possono venire a contatto con temperature di 100-150 °C nella zona più vicina alla fuoriuscita ma anche con acqua a temperatura molto bassa. Inoltre, questi animali hanno degli enzimi molto stabili. Le heat shock proteins proteggono gli enzimi dalla denaturazione.
In aria l'ossigeno costituisce il 21% dei gas mentre in acqua troviamo 5-10 ml L di-1 ossigeno (0,5-1%). La quantità di ossigeno disciolto che si trova in mare è molto variabile perché la saturazione dell'ossigeno in acqua dipende molto dalla temperatura, dalla salinità, da quanto ossigeno atmosferico si scioglie in mare. Di solito, man mano che aumenta la temperatura dell'aria si ha una minore solubilità in acqua. La concentrazione dell'ossigeno in mare dipende anche dalle stagioni o da fenomeni particolari anche legati alla produzione primaria.
Ovviamente la concentrazione di ossigeno non dipende solo dal mixing con l'atmosfera, dalla fotosintesi ma dipende anche da processi che lo sottraggono come la respirazione e l'ossidazione chimica. Quindi, la concentrazione di ossigeno in mare è un bilancio tra questi processi di produzione e di rimozione. Il problema della concentrazione di ossigeno in mare è sicuramente un problema fondamentale soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici. In atmosfera l'anidride carbonica sta aumentando troppo e gli oceani, che hanno sempre avuto la funzione di tampone sequestrando l'anidride carbonica atmosferica, stanno perdendo questo potere. In mare la CO2 sta aumentando tantissimo, il pH si sta abbassando, gli oceani si stanno acidificando ma soprattutto la concentrazione di ossigeno sta diminuendo. Senza ossigeno gli animali non possono vivere. Si stanno creando quindi le OMZ (oxigen minimum zone) e queste si stanno espandendo tanto. In queste zone leLe concentrazioni diossigeno sono comprese tra 0,2-0,5 ml/L e sono cioè prossime allo zero. Nella superficie del mare fino a circa 200 m di profondità c'è un'elevata concentrazione di ossigeno grazie ai processi di fotosintesi. Man mano che si scende in profondità intorno ai 500-1.000 m di profondità troviamo la zona OMZ. Man mano che l'ossigeno viene prodotto viene anche consumato. L'ossigeno diminuisce per poi riaumentare più in profondità. Sotto si ha l'inclusione di acque ossigenate e soprattutto si ha una minore produzione di ossigeno (non c'è la fotosintesi) e si ha anche un minor consumo. Con l'aumento della temperatura atmosferica le concentrazioni di ossigeno sono sempre più basse in mare ed è per questo che queste zone si stanno espandendo. Inoltre, in mare si verifica anche il fenomeno dell'eutrofizzazione e cioè c'è una crescita eccessiva di alghe.
E un input eccessivo di materia organica che porta alla diminuzione di ossigeno. Tutti questi fenomeni (eutrofizzazione, alta temperatura, OMZ) concorrono scatenando effetti a cascata. La concentrazione dell'ossigeno in mare fa sì che gli organismi debbano adattare delle strategie particolari per poterlo utilizzare. La maggior parte degli organismi marini è aerobia. Questi organismi che vivono in condizione aerobia utilizzano l'ossigeno disciolto in acqua attraverso il tegumento (uova ed embrioni e organismi primitivi), attraverso le branchie e attraverso zone del tubo digerente (animali). I pigmenti respiratori servono per poter trasportare l'ossigeno in condizioni estreme. Questi pigmenti servono proprio per aumentare l'ossigenazione degli organismi. Tra i pigmenti respiratori ricordiamo l'emoglobina ossia pigmento rosso che contiene il ferro (pesci, policheti, bivalvi), le clorocruorine che sono dei pigmenti verdi che contengono il ferro (si trovano
nei polichetisabellidi e serpulidi), le emocianine che sono dei pigmenti azzurri che contengono rame(crostacei e cefalopodi), l'emovanidina (tunicati), l'emoeritrina (sipunculidi, brachiopodi,priapulidi). Quando parliamo di respirazione non possiamo non parlare di branchie. Lebranchie sono strutture vascolarizzate specializzate per gli scambi respiratori e ancheper trattenere particelle organiche (nutrimento). La presenza delle branchie non escludeche gli scambi respiratori possano avvenire attraverso il tegumento oppure attraversol'apparato digerente ecc. Riftia pachyptila è un vestimentifero di colorazione rossosangue. Possiede una proteina molto simile all'emoglobina che dona questo colore rossovivo all'animale. Non hanno bocca e apparato digerente e vivono in tubi verticali.Raggiungono anche 1 m di lunghezza. Hanno una struttura retrattile detta trofosomacaratterizzata dalla presenza di batteri simbionti chemio-autotrofi. L'espansioneLa distruzione delle zone OMZ determina la diminuzione della biodiversità e quindi ha un effetto negativo sul funzionamento degli ecosistemi.