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STRUTTURA-CONDOTTA-PERFORMANCE (SCUOLA DI HARVARD)
Il metodo della scuola di Harvard (cui esponenti di spicco sono Mason e Bain) si fonda su un approfondimento sistematico del market failure determinata dal potere monopolistico, e si articola nel cosiddetto paradigma STRUTTURA – CONDOTTA – PERFORMANCE.
La tesi è che la struttura dell’offerta determina le condotte delle imprese dai cui, a loro volta, derivano i risultati misurabili in termini di efficienza e competitività.
Il modello di Harvard descrive il raggruppamento delle variabili che caratterizzano una particolare industria in quattro tipologie che sono definite secondo un criterio di relativa omogeneità, esse sono:
- Condizioni di base: distinte tra quelle che riguardano la domanda e l’offerta, questi elementi si presentano come esogeni per l’industria, nel senso che non possono essere modificati nel breve-medio periodo.
- Struttura dell’offerta: elementi che costituiscono
l'oggetto delle strategie delle imprese, cioè gli obiettivi delle loro azioni nel medio-lungo termine (numerosità imprese, dimensione, barriere etc.)
Comportamenti: politica dei prezzi, spesa pubblicitaria, sviluppo delle quote di mercato e di nuovi prodotti, comportamenti cooperativi o indipendenti
Performance: tasso di profitto, efficienza allocativa, il saldo della bilancia commerciale, livello della retribuzione etc.
Due importanti notazioni debbono essere considerate: innanzitutto la relazione causale non è necessariamente univoca, per cui mentre si assume che la struttura definisca i comportamenti, anche questi ultimi possono avere un'influenza rilevante sui primi; in secondo luogo si deve osservare che le politiche pubbliche possono incidere su ciascun gruppo di variabili e perciò costituiscono un elemento molto rilevante nella struttura dei settori e dei loro risultati.
Il modello della scuola di Harvard è quindi basato
sull'osservazione empirica, è in questo caso evidente l'influenza della scuola istituzionale o storica. Per la scuola di Harvard quindi alcune caratteristiche di base dell'industria possono provocare distorsioni nella struttura allontanando le effettive caratteristiche da quelle ideali della concorrenza perfetta. Per questa ragione l'economia industriale che si ispira ai loro insegnamenti è detta "economia dei mercati imperfetti". Le imprese possono sfruttare tali imperfezioni in funzione dell'ottenimento di una migliore performance. Date queste caratteristiche anche l'intervento dell'autorità pubblica si rende necessario e giustificato con la finalità di correggere il funzionamento dei mercati in modo tale che le performance soddisfino il più possibile l'interesse generale e dei consumatori. CAPITALISMO INGLESE I sistemi anglosassoni si caratterizzano per la prevalenza di società contendibili.fortemente dipendente dal mercato azionario e dove poco frequenti sono le coalizioni fra singoli azionisti per detenere stabilmente il controllo di specifiche società. In queste società si deve poi tener presente un ulteriore distinzione fra la proprietà, che compete all'insieme degli azionisti, e il controllo, che è esercitato dagli amministratori, ovvero i manager. I primi si configurano come mandanti, i secondi come agenti. La principale conseguenza che discende dalla separazione fra proprietà e controllo è che gli obiettivi delle due categorie possono non coincidere, nel senso che il manager (CEO) potrebbe non condividere la massimizzazione del profitto per gli azionisti. Il problema era già stato identificato da Smith; nella realtà però il comportamento del manager non è così privo di vincoli, questi ultimi infatti vengono posti dagli azionisti proprio per far sì che il manager operi favorendoli. Talivincoli possono essere sia interni, quando vengono posti in essere dagli azionisti stessi (hanno però alti costi di agenzia a causa dell'asimmetria informativa), sia possono provenire dal mercato stesso, se un manager non opera bene l'azienda ne perde sia in termini di guadagno sia di immagine e per il manager diventerà difficile sia mantenere il posto sia trovarne un altro in futuro, inoltre, la perdita di valore del titolo porta alle scalate da parte di soci o esterni che potrebbero decidere la modifica del management. Con queste osservazioni facilmente si capisce come il management, allo stesso modo degli azionisti, deve avere una visione sul lungo periodo, non può concentrarsi soltanto sul breve.
CAPITALISMO RENANO
La profonda differenza del modello capitalistico che si è affermato nei paesi che si affacciano sulle sponde del Reno consiste nel fatto che qui il controllo azionario della maggior parte delle grandi imprese è riconducibile ad un numero
Limitato di soggetti diversamente da quanto accade nel sistema anglosassone. Conseguenze di ciò le ritroviamo nella cultura, infatti, la massimizzazione del valore degli azionisti riguarda un fatto "privato" dei proprietari e non va a beneficio del "pubblico", per tale motivo risulta un traguardo assai meno accettato di quanto non lo sia nei paesi anglosassoni. Inoltre, la poca emissione di azioni rende gli azionisti minoritari anche sotto il profilo finanziario rispetto a figure che prestano i soldi come Banche o altri creditori. Questi soggetti non hanno funzioni di utilità omogenee agli azionisti, ciò crea una frattura a causa della quale non è possibile porre come obbiettivo la massimizzazione del profitto. Da qui nasce una dottrina che stabilisce come obbiettivo degli amministratori la massimizzazione del valore non per i soli azionisti (shareholders), ma per un ambito più ampio di portatori di interessi nell'impresa.
(stakeholders).COSTI DI TRANSAZIONE – WILLIAMSON
I costi di transazione sono quelli sostenuti per acquisire e trattare l'informazione sulla qualità degli input, sui prezzi, sulla reputazione del fornitore e su altri aspetti.
La struttura organizzativa o l'istituzione "impresa" nascono per economizzare sui costi di transazione quando:
- Il meccanismo dei prezzi risulta troppo oneroso e diventa conveniente internalizzare le transazioni che prima erano svolte dal mercato
- Il ricorso a una molteplicità di contratti completi comporta costi di negoziazione più elevati di quelli connessi ad un unico contratto incompleto
Williamson considerò in dettaglio i fattori che influenzano i costi di transazione e spiegano pertanto l'integrazione verticale, le conclusioni cui giunse Williamson erano che l'organizzazione interna consente di economizzare sui costi connessi alla razionalità limitata (fattore umano) in tutti quei casi in cuiil sistema prezzi non offre un'informazione sufficiente e l'incertezza (condizione ambientale) è sostanziale. INTEGRAZIONE VERTICALE L'integrazione verticale può essere definita secondo due diverse prospettive: - Secondo la prospettiva SCP è uno degli elementi della struttura industriale e indica la misura in cui una singola impresa realizza al suo interno fasi successive di produzione e di distribuzione di un prodotto. - Secondo la prospettiva strategica il termine si riferisce alla strategia di un'impresa che decide di muoversi verso un'altra fase del processo produttivo o distributivo, sia attraverso una fusione verticale, che avviando nuove attività di produzione (a monte) e distribuzione (a valle). Le situazioni che inducono all'integrazione verticale possono essere esemplificate in quattro fattispecie secondo Williamson: - Specificità dei beni capitale: quando vi è un legame fortissimo tra fornitore eacquirentepoiché il bene capitale, ad esempio un macchinario, è utile alla creazione del singolo prodottoche non ha altri acquirenti.- Incertezza: integrandosi diminuiscono i fattori di incertezza come ritardi o gli errori nelmateriale ricevuto- Compressione informativa: è difficile capire se l'impresa che ci fornisce prodotti ci stiafornendo dei prodotti validi, difficoltà nel reperire informazioni- Coordinamento estensivo: migliora il coordinamentoSCHEMA VANONITale documento, presentato in parlamento all'inizio del 1955, identificava come obbiettivi unosviluppo annuo del reddito nazionale del 5%, la creazione di quattro milioni di posti di lavoroaggiuntivi e la riduzione degli squilibri territoriali fra Nord e Sud.L'effettivo contributo dello "schema Vanoni" sul piano della politica industriale lo si ebbe nel campodella siderurgia. Il "piano siderurgico" si articola in una valutazione della domanda diacciaioproiettata al 1962 e in una stima dell'offerta, distinguendo tra quella derivante dalla trasformazionemineraria (in diminuzione) e quella proveniente dal rottame per prendere una decisione sullacostruzione di un grande stabilimento a ciclo integrale. La conclusione del programma fu favorevole alla costruzione del nuovo centro e alla sua locazionenel Mezzogiorno. Il piano dette luogo al centro siderurgico di Taranto, che fu peraltro il primo e unico esempio direalizzazione diretta di programmazione settoriale nel quadro dello "schema Vanoni". In realtà è tutt'altro che agevole stabilire se la realizzazione del centro siderurgico di Taranto fosse ilrisultato di una azione programmatoria del governo che si avvaleva di un'impresa pubblica qualestrumento di attuazione o il contrario, ossia che l'IRI avesse già sviluppato in dettaglio il pianoindustriale reso poi ufficiale come un programma settoriale del governo. Di fatto fu
L'unica accezione, dopo lo schema, infatti, la programmazione settoriale si trasferisce tutta all'interno delle grandi imprese come IRI, ENI, FIAT e così via.
DOMANDA SPEZZATA - TEORIA DI SWEEZY
La teoria della domanda spezzata offre un modello assai prezioso ai fini dell'analisi del comportamento di imprese facenti parte di un oligopolio. Il suo obbiettivo era la dimostrazione della tesi che il movimento dei prezzi non rivestisse più il ruolo fondamentale teorizzato da Marshall e da Walras nel determinare l'equilibrio di breve periodo tra domanda e offerta. L'equilibrio in parola, al contrario, sarebbe assicurato dalle variazioni delle quantità di merci offerte dalle grandi imprese.
In numerosi settori industriali, si osservava, infatti, che i prezzi non risultavano determinati dall'interazione fra compratori e venditori, ma venivano fissati da questi ultimi "amministrativamente", in funzione del loro potere detenuto sul
à bisogno di strategie specifiche per competere efficacemente nel mercato.