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DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI IMPRENDITORE

Concetto strettamente collegato al concetto di impresa. Essa è considerata il nucleo originario e principale della nascita e dell'evoluzione del sistema capitalistico, l'elemento chiave. Facciamo un passo indietro ed identifichiamo l'imprenditore. Passando da una rivoluzione industriale all'altra, cambiano i protagonisti. Se nella prima il protagonista è l'imprenditore visto come individuo (imprenditore/innovatore), andando avanti le cose cambiano. Con la seconda rivoluzione industriale il focus si deve spostare: le imprese crescono di dimensione e l'attenzione non è posta sul soggetto o al massimo sulla famiglia, ma avviene una progressiva separazione tra proprietà (in mano a tanti azionisti) e controllo (in mano ai manager). Nella prima rivoluzione l'impresa si identifica con l'imprenditore e viceversa, nella seconda bisogna andare a capire cosa è l'impresa, come.

opera e quali sono i rapporti tra impresa e mercato. Le cose cambiano ancora con la rivoluzione informatica e la digitalizzazione: l'impresa diventa molto più flessibile. Il big business (modello Fordista) dagli anni '80 entrerà in crisi a favore di modelli d'impresa più snelli nei quali l'imprenditore torna ad avere un ruolo importante. Tornano di moda gli studi sull'imprenditore. Sullo sfondo di tutti questi cambiamenti ci sono le innovazioni tecnologiche. Sono le innovazioni che segnano il passaggio dalla prima rivoluzione alla seconda e poi anche dalla seconda alla terza.

Imprenditore: colui che innova, che assume rischi, che coglie le opportunità del mercato, che assume le decisioni strategiche ed operative ai massimi livelli.

Manager: soggetti dotati di competenze teoriche, di competenza pratica e di competenze specifiche che sviluppano all'interno dell'impresa nella quale operano. Sono in grado di effettuare scelte

strategiche. Sia l'imprenditore che il manager devono essere orientati al mercato. Devono valutarne il volume e le fluttuazioni. Strettamente legato a ciò è il ruolo dello Stato, rilevante sotto diversi aspetti (lo Stato crea il contesto giuridico, dovrebbe fornire le infrastrutture di supporto all'attività delle imprese, funge da garante del sistema economico). Stato che può agire nei confronti del tessuto economico a diversi livelli: Stato regolatore, Stato imprenditore (imprese pubbliche che operano su mercato accanto alle imprese private, modello di economia mista) oppure ancora Stato pianificatore (modello socialista).

Art. 2082 sull'imprenditore: colui che esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine di produrre e scambiare beni e servizi. A questa definizione si è arrivati dopo secoli di fatica. Definizione comparsa nel CC nel 1942 e che va a sostituire la definizione del Codice di Commercio del 1882,

che a sua volta riprendeva il Codice Napoleonico del 1807. Differenze dal CC? Nel '42 si parla di imprenditore, nelle versioni precedenti di commerciante. Quest'ultimo coincideva con il concetto di capitalista di cui si parlava nell'economia classica. Non si parlava di imprenditore nel senso più ampio del termine, ma solo di commercianti. "Professionalmente": soggetto che svolge l'attività in maniera principale nella sua vita, non per caso. "Attività economica organizzata": il soggetto deve avere la capacità di combinare ed organizzare i fattori produttivi. Con che fine? La produzione e lo scambio di beni e servizi. Attenzione! Il periodo storico ed il contesto geografico in cui vengono formulate le teorie hanno una certa rilevanza. Se parlo di Adam Smith devo sapere quando e dove ha formulato la sua teoria. Attenzione! Spesso teorie economiche diverse analizzano lo stesso contesto sotto una chiave diletturadifferente. L'Economia: le due Tradizioni Primo filone: Tradizione Continentale. Si sviluppa nell'Europa continentale (terra ferma). Ha origine nelle città italiane rilevanti nel tardo (Basso) Medioevo ('200/'300). Grande dinamicità, epoca nella quale iniziano ad essere pubblicati alcuni scritti nei quali gli autori affrontano in maniera collaterale il tema dell'attività mercantile e, in maniera implicita, ammettono la presenza della figura dell'imprenditore. Benedetto Cotrugli, Paolo da Certaldo, Benedetto Zaccaria. Non si parla ancora di imprenditori, ma di mercanti, attività mercantile, rischi e remunerazione del rischio. La figura dell'imprenditore è riconosciuta solo in maniera implicita. Richard Cantillon (1680-1734): banchiere francese che in uno scritto, intitolato "Saggio sulla Natura del Commercio in generale", usa per la prima volta il termine entrepreneur (inteso come colui che cerca

disfruttare le opportunità del mercato create dalla discrepanza tra domanda ed offerta), che in italiano diventerà imprenditore. Egli conia il termine, ma lo applica solo al settore primario.

Abate Nicolas Baudeau (1730-1792): riconosce il ruolo dell'imprenditore, ma, come seguace della scuola fisiocratica, anch'egli limita il termine imprenditore al settore primario. I fisiocratici vedono come preponderante il ruolo del settore primario, solo esso può produrre ricchezza.

Melchiorre Gioia (1767-1829): imprenditore piacentino, politico, economista, seguace della scuola classica (Adam Smith). Anch'egli individua la figura dell'imprenditore, non lo limita al settore primario, ma l'imprenditore viene individuato come soggetto che funge da intermediario tra il capitalista (o proprietario) e la classe operaio. Non viene ancora visto come soggetto in grado di correre rischi.

Jean-Baptiste Say (1767-1832): economista ed industriale francese. Post Adam

Smith iniziano ad essere pubblicati trattati di economia politica. Imprenditore identificato come figura di mediazione, come soggetto che ha capacità organizzative, che ha la capacità di combinare i fattori produttivi. Errore: contesto nel quale viene elaborata l'analisi economia classica che afferma che il mercato raggiunge autonomamente l'equilibrio tra domanda ed offerta. Lo spazio per la capacità imprenditoriale è limitato al combinare i fattori. Bisogna aspettare altri 50 anni per trovare uno studioso che affermi che l'imprenditore può influenzare il mercato (Joseph Schumpeter). Legge di Say o Legge degli Sbocchi: "l'offerta crea la propria domanda" il mercato è sempre in equilibrio. Nel momento in cui dovesse essere presente un eccesso di offerta sulla domanda, i prezzi si abbassano, e se i prezzi si abbassano la domanda aumenta e quindi si torna in equilibrio (il mercato si autoregola). LO STATO NON DEVE INTERVENIRE.

In questo tipo di visione lo spazio d'azione dell'imprenditore è ancora troppo limitato. L'imprenditore "subisce" il mercato, non ne influenza l'andamento. Secondo filone: Tradizione Anglosassone. Filone di studi che parte dall'Inghilterra di Adam Smith (seconda metà del '700 in avanti). La tradizione anglosassone, in termini di evoluzione del concetto di imprenditore, parte con Adam Smith. Nella tradizione continentale siamo risaliti addirittura al Medioevo, nella tradizione anglosassone, prima di questo momento in tema di imprenditore c'è il nulla. Opera più importante di Smith è "La ricchezza delle nazioni" del 1776 (ricordare titolo e data). In quest'opera vengono trattati temi di ricchezza, ruolo dello Stato e della moneta, ma non si parla mai dell'imprenditore e del suo ruolo. Leggendo tra le righe, emerge la visione secondo la quale si individuano due

attività nell'impresa: l'apporto di capitale e la direzione, le quali vengono identificate in un'unica persona, ma senza riconoscere ad essa la capacità organizzativa e di assumere rischi. Si capisce vagamente l'IDEA di imprenditore, che viene confuso col capitalista. Perché? La spiegazione è pratica: Gran Bretagna in epoca della prima rivoluzione industriale. Smith è circondato da imprese di piccole dimensioni, a carattere familiare o al più composte da 5/6 soci (non si potevano costituire società per azioni). Un'impresa dell'epoca arrivava ad avere al massimo 2/300 addetti. Il mercato è composto da tante imprese di modeste dimensioni concorrenza perfetta: assenza di barriere, imprese che non sono in grado di influenzare il prezzo e l'andamento del mercato. Lo spazio per la capacità imprenditoriale è limitato. Le imprese sono spesso monofunzionali. Adam Smith non solo è

Considerato il fondatore della scuola classica, ma anche il fondatore dell'economia politica. A partire da lui si inizia a parlare di economisti di professione, persone che studiano l'economia pubblicando trattati magari anche strizzando l'occhio alla sociologia.

David Ricardo (1772-1823): dai suoi scritti emerge lo studio di Jean-Baptiste Say e la conoscenza della tradizione continentale. Era legato però alla stessa visione dell'economia di Adam Smith. Seguendo tale linea non riesce ad individuare il ruolo dell'imprenditore. Dagli scritti emerge sempre l'equilibrio automatico del mercato. Se anche l'imprenditore avesse messo in atto azioni che avrebbero potuto portare ad un vantaggio competitivo, tale vantaggio sarebbe stato assorbito in automatico dal mercato.

John Stuart Mill (1806-1873): opera principale nel 1848 principal of political economy. L'Inghilterra di metà '800 vedeva il compimento della prima rivoluzione industriale.

Essenziale risulta essere la costruzione delle ferrovie. Nascono imprese più grosse, aumenta la dimensione aziendale. Necessità di acquisire ingenti capitali e di riorganizzare l'impresa (l'impresa familiare non ha i soldi e l'organizzazione per costruire una linea ferroviaria). Stuart ripesca la parola entrepreneur. Cambia la mentalità perché cambia il contesto. Non siamo ancora in fondo perché, sebbene si usi il termine e le dimensioni aziendali aumentino, il termine stesso viene confuso con un dipendente che svolge attività organizzative/manageriali, un salariato. Non è l'imprenditore che stiamo cercando. Karl Marx (1818-1883): posizione abbastanza simile alla precedente. Da un lato sembra andare oltre a Mill, sembra che riconosca una figura diversa dal capitalista, ma ricade nell'errore di Mill. Marx lo identifica come salariato con salario maggiore rispetto all'operaio, gli si riconosce una.ca un aumento della produzione industriale e una maggiore efficienza nei processi produttivi. Inoltre, si assiste alla nascita di grandi imprese industriali e alla diffusione del capitalismo industriale. Le ferrovie, in particolare, hanno rivoluzionato i trasporti e hanno permesso di collegare in modo più rapido e efficiente le diverse regioni del paese. Questo ha favorito lo sviluppo del commercio e dell'industria, consentendo la diffusione di merci e persone su larga scala. Le innovazioni energetiche, come l'introduzione del motore a vapore, hanno permesso di aumentare la produttività e di sfruttare in modo più efficiente le risorse naturali. Questo ha favorito lo sviluppo di industrie come le acciaierie e le industrie chimiche, che hanno contribuito alla crescita economica del paese. Le tecnologie della seconda rivoluzione industriale, come l'elettricità e la produzione in serie, hanno ulteriormente migliorato l'efficienza dei processi produttivi. Questo ha permesso di aumentare la produzione e di ridurre i costi, favorendo la diffusione di beni di consumo a prezzi più accessibili. In conclusione, gli ultimi 30 anni dell'800 sono stati caratterizzati da un forte sviluppo industriale e da importanti innovazioni tecnologiche. Questo ha contribuito a trasformare l'economia e la società, portando a un aumento della produzione e a una maggiore organizzazione nel settore industriale.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
31 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher miki20899 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia d'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Piccinno Luisa.