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M
sostituibilità al consumo. Risulterebbe economicamente più sensato raggruppare nello
stesso mercato i prodotti che risultano sostituibili al consumo, secondo una misura
dell’elasticità incrociata: i
p
δq
D
j
i
η =
ij δp q
j i
a
Altri problemi sono legati alla dimensione geogra ca dei mercati (molto spesso si hanno
re
mercati locali concentrati, come ad esempio quello dei quotidiani, ma se si considera il
mercato a livello più grande esso appare meno concentrato), oppure casi di commercio con
nd
l’estero e legati alla relazione tra imprese a diversi livelli della catena del valore (contratti
verticali a lungo termine possono limitare la concorrenza).
A
3.2 MISURARE IL POTERE DI MERC ATO
Nel precedente paragrafo abbiamo analizzato due tecniche di misurazione della struttura di
mercato e i più evidenti problemi ad essi associati. Tuttavia bisogna tenere a mente che una
data struttura di mercato non si traduce automaticamente in determinati risultati economici.
A tal proposito occorre fornire una misura del potere di mercato. L’indice di Lerner misura la
performance di mercato in termini di e cienza, misurando quanto lontani siano i risultati
economici dall’ideale modello di concorrenza perfetta:
P − C′
LI = P
GIULIO RENZULLI 10

fi fi ffi fi fi fi fi ff fi
ECONOMIA INDUSTRIALE
In concorrenza perfetta l’indice di Lerner è uguale a zero mentre in monopolio esso è uguale
al reciproco dell’elasticità della domanda: P − C′ 1
M
LI = =
M P η
M
Più bassa è l’elasticità della domanda maggiori sono i pro tti del monopolista.
L’indice di Lerner per un oligopolio è il seguente (assumendo che il prodotto sia omogeneo):
N
∑
P − s C′
i
i=1
LI = P
3.2.1 Problemi di misurazione o
La misurazione dell’indice di Lerner presenta alcune di coltà strutturali:
ec
- La de nizione del mercato M
- La misurazione dell’elasticità della domanda
- La misurazione del costo marginale i
D
- Le grandezze che l’indice di Lerner prende in considerazione sono solo marginali.
Un’impresa potrebbe dover ssare prezzi più alti per coprire costi irrecuperabili di entrata
a
e pertanto l’indice di Lerner potrebbe sovrastimare l’e ettivo potere di mercato
re
- L’indice di Lerner potrebbe sottostimare il potere di mercato in condizioni in cui imprese
vecchie ed ine cienti, con costi marginali alti, non possono far altro che ssare prezzi
nd
leggermente più alti del costo marginale per evitare che nuove imprese entrino nel
mercato A
3.3 MISURA DEL COSTO DEL POTERE DI MERC ATO
In questo paragrafo proviamo a spiegare come sia possibile stimare il costo del potere di
mercato. Questa misurazione è importante perché, conoscendola, l’antitrust può decidere se
è vantaggioso intervenire nella regolamentazione di un’industria
oppure lasciar correre, dedicando risorse ad altro.
Il primo passo è la misurazione della perdita in termini di benessere,
o perdita secca, derivante da un prezzo superiore a quello marginale.
Essa è misurata come area del triangolo:
GIULIO RENZULLI 11


fi ffi fi ff ffi fi fi
ECONOMIA INDUSTRIALE
1 C
WL = (P − C′
)(Q − Q)
2
Risulta conveniente esprimere questa misura in rapporto ai ricavi totali:
C
WL 1 (P − C′
) (Q − Q)
WL′ = =
PQ 2 P Q
Manipolando la funzione dell’elasticità della domanda in modo da far comparire l’indice di
Lerner possiamo sostituire nell’equazione: WL 1 2
WL′ = = η(LI )
PQ 2 o
1/η
Poiché per un monopolista l’indice di Lerner è , la perdita di surplus nel monopolio in
ec
rapporto ai ricavi è 1 M
WL′ = 2η
Una stima aveva determinato che la perdita di surplus statunitense si attestava in torno allo
i
0,1% del Pil mentre il budget del Department of Justice e della FTC si attestava tra 0,1% e
D
0,2% del Pil: questo studio sembrerebbe dimostrare che la politica antitrust fosse
inconveniente. a
re
Studi successivi, usando un approccio di equilibrio generale, hanno smentito questo
risultato stimando la perdita di surplus tra 4% e 13% negli US e tra 4% e 7% in UK.
nd
A
GIULIO RENZULLI 12


   ECONOMIA INDUSTRIALE
CAPITOLO 4
TECNOLOGIA E COSTI DI
PRODUZIONE
4 .1 D E F I N I Z I O N I D I T E C N O L O G I A D I P R O D U Z I O N E E
IMPRESA
La tecnologia di un’impresa è una relazione di produzione che descrive in che modo una
data quantità di fattori produttivi viene trasformata nella quantità prodotta dall’impresa.
o
Secondo l’approccio neoclassico l’impresa è intesa come un’unica unità produttiva che ha
ec
l’obiettivo di massimizzare i pro tti e minimizzare i costi per una data quantità di output.
Questo approccio, nonostante sia quello a cui ci riferiremo di maggiormente, presenta
M
alcune importanti lacune nello spiegare cosa succeda all’interno dell’impresa: le imprese
sono un insieme di contratti con l’esterno attraverso metodi di mercato e contratti interni
attraverso metodi non di mercato. Secondo Ronald Coase è proprio questa distinzione a
i
delimitare i con ni dell’impresa: essi sono determinati dal trade-o che emerge tra uso del
D
mercato esterno o internalizzazione (make or buy decisions).
Nonostante la complessità interna delle imprese e la molteplicità di obiettivi che esse
a
possano perseguire con la loro attività, nella nostra analisi assumeremo che le imprese non
re
sono altro che delle black-boxes che hanno come unico obiettivo quello di massimizzare i
pro tti. nd
4.2 CONCETTI FONDAMENTALI DI COSTO
A
La microeconomia descrive un’impresa sulla base della sua funzione di produzione:
q = f (x , x , . . . , x )
1 2 k
q k
Questa equazione descrive la quantità che l’impresa produce utilizzando diversi fattori
x , x , . . . , x f ()
nelle rispettive quantità . La tecnologia dipende dalla forma della funzione .
1 2 k
L’impresa è vista come un’unica unità decisionale che sceglie le precise quantità dei fattori
x , x , . . . , x w , w , . . . , w q̄
aventi i rispettivi prezzi per produrre una data quantità :
1 2 k 1 2 k
GIULIO RENZULLI 13
fi fi fi ff ECONOMIA INDUSTRIALE
k
∑ q̄ = f (x , x , . . . , x )
minimizzare w x sotto il vincolo 1 2 k
i i
x i=1
i k
∑ w x
q̄ x
Risolvendo il problema per ogni livello di e sostituendo i valori in si ottiene la
i i i
i=1
C(q) + F
funzione di costo minimo . De niamo:
- F
Il costo sso : sono costi che esistono solamente nel breve termine, come costi per il
nanziamento di un impianto e i costi di pubblicità.
- CM(q)
Il costo medio : è una misura della spesa per unità produttiva calcolato come costo
CM(q) = [C(q) + F ]/q
totale diviso per le unità prodotte . Esso può essere scomposto
o
F/q CMV(q) = C(q)/q
nella somma di costo sso medio e costo medio variabile .
ec
- C′
(q)
Il costo marginale : è l’aumento di costo sostenuto aumentando la produzione di
M
C′
(q) = dC(q)/dq
un’unità
- Il costo irrecuperabile (sunk cost): è un costo che, come per il costo sso, non dipende da
i
q e viene sostenuto una sola volta, di solito come prerequisito di entrata nel mercato.
D
Questi costi sono irrecuperabili anche se l’impresa decide di uscire dal mercato
4 . 3 VA R I A B I L I D I C O S T O E D E C I S I O N I D I P R O D U Z I O N E
a
re
Una volta capito come siano determinati i costi che un’impresa sostiene possiamo a ermare
che il miglior comportamento che l’impresa può assumere per massimizzare i pro tti
nd
q(P − C′
(q)) è il seguente: produrre la quantità per la quale i costi marginali eguagliano i
ricavi marginali, purché nel breve periodo il prezzo sia maggiore del costo medio variabile
A
oppure nel medio periodo il prezzo sia maggiore del costo medio, altrimenti chiudere.
Se l’entrata comporta un costo irrecuperabile l’impresa deve poter contare nel fatto che esso
possa essere recuperato con pro tti futuri. Tuttavia, una volta entrata nel mercato, questi
costi risultano irrecuperabili e la loro esistenza deve essere trascurata nelle future decisioni.
4.4 I COSTI E L A STRUTTURA DI MERC ATO
C′ < CM(q)
Come mostra il gra co a quando aumentare la quantità riduce i costi medi
C′ > CM(q) C′ = CM(q)
mentre quando aumentare la quantità aumenta i costi medi. Si ha
CM(q)
in corrispondenza del punto di minimo della funzione .
GIULIO RENZULLI 14




 
fi fi fi fi fi fi fi ff fi
ECONOMIA INDUSTRIALE
Se I costi unitari diminuiscono all’aumentare della produzione vi
sono delle economie di scala, se invece essi aumentano
all’aumentare della produzione vi sono delle diseconomie di scala
(se restano invariati non vi sono né economie né diseconomie di
scala). Tale fenomeno deriva sia dalla presenza di costi ssi il cui
impatto per unità prodotta cala all’aumentare di quest’ultime e
sia per il fatto che alcuni processi produttivi godono di guadagni
di e cienza se fatti su scala più ampia. S CM(q)/C′
Si può de nire un indice di misura delle economie di scala come rapporto :
- S > 1 S
Se ci sono economie di scala. Più è elevato maggiore è l’entità delle economie di
o
scala ec
- S < 1
Se ci sono diseconomie di scala M
- S = 1
Se non ci sono né economie né diseconomie di scala
q*
De niamo come “scala minima e ciente” il valore di che esaurisce le economie di scala
i
S = 1 S
ovvero che rende . L’indice può essere de nito come l’inverso dell’elasticità dei costi
D
rispetto all’output: dC(q)/C(q) dC(q)/dq C′
(q) 1
a
η = = = =
c dq/q C(q)/q CM(q) S
re
Se le economie di scala sono estese a tutto il mercato il risultato è un monopolio naturale
nd
poiché produrre in una sola impresa implica costi più bassi rispetto a produrre in più
imprese. A
Concludiamo il paragrafo con la seguente intuizi