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Prima analisi tecnica poi sui contenuti. L’immagine coordinata è costituita da un segno principale,
un marchio principale in questo caso è un logotipo, cioè segni con caratteri alfanumerici e poi un
marchio, cioè un segno identificativo grafico senza caratteri alfanumerici.
Ci sono dei colori istituzionali. Ad un segno principale corrispondono una serie di elementi di un
immagine coordinata. Es. marchio con colori.
Poi si struttura il font, che può essere già esistente oppure si può creare.
Guardare il contesto in cui si è, leggendo i linguaggi dei momenti storici.
Che definizione danno di corporate image?
L’insieme delle immagini o idee edifici, prodotti, packaging, stampati, veicoli, pubblicazioni, uniformi, attivita ̀
promozionali.” Henrion e Parkin, Design coordination and corporate image, Londra, 1967
Inseriscono in questa definizione un concetto ripreso poi dal marketing, l’idea che una persona si
forma, il posizionamento del brand è la posizione che quel brand occupa nella mente del
consumatore.
Olins costruisce uno schema dove inserisce elementi in più, è vero che ci sono una serie di elementi
di base per la costruzione di un brand e ci sono una serie di punti di contatto con il fruitore, ma il
sistema è più articolato.
Al centro sta la corporate personality, a questo nucleo corrisponde un corporate identity, a cui
corrisponde una corporate image e a questo corrisponde una serie di artefatti che sono il punto di
contatto con i consumatori.
Partendo dall’esterno: la forma, realtà materiale, il significante.
Questi punti di contatto sono l’espressione visiva, uditiva, sensoriale. Il disegno della forma
(sinestetica) è il punto di contatto.
Tutto questo è la corporate image.
Si progetta la corporate identity, si analizza l’azienda da una serie di punti di vista. L’identità si
progetta a tavolino e deve corrispondere alla personalità di quell’azienda. È la presentazione della
personalità.
Corporate personality prima di creare la corporate identity devo comprendere la corporate
personality, o se non c’è crearla.
La personality è astratta, l’identity è concreta.
Il padre della corporate identity è Peter Beherens, lavora per l’AEG. Passaggio da un’azienda locale
ad un’azienda estremamente moderna.
Stile liberty, stile intermedio tra la società moderna e post moderna. Si vuole porre l’accento sulle
lettere. Oggi si considererebbe un direttore creativo. Progetta dall’architettura dell’azienda, il
sistema urbanistico esterno, le locandine, il materiale di comunicazione, industrial designer, dal
prodotto alle schede tecniche, siamo nel 1907.
Quali sono gli elementi che compongono l’immagine coordinata:
Ø il marchio (logotipo, pittogramma, ecc)
Ø colori istituzionali
Ø famiglie di font
Elementi indispensabili per la costruzione dell’immagine coordinata.
Il marchio può essere di diversi tipi, è la parte visibile, non è il brand:
- logotipo (fa riferimento ad una forma vocale)
- pittogramma (fa riferimento ad elementi narrativi)
- diagramma (forma astratta)
- combinazione delle tre
Il marchio (segno di riconoscimento) puo essere di diversi tipi, e viene cosi classificato da Tomas Maldonado:
̀ ̀ ́
cosi come di una qualita o di un’azione)
̀ ̀
- o un diagramma (ottenuto utilizzando un segno grafico non iconico per designare una qualita, un’azione o un
̀
processo),
- un logotipo o fonogramma (ottenuto dalla composizione di una o piu lettere alfabetiche),
̀
- un pittogramma (ottenuto utilizzando una semplificazione grafica di un oggetto o di una classe di oggetti,
- o ancora una combinazione dei tre casi appena descritti che, sempre Tomas Maldonado, definisce un “accoppiamento
́
giudizioso”.
I colori istituzionali devono essere declinati in tutte le forme di presentazione. Per un progetto di
immagine coordinata si fa riferimento a una gamma di colori (palette) che viene adoperata per il marchio e per la sua
declinazione. Questi, chiamati anche colori di bandiera, vengono forniti con i relativi codici di riconoscimento
rapportati alle componenti cromatiche che si ottengono scomponendo lo stesso colore in tricromia (RGB, ovvero Red,
Green e Blue), in quadricromia (CMYK, ovvero Cyan, Magenta, Yellow, ) oppure secondo la codifica dei colore
Pantone, in cui a ogni colore corrisponde un determinato codice che lo rende riproducibile in modo assolutamente
fedele a quanto previsto in fase progettuale.
I font: ci sono serie di famiglie di carattere, le macro categorie sono lineari o graziati. La scelta del
carattere è strumentale alla costruzione di quell’identità. Il tipo di carattere o font e un insieme di caratteri
̀
tipografici caratterizzati da un certo stile grafico.
Nel manuale operativo vengono normati tutti questi elementi.
Restiling delle poste italiane, si tratta di un azienda pubblica a partecipazione privata.
Michele de Lucchi, lavora a questo progetto. L’elemento identificativo di tutto è il colore.
Incontro: Giovanna Vitale
Il museo empatico: design di sistema per le istituzioni culturali
Visual thinking
Strategic design
Il museo è un contenitore estremamente ampio.
La collezione del museo del mare di Genova è stato costruito non a partire da una collezione, ma da
un tema, e poi si è raccolto il materiale. È partito come museo degli emigranti italiani ecc, oggi si
sta trasformando nel museo dei migranti in generale.
Museo del ‘900 è in copertina, è stato messo apposta perché somiglia al Guggenheim di NY. Lo
spazio spesso viene interpretato da ciascuno in modo diverso. Italo Rota, architetto del museo del
‘900 ha citato il Guggenheim.
1. Il libro e la ricerca: colui che ha scritto la prefazione è il direttore dei Master di design strategico
del PoliMi, la cosa interessante è che si intrecciano competenze diverse. Lei design puro.
Vedi nel fondo del libro esempio dei bagni, sembra una piccolezza, ma non è un museo
empatico.
Nell’introduzione ci si chiede perché si continuano a costruire i musei, e perché ci si continua ad
andare, si tratta di user centred design, è un sistema che si basa sulla conoscenza del visitatore,
dalle motivazioni ai bisogni primari e secondari. Si deve passare al community centred design.
Spesso falliscono perché ci sono problemi di identità. La ricerca cerca di trovare il senso del
museo contemporaneo.
NB usa la fotografia che serve molto di più delle parole.
Vedi la foto a pag 9 la fotografa ha fatto una prima interpretazione e poi i visitatori indicano
qualcosa all’interno della foto. Ci vuole un regista che coordini una compagnia di attori che
operi per la messa in scena del racconto che il museo farà.
NB il foto collage serve per estrarre quegli elementi di identità che possono servirci (vedi pag
17)
Pag 34 opera di Cattelan si vede l’empatia, la tesi di questa ricerca è che un museo deve essere
empatico, se no è difficile che sopravviva. L’empatia viene dalle ricerche della neuroscienza e
delle scienze sociali da Baumann a Rifkin, dicono che questa è l’età dell’empatia, una delle
motivazioni che spinge ad andare al museo è il bisogno di condividere, ed entrare in contatto
con i sensi con i suoi consimili. La base scientifica di queste ricerche è fatta da Giacomo
Rizzolatti. Si vede la sinestesia dei sensi. Nell’empatia c’è l’imitazione.
Es. la gioconda viene sostituita per restauri e nessuno se ne accorge, l’importante è il racconto
che ci sta attorno.
Vedi pag 51 gli esempi positivi, far vedere quello che non c’è.
Es. ologramma di Pompei, che non era realizzabile, non erano ologrammi, ma proiezioni su un
velo di vapore acqueo, che era ancora più poetico.
La segnaletica deve fare il suo servizio senza essere invadente, oppure es. del Pompidou dove la
comunicazione si sovrappone e da identità al luogo.
2. Visual thinking: pensiero visivo, usare il vedere con la mente per comunicare e progettare.
Perché l’immagine è più forte. Prima bisogna lavorare in nero, poi si aggiunge il colore. Il
visual thinking apre al progettare comunicando, il museo comunicando produce cultura, se è
muto non produce niente.
Es. Herb Lubalin, grafico, tipografo, doveva fare una testata di una rivista, “Mother and child”.
Inizia ad operare delle scelte, che significa iniziare a progettare. In quali campi è importante
ragionare per immagini. Rendere visibile prima a se stessi e poi agli altri.
La grafica sta ad indicare tutte le attività commesse con le tecniche della scrittura. È il
comunicare per qualsiasi soggetto che vuole comunicare un messaggio.
Manifesto di Franco Grignani, che per spiegare il suo lavoro ha fatto una mostra: è la grafica
che crea l’emozione.
Dove nasce tutto questo? L’uomo è un animale empatico, nasce dal fatto che ad un certo punto
l’uomo ha sentito il bisogno di comunicare. Visibile e invisibile, la scrittura per immagini rende
visibile l’invisibile.
La stampa è il primo comparto industriale che produce dei progetti in serie. La grafica nasce con
la stampa. Il marchio nasce per dei prodotti impresentabili. Nasce con case come la Shell.
3. Comunicare visivamente: comunicare visivamente è stata una necessità per costruire empatia tra
i due poli. Es. uno scienziato deve rendere visibile, è fondamentale. Rappresentare e
visualizzare il fenomeno e le prescrizioni, il designer viene chiamato per problemi di identità,
bisogna dargli delle prescrizioni. Bisogno saper avviare e gestire una conversazione strategica,
chi fa la regia è il designer strategico e deve comunicare per immagini. La seconda fase è
rendere visibile il racconto agli stakeholders.
Pag. 183, schema più l’istituzione entra nel sistema di design driven system più riesce a
comunicare. Vedi musei che fanno collegamenti sensoriali. Vedi l’intersoggettività, qualcosa che
tutti vediamo e su cui poi si può comunicare.
4. Nel campo del progetto
5. Lo stato delle cose: prodotto e sistema, il museo è immerso nel mondo merceologico. C’è una
condizione di appiattimento del mercato TJP, hanno fatto una croce barocca a ciondolo con
incisi i più famosi marchi del mondo sovrapposte. Attenzione a non fare un museo
sovrapponibile ad una marca.
Il museo vive immersa nei trend sociali e culturali. È una scala di azioni di progetto dal sistema
di prodotto, poi il design interaction e l’identità di marca che da origine alla personalità della
marca.
La