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LA TESI SOSTENUTA NEL SAGGIO
non
La Cosituzione Meiji è stato un “deliberato tentativo dell’oligarchia burocratica di
perpetrare, dietro una facciata di costituzionalismo, il suo potere centrato sull’assolutismo
ennō
del T “
L’articolo riguarda sia il processo di stesura della Costituzione sia il modo in cui deve essere
interpretata.
Molti studiosi, attraverso un acceso dibattito, analizzando la Costituzione Meiji, hanno ritenuto che
ci sia stato un tentativo da parte dell’oligarchia burocratica (gli hanbatsu) di preservare il proprio
potere ed i propri privilegi, i quali erano connessi al potere assoluto dell’Imperatore.
Ciò che Mazzei vuole sostenere è la tesi degli studiosi ovvero che la Costituzione Meiji
sarebbe stato uno strumento del quale si sono serviti i genrō (gli anziani uomini di stato) per
mantenere il proprio potere dietro una facciata di costituzionalismo, di democrazia quando,
ennō
in realtà, il potere era rimasto nella mani del T e dei genro .
ennō
Il termine T è usato dai giapponesi per indicare l’Imperatore e seppur sia una denominazione
di origine cinese è usata dai giapponese proprio per distinguere l’Imperatore giapponese da quello
cinese.
GLI ELEMENTI ALLA BASE DELLA CONFUTAZIONE DELLA TESI PREDOMINANTE premessa
La Tesi che viene dimostrata con 4 ordini di argomentazione, ovvero attraverso una :
storiografica, una premessa metodologica, una premessa fattuale ed un analisi del testo
costituzionale.
PREMESSA STORIOGRAFICA
Il primo punto che Mazzei affronta è quello relativo alla premessa storiografica e alle domande
correlate ad essa, ovvero: come mai la tesi degli studiosi e che lui vuole confutare sia diventata così
diffusa e predominante? Esiste un motivo storico che possa essere di rlevante importanza?
Ed effettivamente è proprio così. Il motivo storico riguarda la CONTROVERSIA DEL CAPITALISMO
GIAPPONESE che ha luogo alla fine degli anni ‘20 e inizio anni ‘30 del 1900.
Dibattito nato tra studiosi e politici giapponesi che discutevano sulla natura del capitalismo
giapponese e soprattutto sulla Restaurazione Meiji, chiedendosi cosa fosse stata e che ruolo avesse
avuto nella storia giapponese.
Gli intellettuali erano perlopiù di formazione marxista e quindi la matrice teorica affrontata
riguardava il materialismo storico, uno dei capisaldi della filosofia di Marx. Secondo il
materialismo storico la base della storia è la materia, ovvero l’economia che determina una
struttura dalla qualle dipende tutto, la sovrastruttura.
Storia ed Istituzioni del Giappone – Rossana Russo
La struttura è fatta di rapporti di produzione che, a seconda delle fasi storiche, assumono delle
connotazioni diverse. Secondo questa teoria, ogni fase storica contiene delle proprie contraddizioni
che inevitabilmente si manifestano, ad un certo punto, mediante le rivolte che segnano il passaggio
da una fase all’altra (come il passaggio dallo schiavismo al feudalesimo, dal feudalesimo al
capitalismo e dal capitalismo alla rivoluzione del proletariato).
In questo sistema, l’elemento centrale è la materia (la struttura) e l’elemento marginale,
dipendente dalla materia, è la sovrastruttura, ovvero ciò che riguarda l’ideologia, la cultura,
la coscienza sociale.
anche i rapporti giuridici e politici rientrano nella sovrastruttura e quindi considerati
Di conseguenza,
un prodotto marginale nel processo storico descritto dai marxisti.
Questi intellettuali si dividevano in 2 scuole di pensiero e seguendo i dettami marxisti entrambe
volevano arrivare ad avere la rivoluzione proletaria ma per arrivare a ciò dovevano essersi verificate
prime le altre fasi:
la scuola Kōza-ha (scuola delle lezioni) : sostenevano che con la Restaurazione Meiji si
• fosse passati dal feudalesimo Tokugawa all’assolutismo (potere assoluto del Tenno) ma che
non ci fosse stata nessuna rivoluzione borghese per arrivare alla rivoluzione
proletaria. Rivoluzione borghese (quindi limitare il potere asssoluto e concedere più potere
alla borghesia) che avrebbe potuto effettuarsi ma ciò non fu possibile visti i forti residui
feudali rimasti. Si parla di feusalesimo seguendo l’accezione marxista del termine e dunque
come modo specifico di produzione di una fase storica antecedente a quella del
Concretamente, gli studiosi affermavano che non si poteva avere una rivoluzione
capitalismo.
borghese di fronte al potere esistente assoluto dell’Imperatore e di conseguenza, mancando la
rivoluzione borghese non poteva effettuarsi quella del proletariato.
la scuola Rōnō-ha (scuola degli operai, dei contadini): più ottimisti, sostenavano, invece,
• che la Restaurazione Meiji fosse stata di per sé una rivoluzione borghese e dunque poter
effettuare quella proletaria.
il potere politico centrale dell’Imperatore fosse un residuo feudale
Ritenevano che
ideologico, quindi che non ha un’effettiva influenza siccome si parla di un residuo
ideologico e quindi lo si può considerare, secondo i dettami marxisti, come un
elemento marginale, che non riguarda la struttura ma la sovrastruttura.
Con questo approccio, gli studiosi della Rono-ha, affermavano che poteva effettuarsi la
rivoluzione proletaria in quanto quella borghese era stata già effettuata.
Al termine del dibattito, la posizione vincente risultò essere quella della Kōza-ha.
Questo perché erano in maggioranza e più in linea con il pensiero del Partito Comunista
ennō
il T era il simbolo di
giapponese, la cui opinione sull’Istituto imperiale era semplicistica ovvero
tutto ciò che c’era di repressivo nella società giapponese e che inibiva l’evoluzione.
Storia ed Istituzioni del Giappone – Rossana Russo
Ed è per questo che la tesi più diffusa è quella della Kozo-ha che condividevano molti punti della
tesi che lo stesso Mazzei vuole confutare.
PREMESSA METODOLOGICA
Per quanto riguarda l’argomento metodologico i fattori che hanno condizionato l’interpretazione
ennō
del ruolo del T nella Costituzione Meiji, sono due:
1. L’ossessione per il confronto con l’Occidente : gli studiosi che hanno analizzato la
confrontro tra la Costituzione Meiji e le coeve
Costituzione Meiji si sono concentrati sul
Costituzioni occidentali . Da questo paragone ossessivo con l’Occidente si evinse che la
Costituzione Meiji fosse meno liberale, meno democratica e con meno salvaguardia per
quelli che erano i diritti dei cittadini rispetto alle coeve Costituzioni occidentali, le quali si
erano formate in contesti sociali molto differenti rispetto a quella giapponese.
Mazzei vuole precisare che considerando il testo della Costituzione Meiji e quello delle
altre Cosituzioni si può notare che la Costituzione Meiji non risulta essere molto più
conservatrice rispetto alle coeve Costituzioni occidentali.
Infatti, la Costituzione Meiji aveva come modello la Prussia e, per certi versi, ricordava lo
Statuto Albertino, in quanto presentano tutt’e due una struttura molto simile: il centro
per entrambe è il monarca, considerato “sacro e inviolabile”.
2. Il secondo elemento metodologico riguarda la dicotomia antropologica Tatemae/honne:
.
Tatemae è la facciata, quello che appare Nel caso specifico della Costituzione Meiji, il
• Giappone vuole inviare un messaggio all’Occidente ossia di essere al pari con le popolazioni
occidentali indossando abiti occidentali ed essere dotati di una costituzione (a livello
giuridico). Per quanrto riguarda specificatamente il ruolo dell’Imperatore, il tatemae
significa che i poteri attribuiti al sovrano sono simili a quelli che gli occidentali
attribuivano ai monarchi.
L’Honne rappresenta le vere intenzioni.
• se si legge la Costituzione Meiji superficialmente, la facciata (tatemae) è che il potere
Per Mazzei :
dell’Imperatore è effettivamente assoluto ma in realtà le vere intenzioni (l’honne) di coloro che
l’avevano scritta era che l’Imperatore continuasse ad avere una funzione simbolica delegando
tacitamente l’esercizio del potere a qualcun altro. Storia ed Istituzioni del Giappone – Rossana Russo
LE PREMESSE FATTUALI
La premessa fattuale fa riferimento al ruolo dell’Imperatore giapponese nel corso della storia in
quanto egli ha sempre svolto un ruolo di tipo sacerdotale, o sciamanico, e non aveva mai
- per questo
avuto dei poteri assoluti reali ma, invece, il potere veniva sempre delegato.
motivo, è difficile pensare che tutti i poteri elencati nei nei primi 17 articoli della Costituzione Meiji
siano attribuiti all’Imperatore-
Mazzei sostiene e quindi secondo la tesi confuta che il potere dell’Imperatore non era stato
assoluto né all’epoca Tokugawa perché delegato allo shogun né al tempo della Costituzione
perché delegato ai genrō
. Infatti, se si legge attentamente il testo è evidente che la figura che
gli si voleva dare è quella di una figura simbolica, in quanto l’imperatore delega i propri
poteri a coloro che avranno il potere effettivo di governare il Paese.
IL DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE
È importante precisare che il Giappone è stato il primo Paese ad Est di Suez ad avere una propria
Costituzione.
Itō Hirobumi è stato il presidente dell’organo incaricato di redigere la Cosituzione e che pose fine
al dibattito tra gli Kōza-ha e gli Rōnō-ha.
Si decise di seguire il modello della Prussia perché quest’ultima era il Paese con una costituzione
tendenzialmente più conservatrice e quindi meno generosa in termini di riconoscimento dei
diritti dei cittadini.
Questa soluzione ispirata al modello prussiano, fu un’applicazione concreta della formula Wakon e
Yosai → “spirito giapponese” e “tecniche occidentali”.
Lo spirito giapponese si preserva perché è quello coperto tradizionalmente dell’Imperatore
giapponese: Imperatore inattivo politicamente e giuridicamente irresponsabile.
Tecniche occidentali perché, sul piano delle istituzioni giuridiche, si diventa occidentali in
quanto si accetta di introdurre una costituzione.
A CHI È STATO DELEGATO L’EFFETTIVO ESERCIZIO DEL POTERE?
Il ruolo dell’Imperatore essendo sacerdotale-sciamanico vi erano altri che esercitavano il potere al
suo posto. Per questo motivo l’arco di tempo che va dal 1890 al 1945 può essere diviso in 3
grandi fasi a seconda del tipo di interpretazione data alla Costituzione Meiji e si differenziano per il
rapporto tra Governo e Parlamento.
tipo di Prima fase (1890-1912) : nella prima fasi si ha un esecutivo che viene definito
• ennō
trascendente perché responsabile nei confronti del T ,