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I DIRITTI FONDAMENTALI
Con il trattato di Lisbona la protezione dei diritti fondamentali è oggetto dell’art 6 del TUE.
Quest’articolo stabilisce che i diritti fondamentali sono protetti da una pluralità di strumenti
normativi:
la carta dei diritti fondamentali dell’unione europea
• la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
• fondamentali (CEDU)
i principi generali
•
Solamente i principi generali e la Carta hanno carattere vincolante, mentre la CEDU non è
vincolante in quanto il processo di adesione alla CEDU non è ancora arrivato alla conclusione.
Questo perché aderire alla CEDU significherebbe sottoporre l’Unione al controllo esterno degli
organi della CEDU, in particolare della Corte europea dei diritti dell’uomo. Tale controllo, in
mancanza di una adesione formale, non può essere esercitato direttamente sull’unione.
Sebbene la CEDU non abbia valore vincolante, la Corte europea ha iniziato a riferirsi alla CEDU
durante le sue sentenze, dando così l’impressione di considerare la CEDU vincolante dal punto
di vista giuridico
La carta dei diritti fondamentali dell’unione europea:
è stata proclamata per la prima volta a Nizza nel 2000, per questo è conosciuta anche come
Carta di Nizza. il compito di elaborarla fu affidato ad una convenzione di 62 membri Fino al
trattato di Lisbona, che ha stabilito che la carta abbia lo stesso valore giuridico dei trattati, il
suo valore giuridico è rimasto incerto. Con il trattato quindi il valore giuridico della carta è
stato definito e quindi risulta essere allo stesso piano del TUE e del TFUE. È una fonte di diritto
primario, sebbene ci siano dei dubbi per quanto riguarda la sua modifica. Resta infatti in
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dubbio se sia necessario seguire la procedura descritta nell’art 48 e se la sua violazione
comporti un comportamento di infrazione.
Funzioni della carta: dal preambolo si capisce che la Carta non ha un carattere normativo,
non crea diritti, ma ha carattere documentale, riassume in un unico documento le tradizioni
costituzionali comuni, i trattati internazionale e la CEDU.
Il rapporto tra le fonti richiamate dal preambolo e la carta solleva però alcuni problemi. Ci si è
chiesto infatti come ci si debba regolare in caso di non coincidenze. La soluzione si ritrova negli
articoli 52 e 53 della Carta stessa. Nell’articolo 53 si stabilisce una clausola di compatibilità
con la quale non impedisce l’applicazione delle altre fonti citate nel preambolo se queste
prevedono una tutela più ampia di quella garantita dalla Carta. Nell’articolo 52 invece si occupa
solo della CEDU e introduce quella che può essere definita una clausola di equivalenza.
Stabilisce che al carta debba essere applicata in maniera che il livello di protezione assicurato
dalla Carta ai diritti tutelati anche dalla CEDU sia almeno equivalente a quello garantito da
quest’unico strumento.
Struttura della carta:
dignità
• libertà
• uguaglianza
• solidarietà
• giustizia
• cittadinanza
•
L’unione:personalità giuridica
L’unione è soggetto di diritto internazionale. Per questo motivo ha personalità giuridica e quindi
gode delle prerogative delle persone giuridiche internazionali. Può concludere accordi
internazionali con stati terzi, può diventare membro di organizzazioni internazionali e ha diritto
a di legazione attivo e passivo. In quanto soggetto di diritto internazionale deve rispettare i
diritto internazionale generale. Il diritto internazionale ha quindi una funzione di parametro di
legittimità per gli atti delle istituzioni e ha una funzione ermeneutica, come i principi generali,
in quanto viene utilizzato per interpretare le norme giuridiche.
Ci sono 3 tipi di accordi che l’unione può stipulare con stati terzi:
accordi internazionali conclusi dagli stati membri
• // conclusi dall’unione: vincolano le istituzioni dell’unione e gli stati membri
• Conclusi dall’unione e dagli stati membri= accordi misti
•
Che valore giuridico hanno questi accordi internazionali? Rispetto ai trattati e ai principi
generali sono certamente subordinati, mentre prevalgono rispetto agli atti delle
istituzioni(fungono da parametro di legalità).
L’unione riconosce come soggetti giuridici non solo gli stati membri, ma anche coloro che
hanno soggettività giuridica all’interno degli ordinamenti interni agli stati membri: i cittadini. Di
conseguenza le norme dell’unione hanno validità internazionale e interna. I rapporti giuridici
che interessano un soggetto privato e un altro soggetto privato sono detti rapporti
orizzontale, mentre sono rapporti verticali quelli che riguardano un privato e un soggetto
pubblico.
Quando una norma produce effetti diretti negli ordinamenti interni degli stati membri? Quando
ha effetti diretti. In modo un cittadino di uno degli stati membri può servirsi della norma per
obbligare un altro soggetto (efficacia diretta in senso sostanziale).
È quindi importante capire quali norme dell’Unione abbiano effetti diretti. La Corte ha stabilito
che una norma con effetti diretti debba ruotare intorno a due concetti principali:
Sufficiente precisione
• Incondizionatezza
•
Una norma dell’Unione ha quindi effetti diretti quando contiene un concetto sufficientemente
definito e preciso e quando non vi sono clausole che consentano agli Stati membri un certo
margine di discrezionalità nella sua applicazione.
Lo stesso si può dire per le norme dei Trattati, che possono avere effetti diretti tanto nei
rapporti verticali quanto in quelli orizzontali purché siano incondizionate e sufficientemente
precise. (efficacia diretta verticale e orizzontale). Pagina 11 di 18
Il problema dell’efficacia diretta si pone anche per gli accordo internazionali, i regolamenti e le
direttive. La Corte ha stabilito che un accordo internazionale ha efficacia diretta quando è
sufficientemente preciso e incondizionato.
Per quanto riguarda le decisioni, queste sono di per sé direttamente applicabili e, quindi,
godono di efficacia diretta, che può essere sia verticale che orizzontale.
Un caso a parte sono le direttive. Queste non sono concepite come fonti di effetti diretti fino
al momento dell’attuazione. Fino al momento dell’attuazione la direttiva produce solo un
effetto giuridico: quello di obbligare gli stati membri ad attuarla. Nonostante questo la Corte ha
stabilito che le direttive inattuate abbiano efficacia diretta nei rapporti verticali, quando cioè
vengono utilizzate contro un soggetto pubblico. Questo perché è possibile l’autorità pubblica è
tenuta ad attuare la direttiva e può essere rimproverata per non averlo fatto.
Quindi di fronte a delle direttive inattuate è fondamentale stabilire se il soggetto contro cui
deve essere invocata tale direttiva sia privato o pubblico. Questa decisione della Corte ha
sollevato però molte difficoltà, tant’è che la corte stessa ha ammesso in alcuni casi eccezionali
la possibilità di direttive inattuate con efficacia verticale inversa o addirittura orizzontale. È ad
esempio il caso di rapporti triangolari, che vedono un soggetto privato contro un organo
pubblico ma anche contri un altro soggetto privato (es: fratelli Costanzo).
NB: gli atti istituzionali riguardanti il III pilastro (cooperazione di polizia e giudiziali in materia
penale) non hanno efficacia diretta.
Efficacia indiretta: esistono molti motivi che rendono una norma non efficace direttamente.
Nonostante questo una norma può assumere un valore normativo indiretto
nell’ordinamento degli stati membri. La prima forma di efficacia indiretta consiste nell’obbligo
di interpretazione conforme, mentre la seconda nel riconoscere che la norma può essere fonte
di un diritto al risarcimento.
Interpretazione conforme:
I giudici infatti, quando devono applicare le norme interne dei vari stati membri, devono
interpretarle in modo tale che non contrastino con il diritto dell’Unione. Quindi queste norme di
efficacia indiretta non sostituiscono, come nel caso dell’efficacia diretta, le norme interne, ma
influenzano l’interpretazione di quest’ultime. L’interpretazione conforme ha comunque dei
limiti: esiste infatti un margine di discrezionalità che consente all’interprete di scegliere tra più
• interpretazioni possibili
l’obbligo di interpretazione conforme sorge solo dopo la scadenza del termine di
• attuazione di una direttiva
il giudice non deve mai andare contro i principi generali del diritto. L’interpretazione
• conforme non può condurre a risultati normativi che si oppongano a tali principi.
Abbiamo quindi stabilito che le norme dell’Unione possono essere invocate dai singoli cittadini
a loro tutela, ma in che modo e forma può avvenire tale tutela? Chi stabilisce gli aspetti
attinenti all’esercizio giuridico come i termini di prescrizione, la nomina del giudice, l’onere
della prova e gli oneri processuali? In linea di massima vige il principio di autonomia
processuale degli Stati membri, purché le norme processuali nazionali non vadano contro il
principio di equivalenza (le modalità per tutele che derivano dal diritto dell’Unione non
possono essere meno favorevoli di quelle utilizzate per tutele che derivano da fonti di diritto
nazionale) e effettività (deve essere possibile l’esercizio dei diritti derivanti dalle dorme
dell’Unione).
Il primato del diritto dell’Unione: abbiamo visto come le norme dell’Unione abbiano anche
efficacia diretta sull’ordinamento giuridico di uno stato membro. Ma cosa succede se una
norma nazionale contrasta con quanto stabilito da una norma dell’Unione? In genere i conflitti
vengono risolti in base al principio del primato del diritto dell’Unione. Secondo questo
principio le norme nazionali non possono ostacolare la messa in pratica delle norme unitarie.
Questo primato si è affermato in via giurisprudenziale ed è stato chiarito ed esplicitato per la
prima volta dalla Corte durante la sentenza Costa Enel 6/64. La Corte non ha però esplicitato
cosa si debba fare con le norme nazionali incompatibili con il diritto dell’Unione, lasciando ai
singoli stati la possibilità di applicare le procedure previste da ciascun ordinamento in caso di
incostituzionalità di una norma. Per far valere il principio del primato il giudice ha la possibilità
di far sospendere l’applicazione di una norma interna perché sia accertata la sua
incompatibilità con quanto asserito dalle norme dell