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TEORIA DEI GIOCHI
analiticamente tutte le soluzioni di interdipendenza.
I settori sono concentrati, non sparpagliati, ma prima di comprendere in che
modo si realizzano tali equilibri bisogna capire perché l’oligopolio è
empiricamente rilevante esaminando le determinanti della concentrazione del
mercato.
La concentrazione è una nozione che riassume il rapporto tra il mercato N delle
imprese e la dimensione delle stesse SCON=f (n, dimensione) S
Fin ora abbiamo ragionato in termini di forme di mercato standard della
microeconomia, dunque, in relazione al numero (N=+infinito; N=1-ovvero le
forme fin ora studiate).
Guardiamo ora alla dimensione, ovvero alla struttura dimensionale tipica delle
imprese di un mercato oligopolistico:
Per comprendere le determinanti della concentrazione bisogna introdurre la
nozione di intende la dimensione dell’impresa e si fa
si
ECONOMIA DI SCALA
riferimento ad un orizzonte temporale considerando come variabile non solo il
lavoro ( ∆L), ma anche il capitale (∆K) ciò ci consente di variare la scelta
dimensionale dell’impresa e ci colloca in un orizzonte di lungo periodo.
Le economie di scala sono dei vantaggi connessi alla scala dimensionale
dell’impresa, vantaggi che un’impresa di piccole dimensioni non può avere.
Ma da cosa derivano?
Una prima fonte prende il nome di scala
la
RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI
può variare con ∆ L e ∆K.
q=quantità prodotta e varia al variare di L e K
∆q=(∆L, ∆K) q=f(L,K)
Ma di quanto aumenta la capacità produttiva con una certa variazione di L e K?
Ci sono tre possibili soluzioni con: a=5% (dimensione dell’impresa), q=aK, aL,
E=1
Se aumentiamo K e L del 5%:
Se E=1, anche q aumenterà del 5%.
RENDIMENO DI SCALA COSTANTE
Se E<1, l’aumento è meno proporzionale.
RENDIMENTI DECRESCENTI
Se E>1, l’aumento è più che proporzionale.
RENDIMENTI CRESCENTI
Prendiamo ora in considerazione il COSTO MEDIO DI LUNGO PERIODO
(ACLR=average cost long-run).
All’aumentare della dimensione dell’impresa, la curva di AC assume una forma
di “L”.
Se esistono rendimenti crescenti il costo unitario di produzione tende a ridursi:
tale riduzione non dura per sempre, poi si attenua e diventa costante (ciò si
riassume con la curva a “L” di AC).
Possiamo mettere a fuoco la dimensione minima efficiente: dimensione
prima della quale i costi si riducono e dopo della quale non si riducono più. È la
decisione minima che l’impresa deve avere per minimizzare i costi medi,
ovvero i vantaggi in termini di produzione.
Poniamo la nozione di imprese hanno la capacità
le
EFFICIENZA PRODUTTIVA
di produrre a costi di produzione minimi. L’impresa che raggiunge la DME in
termini tecnologici è produttivamente efficiente:
Se l’impresa A ha un costo di produzione maggiore rispetto a B, ha uno
svantaggio competitivo.
Quindi in un sistema economico in equilibrio, le imprese hanno tutte e
due le efficienze: sia allocativa che produttiva.
Supponiamo che A, B, C, producano beni omogenei: è chiaro che la
competizione riguarda solo il prezzo e contano solo i costi di produzione.
Le imprese lontane da DME nel lungo periodo non rimarranno nell’economia a
meno che non si opti per strategie particolari, tipo A+B per arrivare alla
dimensione C ed aumentare di livello nella scala dimensionale.
La concorrenza di mercato incentiva le imprese a perseguire l’efficienza
produttiva. I BENI PUBBLICI
I beni pubblici sono beni non rivali e non escludibili. I due aggettivi consentono
di ripartire i beni in: ed escludibili
rivali
BENI PRIVATI PURI rivali e non escludibili
non
BENI PUBBLCI PURI
La rivalità allude al fatto che un determinato bene non possa essere utilizzato
da più persone; l’escludibilità fa riferimento al fatto che sia possibile escludere
dall’utilizzo di un bene coloro che non rivelano la disponibilità a pagare per
acquistare quel determinato bene.
Esistono inoltre: : illuminazione
BENI PUBBLICI SEMPLICI : autorità anti-trust
BENI PUBBLICI COMPLESSI
Il mercato funziona molto bene per i beni privati perché si forma una S ed una
D che ne garantisce il buon funzionamento.
Per i beni pubblici c’è un problema perché l’assunzione di agenti auto-
interessati e razionali porta alla scomparsa della curva di domanda. Nessun
agente sarà disposto a rivelare la propria propensione a pagare perché spera
siano altri a pagare avendo poi il vantaggio di usufruire del bene.
Quindi l’allocazione delle risorse dei beni pubblici deriva da meccanismi non di
mercato. : esistono due livelli di risposta.
FALLIMENTO DEL MERCATO DEI BENI PUBBLICI
assumiamo agenti auto-interessati e
se
SPIEGAZIONE INTUITIVA
razionali se questi si misurano con beni pubblici puri allora saranno
incentivati a comportarsi da portoghesi (free rider).
Non emergerà domanda di mercato per il bene pubblico, infatti l’avremo
solo per quello privato. Allora c’è bisogno di una decisione pubblica che
raccolga risorse attraverso un’imposizione fiscale. I beni pubblici esistono
solo per volontà dell’autorità pubblica che costituisce l’offerta di beni
pubblici. applica la teoria dei giochi. Supponiamo che
si
SPIEGAZIONE RIGOROSA
esista una comunità locale costituita da due agenti che tendono a
comportarsi da free riders: aspettano cioè che sia l’altro a pagare.
Supponiamo che l’illuminazione costi 100. Emerge una matrice play off di
questo tipo:
-se entrambi pagano 50 il bene pubblico è realizzato
-se nessuno dei due paga, allora niente illuminazione
-se A paga, B fa il free rider
-se B paga, A fa il free rider
La strategia sia di A che di B è quella di non pagare: si assiste al
fallimento dei beni pubblici.
LE ESTERNALITÀ
Le esternalità si verificano quando le azioni di un soggetto causano delle
conseguenze (positive o negative) nella sfera di altri soggetti senza che per
questo corrisponda una compensazione in termini monetari.
Le esternalità possono essere:
:
DI PRODUZIONE
- es. la localizzazione di un’impresa in un determinato
ad
POSITIVA
territorio a base povera;
- es. il fumo della ciminiera che sporca i panni, è di
ad
NEGATIVA
produzione perché è creato dall’attività di produzione di un’impresa.
:
DI CONSUMO
- es. l’istruzione
ad
POSITIVA
- es. l’inquinamento per ragioni di consumo, la macchina
ad
NEGATIVA
Supponiamo di prendere in considerazione un mercato perfettamente
concorrenziale:
Qc si definisce un’allocazione efficiente delle imprese (efficienza allocativa).
Supponiamo ora che le imprese adottino una tecnologia produttiva che
comporta emissioni inquinanti.
Le imprese non prendono in considerazione gli effetti sociali: guardano solo ai
costi di produzione che li riguardano.
C’è un impatto sui terzi (società) che le imprese non tengono in considerazione:
si guarda solo all’impresa (Sp=offerta privata).
I costi di produzione si dividono in:
mercato prende in considerazione solo questi;
il
COSTI PRIVATI reali perché le immissioni inquinanti hanno eco
sono
COSTI SOCIALI
collettivo.
St diviene la curva rilevante e se le imprese dovessero prendere le loro
decisioni sulla base di St, la Q corretta sarebbe Q e non Qc.
0
Sarebbe ottimo per la nostra società di produzione di Q perché Qc ha
0
esternalità negative, ma non esiste nel mercato un meccanismo volto a far
cessare i costi sociali quindi si continua a produrre Qc.
Abbiamo dimostrato che l’equilibrio di concorrenza perfetta non è coerente con
l’efficienza allocativa in presenza di esternalità. A spostarsi verso sinistra è la
curva dei CMt.
Supponiamo adesso l’esistenza di un’esternalità positiva, ad esempio quella
creata dall’istruzione:
Supponiamo di avere a che fare con una decisione di produzione dei
servizi di istruzione lasciata alla libera autonomia dei privati: sono le
famiglie a decidere il grado d’istruzione da dare ai figli.
Contano il reddito e gli altri fattori inerenti alla famiglia che non prendono
in considerazione gli effetti di spillover sulla collettività.
Se la famiglia dovesse prendere in considerazione i benefici sociali, allora
avremo DT.
Il mercato, tuttavia, porta a Qc e non a Q e se ci sono esternalità allora
0
Qc non è efficienza allocativa.
Per questo parliamo di fallimento del mercato in caso di esternalità.
In casi di fallimenti di mercato dovuti ad esternalità cosa bisogna fare?
Per prima cosa guardiamo ad altre due situazioni:
1) L’esistenza di una pluralità di fallimenti di mercato: supponiamo che un
mercato dove la tecnologia produce esternalità, venga monopolizzato:
-si riduce la quantità prodotta e aumenta sia il prezzo che la perdita
secca;
-il doppio fallimento porta ad un risultato coerente con l’interesse
generale.
2) Il teorema di Coase. EFFICIENZA DINAMICA
È la capacità di un’impresa o di un settore produttivo di fare innovazione sul
prodotto, di lanciarlo con una certa frequenza.
Per essere efficiente bisogna investire tanto.
Se CF altiCM andamento a L.
ragioni tecnologiche può stare sul mercato una
per
MONOPOLIO NATURALE
sola impresa e produrre al costo minimo.
Per produrre a costi minimi ha bisogno di 1 sola impresa, ma il monopolista
porta qqmperdita secca.
Per si perde :
EFFICIENZA PRODUTTIVA EFFICIENZA ALLOCATIVA TRADE OFF
nel monopolio naturale non si possono avere entrambe.
Si accerta che esista una sola impresa per sfruttare le economie di scala
completamente, poi si domanda ad un’autorità anti-trust in modo tale da
impedire al monopolista naturale di portare q a qm (dove q<qm e p>pm).
TEORIA DI COASE
Il teorema dimostra che a certe condizioni la contrattazione tra le parti è in
grado di prevenire l’emergere di esternalità, quindi di evitare la perdita di
efficienza allocativa associata a tali esternalità.
A certe condizioni, l’intervento pubblico non è necessario, ossia:
I diritti di proprietà devono essere ben definiti;
Il numero N degli agenti deve essere basso, contenuto;
Il costo di contrattazione deve essere basso.